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lunedì 20 maggio 2019

Tumaini Group

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"Buongiorno mi chiamo Getray, ho 28 anni e lei è la mia bambina Ann di un anno. Sono keniana, arrivo dal nord Nairobi e ho quattro sorelle.
I miei genitori, le mie sorelle ed io vivevamo sopra Nairobi, fino a quando nel 2012 è morto mio papà e le nostre vite si sono dovute separare. Sono stata per qualche periodo a casa delle mie sorelle, ma presto ho dovuto trovare una soluzione, una svolta per me stessa.

Mi è stato proposto da una donna di trasferirmi con lei a Mombasa, mi avrebbe ospitata e mi avrebbe offerto un ottimo lavoro. Così ho preparato i miei bagagli e mi sono trasferita in questa città nuova, sul mare.
La donna usciva tutte le notti per lavorare, mi diceva che lavorava in un hotel e che presto mi avrebbe introdotta lì. Una sera, dopo cena, mi ha detto di prepararmi perché sarei andata con lei al lavoro. Mi ha portata a Bamburi dove ci sono tutti gli hotel, ma non siamo entrate in nessuno di quelli. L'ho seguita fino a che siamo arrivate in spiaggia. Era notte fonda. Era tutto buio.
Mi ha detto: <Getray guarda come si fa, così poi lo fai anche tu e guadagni tanti soldi.> La osservavo mentre si approcciava a degli uomini e poi è scomparsa.
Ho iniziato a prostituirmi a vent'anni per guadagnare dei soldi per pagare l'affitto e procurarmi del cibo. Ho lavorato intere notti senza prendere un soldo, ho venduto il mio corpo in cambio di percosse e qualunque tipo di violenza fisica, mi hanno drogata per ricevere del buon sesso e non ho guadagnato uno scellino. Nemmeno uno.

Poi mi sono innamorata di un uomo, siamo andati a vivere insieme e ho finalmente smesso di fare quell'orrendo lavoro. Pensavo di esserne uscita, invece no! Beveva, si drogava, mi picchiava e continuavo a vivere in un incubo.
Sono tornata a prostituirmi per dare da mangiare alla piccola Ann, la nostra bambina. Mi vergognavo di fare quello che facevo. Non ce la facevo più a vivere quella vita, così sono venuta qui in parrocchia a Mtopanga a chiedere aiuto, ho parlato a lungo con Sister Agnes, che mi ha ascoltata per ore.

Fort Jesus, Old Town, Ann, Getray ed io




Ora, Ann ed io, viviamo in una casetta qui a Mtopanga. Io insegno in una Primary School e pago una babysitter che si prende cura della mia bambina dal lunedì al venerdì.
Ringrazio Sister Agnes per l'immenso aiuto che mi ha offerto e ringrazio voi per essere qui ad ascoltarmi."









Questa è la storia di una delle 60 donne che oggi, qui a Mtopanga, una slum di Mombasa, fa parte di un progetto iniziato a gennaio 2019 grazie al supporto di Sister Agnes.
La suora le tiene impegnate in parrocchia, facendogli pulire la chiesa, il cortile, in cambio di cibo per i loro bambini.
Da qualche settimana Giorgia ed io, insieme a Sister Agnes, organizziamo degli incontri con il Tumaini Group -gruppo della speranza- per concedere a giovani donne momenti di svago, di confronto, di dialogo e di gioco.
Inoltre, insegniamo la lingua inglese in quanto la maggior parte di loro parla solo swahili e abbiamo iniziato a creare braccialetti, collane e orecchini così da poterli vendere e ricavare qualche scellino per fare la spesa.


Tumaini group alle prese con braccialetti, collane e orecchini 




martedì 5 marzo 2019

Un mese a Mombasa

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Oggi è un mese che LeDis sono a Mombasa, in Kenya, per trascorrere l'anno di Servizio Civile all'estero.
Giorgia, la mia compagna di viaggio ed io ci siamo ritrovate dal freddo pungente di Milano al caldo africano, con una media di 33/35 gradi al giorno. Un vero trauma!!!







Inoltre, siamo state accolte dalla cucina kenyana che sta quasi diventando una droga: samoza, riso al cocco, chapati, pilau...una vera bontà!



Ritornare qui dopo sei mesi dal cantiere estivo ha suscitato in me strane sensazioni ed emozioni: rivedere i luoghi e incontrare nuovamente le persone conosciute in agosto mi ha fatto pensare "Cavolo Greta conosci una piccolissima parte di mondo che sta all'equatore, conosci persone e sai muoverti qui, è fantastico!"
E mi sono anche detta che nulla accade per caso, un motivo per cui io sia riuscita a tornare in questa città a distanza di pochi mesi ci sarà e non vedo l'ora di scoprirlo, di vivere a pieno l'anno che mi aspetta qui.


Ma come è questa Mombasa?

Mombasa è la seconda città più grande del Kenya e già in un mese ho notato le mille sfaccettature con cui si presenta. Si passa da quartieri ricchi con ville e strade pulite a baraccopoli e discarica aperta all'angolo della strada. E' una città caotica, sembra non si fermi, nemmeno durante la notte: la musica, insieme ai clacson, è uno dei sottofondi principali. 
L'intreccio e la convivenza di tantissime religioni  nello stesso posto mi ha un po' stupita: musulmani, cattolici, buddisti, indù convivono a Mombasa.
Lungo la strada le persone lavorano vendendo frutta, verdura, cassava fritta, cibo di ogni genere, vestiti, poltrone,
divani, bare, letti e tanto altro.



I conductor dei matatu (pullmino-taxi con 14 posti) urlano dal finestrino per cercare passeggeri da trasportare, con un costo molto basso. I driver dei tuk tuk (una specie di Apecar-taxi con 3 posti) girovagano per la città alla ricerca di passeggeri più benestanti.








Quelli meno fortunati trainano pesantissimi carretti di legno sotto al sole, a piedi nudi, sull'asfalto cuocente; altri conducono una bicicletta carica di sacchi e cassette contenenti cipolle, banane o verze. Quelli meno fortunati ancora un lavoro non ce l'hanno.





Durante questo mese di osservazione della città, delle persone che la vivono e del modo in cui la vivono mi sono dovuta mordere la lingua già un'infinità di volte, ho dovuto trattenere le lacrime e le parole contando fino a 10. Di certo il contesto non è semplice, ma è comunque una gioia vedere nelle persone e nei bambini quel sorriso smagliante e dico "Wow".

WOW




mercoledì 30 gennaio 2019

L’Africa, un sogno che si realizza. Diamo il VIA, SCE 2019 è iniziato!

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Sono Greta, ho 25 anni e sto finalmente per realizzare un sogno, il sogno.
Avete presente quando vi chiedono “Quale è il tuo sogno nel cassetto?” oppure “Il sogno della vita?”.
Ecco, il mio è questo: l’Africa. Tra quattro giorni la mia vita si sposterà in Kenya, a Mombasa, per un intero anno di Servizio Civile Estero con Caritas Ambrosiana.
Ma chi è Greta?
Sono una ragazza molto semplice, cresciuta in oratorio e studio Scienze dell’Educazione all’Università Bicocca di Milano.
Ho iniziato ad affiancarmi al volontariato molto presto in vari settori. Oltre che tutte le attività oratoriane, ho speso parte del mio tempo in una casa residenziale per disabili, successivamente in casa di riposo per anziani; poi ho iniziato ad insegnare italiano a stranieri e, ormai da tre anni, sono soccorritrice sui mezzi per l’Emergenza Sanitaria.

Ovunque vada, chi mi conosce, mi definisce “colorata”, forse per il mio modo di vestire (ogni capo di un colore diverso) che mai si abbina o forse per il mio sorriso “smagliante e luminoso” che trasmette colore.
Un giorno una bambina ha fatto il mio ritratto dicendomi “La tua faccia è rosa, ma ricorda un arcobaleno. Tu mi ricordi i colori!”.





Crescendo in oratorio ho avuto la fortuna di incontrare la simpaticissima Suor Amata che, piano piano, mi ha fatto conoscere l’Africa e più precisamente il Congo, le sue abitudine, la sua cultura, le danze e le canzoni, i cibi e gli odori, suscitando in me una grande curiosità di partire e vedere con i miei occhi quella terra, di sentire con il mio naso quegli odori e di trasmettere con il mio sorriso quello che esattamente lei ha trasmesso a me. Il mio sogno.




L’estate scorsa grazie ai Cantieri della Solidarietà organizzati da Caritas Ambrosiana e ho trascorso le mie tre settimane di vacanza in Kenya, sempre a Mombasa, a servizio di bambini e ragazzi. Al mio rientro la sensazione era molto strana: non riuscivo ad orientarmi, sentivo che tre settimane non erano state sufficienti e che avrei preteso di più da me stessa e che avrei voluto più tempo per farlo. 






E per questo, grazie a Suor Amata, agli incontri fatti nella mia vita e al Cantiere a Mombasa ho deciso di candidarmi per il Servizio Civile Estero nella mia Africa.
Diamo il VIA, SCE 2019 è iniziato!
Sensazioni a riguardo? Me la sto facendo sotto!!!!!!
Scherzi a parte, sono super mega gasata e carica, non vedo l’ora di partire e di vivere al massimo questo anno, il mio anno. Allo stesso tempo si intrecciano sensazioni di paura e preoccupazione data l’esperienza delicata che mi aspetta in un contesto per niente semplice.







In bocca al lupo a me e a tutto il gruppo SCE2019!
Ci vediamo, o meglio, sentiamo da Mombasa!
Greta