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giovedì 3 aprile 2014

Georgia: danzare la vita

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Ed eccoci arrivati a Kutaisi, città di 150.000 abitanti, sede (non si sa ancora per quanto) del Parlamento. Provate a fare uno sforzo di fantasia e immaginare i nostri rappresentanti romani che per raggiungere gli scranni e sedersi nell'emiciclo devono mettersi in viaggio per almeno 4 ore, in auto, su una provinciale a 2 corsie (una per senso di marcia) e mettersi in coda ai tir che dall'Azerbaijan trasportano petrolio (e quindi sono piuttosto lenti).
Eh si, perché il parlamento non è a Tbilisi ma, grazie ad un simpatico architetto spagnolo, ora a Kutaisi c'è un edificio (enorme), a forma di lumaca che ospita i legislatori locali, costretti a fare i pendolari e a velocizzare l'iter parlamentare.

Ma la storia di oggi ve la raccontiamo attraverso un breve filmato.

A Kutaisi, di interessante c'è un centro diurno. 

curato da Caritas Georgia, diretto da un prof. locale, voluto e amato instancabilmente da suor Loredana che da almeno dieci anni accoglie ogni giorno oltre 100 bambini in stato di necessità socio-economica.

Che per la legge significa vivere con meno di 5 lari al giorno (circa 2€)

Doposcuola, laboratori di informatica,  inglese, cucito, falegnameria e danza tradizionale.


Qui vi facciamo vedere le prove: peccato che i bimbi non indossino gli abiti tradizionali!



martedì 1 aprile 2014

Georgia: profughi per sempre

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Chi si ricorda della guerra dei 5 giorni dell'agosto 2008?
Queste 3000 famiglie (circa 12000 persone) certamente sí.

Nessuno oggi crede (ma molti lo sostenevano già 6 anni fa) di poter far ritorno in Ossezia del sud, la cui indipendenza non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale tranne che dalla Russia e dal Nicaragua (!?!).

Ecco, la connessione non ci permette di raccontare altro, ma la foto racconta a sufficienza l'immobilismo delle diplomazie e le analogie con la complessità della situazione attuale in Ucraina.  Speriamo di sbagliarci. Speriamo...

Georgia: born in the USA (?)

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Succede anche questo: sommerso nel traffico di Tbilisi, mentre il cuore batte a mille a causa della guida allegra di Kaka, non credi ai tuoi occhi quando ti imbatti in quello che vorresti fosse un vecchio manifesto pubblicitario e invece è il toponimo di una via non proprio secondaria della capitale.


Ma, bizzarrie a parte (è tutto vero!), oggi ci siamo concentrati su chi è nato nella Georgia Euro(?)Asiatica(?) e per biografie diverse non ha una famiglia su cui poter pienamente contare.

Ma oggi non vogliamo raccontare storie strappalacrime di minori in istituto che vivono in condizioni subumane.
Vogliamo dirvi che, grazie alle politiche di de-istituzionalizzazione introdotte a partire dal 2006, ora nel Paese (il primo in assoluto, parlando di stati ex sovietici) sono rimasti solo 3 istituti (prima 49) che ospitano ancora 120 minori (prima 5.000) privi di cure genitoriali.

Il vecchio Istituto di Rustavi oggi ospita una comunità di pronto intervento per adolescenti di strada. 
E quei 5.000? Dove sono finiti?
La priorità è stata data al reinserimento nella rete famigliare allargata, in seconda istanza l'affido e/o l'adozione nazionale. In tutti gli altri casi, l'invio presso Case Famiglia.
Le strutture, finanziate al 75% dallo Stato, sono gestite dal privato sociale: Caritas Georgia è in prima linea nel settore del sostegno dell'infanzia e dell'adolescenza e anche Caritas Ambrosiana ha voluto offrire il proprio contributo per sostenere e incoraggiare il preziosissimo lavoro avviato.




domenica 30 marzo 2014

Georgia: back in the USSR

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L'atterraggio non è stato proprio una passeggiata, ma alla fine siamo arrivati in Gruzia stanotte con l'emozione di un doppio cambio di fuso orario in diretta: l'ora legale italiana (+1) + il fuso orario locale (+3) - l'ora legale locale che qui non viene applicata. In sostanza, ogni quarto d'ora chiedo a Matteo che ora è e che ora sarà in Italia.
Poche ore di sonno (diciamo dalle 7 alle 11 a.m, ora locale) e poi un primo giro per prendere confidenza con il Gurjistan. Anche stavolta (Elisa può testimoniare), siamo arrivati con il colbacco partendo da Milano in canotta e abbiamo fatto bene! Un potente vento gelido ci ha accompagnato tutto il giorno mentre la temperatura eterna non arrivava ai 3 gradi. Diciamo che non abbiamo avuto problemi a rimanere svegli.
Ma dove siamo arrivati?
Ecco la prima impressione (dal punto di vista dell'amico Vlad)




questa foto è un cameo per chi conosce la Moldova


Sergio e Matteo

martedì 26 novembre 2013

Il Cantiere di Fetesti non finisce qui

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Occhei la formazione, i progetti, le rendicontazioni.
Una missione però è anche viaggio, kilometri macinati a guardare il paesaggio e a chiacchierare ore e ore (e a me e Igor riesce piuttosto bene...). E' fermarsi per strada a recuperare borse piene di prodotti della terra da portare a casa: quelli comprati in capitale hanno un altro sapore.
E continuare a stupirsi perchè quella macchina appesa lassù, serve come richiamo per la  scuola guida (che si fa sullo sterrato, perchè qui le strade non è che siano proprio piene di incroci).


Parinte Igor ci aspetta da un po'. "Ho già stappato una bottiglia di vino, quando arrivate?".
In effetti sono le 14:30 e l'ora di pranzo è passata da un po'. 
Suo figlio si è appena svegliato ma non sembra essere intimorito da presenze straniere. Probabilmente il ricordo degli 11 + 2 cantieristi 2013 non è poi così lontano e la lingua italiana non così ostile.



E' felice parinte, e anche i volontari che oggi, come tutti i giorni, accolgono una ventina di bimbi a cui offrono un pasto caldo e un pomeriggio di compiti e giochi. 
I volontari sono una trentina, il più giovane ha 11 anni. Come il più vecchio degli ospiti del doposcuola.
Fa freddo a Fetesti e la casetta, piccola piccola, che accoglie i bambini, è poco illuminata, ma riscaldata da una bella stufa tradizionale appena rinnovata per prepararsi a combattere l'inverno. "Parinte, ma ci sono più volontari che beneficiari, che bello!"



"Si, Sergio. I volontari si turnano durante la settimana perchè c'è poco spazio e perchè per poter aiutare i più piccoli devono arrivare quando ancora non sono finite le lezioni al liceo. Turnandosi, perdono meno giorni di scuola. A dire il vero vorremmo accogliere più bambini, ce ne sarebbe bisogno, ma non abbiamo abbastanza risorse per dar da mangiare a tutti ogni giorno".

"Ragazzi, grazie per la bella esperienza di questa estate! Vi porto i saluti di tutti i cantieristi, ma proprio tutti!"
E vi cito uno ad uno. I loro volti si riempiono di sorrisi, ripetono i nomi dei volontari italiani senza dimenticar nessuno. Ringraziano. E vi mandano un bel saluto.



L'anno prossimo, a Fetesti, ci torniamo di sicuro!



lunedì 25 novembre 2013

(ancora) In Moldova con Matteo

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Stavolta la sveglia suona prima del solito. Il nostro aereo parte alle 7 da Malpensa e così capita di trovarsi a chiacchierare alle 4 del mattino con Guido a Cadorna.  Lui è preoccupato: gli omoni della vigilanza notturna della centrale stazione milanese, gli hanno intimato di non importunare i viaggiatori in attesa del primo treno x l'aeroporto. "Scusa! Guido non disturba. Guido ascolta la musica al telefono ma ora è scarico.  Se sali sul treno posso collegare il caricatore. Se salgo con te non mi cacciano: sei mio amico? Ti disturbo? Guido non disturba!"

L'aereo è mezzo vuoto e la signorina al check-in ci piazza quasi in prima fila: giornata fredda e cielo terso: Matteo mi può raccontare, con dovizia di particolari,  l'orografia dell'intero arco alpino.
Il monte Rosa,  il Verbano,  Varese e il Sacro monte,  Como, il monte Generoso,  Erba e i laghetti, Lecco, il Legnone e poi piú avanti, finalmente le dolomiti.
Turbolenze, biscottini e succo, turbolenze, atterraggio un po' lungo, che l'aereo deve fare inversione per imboccare la strada x il terminal e poi Oleg.  Siamo arrivati a casa!

Le porte della città ci accolgono ancora, imponenti, forse un po' opprimenti ma sempre a braccia aperte.

"Sergio,  fra 20 minuti iniziamo la prima plenaria.  Nell'attesa riguardiamo insieme il programma di questi giorni."


Igor sa che dobbiamo sfruttare ogni minuto possibile e poi ci invita a scendere in sala riunioni.



La multi ani Viktor! Quando un collega compie gli anni,  in Diaconia si fa festa, ci si siede intorno alla tavola e si condivide. Non solo le preoccupazioni, i progetti, le storie faticose degli ospiti dei servizi.
Si condivide e si ringrazia.  E poi si torna al lavoro.


Pronti? Via! 
Ora è tempo di iniziare: Matteo con l'equipe del Centro Maternale, io e Igor a fare il punto sui progetti.

giovedì 7 marzo 2013

Qui Maurizio, a voi Milano (Radio mushauri 2)

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[09:00]

cari colleghi,

oggi è quasi come essere in ufficio. sarò tutto il giorno (o quasi) davanti al pc a scivere la relazione. se avete bisogno parlate e/o scrivete. oggi, qui a Goma, sembra che tutto funzioni un po' meglio...anche la posta.

[...]

allego per sergio il testo della trasmissione di radio vaticana in cui si comunica dell'apertura di Radio Mushauri e si parla anche di Caritas Ambrosiana!...se può servire...visto che è in francese.


salutoni...e...

se mi giro a destra vedo il lago.





 

 
 
 
[09:34]

non riuscivo ad allegare, te l'ho copiato nel messaggio:




Province du Maniema:
Une radio dont le matériel est financé par la Caritas Ambrosiana et appartenant au diocèse de Kindu inaugure ses émissions.



Vendredi, 01 Mars 2013 08:52
 
Radio Vatican News Letter annonce la naissance de la Radio catholique Mushauri au diocèse de Kindu, dans la province du Maniema, dans le centre de la République Démocratique du Congo. En langue swahili parlé dans ce diocèse « mushauri » veut dire : « le conseiller ».
 
==Click here to read the English Version==
 
Mgr NGUMBI du diocèse de Kindu, initiateur de la nouvelle radio diocesaineLa Radio catholique Mushauri est la plus puissante de la province du Maniema. Le matériel de cette nouvelle radio a été acquis grâce au financement de la Caritas Abrosiana d’Italie. La communauté à la base a contribué à l’installation de ce matériel. L’initiateur de ce média est l’Evêque de Kindu, Mgr Willy NGUMBI, rapporte caritasdev.cd

L’émetteur de la Radio catholique Mushauri est de 1.000 watts, avec un pilonne de 40 mètres doté de 8 dipôles. Cette station aura ainsi le statut d’une radio communautaire, émettant sur 99.2 en Modulation de Fréquence. Elle porte sur un rayon de 250 km, suivant les premiers rapports d’écoute dressés par son directeur, monsieur l’Abbé Jules LUKUSUMBE.
 
La Radio Mushauri, la trente-troisième radio catholique dans le pays
La nouvelle station, la trente-troisième radio catholique dans le pays, couvrira donc les trois quarts de la superficie du diocèse de Kindu. Dans la ville de Kindu, chef-lieu de la province du Maniema où émet ladite radio fonctionnent aussi une radio musulmane, deux radios des Eglises dites de réveil, trois radios privées appartenant à des partis politiques et la station provinciale de la Radio-Télévision Nationale Congolaise.
 
Pour l’évangélisation et le développement du diocèse de Kindu
La Radio catholique Mushauri a commencé ses émissions le mercredi 16 janvier 2013 dans la matinée (11 h 00’), a précisé Radio Vatican News Letter dans son édition du 27 février 2013 parvenue à caritasdev.cd Les auditeurs de la nouvelle station vont assurer dans l’avenir l’achat du carburant pour le fonctionnement de son générateur d’énergie et pour la paie du personnel de cette radio voulue par Mgr Willy NGUMBI comme étant un média pour l’évangélisation et le développement du diocèse de Kindu.

[JOSEPH KIALA]

 
[11:03]

ciao sergio. ho parlato troppo presto. sta tornando tutto molto lento. non ho link. ti ho incollato l'inizio del file che mi hanno dato, magari tu riesci a cavarci qualcosa che ti faccia risalire al link.

non ho provato ad aprire il blog per i tempi proibitivi....

 

[11:08] SMS

 

Ciao. Abbandono per 1 ora (sperando che riprenda vita la connessione).

 
 
[...........................]
 
 
Ciao Maurizio, buon rientro a casa!
[Sergio]


domenica 3 marzo 2013

Radio mushauri (Radio Kindu)

2 commenti:

 
 
 

Eh sì, è proprio vero!

 


Queste immagini lo testimoniano: RADIO MUSHAURI trasmette dalle 11:18 del 16 gennaio 2013, come dice orgogliosamente il suo direttore Abbé Jules Lukusumbe.
 
  

 
E’ stato sinceramente emozionante entrare negli studi della neonata emittente e respirare la genuina soddisfazione per questo sogno cullato per anni e finalmente realizzato.
 
 
 
 

Per ora trasmette 10 ore al giorno in tutta l’estesissima diocesi di Kindu e oltre.
 

Ma si intuisce già la grande voglia di farla crescere; ne parla l’Abbé Jules, i giornalisti, i tecnici ma soprattutto ne parla la gente che l’ascolta…ovunque…e che telefona per dimostrare il suo apprezzamento e per dare i propri consigli.
 
 
 
Il vescovo Mons.Willy Ngumbi l’ha definita “le fleur” della nostra collaborazione pluriennale ed effettivamente è facile essere d’accordo dicendo che potrebbe lasciare un segno importante nella vita della gente del territorio diocesano.
 

I cattolici, anche nei luoghi più isolati, potranno ascoltare catechesi, la Messa e sentirsi uniti nella preghiera a tutti gli altri fedeli distribuiti sul territorio …e quando si parla di luoghi isolati a Kindu…non è un modo di dire.
Per tutti gli ascoltatori ci sarà la possibilità, inoltre, di usufruire di corsi radiofonici su tematiche legate allo sviluppo, alla salute, all’economia domestica e…a quanto si riterrà utile nel tempo per la popolazione locale.
Mi sono assoggettato  pure all’intervista…e chi mi conosce lo sa che anche questo è un piccolo miracolo ma l’occasione lo richiedeva.
 
(in queste ore in missione a Kindu)
 

giovedì 22 novembre 2012

Domnul sef

2 commenti:

Quando ti prepari per andare in missione (n.d.r. “svolgere un compito particolare fuori dalla sede abituale di lavoro”, nel nostro caso in Moldova) sei concentrato sugli obiettivi, le persone da incontrare, i progetti da conoscere o da valutare.
Se poi la meta da raggiungere è abituale, non ti preoccupi troppo del contenuto della valigia. Sai che gli amici ti accoglieranno come in famiglia e non incontrerai ombre di cui aver paura.



Punti la sveglia alle 4.30, il decollo a Malpensa è previsto alle 8. Affronti la fatica con serenità, perché hai la certezza che alla fine della giornata varcherai senza incertezze la soglia di casa.
Ad avere un po’ più di tempo, avrei corredato il post di una musica strappalacrime ma si sa, “noi abbiamo gli orologi…sono gli africani che hanno il tempo”.

Anche M&M&M, nonostante quintali di formazione interculturale, non hanno avuto il tempo…di pagare la bolletta della luce!!!!!!!

E così da un paio di giorni mi tocca condividere con il collega (altro M, un incubo!), in una romantica atmosfera, gli spazi vitali (ma proprio TUTTI) che una casa può offrire.
Per rimediare al nefasto scarto culturale, M cerca di rimediare colorandosi di nero e colorando M che stoicamente non oppone resistenza.


Decidiamo di immergerci nella cultura moldava e accogliamo con piacere la proposta di una cena in un locale non propriamente turistico. La città riserva sempre sorprese e così, mentre ci incamminiamo verso la ridente trattoria “Più sotto del bagno” (c’è poco da ridere…), rimaniamo colpiti da almeno un paio di stranezze.

La prima

La seconda merita il lancio di un nuovo concorso (scrivere le ipotesi nei commenti al post): 
cosa rappresenta questo cartello stradale?




La serata scorre piacevolmente…in particolare per M e M a turno vengono abbordati da un cortese quanto brillo signore che, ebbro di felicità, ci dona una caraffa di vino della casa!
Si torna a casa e ci si prepara all’evento della settimana:  tutto l’ufficio è fibrillazione per la conferenza che racconterà pubblicamente gli esiti di anni di un processo di lavoro promosso dalla chiesa locale e condiviso con generazioni di SCE.
Un manifesto pubblicitario ci ricorda che qui la strada da percorrere è ancora lunga…

Verso l'Europa: verso un futuro decente
Ore 7, suona la sveglia! Abbiamo messo in valigia il vestito della festa e finalmente, ora che la luce è tornata, possiamo guardarci allo specchio per farci belli.


La sala è gremita, gli studenti dell’Università che ci ospita, gli operatori sociali e le autorità ascoltano con attenzione i relatori. M termina il suo intervento tra gli applausi, gli amici di Diaconia sono contenti! 


Ora però pubblico il post che stasera si festeggia!


p.s. Dimenticavo. Questa volta mi porto a casa una  gratificazione grande almeno quanto il risotto alla salsiccia e il tiramisù cucinati da M. Il mitico signor Jacob, uomo tuttofare nonché “agente immobiliare nostrano”, interpellato per l’emergenza buio, entra in casa Caritas, mi riconosce (!?!), interrompe il vano tentativo di aggirare l’embargo dell’ENEL locale (collegando un numero imprecisato di prolunghe) e mi saluta dicendo: “Buna ziua domnul sef!"(buona sera signor capo!.
Questo si che è sentirsi a casa!

lunedì 6 febbraio 2012

Non ci sono più le quattro stagioni

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(Quindi vado di margherita)

Nella penultima cena sul Mare delle Andamane, il discorso con i nostri commensali thailandesi prende una piega che mi piace fermare.


In autunno Bangkok ha subito un’alluvione che ha ucciso più di 500 persone. Yingluck Shinawatra, sorella minore dell’esiliato tycoon Thaksin, è l’attuale Capo di Governo. Donna d’affari più che di esperienza politica, Yingluck condivide con il fratello un cognome che in thai significa “fa bene di abitudine”: allora forse non era abituata a trovarsi in situazioni del genere, certo è che i 10 mln di thai colpiti da 10 mln di metri cubi d’acqua non dimenticheranno facilmente la sua scesa in campo (peraltro avvenuta a piogge già iniziate), quando non fece propriamente “bene”, minimizzando l’emergenza.

Purtroppo ci riferiscono come la Nasa le prospetti imminenti possibilità di riscatto nella gestione di catastrofi simili, almeno nei prossimi 3 anni, dopo i quali la stessa agenzia prevede un ritorno alla quiete tettonica e pluviale. Qualche sacerdote del nord del Paese starebbe incoraggiando i suoi fedeli ad affrettare i loro sforzi di evangelizzazione poiché, secondo le sue fonti, il sud della Thailandia sarà presto sommerso dalle acque.


In disaccordo con queste parole, il nostro commensale, anch’egli un don thailandese, si affretta a lodare la loro cucina dai sapori così vari e così piccanti a dispetto di quella italiana, monotona e limitante nel suo schema primo-secondo-contorno. Ingollando la nona zuppa allo zenzero della missione, gli chiediamo cosa pensi degli improvvisi cambiamenti meteorologici degli ultimi anni.

“Mio padre prevedeva che tempo avrebbe fatto il giorno successivo. Lo sapeva sempre, e il bello era che non capiva neanche lui come faceva a saperlo. Crescendo mi son detto che, vivendoci in mezzo per anni, lui comprendeva la lingua della natura ma non sapeva insegnarne la grammatica. Fatto sta che non sbagliava mai. Due anni fa ero in visita a trovarlo e gli chiesi se l’indomani avrebbe piovuto. Mi ha guardato, confidandomi che non era più capace di dirlo”.

“La Terra è cambiata”, aggiunge il quarto seduto al nostro desco, con un tono di voce da Dama Galadriel “le stesse formiche sono disorientate; dai loro movimenti si deduce che non sanno se pioverà o se farà bello. E quest’anno sui monti settentrionali è nevicato, ma non era neve, era un fenomeno atmosferico differente, particolare”.

Le parole aleggiano per un po’, portando la mia mente a prospettare il 2012 come un “anno segno”, forse soggettivo forse oggettivo, che sia anno del gallo o del drago, della morte del Re Rama IX o quello in cui i movimenti di persone tra i Paesi della regione dell’ASEAN (Thailandia e Myanmar compresi) saranno liberalizzati.


Quindi la missione va esaurendosi, pregna fino all'ultima tratto in macchina. Poi prendiamo l’aereo, proviamo tutti i videogiochi, fruiamo di buona parte dell’offerta cinematografica accettabile, leggiamo e ci cimentiamo in giochini enigmistici. Giochiamo a calciobalilla, guardiamo dei russi, e dormo sotto una poltrona.

Poi riprendiamo l’aereo, ci spostiamo per qualche ora a 700 km\h, passiamo dai 30°C ai meno10, quelli che ci stanno intorno riprendono a parlare italiano e nevica. Neve vera.

O è merito del re o è merito del gallo, però anche questa volta credo che la nostra missione abbia significato.

[E non è un errore di tempo grammaticale, semmai manca un complemento oggetto. Che arriverà]

martedì 31 gennaio 2012

digital divide

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Che poi tornato a casa mi sono detto per l'ennesima volta: tutto il mondo è paese.
Mentre sei dall'altro capo del mondo scopri che a Milano la scadenza per iscrivere i bambini alle elementari è mobile. Anzi no, è fissa. Anzi no, dipende dall'istituto. O forse dal capo dell'istituto (preside? dirigente scolastico?..vabbè, il capo).
Ma non tutti hanno la fortuna di trovare il burocrate che rispetta la legge.
E così penso che tutto sommato se Pippo, figlio di immigrati, non ha diritto ad avere il modulo di iscrizione per tentare di essere estratto (anche in Italia i giochi a premi piacciono assai) per entrare come studente fuori bacino, in una scuola che non è fatta solo di immigrati, alla fine funziona come in Thailandia.
Dove i figli dei birmani (gli immigrati per i Thai) devono vincere la lotteria promossa dal capo più umano.

E' come nei film di Villaggio: solo che se il capo è una belva, allora in Thailandia a scuola non ci vai. Se sei fortunato trovi un Learning Center.



Ma se ci arrivi a 12 anni, ti alfabetizzano e superi gli esami, allora, forse, puoi entrare in una scuola pubblica in 1a elementare.
Ma questo accade al 4% dei bambini.
Gli altri possono continuare a cantare simpatiche canzoncine e a imparare a far di conto che così, quando al pomeriggio tornano a casa nello slum, riescono a mettere su un bel mercatino senza timore di perderci un baht.

sabato 28 gennaio 2012

I Morgan, alias gli zingari del mare

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Le vicende dei Morgan son difficili da scrivere. Devi pesare parole quali “semplici”, “sviluppati”, “modernità”, “primitivi”. Forse un antropologo, non un antropaologo. Ci provo, come già spezzatamente accadde in 1: ONE*.

Nel mezzo del cammino, come nel mezzo di trasporto, esiste un elemento, un aspetto transitorio, il transito di terra, la pausa materiale, nel mezzo c'e' anche il dubbio di come diventare”, cantava Marco Castoldi nel 1997, quando non cercava le x. È splendida presunzione credere di avere conosciuto i Morgan. E presuntuoso non voglio apparire (neanche essere, ma questa è un’altra storia). Il nucleo sta nel mezzo, e noi nel mezzo non ci arriviamo. Arriviamo appena alla superficie: è un pomeriggio sereno, quello in cui stiamo in una barca, ingannando il tempo dell'attesa scattando foto.


I Morgan, o Moken. Un gruppo etnico di 2000, 3000 persone che vivono in comunità sparse per il Golfo delle Andamane, tra la Thailandia e il Myanmar. Si dice che siano nomadi, ma quelli con cui abbiam parlato noi non lo sono.

Di mestiere le donne raccolgono le conchiglie. E poi fanno figli. Da quando la natura gli concede di averne, che loro siano 11enni o 13enni. Quando chiediamo ai Morgan quante mogli abbia ognuno di loro, la domanda gli viene tradotta dall’inglese al thai, dal thai al loro dialetto ed iniziano a rispondere e a ridere e a replicare e i traduttori partecipano al gioco incalzandoli e scoppiano nuovamente a ridere tutti. Tranne noi. Dopo un minuto di questa scena, la persona che ci sta facendo da mediatore si gira verso di noi e, impassibile, risponde lapidario. “Una”. Mi sento in un fumetto di Guy Delisle**.

Di mestiere gli uomini pescano con le bombe. Ma, a differenza di Super Dynamyte Fishing***, ogni tanto qualcosa va storto; quelli con cui abbiamo parlato noi parevano i pirati del Mar dei Sargassi****, uno con l’occhio di vetro, uno senza un labbro, uno senza una mano e il quarto con una scritta thai (o birmana?) tatuata da capezzolo a capezzolo. Saltano su una barca come quella qua sotto e vi trascorrono una decina di giorni al largo. Per guadagnare la bellezza di 40€ a testa, con cui comprano da mangiare. E da bere. Il progetto promosso dalla Caritas locale li vorrebbe affiancare nel crescere l’abitudine al risparmio, ma il percorso è agli inizi e le loro smarrite reazioni quando gli chiediamo cosa ne pensano sono più efficaci di molti report.


Ho letto di un esperimento che confronta 2 scenari: nel 1° possiamo scegliere di avere 100 $ oggi o 110 domani; la > parte delle persone sceglie i 100 $ oggi. Nell'altro possiamo avere 100 $ tra un mese o 110 $ tra un mese e un giorno; la maggioranza sceglie di aspettare un giorno in + e avere 110 $ tra un mese e un giorno. Ecco, senza troppa cognizione di causa, mi son fatto l’idea che i Morgan non comprenderebbero il dilemma*****.

Mentre camminiamo tra le palafitte immerse nell’immondizia, da cui bimbetti nascosti ci sbirciano attenti, Father Suwat ci mostra una radura tra gli alberi: “Quello è il loro cimitero: appoggiano su quel terreno i corpi dei loro defunti”. Un gruppo di cani ci segue e il Padre parla un po’ a me e un po’ a se stesso quando conforta decenni di cooperazione allo sviluppo: “Perché la questione non è che loro sono poveri. La questione è che loro dipendono da famiglie thai che ne sfruttano il lavoro e l’ingenuità. Nessun Thai oggi vuole pescare con gli esplosivi, ed oltre a procurargli un molo e delle trappole per pesci, è nostra volontà renderli autonomi, commercialmente e non”.


I Morgan, ricitando il loro omonimo, erano fuori dal tempo, ed ora vi stanno entrando. Un ingresso del genere raramente riesce ad essere indolore, penso, mentre la suddetta barca ci riconsegna alla costa di Ranong.

* Odio riscrivere le stesse cose, un po’ di più di quanto odio autolinkarmi

** Guy Delisle, fumettista canadese, al seguito della moglie medico senza frontiere, ha vissuto in improbabili Paesi asiatici quali il Myanmar, la Corea e la Cina meridionale, raccontandomeli in pregiatissimi graphic novel

*** App ludica di Android da cui alcuni cervelli in fuga non son più tornati

**** 4 pirati sul Mar dei Sargassi, sopra una zattera fatta di assi, stanno remando, dicono loro, alla ricerca di un grande tesoro. Però uno è alto, uno è basso e uno è zoppo, e il quarto ha una benda sull’occhio. Zac

***** E, aggiungo, alcune riflessioni che mi trovo a fare sul denaro mi ricordano passaggi del manoscritti economico-filosofici di Marx&Engels del 1844, come quelli riportati inizialmente qua

lunedì 16 gennaio 2012

Per quelli che ascepettano il 2555 (e per Mauro) (non Repetto)

2 commenti:
Da piccolo mamma tivù insegna che per andare nel futuro ti serve del plutonio ed un amico che passa del tempo in bagno. Poi in ti trovi in Thailandia, a Ranong, ed è il 2555. Senza aver mai posseduto del plutonio.

Ho pensato di scrivervi 10 cose che accadono nel 2555 così vi preparate che, non ci si crede, ma il tempo vola. Sembra ieri che attendevo trepidante il derby ed oggi non ricordo neanche più chi lo giocava.

1. Nel 2555 i titoli dei blog sono tutti esauriti (anche le sigle + improbabili, che so… sce2012 potrebbe essere per esempio “Senior Capstone Experience - 2012” o_O) e tu devi incollarne alcuni insieme se vuoi aprirne uno

2. Nel 2555 Ranong è abitata per metà da immigrati birmani, un po’ legalizzati un po’ no, e la metà della metà è abitata da thailandesi di origini cinesi. Che sarebbe come dire (per numeri) che Buccinasco è abitata per metà da svizzeri e la metà dell’altra metà son cinesi

3. Nel 2555 si vive al caldo e ci si veste leggeri e si disserta su come si faccia ad abitare in Paesi con meno di 20°, per poi entrare in macchine ed in abitazioni con l’aria condizionata che congela ogni (mio) processo digestivo in atto

4. Nel 2555 le barriere coralline saranno artificiali e fatte di plastica… no, saranno seminate nel mare… no, aspetta, saranno di cemento ed immerse a largo della costa se il governo dà l’autorizzazione. Ma tanto non lo fa, però nel 2555 sarà molto importante intendersi con l’inglese


5. Nel 2555 si diventerà spettatori professionisti: son stato davanti ad una zuppa e l’ho fotografata ma non l’ho bevuta, siamo stati in un casinò ed abbiamo osservato ma non abbiamo giocato, siamo stati in un karaoke ma ci siamo guardati intorno e non abbiamo suonato la chitarra

6. Nel 2555 non si trovano più gli oggetti che ci appartengono. Eppure erano qua

7. Nel 2555 ci si trova dei quadri viventi davanti. Oggi, in uno slum abitato da birmani, abbiamo visto una Madonna con bambino. Venerdì, nei pressi di Takuapa, ho visto “L’impero delle luci” di Magritte dall’auto. Non lo ritenevo possibile


8. Nel 2555 se farai troppe domande sulla giustizia, prima o poi qualcuno ti dirà: “Please, don’ ask me anymore <<Legal or illegal?>>”

9. Nel 2555 le zanzare dai denti a sciabola torneranno sulla Terra. E gli uomini rimpiangeranno i tirannosauri

10. Il 10° punto l'avevo scritto sul foglietto che era qua. Sergio, ce l'hai tu?

domenica 15 gennaio 2012

Thailandia, Asia, I atto

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Ranong è una piccola città "border line".
E la ritengo il mio primo incontro con la Thailandia.

L'appuntamento è fissato alle 8.30, dopo la colazione Thai. Ma il nostro ospite, che ci accompagnerà in barca a visitare il progetto che finanziamo a favore della comunità Morgan, non è ancora arrivato.



E' in ritardo (e non sarà un caso isolato...).
Inganniamo il tempo sbirciando il mercato del pesce. L'odore è intenso: sarà che sono abituato alle fredde temperature est europee. Mi rimane attaccato addosso per un po'. Gli scambi commerciali che ogni giorno animano i dintorni del piccolo porto mi sembrano apparentemente ordinati.
Il miei occhi fuggono, curiosi, e si fermano ad osservare granchi, abilmente impacchettati con gli elastici, tante specie di pesci, a me poco noti e, con mia sorpresa, un piccolo squalo.





I sidecar sono pronti ad accogliere il pesce appena acquistato e si affollano senza alcun timore di scontrarsi con chi gli è vicino. I venditori di pesce (o pollo) grigliato rifocillano i passanti.
Forse è meglio i dire "i transitanti". Numerosi sono i Thai che sono in attesa di imbarcarsi per il Myanmar.

Mi affaccio sulla via principale: oggi è la giornata dello studente. In modo composto, squadre di bambini si avvicinano al piazzale dove la festa ha inizio.
Chiedo a father Suwat (consapevole che la risposta non chiarirà i mie dubbi) che tipo di frutto sia quello che a miei occhi appare come una specie di tralcio d'uva fuori misura.



Mi chiede se desidero assaggiarlo e subito acquista un grappolo: è dolce, il sapore è noto, ma l'involucro no. Il Natale è appena passato, il ricordo è vicino, ma la buccia non c'entra proprio niente con i lycees.
E così dimentico in fretta la colazione locale, consumata insieme ad altri Thai, ok provare ad integrarsi, ma...



Ecco! E' arrivato. Ora ci possiamo imbarcare: Morgan, arriviamo!