Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post

lunedì 19 novembre 2012

La comparsa

Nessun commento:
Tra le forme d'arte che il mio mondo mi ha regalato, quella cinematografica è forse la più vicina a me per la sua completezza, il suo impatto sensoriale, la sua immediatezza ricercata. Mi piace osservare i visi degli attori, le loro espressioni, la loro finta verità.

Più di tutto, in ogni genere di film, sin da bambina, il mio interesse veniva catturato dai luoghi in cui l'azione si sviluppava e da quel numero infinito di persone che li popolavano: la stazione centrale di New York, le spiagge di una costa francese, i mercati rionali italiani, e tutti quegli omini indaffarati sullo sfondo che pensano solo a correre per andare a lavoro, prendere il sole o tuffarsi in acqua, fare la spesa; il tutto mentre gli attori protagonisti si impegnano a portare avanti la trama.

Mi domandavo se fossero stati filmati a loro insaputa mentre si trovavano lì, troppo immersi nelle loro attività quotidiane per accorgersi di una cinepresa.

E adesso mi trovo qui, e ho l'impressione di essere una di loro. Una di quelle comparse.

Tra stage, formazione, rientri per/dall'Italia (previsti e non), sono stata catapultata in un film in cui non avevo scelto di avere una parte, in un Congo che non era il mio.

Nel mio Congo la terra è rossa, il caldo è esagerato, il fiume è segnato dai percorsi delle piroghe, i visi pallidi sono pochi.


Nell'altro Congo polvere e paesaggio sono nerissimi, così come le strade attraversate da antenati della bicicletta in legno, da minibus che traboccano di gente, da camion carichi di ogni che, da fuoristrada sensazionali con il logo di una delle troppe ONG che hanno sede a Goma. Alle baracche (che poco hanno a che vedere con la fierezza e la dignità delle povere abitazioni kindulesi) si alternano simil-castelli avvolti nel filo spinato. Troppi dispongono di armi. Siano essi Caschi blu, siano essi centinaia di militari dell'esercito sparsi per la città, siano essi chi, non ci è dato sapere. Ci sono camioncini blindati, carri armati carichi di soldati UN tanto contenti dei loro stipendi, quanto ignari della ragione della loro presenza lì.

Ho avuto un impatto forte con l'altro Congo. Laddove anche passeggiare diventa un'attività pericolosa, ho avvertito una difficoltà estrema a conoscere e far mie le strade: se non lascio le mie impronte, come faccio a ritrovare il mio cammino?

Goma è una città in cui l'odore della guerra incombente è così forte che quasi non si riesce a respirare.

Eppure non mi ha lasciato un gusto amaro. Mi ha concesso il tempo di assaporare lentamente le sue rivelazioni.

Di giorno osservo questi congolesi di frontiera, che come delle formichine invadono e popolano Goma e la abbandonano di notte alla volta della più sicura e vicina Gyseni. E quelli che, invece, fanno il percorso opposto, per andare ad acquistare merce ruandese per poi rivenderla in Congo. Ma sono dei veri Congolesi? O è più corretto definirli Ruandesi? Certo il loro passaporto potrebbe darmi una risposta. Ma no. Questi popoli apparentemente nemici, appartengono alle loro terre e alla loro gente. E solo una stupida logica politica, intrisa di storia mal raccontata e di retaggio coloniale, può dare un senso plausibile a questi quesiti.

Di sera, invece, il coprifuoco costringe alla ritirata a casa e mi ridona il senso del buio, della notte, del calore domestico.

E piano piano scopro un sapore dell'altro Congo non cattivo, semplicemente diverso. Un po' come il sombe: chi arriva a Kindu dice che il suo sapore è diverso, più selvaggio. Le foglie di manioca sono le stesse, l'aspetto è identico, eppure..

L'aria cambia. E così la scenografia.

Con un aeroplanino UN sorvolo kilometri di terra inaccessibile e disabitata, rientro nella mia incantevole quanto isolata Kindu, abbracciata dal suo fiume e da una foresta equatoriale che tutto donano ai loro abitanti. Li ritrovo tutti lì, sempre in movimento nella loro immobilità forzata, e apprezzo la loro unicità culturale, affettiva e spirituale.

Sono in un altro film?

Forse sì.

Io sono ancora una comparsa. Che passa meno inosservata per via della sua pelle bianca (che poi tanto bianca non è).

Senza di me il film era cominciato. E così va avanti. Ma che occasione incredibile avere una particina in questa opera d'arte.



Chiara

venerdì 22 gennaio 2010

Metti un venerdì pomeriggio ad Amman

2 commenti:
sottotitolo: sono andata al cinema e non ero sola.

Ciao, io sono un ragazzino quindicenne un po’ nerd.

C***o!

Meglio di Spiderman (il primo), meglio di XMen (sempre il primo), meglio di un Signore degli Anelli qualsiasi, meglio del Prigioniero di Azkaban (che Harry Potter, lui, è un po’ noiosetto, con tutti i suoi sorrisini e le sue cosine), meglio di una qualsiasi Guerra Stellare, anzi, meglio di tutte le Guerre Stellari, le prime e le ultime, che poi sarebbero le prime ma non importa, meglio di Star Trek, vecchio e nuovo, meglio di Hulk (che non mi era neanche piaciuto), meglio dei Fantastici Quattro (e io adoro i Fantastici Quattro), meglio di tutti i Batman messi assieme, in calzamaglia e non, meglio di Iron Man, Lanterna Verde e Daredevil messi assieme. Altro che Justice League e 300. Altro che The Punisher. Perfino meglio di Emma Frost (sì, vabbè,un film suo non l’hanno fatto, ma dovrebbero…cioè, io me ne sono fatti anche più d'uno, di film di Emma Frost). Pensavo che il massimo in fatto di tecniche e effetti speciali fosse Sin City, e invece….

Che se non c’era tutta quella gente attorno, mi sarei messo a gridare, ma per tutto il film, mica solo in certe scene, tanto che ero preso. Voi l’avete visto? Cioè, è spettacolare. Insomma, tutto, la storia, le scenografie, i colori, la fotografia, il super 3D, tutto. Il bene contro il male, l’uomo contro la natura e gli uomini contro-natura. Che poi ci sono pure i temi sociali: lui, il protagonista, è un marine americano che decide di ribellarsi, di andare non solo contro la sua nazione ma addirittura contro la sua stessa specie e alla fine resta coi mostri, lì, che non mi ricordo più come si chiamavano.

Eccicredo: pure io se fossi paralizzato dalla vita in giù e fossi sopravvissuto a mio fratello, preferirei trasformarmi in un coso alto due metri e mezzo normodotato con la fidanzata e un popolo che mi venera come suo salvatore!

Alla fine del film, dopo tre ore incredibili, ero talmente fuso che mi sono fatto un kebab grosso così.


Ciao, io sono una (giovane) donne fertile che si avvia sola verso i trent’anni appassionata di complotti e dietrologia.

C***o!

Pensavo che dopo le tirate di Capitan America (o era Lanterna Verde) sui comunisti e quelle di 300 sui mostri persiani idolatri, certe c****te from Usa ce le potessimo anche risparmiare. E invece no. Eccola l’ennesima pellicola ad uso e consumo della loro iconografia nazionalpopolare.

Che se non c’era tutta quella gente attorno, mi sarei messa a gridare, per tutta la durata del film, dall’inizio alla fine, tanto che ero arrabbiata. NO! Non avevamo bisogno di un costosissimo filmaccio con cosi volanti, una trama scontata e il generale dei marine che pare uscito direttamente dai G.I. Joe, che pure Big Jim era più umano. Non avevamo bisogno che un canadese che ha iniziato la sua carriera con Terminator ci venisse a spiegare quanto è importante salvaguardare la natura, come non ci serviva che un soldato americano infiltrato nel clan dei Navi ci dicesse quanto è brutta la Terra ora che ci siamo mangiati via tutto il verde. E poi, vogliamo parlare del sottotesto? Buoni contro cattivi, coi buoni infinitamente buoni, e tecnologicamente arretrati, e i cattivi infinitamente cattivi, e tecnologicamente avanzati. Provate un po’ ad indovinare chi vince? E ci vogliamo negare un aggancio con la realtà? I militari americani che sbarcano in forze su di un altro pianeta per ‘convincere’ un intero popolo a fare le valigie perché proprio lì ci vogliono stare loro, gli americani, per interessi loro, prettamente economici…mi pare di averla già sentita…E quanto sono carini questi indigeni dai nasi schiacciati trapassati da legnetti, con le perline nei capelli, che ringhiano ed emettono suoni gutturali, si arrampicano sugli alberi e cadono in trance ai piedi dell’albero sacro...

E io sono qui a distribuire coperte a gente che, senza essere alta due metri e mezzo e senza volare su pterodattili, è stata cacciata di casa, ha perso tutto, perché qualcuno voleva la sua terra, il suo orto, il suo albero sacro.

Alla fine del film, dopo tre ore terribili, ero talmente arrabbiata che mi sono abbattuta su un kebab grosso così.


Ciao, io sono LaMarta.

C***o!

Se ogni volta dovessi pagare il biglietto per tutte le mie personalità multiple e disturbate finirei sul lastrico!

Io, Davide e tutti quei simpatici omini che abitano le pigne che stanno nella mia testa, siamo andati a vedere Avatar in un centro commerciale di Amman di venerdì pomeriggio. L'esperimento sociologico nell'esperimento sociologico: partecipare ad un fenomeno mondiale (Avatar) partecipando ad un rito locale collettivo (il venerdì pomeriggio in un centro commerciale).

Beh, ad esperimento concluso, davanti all'immenso kebab che mi sono concessa uscendo dal cinema, interrogate le mie multiple personalità sul rituale consumistico, devo dire che ci siamo sentiti tutti un po' tanto in imbarazzo, a fare a gomitate tra torme di adolescenti giordani e famiglie pasciute nel più classico dei non luoghi. In Italia non l'avrei mai fatto, di infilarmi in un mall all'ora di punta (e lo dice una che ha lavorato per otto anni in un grande supermercato). Per quanto riguarda il film, devo dire che il mio spirito tardo-adolescenziale ha vito su tutti gli altri: c***o, è solo un film, mica ci vogliamo trovare significati nascosti. I buoni vincono e i cattivi perdono. Se i cattivi muoiono di morte violenta, chissene. E vissero tutti felici e contenti. Tutti tranne i cattivi (che vengono cacciati via dal pianeta, perchè i buoni, che sono sempre più buoni, mica li sterminano tutti i cattivi, no, li rimpatriano...i buoni rimpatriano i cattivi...devo avere già sentito anche questa).

Forse si poteva fare un buon film spendendo meno di 400 milioni di dollari, magari si poteva pure fare a meno della terza dimensione che due erano più che sufficienti, ma vabbè, è andata così.

Se l'avessi visto a casa mia, da sola, avrei passato tre ore urlando e saltando sul divano, un po' come la MariaTerni davanti al MotoMondiale...



Quindi...

Avatar RULEZ, però 3D S**KS!


A 150 chilometri da Amman

1 commento:
Il mio primo pensiero è stato di uscire dalla sala. Una bambina viene mostrata in primissimo piano, su un letto di ospedale. Viene circondata da due medici, che le praticano iniezioni, che le infilano dei tubi su per le narici del naso, che tentano disperatamente di rianimarla. La videocamera si avvicina morbosamente ancora di più, si ferma sui suoi occhi vitrei spalancati. Ma la bambina è già morta. L’inquadratura cambia, va a riprendere un padre di famiglia disperato. Davanti a lui il corpo esanime del figlio di tre anni, colpito da una bomba nei pressi del parco giochi del suo villaggio.

Gennaio 2009, Striscia di Gaza. Israele ha appena lanciato l’operazione Cast Lead (“Piombo fuso”), con l’obiettivo di colpire le infrastrutture militari di Hamas e assestare un duro colpo all’organizzazione palestinese. Gaza, uno dei territori a più alta densità di popolazione del mondo, viene prima bombardata e poi invasa da truppe di terra, subendo nell’arco di tre settimane di conflitto pesanti perdite civili.

To Shoot an Elephant, documentario proiettato nei giorni scorsi alla Royal Film Commission di Amman, è un resoconto visivo scioccante di quei 21 giorni. Nato dalla collaborazione tra il freelance spagnolo Alberto Arce e l’attivista palestinese Mohammad Rujailah, To shoot an Elephant segue le eroiche operazioni di soccorso prestate alla popolazione civile da parte di medici, infermieri e personale paramedico di ogni sorta, mostrando come si possa fare embedded journalism anche al fianco della Mezzaluna Rossa. Il risultato sono quasi due ore di immagini crude, sgradevoli, in certi punti insostenibili. Ma che rimangono una delle poche testimonianze dirette di ciò che è accaduto, e che non deve essere dimenticato.

Qui potete scaricare gratuitamente il documentario (in licenza Creative Commons). Per chi volesse approfondire la questione segnalo lo speciale di Al-Jazeera (l’unico grande media network ad avere dei corrispondenti sul posto durante gli eventi) e il corposo rapporto stilato dal Consiglio dell’Onu per i diritti umani.

giovedì 14 maggio 2009

Vedo due film(s)

1 commento:
Vedo due film.
Mi rimangono, forti.
Ci penso, ci ripenso....ci penso ancora.....

...Quei film che fanno riflettere, che s’insinuano rapidamente e non vanno via....Quei film che ti lasciano la sensazione di polvere addosso....fitta.....microscopica....però c’è e lì rimane.
Non vuoi ‘pulirti’ perchè non sei tu, quello sporco.
O forse sì?
Alla fine conosci già tutto ciò che hai visto e “cosa puoi fare?”, ti chiedi. Tanto? Poco? Niente? Educare? Coinvolgere? Parlare? Dedicartici? Romperti la testa? Ignorare?

Forse finisce tutto domani.
Forse basta dormirci su e, al risveglio, la preoccupazione sarà solo preparare la borsa, la colazione, lavare i denti, correre a prendere l’autobus.
Forse no?
Forse è un mondo d’ingiustizie.

Però no.
No, credo che i due film in questione abbiano fatto un buon lavoro: sensibilizzazione, denuncia, ricordo.
Credo che si possa sempre migliorare.
Credo che esista ancora qualcuno che ‘ci crede’.
Credo che, purtroppo, non finisce tutto domani.
Credo che sia nostro dovere interrogarci.
Credo che sia nostro dovere essere consapevoli.
Credo di non essere, ne voler essere, una Santa ma, comprendo ogni giorno di più, che le mie azioni, le mie re-azioni, le mie rel-azioni contribuiscono a mandar tutto da una parte, dall’altra, dall’altra ancora, dall’altra o dall’altra.....................

“All the invisible children”, costituito da sette episodi diretti da sette registi differenti (
Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Kátia Lund, Jordan Scott - Ridley Scott, Stefano Veneruso e John Woo.)
Sette storie un filo conduttore.

“Garage Olimpo”, regia di Marco Bechis.
‘Pro-memoria’ per non scordare i desaparecidos argentini.

Scusate la nota triste di questo post....giuro che non lo sono....solo pensierosa.....si, pensierosa.....molto....



Un abbraccio a tutti....

mercoledì 19 novembre 2008

4 commenti:
Ed eccomi qua: Libano.

Once upon a time Oriana era in Beirut, ora a Dbayeh, due realtà completamente diverse “signori e signore che si dia inizio alle danze” il sipario si apre e presenta un nuovo scenario. Di fatto, è come se abitassi nuovamente in un paesino di provincia dopo aver assaporato i gusti cittadini. Beirut è un’entità unica in tutto il Paese sia nelle sue negatività sia per quell'aria tutta inquinamento e Cultura che si respira. Descrivere la magia di questo luogo è banalizzare ciò che rappresenta. Non è il cemento e il traffico volgare che distingue la capitale dal resto del paese...è lo spirito beiruttino (e non il show-off) che definisce il suo ruolo mitico.

Ora sono a Dbayeh, un nuovo inizio. Piovoso e...pericoloso. La pioggia rende molte strade impraticabili, alcune auto sono vecchie e si fermano continuamente per via delle candele bagnate. Per dare un esempio: andando a fare la spesa abbiamo preso due taxi, uno in andata e uno per il ritorno. Orbene, entrambi hanno fatto un piccolo incidente e nessuno si è fermato per chiamare il perito. Anzi, il primo taxi - che non poteva affatto permettersi di aver ragione - si è persino messo a gridare contro il conducente dell’auto tamponata il quale, ovviamente, voleva imbastire un discorso per un eventuale risarcimento.

Bisogna comunque riconoscere che abbiamo ricevuto un particolare benvenuto. La mattina seguente le sopraccitate peripezie automobilistiche mi sono svegliata credendo che niente avrebbe potuto perturbare la mia quiete. Come dirlo...mi son sbagliata! Mentre ero in cucina a preparare il thè una macchiolina nera sempre più grande ha attraversato la stanza per finire a nascondersi dietro il frigorifero...un bel topolino. Errata corrige: un topolone gigante, una pantegana, altro che il tenero protagonista di “Ratatouille”. Il tutto è finito drasticamente per l’insolito ospite e non entro nei particolari in quanto «ho visto cose che voi uomini neanche immaginate (navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. Ho visto i raggi B balenare alle porte di Tannhäuser. Tutti questi momenti andranno persi nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire». Tratto dal film Blade Runner).

Il cibo libanese è come lo ricordavo, squisito. Ogni giorno mi riprometto una dieta...da cominciare il lunedì seguente. In quanto forza di volontà non rappresento un esempio da emulare. Sono, tuttavia, in Libano come promesso un dì con una nuova avventura, talmente appassionante! E sono tra i miei nuovi amici: gli anziani che usufruiscono dei servizi di Caritas Lebanon-Migrants Center al campo palestinese cristiano di Dbayeh. Gli utenti parlano tutti e solo arabo: io non capisco e questo genera in me una sorta di frustrazione perché vorrei esprimermi e ascoltarli, stabilire con loro una relazione più profonda per cancellare un po’ di solitudine e di quotidiana problematicità. Nonostante la difficoltà linguistica, mi rendo conto che un sorriso, una carezza o un bacio a una guancia rugosa carica di storia, sono gesti che raccontano più di tante parole (anche perché i vecchietti spesso sono sordi...;-P).

E c’è una nuova “finestra” che disperde il mio sguardo verso uno scorcio di orizzonte bagnato dal mare...racchiuso tra due palazzoni e con la continua presenza di petroliere ma i tramonti sono di fatto suggestivi e io, come il Piccolo Principe, mi ritrovo a osservarli con un po’ di nostalgia nel cuore e tante speranze per l’avvenire.

Halas. Basta. Ho voluto narrare delle briciole di me. Attendo qualcosa di voi da voi.

domenica 2 novembre 2008

Special contents - la tavolozza, le cartucce, le riserve, i suggerimenti

Nessun commento:
qsto è il tagliancolla duna pagina word dove buttavo delle cosine cui avrei potuto attingere in corso d scrittura; qcsa in futuro avrebbe potuto ottenere lo statuto d post autonomo, altro sarebbe diventato ingrediente di differenti narrazioni. i post (nati da subito come post) incompleti sono altrove.
Paolo 


Abba sostiene ke gli Etiopi tradizionalmente nella loro scrittura hanno diversi livelli di interpretazione e lettura. Il mio Paese?!

Belli ke sono i neonati in carrozzina ke agitano le gambe per frenesia d vita. Caratteristica della nostra società ammalata è ke le persone ke non possono avere bimbi dai rikki mondi vengono qua ad adottarli?

Un tubo d’acqua a Sheno perdeva con uno zampillo. Avrei potuto mettere i dito lì, per qke minuto, ma da un altro pto d vista avrei scorto un continente pieno di tubi bucati. E l’acqua stava finendo. E i buchi li avevo fatti io. Come minimo potevo insegnarli a ripararli, ma perché? Per lavarmi la coscienza, mi sembra giusto farlo, tanto moltissimi altri avrebbero continuato a bukerellarl, qdi avrei garantito pokissima acqua di +, avrei condiviso la difficoltà del vivere a corto d’acqua, del vivere le conseguenze del mio stile di vita. Avrebbe avuto un senso solo se il farlo mi avesse realizzato.

Eravamo 4 amici al bar

Droga. Fare il bucato. Dio si è fatto come noi.

L’esito non compromette la bontà dell’intuizione. Daniele Primavesi

Se c’è una cosa ke è immorale è la banalità. Afterhours, Bianca

Il calcio è qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegarmi. Diego Armando Maradona

Primum vivere, deinde filosofare

Lascia la terra tua, non fermarti lungo il cammino, nel cuore una promessa, che a volte sembra un sogno. Lascia le tue certezze, 1000 volte germoglieranno, una benedizione per ogni uomo tu. Raffaele Giacopuzzi

Non fare le cose giuste, fai le cose in modo giusto. Filippo

Splafonare. Emanuele Gualazzi

La bellezza nello sport sono il rumore della retina del basket nei canestri a ciuffo, la forma della pallina da golf, i tuffi riusciti con l’acqua ke s’increspa ma non si scompone, le corde delle rakkette da tennis nell’impatto da cui sgorgano diritti decisi.

ego sum pauper nihil habeo me ipsum dabo (detto da Filippo, fallo tradurre)

la Lonely planets sull’Etiopia traduce 5 “frasi utili” in seconda di copertina al suo lettore: dopo ciao arrivederci e grazie, per una relazionalità fondamentale, ci sono 2 espressioni per le emergenze: “Aiuto”. E l’ultima: “Quanto costa?”.

Coricamento in corso

Jack bauer in un giorno non caga? E come potrebbe, se non mangia..

Il sogno di fotografare una madre nel mio cortile, sull’amaca e intitolare la foto “Una mamma per amaca”

Washington ke canta (vedi birabiro)

E.T.opìa, un giorno dovrai spiegart sta parola

Fai un sondaggio in giro: “Qual è il + grave riskio ke corre l’Etiopia?”.
E un altro: “Come puoi essere felice?”, e vedi qti parlano duna popoa felicità in loco e qti fuori dall’Etiopia

Facce bruciakkiate è il significato originario d Etiopi

Kiamare Addis Ababa “Addis” è come kiamare New York “New”

1\4 degli uomini terrestri sono contadine, fonte L’Internazionale

Le parole del Papa JPII dal fascicoletto…

6 un rompiscapole

Non usare acquaragia sul braccio brasato
________________________________________
Radio Cuore Seduto.. le 17 nella città Col Nome. Cosa v passa x le orekkie, etiopi di nascita o di passaggio? I suoni emessi da Popolinus, ke sono ancora io come ieri come domani come la nostra demorazzia c’insegna. E la giornata è calda non c’è + acqua da piangere, il nostro popolo muore di fame senza fama. Diventiamo numerini ke qke impiegato governativo sbadatamente correggerà x farli leggere ad alta voce all’autorevoleeza d turno negli United States of Amharic... perdòn, of Americ.
Parliamone, per Giunone, per Giugno, per una volta ke possiamo permettercelo, forse l’ultima, ma quello ke si vive èl presente. Senti questa, fratello abesha, senti questo: non tutti noi abbiamo tenuto la banconota da 1 dollaro in mano, ma tutti l’abbiamo vista, magari alla tele magari sun giornale in una pubblicità; e se non l’abbiamo vista vela mostro x radio: butta il tuo okkio qua, vedi? C’è scritto: In God we trust. Ciumbia, una bella responsabilità: bella o brutta, una responsabilità; ke è diversa da “abilità di dare responsi”. Non sono oracoli, diavolo. Loro credono in Dio, e non sono bravi per questo, ma possono essere considerati coraggiosi per professare così skiettamente la loro fede. Una radicalità, la loro: solitamente prima si porta l’amore poi si porta Dio, ma tantè, non catekizziamoli. E poi apro il dizionario dall’inizio, voglio imparare tutte le parole, la prima è la “a” (prima lettera dell'alfabeto inglese) a / from A to B, da un punto all'altro / from A to Z, dall'A alla Z / (tel.) - for Andrew (o amer. - for Abel), a come Ancona.
“A come Abele”, dicono loro. Gli italiani dicono “A come Ancona”, loro credono in Dio, quindi dicono A come Abele. Abele era figlio di Eva ucciso dal fratello Caino, risparmiato da Dio ke gli fa un segno rosso così ke nessuno lo tokki, perché anke se è un omicida..
E noi? C’è una kiamata, sentiamo.

“Gli eschimesi, come ama ricordare chi è privo di fantasia, hanno a disposizione decine di parole per indicare la neve. questo fatto dovrebbe dimostrare che gli abitanti delle città hanno una percezione indistinta della natura. Non ho nessuna pazienza con chi ripete simili banalità. Le lingue degli eschimesi sono polisintetiche, il che significa che perfino concetti usati di rado, come “neve che cade su una maglietta rossa”, sono riassunti da un’unica parola. È così stancante doverlo spiegare sempre da capo”.
Kathrin Passig, Voi siete qui
________________________________________
Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in pressioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza… […] Lentamente bisogna liberarcene. […] Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi. È il momento di impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale molto più che con nuove armi. Tiziano Terzani

Thierry Gilardi, el comentarista de la TF1 al que ayer falleció de un infarto, la voz televisiva que narró los grandes éxitos del fútbol francés, fue homenajeado con un triunfo luctuoso de su selección ante una Inglaterra rocosa que ya atufa a Capello. "siempre hay flores en el jardín"


BART
No, dico: è assurdo 'sto cazzo di gioco.

ANDREA
Ma è preistorico, cos'è, sarà del 91...

BART
Ha la statura del classico. Però qualcosa non quadra: cioè, vaffanculo, ho già ammazzato mezzo milione di nazisti e non ho neanche un graffio. Sai cosa... cioè, chi è il vero eroe del gioco?

ANDREA
In che senso?

BART
Da una parte ci sei tu che appena ti becchi un cazzo di proiettile puoi subito recuperare i punti vita, mentre dall'altra parte 'sti poveracci - saranno anche nazisti, d'accordo, ma non hanno uno straccio di alternativa che aspettare di farsi uccidere. Capace che stanno tutto il tempo in una stanza che non vai neanche ad aprire...

ANDREA
E se la apri li ammazzi. È proprio un lavoro di merda fare il nazista in un videogame, sicuro.

BART
È questo il punto: va a finire che il vero nazista sei tu, e loro dei poveri cristi proletari senza alternative.

giovedì 25 settembre 2008

ETfilm, secondo tempo

Nessun commento:
eh, eh.

da milano, sì.

il blog ciha lasciato qke giorno prima della fine dell'anno d servi zio.

e qke postino ancora c sarebbe, se bussa insistentemente, lo faccio entrare, altrimenti.

intanto i film fruiti, da maggio a 10 giorni fa

paolo


    favoloso mondo di Amèlie (Il) 8,5
    Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street 5
    Delicatessen 7
    Lavorare con lentezza 8,5
    Radio Alice - lavorare con lentezza - dal documentario al film 7,5
    Giorni e nuvole 7
    Girl 6 - Ragazze in linea 7
    Quel pomeriggio di un giorno da cani 7,5
    pesce di nome Wanda (Un) 7
    Lei mi odia 7
    Onora il padre e la madre 7,5
    petroliere (Il) 7,4
    M.A.S.H. 6,3
    zona (La) 8,6
    Tideland - Il mondo alla rovescia 6,5
    Juno 7,4
    Fahreneit 451 8,3
    Into the wild 8
    conseguenze dell'amore (Le) 9
    Notturno bus 7,7
    Thank you for smoking 6,5
    amore ritorna (L') 7,3
    Santa Maradona 10
    Chicken little 5,9
    uomo in più (L') 7,2
    amico di famiglia (L') 7,2
    Saturno contro 6,4
    Santa Maradona 10
    anni in tasca (Gli) 7,4
    Memento 9
    Denti 6,2
    disprezzo (Il) 7,3
    Fino all'ultimo respiro 7,5
    Surf's Up - Il re delle onde 7,7
    protagonisti (I) 7,6
    Uno su due 6
    Arizona Junior 5,8
    Videodrome 5,5
    Morte a Venezia 6,2
    Beetle Jueese - Spiritello Porcello 6
    Surf's Up - Il re delle onde 7,3
    Non ci resta che piangere 5,5
    uomo qualunque (Un) 7,1
    Sister Act 2 - Più svitata che mai 7
    Mio fratello è figlio unico 5,5
    Island (The) 5
    nove regine (Le) 6,5
    Agata e la tempesta 7,3
    acrobate (Le) 7,3
    Sogni e delitti 7
    Terkel in trouble 5,5

giovedì 12 giugno 2008

sì U, kenya

Nessun commento:
venerd mattina

P E (1 orizzontale = la fine del campo etiope). Luttino solare. Grz cmqe a tutti qelli ke c hanno provato.


Rose cillustra un murales rappresentante Kibera
venerd pomeriggio

La lentezza rilassata. È l’Africa, dove ci si conosce come non ci si conosceva, nei tempi per sé, per le relazioni. La città non si sente e neanke l’Italia, si va al lavoro scortati dagli sguardi quieti dei bambini, si cammina cogli okki puntati su un orizzonte distante, ke permette d vedere diversi livelli d nuvole. Ci prendiamo delle pause, come ieri mattina: abbiamo incontrato Nino di Giovanni XXIII da Roy, volevamo kiedergli se c raccontava un po’ lo slum in cui operano, ma ci ha rivelato d essere sotto malaria, allora poi non siamo andati a Soweto. Avremmo visto una replica d Korogocho, d Kibera, quando ciò di cui avevo + bisogno era sostare. Al cinema, in kiesa, alla fine, mi soffermo volentieri qke minuto. I titoli d coda, lo sciamìo dei praticanti. È il momento intimo dell’interpretazione, ke segue la fruizione. La fruizione senza interpretazione è consumo. Con interpretazione è senzasumo.

venerd sera: Fahreneit 451. Paolo 8.3 & Ema 8 = 8.15

sabato mattina

Ricapitolo: in qsti giorni kenyani ho jocato a calcio, a basket, a lanciare palline da tennis, al diablo, alle 3 palline, a dama, a ProEvolution. Abbiamo ballato e cantato, salutato miriadi d persone camminanti. Sono stato sdraiato nell’erba a guardare in alto, x’ ero in vacanza e il cielo è grande.

sabato pomeriggio

Ultimo passaggio da Cafasso House, c’è il meeting settimanale in cui i 5 ragazzi, sister Rachel, Beatrix la mother (donna ke vive e dorme nella comunità per lavoro, anke se lei ha una famiglia fuori) e Ema condividono un po’ le difficoltà della settimana, ma anke i loro pensieri. In kiswahili serrato, giusto così; aspetto il mio turno x ringraziarli e dar loro appuntamento ad agosto. Ma la notizia grave la dà Rachel, che dovrà assentarsi da Nairobi x qke settimana x motivi d salute.

sabato sera: Into the wild. Paolo 8 & Ema 8.5 = 8.25. Non so se il voto mi riflette. Ci sto pensukkiando + del previsto. Alcuni elementi non mi convincono (tipo: ogni personaggio ke incontra gli lascia una morale, un punto d arrivo della parabola semplicina ke mi lascia qke dubbio su qto sia reale qsto esito nel percorso mentale di Cris), ma nel complesso è un buon esempio d ricerca della verità come in epoca moderna è difficile trovare. E le storie vere hanno una marcia in +..

Domenica mattina

ultimo giorno. Alcuni bambini hanno imparato anke il mio d nome, e lo kiamano dai balconi delle case dei familiari delle guardie. Ma per un po’ non ci si vedrà, i norvegesi d’Africa (così definiti, gli Etiopi, per il loro calore relazionale) mi stanno aspettando e ho volia d tornare da loro. Ho conosciuto per una settimana il servizio di Ema: è diverso dal mio, esplicitamente fondato sulla relazione, sull’accompagnamento di giovani, che siano detenuti o appartenenti alla piccola comunità (famiglia?) d Cafasso o ragazzi di Korogocho con sogni di palquet; soddisfazioni e fatike differenti dalle mie, qto sono diverse la njera dall’ugali. Beh, la settimana di vacanza è scaduta, è stata come la desideravo: aprire una finestra sul servizio civile d 1 mio amico, vivendolo x una settimana. Tornerò nello Stato ke ospita il monte Kenya ad agosto ma è melio ke ora vada: qualcuno dovrà far da mangiare come si deve a Stefania, poverina, non può andare avanti a minestrine..


i trapezi ci sono ma non si vedono
Una cosa ke mè rimasta? Ema sta arbitrando un partita d basket durante l’allenamento a Korogocho. La palla esce, lui fiskia il fuori (è anke arbitro anke in Italia), i ragazzi lo guardano x sapere a ki spetterà la rimessa e lui li guarda d ritorno: “Non lo so ragazzi, io ero qua, lo sapete voi ki è l’ultimo ke l’ha toccata”. Da dove passa l’educazione.. probabilmente è la regola degli allenamenti di basket, ke le squadre sela vedono da soli. Però non sono un cestista e la scena l’ho tenuta lì.

Domenica pome

Il volo di ritorno è fantasy: aereo pieno a metà, saluto il profondo orizzonte kenyano, innalzandomi esattamente sopra le nuvole; l’effetto è da storia infinita e se l’aereo rallentasse po3mmo scendere e rimbalzare su qsti cumuli nebulosi aggregati attorcigliati come delle cervella. Il cervello del mondo. Il tramonto è una pittura aerospaziale. Una donna nordica si alza, è anziana, chiacchiera con tutti. Il marito è sdraiato dietro, su 3 seggiolini non divisi dal poggia braccio. Lei lo guarda affettuosa e sorride di gusto.

venerdì 6 giugno 2008

Etialia, Austopìa. non mi viene niente d meglio.

Nessun commento:
Andrea: E se fosse davvero troppo tardi?
Bart: Tu che dici?
A: Non lo so. Spegniamo tutto e andiamocene lontano da qui!
B: Per andare dove?
Dalla televisione, la voce di Sundance: È l’Australia
A: Australia
B: Australia..
A: Sì, Australia
B: L’Australia non è meglio di qui, Butch
A: L’Australia, Sundance: un’infinità d posti dove nascondersi, un buon clima, un buon mare
B:
A: Pensaci
B: Va bene, ci penso
A: Ok
B: Ok

locandina de IL film
Sta cosa delle teorie dovrei levarmela dalla testa. Ma un giorno se ne andrà da sola, senza salutare, e mi mancherà. Sentirò la nostalgia di quei 30 anni in cui credevo ke molto fosse spiegabile, tra fede&ragione, se solo si cercava bene. Intanto, d teorie, ne cerco anke per gli altri, e non credo nella proprietà intellettuale: sono generoso, faccio girare le mie idee. Allora, se fossi un etiope, mi sa ke la qualità della mia vita dipenderebbe dal nro dei bianki ke mi starebbero intorno: nel mio paesino d’origine vedrei una volta al mese il missionario, nel villaggio + vicino ci sarebbe la piccola sede dislocata di una NGO americana, ad Addis Abeba turisti e cooperanti e insegnanti d lingua. I bianchi vivono dove si sta bene, questo lo si impara subito.

atipico etiope originario dell'Hafar vestito con abiti tradizionali in atteggiamento consueto
E la conferma ce l’ho qdo rifletto su come i giovani locali facciano a cazzotti devoti x andare alla gmg sidneyana. Perché è una galleria del vento ke li porterebbe in una realtà disneyana. Tutti –tutti- sanno ke d quei ragazzi, se riusciranno ad ottenere i visti, non tornerà nessuno. Non so esattamente come succederà, se il giorno dell’arrivo o quello della partenza, mi piacerebbe esserci; magari sarà un dì in mezzo, qdo il prete accompagnatore li radunerà in un Mc Donald, gli darà la benedizione e poi, pulendosi le mani unte di Mc Chicken sui tovagliolini velini pronuncerà ad alta voce, scandendo le parole: “Ora vado in bagno un attimo, mi raccomando, non scappate”. E qdo girerà loro le spalle gli scivoleranno una lacrima e una preghiera muta, per quei ragazzi ke si stanno già sparpagliando, nel nascondino della vita, risposta di anni&anni di sogni, segno probabile ke Dio li ama. Forse per un secondo prenderà pure lui in considerazione l’idea di lasciare l’abito x il costume da bagno, ma poi non lo farà, perché lui non è mai stato coraggioso, da piccolo riconosceva i passi del padre all’ingresso del tukul e scappava ke non aveva studiato le fidel. Ma questa volta invece lo è. Perchè sa che ci vuole + coraggio a tornare in Etiopia ke a rimanere in Australia.

sabato 31 maggio 2008

Kegnia: visite & joki

Nessun commento:
marted mattina

svelio presto x andare a floriopolis dove c aspetta suora x portarc a Kibera, la > baraccopoli keniana, forse 1 mln d abi tanti. In Kegnia qasi tutti i nomi propri hanno proprio 6 lettere e iniziano per cappa, in onore al Paese d appartenenza. Kamiti, Kibaki, Kafaso, Kibera, appunto, e Karibu, ke e` il nome con cui sono stato ribattezzato qua. Se qsta regola fosse valida in Italia mi kiamerei Ipaolo, ed e` un peccato ke sia solo una mia farneticazione. Cmqe montiamo su un matato comodo, dove mappisolo finqdo qsto non viene colpito da dietro tipo autoscontro, matatoscontro. Matatoscontrino, x` men3 mi stirakkio, i miei compagni d matato son gia` scesi e risaliti tutti. Guardo un bimbo d 2 anni sulle ginokkia della mamma, mi vede, kiude gli okki lentamente, da vekkio, e gira lo sguardo. Poi esco dalle pagine della Lonely Planet x entrare nel mega slum. Ritrovo i racconti d Ema&Teto, una ferrovia taglia Kib\era e da una parte c’è un campo d golf; ci sono alcuni strani recinti a fianco, e una suora c spiega come qsti siano le assi d legno su cui poggiavano le rotaie, divelte con rabbia sovrumana nei riotti d gennaio.

dalle rotaie lo scarpivendolo e poi il golf

marted pome

La baraccopoli d kibera non la si scrive, ma la si vive, la si annusa; la si mediterà accompagnati da qc1. Il pomeriggio finiamo al YMTC, ke e` un carcere minorile d Nairobi, vicino alla Cafasso House, vicino la ex casa d teto [Ex casa d teto ke e` iperaccogliente, ma ha granpoco d africano, giusto qke cartina e un timido gechino. Certo, spesso non ha acqua e raramente non ha luce, ma la casa d addis e` molto + africa e con qsto inciso considero vinto il confronto d dicembre tra le dimore migliori]. Sul cancello all’ingresso c`e` scritto “motto” e sotto, in kiswahili “punire e correggere”; la restorative justice aspetta fuori, grazie. All’interno ema da` lezioni d kitarra, joca a pallone, sta coi ragazzi insomma; inviteto a portare il diablo lo estraggo e qke ragazzo sappresta a provare a tenerlo su con esiti piuttosto malandati. Finqdo non arriva Saimon, ke cerca d capire: non ha mai visto un attrezzo del genere, gli spiego come fare a gestirlo, c prova e c riesce. Mi kiede: “E poi?”. Beh, gli faccio vedere tutto qello ke so fare, e dopo mezz`ora lo fa anke lui. Allora gli faccio vedere qello ke non so fare, e lui ci riesce. Un`ora dopo e` li` ad insegnarmi, con pazienza, alcune figure di sua invenzione. Non so se è per qsto, ma i kenyani vincono i 3000 siepi dalle olimpiadi del 68 e sono uscito dall’YMTC con un complesso di inferiorità ke suonava una musica tristarella.

io & il fenomeno in 1 sguardo critico ad una guardia che si cimenta in un'arte ke non conosce
marted sera: Tideland, 6.5.

mercoled mattina

men3 varkiamo l`entrata dell`estesissimo territorio ke comprende la Cafasso house, il YMTC, i carceri d media e massima sicurezza, le case delle guardie e delle loro famigliuole, le scuole per i figli, i negozietti, il campo di calcio e i campi d lavoro x i detenuti e ettari d verde, un detenuto alza la testa e mi vede, felpa e pantaloni della tuta (etiope) rosse: “Partigiano!”. La canzone continuerebbe con “portami via”, e me lo sento anke kiedere, ma non da lui.

mercoled pomeriggio

anni fa mela viaggiavo, con paolo o mtc, ragionando super flua mente su qto mi sarebbe piaciuto jocare in una squadra in cui tutti i componenti erano identici a me: qsto avrebbe facilitato d un casino l`intesa, sarebbe stato contemporaneamente joco d sqadra ma anke singolo, ed avrebbe naturalmente incontrato numerose controindicazioni; per esempio tutti i membri della squadra avrebbero avuto i medesimi pti deboli. Mercoled e` successo anke d peggio: anke gli avversari erano identici ai miei compagni. Mi trovavo ad animare con ema il tempo sportivo del carcere minorile e, si sa, il pallone palla italiano come parla kiswahili come sta zitto. 2 sqadre di ragazzi keniani con uniformi spiaccicate, capelli rasati e zero segni d identificazione estetici. Nei 19 secondi ke ci hanno impiegato ad intuire la mia difficoltà nel riconoscimento ho liberato con un imprevedibile retropassaggio (per dare tempo alle punte d salire) il loro attaccante, ke ipotizzavo essere un difensore della mia squadra, ke insacco` allegramente e impietosamente. Da quel momento tutti i jocatori in campo iniziarono a kiamarmi il passaggio qdo ero in possesso d sfera. Bella cosa la diversita`.

mercoled sera: Juno. 7.3. Musica piacevole, fotografia allegra, dialoghi scanzonati. Un po` Lorelai pre Rory, abbinamento troppo facile. Fa molto innamorarsi del personaggio di Juno, come il titolo anticipa, + ke la storia in se` o gli altri personaggi, anticonvenzionali ma d contorno e come tali un po` makkiettati.

gioved mattina

nel pgm della nostra settimana, ema ha messo la messa coi detenuti del carcere d massima sicurezza. Sono rimasto percettivamente impressionato dal vedere enormi condannati a morte kenyani accoglierci calorosamente e poi cantare festosamente per 2 ore; certo, è una manifestazione e nessuno sa cosa c’è nei loro cuori, però fa effetto. Al termine della cerimonia, come da rito, i 2 italiani sono invitati a salutare, magari con un pezzo cantato, già che an dietro la kitarra. Ci mettiamo un po’ a comprendere, e qdo lo facciamo, c guardiamo negli occhi. “Facciamo ‘Bella ciao’?”. “Forse è melio una canzone d Chiesa”. Ok. Camminerò. Applaudirono. Accoglienti.

joved pomeriggio

e stavamo andando a Cafasso qdo passiamo camminando un detenuto ke sta trasportando 2 tanike piene d decine di litri di h2o. lo guardo, guardo ema, capisco. È un secondo. Uno solo. Quello ke c’mpiega il pensiero a trasformarsi in parola, una sinapsi troppo lenta, avevo kiesto d farla aggiustare tanto pagava caritas, ma niente. La verbalizzazione sarebe stata: “Ema, noooooooo!”, ma m’è arrivato prima lo scongiurato sciagurato suono pronunciato dal collega SCEmi: “Can we help you?”. Poi i ricordi s’annebbiano, dolori lancinanti alle spalle, sofferenze cui un povero bianco ke lavora in un piccolo ufficio etiope non è mai stato abituato. Hai un bel dire in momenti come qsti ke le pales3 sono abitate da tamarri..

1 nerboruto samaritano e 1\2
joved sera

Timo lascia la comunità: il suo percorso è ultimato, ha ottenuto la licenza di carpentiere e potrà raggiungere sua mama. È una giornata intensa oggi: le sue ultime ore coincidono colle prime di Henry, ed entrambi vanno salutati come si deve. Anche se non sono di casa non mi sento fuori posto, merito dell’ambiente familiare creato da Sr Rachel, la Mother, Ema, Matieu e Martin; e finalmente possiam suonare “Bella ciao” (anke se sarebbe stata + adatta “belli ciao”) e accennare qke passo d danza tipico d ki non sa ballare. Rimaniamo lì a dormire, ma prima i ragazzi m’intrattengono con una serie di spaccate robotike, merito della loro perizia nell’arte marziale del tae kwon doo (?); Julius riesce a toccare lo stipite superiore della porta della sala con un piede, men3 l’altro è appoggiato a terra e io svengo. Confermo alcune constatazioni etiopi: arti marziali, telefonini e manuali di automiglioramento in Africa dilagano.

Karibu (Paolo)

mercoledì 28 maggio 2008

da Ferengiii!! a Musunguuu!!!

Nessun commento:
Diablo e quadernone in saccoccia, volo a Naj-Robi alla corte del Re Becchi Emanuele I. In aereo penso ke po3i scrivere qcsa, amo scrivere per aria, c`e` uno spunto disumano; ma rimando, fin quasi all`ultimo, quando il simil iraniano sedutomi davanti si gira x kiedermi se puo` abbassare il suo skienale. Gli sorrido, fermo ma cortese: “fermo, o cortese: devo scrivere”. Ma la voce dell`aereo cinforma dell`inizio della discesa e cio` ke scrivo si limita ad un 24.5.2008 Addis --> Nairobi.

sabato mattina

Sbucando dalle nuvole cio` ke vedo e` il verde, e con lui inizia il joco delle differenze. Qua nessuno esclama “Non piove, governo ladro!”; meno bianki ke ad addis, i bambini sono davvero contenti d incontrart e darti la mano, e nessuno li ha (mal)educati ad aggiungere la rikiesta “money” alla canzoncina “au-ar-iu, au-ar-iu”. La terra rossa e l`informazione libera. Il kenya e` talmente avanti ke i $ del 1997 non vengono accettati in aeroporto, a differenza ke nel resto del mondo; e poi hanno sciacquoni magnetici, lukketti ke si kiudono all`interno ma da fuori: devi fart mangiare la mano dalla porta, torcere il polso, stare suna gamba. Non l’ho capito neank’io, don’t worry.

sabato pomeriggio

Dove arrivo io non c sono acqua e luce, coincidenza kel mio ospite m’informa non accadeva dal 1956. In contemporanea Stè mavvisa ke in mia assenza lei sé cuzzata la febbre e sé rotto lo sciacquone d casa; Secchio Blu, temporaneamente messo in un angolo, riscalerà la graduatoria delle nostre amicizie locali. Ema vive in un quartiere con alcune caratteristike fisike da borgata, ed è l’unico bianco; mi sa che tutti qua conoscono quindi il suo nome, a giudicare dal nro d persone ke x strada lo saluta d persona e lui non ha mai visto. Anke vero ke il ragazzo d suo ha una memoria d ghiaccio, ke ai primi soli..

sabato sera

Il petroliere 7.4 --> storia d un uomo affetto da un talento nel trovare e valorizzare il nero (inteso come metafora d male, fuori da qualsivolia discorso implicitamente razzista): nella terra (= il petrolio) come nelle persone; finirà x farlo anke in se stesso. Qsto è un bello spoiler, nonne avevamo ancora messi e sera fatta l'ora. La domenica abbiamo visto fuori da una kiesa protestante ke allontanavano gli spiriti maligni popo come il giovane predicatore d sto film.

Domenica mattina

È messa concerto con presentazione alla comunità. Il prete è in ritardo di 40’, le bambine ballerine sfilano ogni 15’ lungo il corridoio centrale (come mostrato qua), i colori sono quelli vivaci della festa. Anke se rimango solo una settimana, vengo kiamato prima dei titoli di coda a dire 2 parole, a salutare (habarini..), a raccontare x’ sono qua. Il sacerdote lascia la parola al catekista ke poi la passa a Ema ke mi gira il microfono; più o meno tutti diciamo la stessa roba, ke siam contenti d esserci e ringraziamo tutti. Pranzo a seguire in sacrestia con parroco, chairman e segretario: pancarrè al burro e sciai ke è tè e latte. In etiopia sciai è solo tè. In tanzania sarà tè latte e cioccolata, suppongo.


jambo, jambo buana, habari Eman, nzuri sana
Domenica pomeriggio

E-man maccompagna in uno dei luoghi topici dell’immaginario di ogni cattocomunista come si deve; è un luogo d appartenenza, cui ho pensato con scandalo e dispiacere molte volte facendo discorsi legati a % e a meno di un dollaro al giorno; sono stato a seguire una sessione allenamento d basket coi ragazzi dell’oratorio d Korogocho, dove ora c’è Daniele Mosketti, il comboniano successore d Alex, il quale però era impegnato in una marcia per la riconciliazione nei luoghi kiave degli scontri d gennaio. E dopo i 3 fiski d Robekki uno sguardo alla discarica, sorvolata da biancuccelli simili a gabbiani e controllata dalla mafia locale x i tesori ke può nascondere (una volta mia nonna ha gettato nell'immondizia dei gioielli, non so se siano arrivati qua. Ma ank’io, qdo soprattutto al mattino vivo con l’impostazione “risparmio d energia”, lancio in pattumiera acqua sporca&;bambini puliti). Uomini altissimi ma non masaj sfrecciano per le stradine della baraccopoli offrendo passaggi, ma non li sfruttiamo. È il 2° giorno della mia vacanza sono un po’ stanco mi kiedo cosa penso d qsti slum e non mi rispondo.

Domenica sera

M.A.S.H. 6.3 non entro nello spirito d cameratismo del film

lunedì mattina

Visito la Cafasso House, una comunità d 5 ragazzi usciti dal carcere minorile d YCTC, dove jokiamo a dama (ma da regolamento kenyano le pedine possono mangiare i damoni), a trasportare ettolitri d acqua, a calcio, a ignorare le telefonate d maurizio. Matieu c racconta del Kenya, d come 40 ministeri tra Kibaki e Odinga abbiano messo qasi tutti d’accordo, e quelli ke non erano d’accordo siano andati a fare l’opposizione. Che è una situazione ke non puoi capire se è bene (almeno c’è un’opposizione) o male (è ridicolo ke l’opposizione sia composta da membri del partito al governo ke van lì per ripicca); solitamente il partito unico fa male, si spera d sbagliarsi.

luned pome

Ritrovo una percezione africana: qsto è un continente in cui è difficile girare film, poikè ha già ovunque una colonna sonora. Qdo guardi un paesaggio d qsta città hai molte probabilità d sentire anke la sua musica, ke arriva da uno stereo o dall’impianto dun matato (l’equivalente dei minibus etiopi, ma dai colori disparati e le foto ke esulano dalle effigi d cristiano ronaldo e cesc fabregas: cantanti pop, cristi, mandela, tag, …). Nell’internet point Roy (il gestore) ha la pagina web aperta del nostro blog. Sono soddisfazioni, sa come conquistare i nuovi clienti (io).

luned sera

La zona 8.6 --> Lo commento su Filmscoop.

domenica 27 aprile 2008

Serate Cinema

Nessun commento:
In Etiopia si cena solitamente a casa, nonostante certe illazioni ke c vedrebbero spaendere intere notti nei night addisabebiani.. qsto accadrà solo sta settimana in occasione della visita pastorale del Roby, qdi diffidate anke della sua versione della vita etiope, appositamente edulcorata per andare incontro alla sua intrepida scelta di passare dall’Etiopia sulla via del ritorno dal Kenya. Ma mi accerterò ke si tratti effettivamente di una scelta effettuata in libero arbitrio e non un trukketto del Baffi, il quale potrebbe avere incoraggiato la sosta adducendo la motivazione della mancanza d coincidenze aeree, dello scalo lungo, dello scalone e del problema delle pensioni. Si sa, in cooperazione è tutta diplomazia e risparmio, e un passaggio nell’Etiopia ormai ampiamente marginalizzata (l'ho già scritto? e soprattutto: tutte le volte ke lo scrivo aggiungo poi "l'ho già scritto"?) dall’area internazionale di Caritas Ambrosiana sarebbe stato difficilmente giustificabile altrimenti.

Torniamo alle nos3 serate: dal 15 d ottobre Paolo&Stefania, dopo una sobria cena a minestrina e formaggino (talvolta ci dividiamo anke un panino, qdo è già trascorso qke giorno dall’ultima cassiata d ki a Milano tiene le cinghie del nostro borsello, ed è grasso ke cola. Uè ma cosa ciò stasera con Caritas Ambrosiana? Son nervoso ke stanno arrivando il Boss, l'amico del Boss e il Boss Finale? Forse un po' agiteto e conteto ma dove la porto qsta parentesi?), dividono le loro serate tra “Serata Cinema” e “Vario”. Il Vario prevede Internet e Sex and the City x la Ste e Internet, le Freccette (costantemente in decremento) e le GG x me.

Le Serate Cinema erano condivise soprattutto all’inizio, c’è da annotare. Poi improvvise impreviste imprescindibili tragedie presero ad interdire la partecipazione femminile, e ho iniziato a fruirmeli da solo. Oggi il crampo al femore, ieri una visione d Nigel Mansell ke suggeriva d tenersi a distanza dai film, e domani boh. Non escludo ke influenze negative milanesi ("Ti guardi i film di Paolo? E perchè?") abbiano fatto il loro joco, ma mi sorprenderebbe. E poi qcsa si guarda ancora insieme skiaffati sul divano sgranokkianti dolci salati popcorns.. l’ultimo dev’essere stato un ermetico Seta; ma qsto è già stato scritto.

Ok, ad oggi mi sono sciroppato:

300 4,5
Affari sporchi 4
African spelling book 7,5
Amanti perduti 6,5
Amore e rabbia 4
Baci e abbracci 7,5
Borat 5,5
Breaking news 6,5
Bubble 7
Charlie Wilson’s War 2
Chocolat 8
Comizi d'amore 8,5
Dead man 5,5
Elina 8
Exils 6,5
Ferie d'agosto 7,5
Folla 7,5
Follia 6,5
Frankenstein Junior 7
Human nature 6,5
I 100 passi 9
I am legend 7
Il ferroviere 8
Il mucchio selvaggio 7
Il padrino 8,5
Il vento che accarezza l'erba 9
Infernal affairs 6,5
Instinct - Istinto primordiale 8
Io e N 5
Kamikazen, l'ultima notte a Milano 5,5
La gang del bosco 6
La rabbia giovane 6
La sposa turca 7
La terra vista dalla Luna 6,5
Le 5 variazioni 9
Le follie dell'imperatore 9,5
Le vite degli altri 8
L'ombra del potere 6,5
L'ultimo re di Scozia 7
M il mostro di Dusslendorf 6,5
Manderlay 8,5
Marrakech Express 7
Me, you and everyone we know 8,5
Paranoid park 7
Qualcuno volò sul nido del cuculo 9
Rabbia e amore 4
Ratatouille 8
Ricomincio da tre 7,5
Scarface 6
Sicko 7,5
Stardust memories 7
Still life 6
Strade perdute 9
Sud 8
The Simpson - Il film 7
Toro scatenato 7
Waking life 6,5
Zabrinski point 4
Zaitochi 5

Ps.. qsto post è spudoratamente dedicato a Sergiovane.


s8 t spiego

La foto esige una spiegazio: in contemporanea c son stat 2 tagli della torta: uno in tv, dove stava andando il video etiopissimo delle nozze d Sara&Zed, l'altro dal vivo dove il padre d Zed ha tagliato il pane, comè tradizione, dopo una preghiera recitata col sottofondo musicale d Cannabis, degli Ska-P. So ke trai lettori c'è ki po3bbe apprezzare qsto qadretto.

lunedì 31 marzo 2008

intercETtazioni

Nessun commento:
Quando arriverai a 27 anni te ne renderai conto”.

Stefania Cardinale, 23.11.2007


Addis ha un sindaco molto bravo. Appartiene al CUD. Vive a New York”.

Donna etiope, 24 03 2008


Un poster missionario italiano scorto in una missione cappuccina recita: “Insegniamo a fare ed impariamo ad essere”.


Voi italiani siete così buoni con gli animali che loro lo sanno. Per questo i gatti vengono da voi”.
Tolde, 30.1.2008


"Gli standard etici di una società possono essere misurati sulla base delle responsabilità che noi siamo in grado di assumerci riguardo la vita e l’umanità degli altri. Siamo tutti guardiani dei nostri fratelli. Tutti in qualche modo coinvolti nella dimensione della colpa e del peccato, in qualche modo tutti colpevoli per il male che c’è nel mondo, e tutti dobbiamo farci responsabili per i lavori di giustizia che rende la società più umana”,

Sara Carcatella, 2007

giovedì 17 gennaio 2008

post vero

Nessun commento:
vediamo se sono capace DI scrivere un post in un blog con un account da un server. gli inglesismi partono x' domani parto.

10° minuto (e 10") di qsto film



me ne vado me ne vado me ne vado ad amsterdam. Amsterdàààaaaààm, Amsterdààm. E la mamma di.. no. fino ad oggi ho incollato sul blog delle mail, non ho mai scritto un post al sol. oggi invece sì, e da casa mia si vedon le montagne dietro la ciminiera, ke qdo succede fa stare meglio, specie se è giorni ke piove. Stefania è già giù, e m'ha rimpiazzato con un grosso topo battezzato Pangra. dai ragni ai topi, faunisticamente scrivendo abbiamo omesso la presenza nell'accogliente addis delle iene. m'han raccontato ke d notte scendono dalle montagne intorno affamate, da sole o in branki, alla ricerca di carcasse canine o politici cui porre domande scomode. cosa dite, ci metto un punto a capo?

ecco, sì, però altra cosa ke non si sa è ke, t ricordi la tartaruga sul gradino + alto dell'Etiop Twenty (post del 17 9mbre)? quella ke si vede una volta allanno? ecco, l'ultimo giorno prima d tornare a milano, l'ho rivista, ha buttato la testa fuori dalla sua tana, ha controllato ke non ci fosse il suo nemico La Donna Delle Pulizie ed è arrivata fuori dall'ufficio. un po' preso alla sprovvista l'ho apostrofata con un brillante "ma 6 fuori?", e lei c'è rimasta male x essere stata apostrofata e senè tornata indietro.

milano, italia: oggi è progetto bagagli, vado a preparare il primo meeting.

paolo

tortoises

martedì 27 novembre 2007

Etiòp Twenty

Nessun commento:
Un mese fa ero sui Monti d Nava a ridere d Gogol, lo gnomo guardiano d Labirinth, sotto le lungimiranti poiane; avevo nascosto male tra gli alberi a valle un sacchetto di castagne per non portarmelo dietro e temevo ke non lo avrei + trovato. Ora sono a casa mia, sul tavolo; qsto post la boa d un mese. Alla mia sx Stefania mette in atto acrobazie linguistike x sintetizzare in inglese il verbale di un meeting in inglese. È dura convertire ragionamenti impeccabili dall’italiano all’inglese senza peccarli. Ma anche Stefania è dura, e nonna Liliana dice che “Quello che non strangola ingrassa”; non ci siamo ancora strozzati pur mangiando come uomini bianki in Africa, ovvero suini (in rima con Salini, di cui parla tanto la Campagna di Riforma della Banca Mondiale qua). E son fiducioso che l’inglese di Stefania is going to became fatter.

Mi piacciono le classifiche, mi piacciono le classi, mi piacciono le, mi diverte dare i voti, dare un ordine, farmi le top. E qsto post va a mostrare (is going to show, brother!) una bella top. Ah. Prima d leggere Alta fedeltà, dalla prima media compilo minuziosamente un’agendina, con i titoli dei libri letti, l’autore, la data e il voto. A fine anno e a fine decennio i relativi podi. Così con diverso altro e, in effetti non è davvero necessario specificare il diverso altro, basti sapere ke le considero economizzatori cognitivi e ne ho stilate di starvaganti (la digitazione originaria era differente ma ke fascino nomade porta qsta parola?).

L’etiop twenty ke pospongo qa s8 è una sfilata d frangenti ke in Italia probabilmente non avrej vis(su)to. L’unico criterio è il tralascio d episodi prepostati: butto in 1\2 un po’ d emozionale etiope, dove l’emozionato sono io, l’etiope pure e therefore la soggettività è assoluta. Joco sulla consapevolezza ke “ho visto cose ke voi italiani potete anke immaginare” se descritte brevemente.

1. C’è stato un momento, dopo un par d settimane, in cui ho creduto d esserc (c fai o c 6?). Il viaggio era stato facilefacile, gnente jet lag; domati gli insetti, la casa vivibile; Stè aveva smesso d contare le cose ke non so fare e dopo l’assestamento intestinale pareva quasi d sentire la fragranza della quotidianità. Un pomeriggio io ero nel mio ufficio a tradurre l’Annual Plan della St Paul Prison Chaplaincy (l’equipe con cui lavoro), quando nel fiorente cortiletto interno fa capolino una tartaruga gigante. Sara è un po’ agitatata perché la ragazza delle pulizie sta maltrattando il rettile prendendolo a scopate (se avesse avuto gli anfibi avrebbe avuto luogo uno scontro etnico); sara è una portatrice sana d cuoricino verde, e quindi piomba nell’ufficio (ne ho sentite d domande strambe) fiatando: “Paolo tu hai esperienza in spostamento di tartarughe giganti?”. Sara è il mio capo, e ai capi bisogna far credere saper qcsa d tutto e tutto d qcsa, così menziono Morla, l’Essere Millenario, e sto per lanciarmi incerto nella pittura rinascimentale italiana quando la vedo. Pare l’ippopotamo d Radiofreccia, non x le dimensioni quanto per il suo essere fuoriluogo. Non si spiega. Certo, non parla. Dev’essere veramente terrorizzata x il caos ke c’è intorno a lei x’ il suo cervellino (sarà grande come una pallina da minigolf?) riesce a comporre l’algoritmo ke la persuade a effettuare un’inversione a u e a (qte vocali ho messo in fila?) tornare nella sterpaglia. Io la seguo incantato, senza parlare x un buon numero d minuti. Anke dopo ke gli altri sono tornati alle loro scribanìe, io l’ho un po’ accompagnata, stranito e contento. Finché sul suo guscio non s’è fatta leggibile la scritta “Te la do io la fragranza della quotidianità”. Tartaruga gigante, guscio spazioso. Ah, ho poi scoperto che quell’ospite della nostar struttura arcidiocesana si mostra circa una volta all’anno, è timidissima. Stefania ha perso la sua opportunità, s’è lamentata fino al giorno in cui ha deciso d aver visto una scimmia nella nostra via, ipotizzo con zainetto per il laptop e gli okkiali da sole. In realtà oggi una cosa divertente l’ha vis(su)ta: un mulo ha scaricato 2 loffie speziate, precisamente mentre lei gli passava d fianco. Il ke già d x sé sarebbe divertente, ma diventa esilarante quando aggiunge ke quella strada era piena d uomini seduti sui marciapiedi ke smetteranno d ridere nel 2008 etiope. Credo d aver perso ank’io la mia opportunità.

2. Alcune volte per facilitare determinate situazioni puoi provare ad intervenire, ma qdo lo fai devi tener conto dello spettacolo cui rinunci: talvolta le conseguenze ke tu cerki di evitare con la tua mediazione non sono poi così gravi. Era la fine d ottobre quando c rekiamo x la terza volta in una settimana dall’Apple Man d Addis Abeba, l’omino dei compiuter. Non riusciamo a collegarci ad internet ed il Mac d Stè ogni tanto perde i sensi. Le prime 2 volte gli incontri sono stati tendenzialmente insoddisfacenti; specie la seconda volta qdo lui non si è presentato all’appuntamento (in orario d lavoro, nel suo negozio..). ok. Terza volta, qua narrata. La sera prima lo kiamiamo, lui c assicura d avere fatto tutto e kela mattina seguente c saremmo visti in ufficio. Stefania c crede. Tral’altro s’è separata dal suo Mac un paio di giornate x lasciarglielo in riparazione e la lontananza inizia a farsi sentire. Così, tàààc, la mattina arriviamo come 2 guardie svizzere (severe in volto, abbioccate e bianke), io rimango dietro x’ se Stefania mi vede ridere è finita. Come in una storia scritta male lui non c’è. Una donnina s’affretta a telefonargli. E lui risponde da sotto le lenzuola dicendo ke si trova ad un meeting, ieri era andata via la luce, una scimmia l’ha preso a borsate in faccia… insomma, se possiamo ripassare nel pome. Sì, ciàào, Stefania scatta. Vi prego di soffermarvi sulla scena, per come l’ho vista io. Stefania non sta ricordando al venditore al dettaglio il dettaglio dei suoi diritti d consumatrice. Non sta sfogando la sua delusione all’ennesima dimostrazione d inadempienza d un lavoro kera stato garantito come già fatto poke ore prima. No, lasciate stare l’educazione civica, l’antropologia, per favore spostatevi sull’epica. Se contro di lei si accampa un esercito, il suo cuore non teme. Di fronte a Stefania sono skierati gli sciamani del Burundi, gli uomini che in Zimbabwe aspettano giorni l’autobus, i milioni di persone che in questo continente camminano a fianco di una strada; Stefania fissa negli occhi le centinaia d migliaia di donne equilibriste con ceste sulla testa e fagotti viventi sulla skiena. Stefania sta per interrompere tutti i match d pallastrada del Ciad. Stefania con una mano s’appresta a tenagliare a quarti di giro le parti basse dei dittatori africani e coll’altra sventola i fogli excel della loro lurida contabilità. Stefania vuole surfare sul dorso dei cruenti alligatori del Nilo mettendoli alla berlina come neanke lo Zecchino d’Oro aveva mai fatto. Davanti a Stefania non si trova l’ultimo galoppino etiope duna multinazionale statunitense. Stefania si sta scagliando contro millenni di cultura africana. Ora, un appello all’onestà intellettuale: al mio posto, avresti fatto qcsa? Solo ammirazione incondizionata per quelle follie non premeditate ke cadono sotto il nome di genialità. Io sono un piccolo volontario caritas estasiato, quando Stefania parte, scavalca la donnina, sradica la cornetta, e con inglese da manager della General Motors usa unicamente verbi all’imperativo “romano” ruggendo: “Io non mi muovo da qua”. E accade il miracolo: dopo 2 ore usciamo da lì col Mac resuscitato e Stefania soddisfatta. A me l’Apple Man deve ancora trovare un adattatore, ma si sa, magari lo trova magari no. Non nasciamo tutti Stefania e talvolta lo kiamo, eh, credo ci tenga anke un po’ a qste mie telefonate. Di solito non capisco granparte d quello ke mi dice (l’inglese telefonico è un’altra lingua ancora) ma c kiediamo reciprocamente della nostra salute e lui mi rassicura con voce garantista: “Oggi stavo x comprarti l’adattatore quando un mulo ha renzato davanti ad una ferengi e soho skiattato dal ridere”. Sorrido, ci tiene comunque a ribadire la forza di qualcosa che occasionalmente può subire apparenti sconfitte, ma l’akuna matata, il polepole, il take it easy, il polledge non si irretiscono facilmente. Stefania mi fa segno ke le servirebbe il telefono, visto ke il suo computer si collega e lei vorrebbe approfittarne. Ora corro a cucinare fagiolini, ke lei dopo deve uscire presto. Credo che io rimarrò a casa, così posso ramazzarle la stanza.

3. La metà sotto turchese, quella sopra bianca. Procede sbronzo il minibus dove mi sono seduto, ma è la normalità. Un veicolo sobrio (che rispettasse precedenze, usasse frecce, sorpassasse a sx) verrebbe multato. La guida è tanto stressante ke tutti gli autisti masticano foglie di ciat. Siam fermi in coda. Guardo fuori dall’abitacolo, stiam passando mescàl square, dove c’era stato quel tanto pubblicizzato concerto rasta per un anniversario d Bob Marley. Ragazzi giocano a pallone, sarebbe come se a Milano l’Enotria si allenasse in piazza del Duomo, ma d’altronde gli spazi son questi. Il mio occhio individua un ragazzino camminante, anke lui sta seguendo la partita al suo fianco. Un attimo e scompare. Puff. Dio vedo gli spiriti. Cosa c’era nel thch ke ho bevuto a bikkierate ieri sera al matrimonio del cugino d Zed? Ah, no, qualcun altro lo ha visto perché stan fiondandosi verso il punto dovera prima della sparizione. Eh? Un buco? Ah, è uno di quei tombini scoperti, Addis ne è piena e il ragazzino c’è finito dentro di tutta l’altezza. Piangiukkia, ma i salvatori ridono grassamente. Anche a me scappa da ridere. Speriamo non si sia fatto male.

4. Ero qua seduto in sala, sabato scorso. Stavo scribakkiando una mail qdo un suono familiare entra dalla finestar (oh, niente: stra non riesco a scriverlo, il mignolo è troppo + veloce del medio). Qsta è solo per i marci marciatori; o per chi ha letto il sa cammino. Pazzesco. Non ho spiegazioni. Neanche una piccola. Peraltro qua gli psichiatri parleranno amarico e hai voglia. Dalla casa a fianco, al massimo. Una delle canzoni di qsta estate, quella del pinguino, della sfinge, del cameriere. Ma in inglese, credo, cmqe non in italiano. Istintivamente cerco Assunta. 2° voi cosa ho fatto? Scontato. E dopo ho tenuto il ghigno per ore.

5. Risale ai primi anni d’università la decisione solida d rispondere esaurientemente alla domanda “Come va?”. Poi sono stato ad Addis Abeba. Dopo una settimana ad auariu rispondo con au ar iu ed in contemporanea si biascica fain. Fine. Già, fai conto ke all’inizio c’è stata una volta ke mè stato kiesto come stavo, io ho risposto lungamente, e il commento è stato: “Mmhh.. and au ar iu?”. Non è ke il mio interlocutore conoscesse solo quelle parole in inglese, è ke qua è così. Un bivio davanti a me: ora gli ripeto parola x parola la risposta d prima; ora gli rispondo esattamente il contrario. “Fain. End iù?”.

6. Di calcio giocato neanke a parlarne; o forse solo a parlarne. Ho comprato un pallone, mi faccio qke palleggio, ma la cultura locale vuole ke nei pokissimi spazi a disposizio ci si sfidi solo a scommesse e qdi saltino le ginokkia con una certa facilità. Di calcio visto qua è tutta premier, divisi tra Arsenal e Manchester, guelfi e ghibellini ma con gli stessi colori. La maglia in assoluto + gettonata è quella di van persie seguita da quella vekkia d henry. Il derby della Madonnina vede 5 magliette dell’inter a 4 del milan, di cui 1 adriano, 1 stankovic e 1 kakà; pare ke qst’anno vada così. Presumo x fisionomia (e vedo ke nel catalogare i bianki incontrano gli stessi problemi ke trovo io con loro) sono stato accostato a Lemhann (!) e a Ljungberg. Una Domenica Scelsi d farmi Liverpool Arsenal. Il mio amico kiama un suo amico ke c tiene i posti intimandoci d affrettarci: la partita inizia alle 7, e sono le 4e30. Neanke x andare a San Siro ci si muove con tale anticipo. Peraltro il cinema universitario si trova a 4 minuti 4 da casa mia, ma obbediamo. Paghiamo un biglietto (30 cent d euro) e facciamo il nostro ingresso in una sala cinematografica completamente affollata d ragazzi seduti in ogni dove. Dove? Dovunque. Ordinati e silenziosi a guardare il match precedente. Ovviamente fino a quando non entro io. Per qualche secondo quelle ke credo siano non meno di un migliaio di teste si girano per studiare i miei movimenti. Temo ke la mia camminata affollerà i loro discorsi almeno fino al fiskio d’inizio. Poi Martino Laursen, ke non perde le vekkie abitudini, impostando l’azione, inciampa in un tronco invisibile, così tutti si rivoltano. Compreso il nonno di Laursen, nella tomba. Prendo il posto ke m’è stato conservato, ringrazio l’amico dell’amico, auariu auariu fàin fènkiù. E colo nella seggiola. Dovrò anke scegliere ki tifare, ma ovviamente per un milanista la scelta non si pone tra Arsenal e Liverpool, qto tra Arsenal e Manchester. L’umidità è a livello d foresta pluviale (?), alla presentazione delle squadre ci si sgola serenamente. Ai 3\4 d’ora il mio amico mi kiede d uscire per respirare ke non sta troppo bene. E fuori ke t trovo? Almeno lo stesso nro d ragazzi, seduti in file davanti al muro, dove la medesima partita è proiettata meno nitida e senza audio. Il sortilegio del calcio. Per la cronaca, Gerrard e Fabregas per uno spumeggiante pareggio.

7. In un carcere la poesia: un uomo, responsabile dell’accudimento dei fiori, ke quando si sposta posa il cappello dove vuole andare dopo, così si ricorda di andarci e prepara gli altri ai suoi futuri movimenti. Così mi vede, mi saluta, adagia il suo copricapo al mio fianco, bagna i fiori e poi ritorna.


Too little Miss Sunshine (ma è una delle più anziane)
8. Sfilata di bellezza di ragazzine d 6, 7 anni. Con mossette, okkioni e abitini. Beauty context organizzato dalla scuola cattolica, suore&preti, per l’Ethiopian Students Jubilee. Little Miss Sunshine è lontana, ma s’intravede. È un modo d vivere la festa ancora fuori da categorie d giudizio, per me. Non per un mio adulto amico locale: “This is the globalization, my friend. Each year it’s worst”.

9. Quel sabato era stato uno di quei giorni che non avevo voglia d kiedere. Ce l’avrei fatta da solo e d’altronde la missione era agibilissima, Stefania la compie tutti i giorni: arrivare a Piazza, il centro d Addis. Due minibus: il 1° per Bole (preso, semplice); il 2° da Bole. Bole (nome dell’aeroporto ke battezza così anke una strada, un centro commerciale e tutto un quartiere) è un formicaio brulicante intorno a me, maskio d formica bianca. Decine di minibus s’aggirano per qsto parkeggio all’aperto, nessuno per Piazza. Uno sì, bene: salgo, aspetto, cambia destinazione, scendo. Dopo mezz’ora un altro: pieno, non riesco ad infilarmi. Ad un certo pto, esasperato, salto sopra un pullmino qualsiasi dicendo al cokkiere: “Portami via, l’Australia va bene”. Dopo qsta ora d smarrimento esistenziale, capisco grazie ad un aiuto da casa ke sta andando in una direzione buona, e smonto vicino a Mescal Sqare. Verso essa cammino impetuoso, maglia uld rui pablo con manike tirate su, jeans sgualciti. Finisco addosso ad un tipo, sorry sorry, ci prendiamo la mano, lui non mela molla, affettuoso, mi dà anke un piede, lo appoggia sul retro del mio ginokkio. Sorrido beota, un nuovo saluto etiope? Un suo compare prova ad intrufolare la mano nella mia tasca opposta. Non è il caso d lasciarmi dei soldi, non t preoccupare, non mi sono fatto niente. Sorrido ancora qdo i 2 desistono e fuggono via. Allora comprendo; cos’è successo e anke cosa non è successo. Qello ke non mi torna è x’ abbian desistito se non mi avevano ancora preso il portafogli. Mi guardo la tasca tutta scucita: il ragazzo non è riuscito ad infilare la fenditura giusta. Mi kiedo se è solo demerito suo o anke involontario merito mio; magari il mio sorriso li ha spiazzati, tipo ride x’ adesso si trasforma e cincendia, manco fossi Ato Torcia. Ma come non è giornata di domande, neanke le risposte passano da qua oggi. Vado a Mezcal. Degli amici hanno già atteso a sufficienza e un giapponese, un autista travestito da manager e un architetto libanese hann ormai iniziato a pranzare.


Minibus
10. Entrare in 1 locale serale, musica birra biliardo, e trovarv dentro solo uomini bianki e donne nere, come se un dio bambino avesse scelto di rendere la pigmentazione cutanea un attributo di genere. O qdo siamo entrati in un negozio d artigianato locale suggerito dalla Lonely Planet e dentro vi abbiam trovato coppie d ferengi (bianki) col portafogli in una mano e la loro copia d Lonely Planet nell’altra.

11. Ho partecipato alla messa amarica; rito etiope, fortemente influenzato da quello ortodosso. Un’immersione atona d 2 ore con l’Eucarestia distribuita sotto 1 ombrello viola decorato con pizzi. Peso. Ne scriverò, ma la Chiesa Cattolica, specie ad Addis, risente un po’ dello status d minoritaria, e si arrocca in liturgie faraonike scacciagiovani. Qc1 resiste, mi spiegano ke c vuole rispetto x le tradizioni. Fate conto ke l’età mentale in parametri italiani d un mio giovane amico è di 10 anni superiore alla sua età anagrafica 2° la scienza d www.nienteansia.it/test/test-eta-mentale.html. Conoscenza d usi&costumi, telegiornali, rispetto assoluto degli anziani. Ma è questione di mesi, prima o poi li globalizzeremo.

12. Il controllo della mimica facciale è una caratteristica a volte in lotta con la spontaneità; ma torna utile quando invece la reazione istintiva offenderebbe. Va stipata nella cartella bugie a fin di bene, verità potenzialmente velenose trascurabili, battute strozzate x evitare malintesi. Un uomo vestito investito d una relativa autorità partecipa ad una riunione pseudo ufficiale mandando in esplorazione un dito nel naso, appallottola il reperto speleologico e scaglia missilino plasmato vs la parete. Naturalissimamente. Un diktat nella mia testa: se guardi Stefania è finita, facciamo la valigia beppe, andiamo a Berlino ke anke a Milano sarebbe dura rimanere, il Colmegna conosce tipi ke t rintracciano in 7 minuti 7. D solito t trovano qke minuto prima, t convincono a fermart, estraggono una cicca e se la fumano fin qdo l’orologio d’oro ke portano al polso non scocca il 7° minuto. Non puoi ridere non puoi ridere. Mano davanti alla bocca, okki lontani da Stefania e dal bombarolo, guardati le scarpe e pensa alla morte. Uff.

13. Non avrei mai detto ke nel 99 in Sudafrica sarei entrato in un cinema domestico con impianto dolby e il lettore dvd. E invece.. Perché, chi avrebbe immaginato che in Bosnia avrei jocato alla Play? Anzi, qti sfottii mero preso alla partenza? E poi.. E se un mese fa m’aveste kiesto cos’era l’aerobica? Fantozziana, anke sel meglio rimane il tapirulàn da corsa. Si corre per prendere il tram, si corre per fare tana libera tutti, si corre per raccogliere quel lancio tanto educato di cui il terzino destro t ha onorato, si corre x fuggire dalla polizia (vicinanza al popolo kel 18 a genova si rincontra). Qua invece corri e rimani fermo. Non cela posso fare a capire. Corri per correre. Cioè, tipo, quando vai a correre su una passeggiata ligure, corri per correre, ma non 6 così vicino al senso di quello ke fai: il mare t parla, incroci i bambini in bici e gli anziani ke percorrono il marciapiede con i piedi e la loro vita con la memoria. Qua corri e basta. Intorno a te non scorre niente e non c’è nulla d davvero interessante da guardare, e poi soprattutto devo rappacificarmi con l’idea ke non vado da nessuna parte. Fino a qdo l’altro giorno non sè inceppato il tapìrulàn. E indovina chi ha proseguito la sua corsa, pensando alla maratona ke avrà luogo a fine mese, finendo praticamente contro la macchina?

14. Ragazzi (ragazzo + ragazzo) ke camminano abbracciati teneramente tenendosi le mani, accarezzandosele con naturalezza, esprimendo la loro amicizia. In Etiopia l’omosessualità è socialmente ostracizzata, e la manifestazione dell’affetto amicale assume qsta fisica modalità.

15. Tornando da una cena presso i sacerdoti d San Michael buttai un okkio all’orologio della coolcar d Zed (una rossa toyota corolla, con uno switch interno ke x selezionare l’atmosfera interna: “cool”, un po’ coatta o “hot”, romantica), leggere 2e30 e pensare”Mi pareva fosse tardi, difatti sono stravolto” e scoprire kerano le 2e30 in orario locale, ovvero le nostre 20e30.. Sarà l’altezza sarà il lavoro, ma svengo otto ore fisse a notte, ol giorno dopo l’inglese non riesco proprio ad andarlo a pigliare.

16. Passare per strada a fianco delle conseguenze d un incidente mortale, un pedone è stato investito. I passanti, a decine, fermi, increduli, con le mani sulla testa.

17. I virtuosismi con l’inglese, che scatenano l’ilarità incontrollata dei miei ascoltatori. Ieri per telefono ho detto ad un mio amico che Stefania m’aveva informato che aveva la varicella, il chicken pox. Solo che ho confuso l’espressione “chicken pox”, imparata mezz’ora prima, con “chicken pocket”, e praticamente gli ho confidato ke sapevo ke lui teneva una gallina in tasca (stile munchkin o ratman); quindi le persone con cui mi trovavo sono esplose a ridere senza ritegno, e beh, siamo andati avanti così minuti, senza ke io riuscissi a parlare.

18. Al mattino molto presto e a mezzo pomeriggio l’invasione delle strade da parte di eleganti frotte di ragazzini bicolore, a seconda della scuola d’appartenenza, oltre alle ormai consuete parate bovine, ovine, b e di Dida. La divisa scolastica per molti è il vestito migliore, ed anke un consistente investimento familiare.

19. La violenza dei poliziotti scatenata contro alcuni ladruncoli sgamati. Manganellate sul corpo e sberloni in viso. Da ex responsabile della polizia municipale di Rho e da giovane ne resto turbato.

20. E poi gli incontri per strada. L’autista disoccupato che mi kiede se non ho un lavoro da dargli, il protestante che chiacchiera per mezz’ora sulla situazione politica etiope, il ragazzo che dice di conoscermi perché m’ha visto in giro.

Ultima annotazione, so ke Teo se lo kiedeva: le castagne c’erano.

Ato Paolos