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martedì 1 dicembre 2009

'Id, Damasco

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La ‘Id Al Adha, o “Festa del Sacrificio”, è una delle feste più sentite dai musulmani, paragonabile per importanza alla Pasqua cristiana. La famosa cerimonia dello sgozzamento del montone ricorda il medesimo sacrificio rituale che Ibrahim (Abramo) fece per adempiere alla volontà di Dio. Commemorando le gesta di Abramo, arrivato quasi a sacrificare il suo unico figlio Isma'il pur di superare le prove divine, la ‘Id vuole celebrare la fede e la totale sottomissione a Dio. Durante questi giorni (i cosiddetti “giorni della letizia”) ogni forma di digiuno è severamente proibita, le famiglie si riuniscono per mangiare i tradizionali piatti di carne di agnello, e anche i più bisognosi non vengono dimenticati (partecipano ai banchetti o ricevono direttamente dalle famiglie una parte dell'animale macellato).

Per un turista occidentale, andare a Damasco durante i giorni di ‘Id può essere un esperienza alquanto surreale. La prima impressione è che la città sia anestetizzata. I negozi fuori dal centro sono tutti chiusi, per le strade si aggira solo qualche venditore ambulante con il suo baracchino di cianfrusaglie. I tassisti sono pochi e svogliati, per andare in qualunque parte della città bisogna rinunciare al rassicurante tassametro.

La città vecchia, soprattutto a partire dal pomeriggio, è invece l’esatto contrario. Una bolgia che comincia dal suq al-Hamidyie, sfavillante galleria ottomana dove si concentrano i negozi più eleganti della città, continua oltre la moschea Ommayade, epicentro dei festeggiamenti, e finisce a Bab Tuma, il quartiere cristiano dove si condensa la movida damascena. I tradizionali ristoranti, all’interno di stupende case con cortile, registrano alla sera il tutto esaurito. Con i negozi ufficialmente chiusi, ogni metro quadrato disponibile viene preso d’assalto da banchetti e carretti ambulanti: oggettistica religiosa, giocattoli per bambini e paccottiglia d’importazione, ma anche pannocchie lessate, succhi di mora e limone, fave, falafel e caramelle gommose.

Torme di bambini, adolescenti e giovani camminano scanzonati per i vicoli, rincorrendosi avanti e indietro tra la folla. C’è anche chi si spruzza con la schiuma da barba, chi cerca disperatamente di incunearsi tra la gente con un pratico e maneggevole SUV 4x4 - i più temerari hanno parcheggiato nei pressi della moschea - oppure chi si lascia prendere eccessivamente la mano dal clima di euforia (assistiamo in un solo giorno a ben tre risse, fatto più unico che raro a Damasco).

'Id, un prologo

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Decidiamo di partire per Damasco giovedì. Andiamo di buon passo alla stazione di ‘Abdali, in attesa di uno di quei fantastici taxi che per 11 dinari ti portano fino in Siria. Aspettiamo fiduciosi che il solito procacciatore di turisti ci abbordi con la domanda di rito: “’A-Shaam?” (per Damasco?). Invece niente. La piazza è silenziosa in una maniera inquietante; domani (venerdì) comincia la ‘Id, ci dicono, nessuno si muove dalla città.

Continuiamo, la vacanza in Siria non può proprio essere rimandata. Con qualche dinaro in meno in tasca rispetto al previsto, alla fine riusciamo a partire ugualmente. La strada si estende rettilinea, monotona, e attraversa il deserto giordano lasciandosi alle spalle minuscoli villaggi. Il tassista, tra una telefonata e l’altra, a un certo punto ci indica delle case di pietra diroccate. E un cammello.

"Lo vedi quello?" - ci dice - "E’ per la ’Id. La gente si sta preparando. Compra cammelli, mucche o montoni. Se in casa si è in tanti fratelli il cammello è la cosa migliore, anche se è una grossa spesa. Si può arrivare a spendere anche 1.500-1.800 dinari [stessa cifra in euro]. Mettiamo invece che i fratelli sono cinque. Con 1.200 dinari si comprano una mucca, la fanno macellare e poi la distribuiscono a tutti, anche ai poveri. Altrimenti se uno è da solo può scegliere di prendersi un montone a 200 dinari. E’ la soluzione più comoda, soprattutto in città. Ne stavo giusto parlando con mio fratello al telefono, così trovo tutto organizzato al mio ritorno domani ad Amman."