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martedì 4 maggio 2010

Tra i banchi di scuola in Medio Oriente

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C'è la scuola superiore dove le famiglie della Damasco bene mandano a studiare le proprie figlie; c'è la scuola femminile di Yarmuk, dove oltre il novanta percento degli studenti sono figli di rifugiati palestinesi; c'è la scuola media di Jaramana, organizzata su due turni per riuscire ad assorbire le decine di ragazzi iracheni arrivati negli ultimi anni; c'è la scuola elementare maschile nella periferia rurale damascena, dove i ragazzini siriani, oltre alle materie curriculari, imparano anche i primi rudimenti di agricoltura e zootecnia.

Un interessante documentario prodotto dalla BBC sul sistema educativo in Siria. Gli autori hanno filmato quattro scuole nella città di Damasco durante un intero anno scolastico, restituendo un ritratto del Paese che va contro molti degli stereotipi occidentali sul mondo arabo.



BBC/Open University

What’s it like to grow up in Damascus, the oldest capital city on earth, deep in the heart of the Arab world?
Syrian School does something no series has done before. The production team have been allowed a remarkable degree of access so you can follow a year in the life of four schools in Damascus, a high pressure crossroads in the Middle East. Filming real life in schools, in homes and on the street, this programme creates a unique portrait of education and family life in a city that has rarely, if ever, been seen in this sort of intimate detail.



Syrian School - Part 1 from Yazan Badran on Vimeo.

martedì 1 dicembre 2009

'Id, Damasco

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La ‘Id Al Adha, o “Festa del Sacrificio”, è una delle feste più sentite dai musulmani, paragonabile per importanza alla Pasqua cristiana. La famosa cerimonia dello sgozzamento del montone ricorda il medesimo sacrificio rituale che Ibrahim (Abramo) fece per adempiere alla volontà di Dio. Commemorando le gesta di Abramo, arrivato quasi a sacrificare il suo unico figlio Isma'il pur di superare le prove divine, la ‘Id vuole celebrare la fede e la totale sottomissione a Dio. Durante questi giorni (i cosiddetti “giorni della letizia”) ogni forma di digiuno è severamente proibita, le famiglie si riuniscono per mangiare i tradizionali piatti di carne di agnello, e anche i più bisognosi non vengono dimenticati (partecipano ai banchetti o ricevono direttamente dalle famiglie una parte dell'animale macellato).

Per un turista occidentale, andare a Damasco durante i giorni di ‘Id può essere un esperienza alquanto surreale. La prima impressione è che la città sia anestetizzata. I negozi fuori dal centro sono tutti chiusi, per le strade si aggira solo qualche venditore ambulante con il suo baracchino di cianfrusaglie. I tassisti sono pochi e svogliati, per andare in qualunque parte della città bisogna rinunciare al rassicurante tassametro.

La città vecchia, soprattutto a partire dal pomeriggio, è invece l’esatto contrario. Una bolgia che comincia dal suq al-Hamidyie, sfavillante galleria ottomana dove si concentrano i negozi più eleganti della città, continua oltre la moschea Ommayade, epicentro dei festeggiamenti, e finisce a Bab Tuma, il quartiere cristiano dove si condensa la movida damascena. I tradizionali ristoranti, all’interno di stupende case con cortile, registrano alla sera il tutto esaurito. Con i negozi ufficialmente chiusi, ogni metro quadrato disponibile viene preso d’assalto da banchetti e carretti ambulanti: oggettistica religiosa, giocattoli per bambini e paccottiglia d’importazione, ma anche pannocchie lessate, succhi di mora e limone, fave, falafel e caramelle gommose.

Torme di bambini, adolescenti e giovani camminano scanzonati per i vicoli, rincorrendosi avanti e indietro tra la folla. C’è anche chi si spruzza con la schiuma da barba, chi cerca disperatamente di incunearsi tra la gente con un pratico e maneggevole SUV 4x4 - i più temerari hanno parcheggiato nei pressi della moschea - oppure chi si lascia prendere eccessivamente la mano dal clima di euforia (assistiamo in un solo giorno a ben tre risse, fatto più unico che raro a Damasco).