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giovedì 16 giugno 2016

Bolivia: dalla parte dei discapacitados

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Negli ultimi tempi in Bolivia la situazione dei discapacitados si sta facendo complessa:
sono state organizzate manifestazioni e blocchi stradali (bloqueos), persone con discapacitad e le loro famiglie hanno marciato fino a La Paz, si sono calati dai ponti di Cochabamba con le carrozzine, si sono accampati per fare sentire la loro voce anche di notte...
Tutto ciò per richiamare l'attenzione del Governo e della popolazione sulla loro situazione attuale, sempre più difficile in quanto il costo della vita si è alzato di molto e il sussidio statale non è sufficiente a coprire le spese necessarie per vivere; il Presidente aveva assicurato un aumento dello stesso sussidio, ma non ha poi mantenuto la parola, preferendo impegnare il denaro in altre cose, negando continuamente il dialogo e il confronto su questa situazione che si sta facendo sempre più problematica.

Sono successi due fatti che hanno scosso particolarmente l'opinione pubblica:
il primo è stato la repressione violenta da parte delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti che, a La Paz, chiedevano di aver accesso alla piazza per poter parlare col Governo e instaurare finalmente un dialogo, dopo giorni di marcia;

il secondo consiste in un incidente che ha causato la morte di due manifestanti la notte di mercoledì scorso, a causa dell'imprudenza di una ragazza che stava guidando in stato di ebbrezza e che ha travolto la zona della manifestazione notturna.
Martedì c'è stata una manifestazione organizzata dal Comitato Civico, dagli stessi discapacitados, da studenti e professori della facoltà di Scienze Sociali dell'Università pubblica, da cooperative e associazioni.
Io sono riuscita a fare un salto e ho raccolto immagini e testimonianze che ho messo insieme in questo video

Non riesco a rimanere in silenzio, non riesco ad essere indifferente di fronte a tutto ciò: 
un po' perchè parte del mio servizio qui a Cochabamba è con una Fondazione che si occupa di seguire i bambini con discapacitad e più volte mi sono sentita inerme di fronte a famiglie abbandonate a se stesse...
e in parte perchè sono convinta che se tutti ci mettessimo insieme per amplificare la voce di chi sta manifestando -e che non viene preso purtroppo sul serio- qualcosa davvero potrebbe migliorare.

Hasta pronto,
Luci

(...e un saluto anche da Diland -con cui oggi ho fatto l'ultimo incontro del percorso che avevamo iniziato a febbraio- e che, al momento della "despedida" mi ha regalato uno degli abbracci più belli che io abbia mai ricevuto qui a Cochabamba.)

domenica 28 giugno 2009

di Don Paolo Farinella

5 commenti:
Cari tutti, credo che sia importante dedicare qualche minuto alla lettura di questa lettera scritta da Don Paolo Farinella al Card. Angelo Bagnasco di Genova.
Buona lettura!
Egregio sig. Cardinale, viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città. Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale. Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno. Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo. I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali. Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro. Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare". Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009). Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5). Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile. Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia. Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna. In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009 Paolo Farinella, prete

Senza "campagna" elettorale

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Mi ritrovo in Libano dopo un breve soggiorno italiano, che dire, non va, non va proprio. Mi sento persa, non ho più punti di riferimento. Prima giravo a sinistra dopo il cartellone "sois belle et vote". Seguivo dritto seguendo le immagini di "forza", un po' troppa, e a destra si andava per un "sois egale et vote". Ora non vedo più i faccioni delle supergnocche che mi dicono di essere bella intelligente e quindi mi invitano a votare per il 14 o l'8 marzo. Con un po' di sollievo poiché il mio femminismo poco femminista stava iniziando a trovarsi a disagio. Mancano, inoltre, i faccioni degli uomini politici sorridenti per tutti i palazzi del Paese, e come ne abbiamo esperienza, gli uomini politici non sono mai belli e questa peraltro sarebbe la loro mancanza minore. Stranetto anche non vedere più quella che ormai sento come la mia migliore amica, sempre in giro con me a Ashrafie: più piccola di me è la più giovane parlamentare nella storia del Libano. Non credo lo sia perché figlia di un noto giornalista ucciso da un attentato. In Libano - come in Italia - clientelismo, nepotismo, corruzione, non rientrano nel gioco elettorale e lo spazio è dato a tutti solo per meritocrazia. Viva i paesi felici e democratici. Viva il migliore dei mondi possibili.


Il giorno dopo...
Nel frattempo, Nabih Berri per la quinta volta consecutiva è stato eletto Presidente della camera libanese...perché non c'erano altri candidati?! Oggi, nonché sabato 27, Saad Hariri, figlio dello scomparso Rafiq, ha assunto la carica di Primo Ministro quando si sa che non ha la statura del padre, che è interessato più a salire sulla barca di Berlusconi in Sardegna che a grandi manovre politiche. Oh, poveri noi. Concludo con una frase di un amico libanese su Facebook: "Saad el harirreh the new PM, than bugs bunny was REAL after all...".

sabato 14 febbraio 2009

San Valentino

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Il 14 febbraio 2005 veniva ucciso Rafiq Hariri, ex Primo Ministro libanese, in un attentanto nel centro di Beirut in pieno giorno. Questo, il detonatore di tutto quello che ha vissuto il Libano negli ultimi anni: le manifestazioni per l'indipendenza, il ritiro delle truppe siriane, il ritorno di Geagea e Aoun sulla scena politica libanese, il proseguimento di attentati rivolti a uomini politici anti-siriani e giornalisti, la guerra del luglio 2006, Nahr al Bared, la guerra di maggio 2007 ecc...moltissimi eventi. Oggi la strada era bloccata, mille auto questa mattina andavano verso la capitale per le manifestazioni e al ritorno in direzione opposta era impossibile muoversi. Bandiere delle Forze Libanesi, della Corrente del Futuro, partiti cristiani e musulmani (sunniti), tutti appartenenti allo schieramento del 14 Marzo.

...ma non era questo che volevo dire. Martedì 10 febbraio hanno avuto luogo le elezioni israeliane. L'assetto del medioriente dipende da tutte le forze in campo, in Iran, in Israele, in Siria, in Libano, in Palestina. Anno di elezioni, il 2009. E abbiamo cominciato con Israele. Alcuni pensano che massacri e guerre spesso si compiono in funzione delle elezioni...ma noi non vogliamo crederlo, vero? noi vogliamo rimanere ingenui e puri di cuore e lasciare questo cinismo ad altri. Scusate il sarcasmo. Ecco il link per un articolo esaustivo su queste elezioni e la recente e futura politica israeliana.


Il sionismo può giustificare qualsiasi atto di violenza e ingiustizia?

di Gideon Levy
Haaretz, 12 febbraio 2009

La sinistra israeliana è morta nel 2000. Da allora il suo corpo è rimasto insepolto fino a che non è stato redatto il suo certificato di morte, firmato, sigillato e spedito martedì. Il boia del 2000 è stato anche il becchino del 2009: il ministro della difesa Ehud Barak. L'uomo che è riuscito a spargere la bugia riguardo la non esistenza di partner ha raccolto il frutto delle sue malefatte in queste elezioni. Il funerale è stato celebrato due giorni fa. [...]

lunedì 9 febbraio 2009

Una serata speciale

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T. vive dallo scorso agosto nell’Appartamento Sociale. Il prossimo luglio ne uscirà.

Quando esci dall’aeroporto di Chisinau vieni avvicinato da un gruppetto di taxisti in cerca di una corsa per il centro città.

Quando esci da un aeroporto di una qualsiasi altra città del sud del mondo, vieni assalito da urlanti venditori di corse che cercano invano di alleggerirti il portafoglio triplicando il prezzo perché tanto sei un turista e i soldi non ti mancano.

Quando rispondi che a minuti arriverà un tuo amico a prenderti, il taxista moldavo ti chiede se ti serve un “dopo taxi”.

Qualche giorno dopo, leggendo il quotidiano sull’aereo, ti accorgi che qualcuno nel tuo paese (in minuscolo, per favore) ha pensato di “chiedere”, per legge, ai medici di segnalare il paziente clandestino. Eh sì! Bisogna essere pazienti e sperare che il decreto flussi aumenti il numero di badanti, così hai qualche speranza in più di uscire dal tuo Paese. Bisogna poi essere pazienti e cercare qualcuno che ti assuma anche se non ti conosce. Se riesci a trovarlo, devi sperare, con pazienza, che il bambino che accudisci non diventi mai adulto o che l’anziano che curi sia immortale. Ci vuole tanta pazienza. Ma a un certo punto, quando ormai pensi di aver scoperto di essere una fonte inesauribile di pazienza, perdi il lavoro e ti ammali. Così ti accorgi che essere paziente non è più una virtù, è un reato.

In Ucraina è scoppiata una bombola del gas all’interno di una casa famiglia per minori che dopo pochi giorni avrebbe iniziato ad accogliere i primi bambini. Forse la guerra del gas, quello che arriva nelle nostre case, ha costretto il guardiano a difendersi dal freddo come poteva. La casa ora è un cumulo di macerie e il custode non ce l’ha fatta. In un primo momento gli amici ucraini che disperati ci hanno raccontato la tragedia, hanno lanciato un appello per trovare donatori. Perché a Kiev una sacca di sangue costa 100 $.

T. ha 17 anni e non ha ancora i documenti d’identità. Per lo Stato non esiste. Anche se ha vissuto per molto tempo in un istituto (internat) gestito dallo Stato. Come lei, altri 100.000 minori moldavi hanno uno o entrambe i genitori all’estero, a cercare un lavoro, non a fare le ferie. Quando le chiedi cosa vorrebbe fare da grande ti risponde che non sa neanche cosa farà il giorno dopo. Non riesce a disegnarsi un futuro.

Il progetto “Verso l’indipendenza” non ha la presunzione di salvarle la vita: prova almeno ad offrirle l’occasione di diffidare degli italiani che al taxista chiedono il “dopo taxi”, il dopo lavoro. Quegli stessi italiani che tornando a casa dalle proprie mogli, sull’aereo fanno a gara per raccontarsi la serata speciale appena trascorsa.

Quegli stessi cittadini che domani dovranno dire ad altre T. di fermare l’emorragia con un po’ di cerotti oppure di tornare da clandestini nel proprio Paese.

mercoledì 4 febbraio 2009

dita sporche di vernice viola: Si o No.

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Il 25 di gennaio tutto si ferma: non una macchina in giro, negozi chiusi, gente per strada. Tanti che camminano perché oggi non si può circolare in macchina senza un permesso speciale.

Da tre giorni oltre alle macchine, anche gli alcolici non sono permessi per evitare che l’alcol infervori eccessivamente gli animi già caldi. Da fuori la gente sembra tranquilla, o forse un po’ rassegnata, dato che i sondaggi danno vincente il SI già da qualche settimana.


Il 25 gennaio si vota per dire SI o No alla nuova costituzione boliviana. E’ un giorno importante, in cui molti sperano in un cambio, per una nuova Bolivia. Un’opportunità, come dice il Presidente, per “richiudere le vene aperte del Latinoamerica”.

Già dalle prime ore del mattino per strada, guardando le mani della gente, si scorge quasi sempre un dito violaceo, pieno d’inchiostro: sono coloro che hanno già espresso la loro preferenza, e che poi hanno dovuto immergere il dito nella soluzione viola come segno: si può votare una volta sola e il dito colorato fa’ fede!

La sera del referendum, tutta la Bolivia è in festa. Canti, balli, musica nelle piazze e le reti televisive che, a seconda del loro schieramento politico, enfatizzano la “vittoria” per l’approvazione o la “vittoria” per l’opposizione che ha ottenuto comunque molti voti.
Nessuno scontro e (apparentemente) nessuna irregolarità, tanti osservatori internazionali
sembrano soddisfatti dello svolgimento delle votazioni.


Feste per il SI e feste per il NO.

Bolivia in festa, ma Bolivia divisa.
L’oriente vota NO. L’occidente deciso per il SI. Quattro regioni decisamente contro, quattro regioni decisamente pro. Chuquisaca resta a 50% e 50%, in bilico fino alla fine, poi qualche voto decide: è un SI al 51,54%

Verso sera il presidente Evo Morales, ottenuti i primi risultati, proclama la rifondazione della Bolivia: “Fratelli e sorelle, sono molto soddisfatto, e lo dico con sincerità, non mi dimenticherò mai questo nuovo trionfo che mi avete dato” sono le parole di Morales a La Paz, davanti ad una folla in festa.

Speriamo che questa nuova tappa della storia boliviana, che questa costituzione così innovativa che riconosce i diritti fondamentali agli “indigeni originari campesini” possa aiutare la Bolivia a diventare migliore.
Dal 25 gennaio, sarà tutto da costruire: una nuova costituzione non significa risolvere i problemi, dall’oggi al domani, ma incamminarsi verso un cambiamento che avrà bisogno di tempo.

sabato 17 gennaio 2009

Satirica_mente Gaza

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Il lato tragicomico della guerra a Gaza secondo un vignettista arabo: Emad Hajjaj, co-fondatore e direttore creativo di un sito web dal nome Abu-Mahjoob. Se al titolo corrisponde una promessa ("il padre del nascosto", questo il titolo tradotto) potrete deciderlo voi stessi. Il sito, sia in arabo che in inglese, ha una sezione archivio succulenta, per chi avesse voglia di guardarsi un pò di satira.


venerdì 16 gennaio 2009

E leggerò domani...

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Sì lo so che dovrei scrivere poco, scrivere di altro, pubblicare fotografie, dire cose simpatiche e divertenti. Mi piacerebbe un sacco condividere delle ricette, anche per farmi e suggerire qualcosa di buono; mi piacerebbe parlare di musica, di film, di ragazze. E lo farò. Sì, anche parlare di ragazze, perchè no?!! E, tra l'altro, ce ne sarebbe da dire...
Ma poi, poi.
L'urgenza, oggi, è far conoscere e diffondere questa lettera aperta, di Moustafa Barghouthi, medico e parlamentare palestinese, uno di quelli che da anni percorre la strada dell'opposizione nonviolenta e attiva all'occupazione israeliana dei Territori...
Ho riportato solo la prima parte, il resto della lettera è "linkata". Vi prego di fare lo sforzo di leggere tutto, è molto interessante, reale, drammatico, fa pensare.
A me ha fatto pensare all'enorme differenza che esiste tra le parole "neutrale" e "equilibrio"...

Moustafa Barghouthi e Francesca Borri:

Gaza: e leggerò domani sui vostri giornali...


E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano? Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l’elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili, ma come si chiama, quando manca tutto il resto?

[......]

continua al link:
http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=234642


Daniele

martedì 9 dicembre 2008

Rachel...

1 commento:
Vi propongo il testo di una canzone della Casa del Vento, ispirata da una poesia che Rachel scrisse alla madre pochi giorni prima di morire.
Rachel Corrie, ragazza pacifista statunitense di 23 anni, voleva impedire, facendo scudo col proprio corpo, che i alcuni bulldozer abbattessero degli insediamenti lungo la striscia di Gaza, Palestina. Si adagiò in traiettoria del Bulldozer di 9 tonnellate, disarmata e chiaramente visibile. La ruspa guidata da un soldato, sotto gli ordini del suo comandante, la travolse. Era il 16 marzo del 2003.



Rachel and the Storm
(Casa del Vento feat Elisa)

È arrivato il momento
Io non posso aspettare
È un momento perfetto
Per decidere di andare.

Vorrei farvi vedere
L'arida terra su cui cammino
Tutti i segni del fuoco
E dove crescono i loro bambini.

Not in some distant place
Not a far away day
If I stuble and fall down
I will stand up again.

In the light of the dawn
I'll see the birds soar beyond the wall
I'll give them my strenght
I cannot believe in the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Come il cielo e la terra
Noi ci incontreremo
Dopo il sogno e la veglia
Noi ci incammineremo.

We dance on the edge
We challenge the fear of the void
We cannot allow
This fall towards the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Rachel hold her head high
Against the storm.


Un abbraccio.

sabato 29 novembre 2008

Elezioni in Romania

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Domenica 30 novembre ci saranno le elezioni per il rinnovo del parlamento in Romania. Essendo noi confinanti con questa nazione ci giungono tante notizie in questi giorni.
Ci sono 3 grossi partiti che si contendono la supremazia dei seggi i liberali (ora al governo), i socialdemocratici e i democraticiliberali.
Il tema principale delle discussioni è la crisi economica che sta attraversando il mondo in questo periodo. Tra rassicurazioni che la Romania ne è esente e tra previsioni catastrofiche questi 3 partiti si giocano i seggi disponibili.


C'è pure stata una parentesi populista del parlamento in carica che ha emanato una legge che aumenta del 50% i salari degli insegnati; immediate le contromisure del primo ministro per arginare la valanga di querele e di problemi che sono insorti con questa manovra ammazzabilanciodellostato. Molte le discussioni nate, ma ovviamente ogni leader del partito fa buon gioco per il suo partito usando parole altisonanti e comunque rimandando a dopo le elezioni il vero dibattito.

In Moldova ci sono molti cittadini rumeni che potranno votare nei seggi appositamente installati qua in questo paese. Tutto normale se non fosse che quà il dibattito politico è molto povero. Il governo ci mette del suo per evitare che ci sia informazione. Ad esempio son stati fermati e portati in questura per diverse ore delle persone che attaccavano manifesti elettorali a Chisinau, oppure hanno fermato un politico rumeno in visita qua in moldova e con una richiesta molto precisa dei documenti i poliziotti sono riusciti a non fare entrare il politico e fargli fare la sua propaganda.
La Moldova è un paese che merita attenzione per queste vicende che sembrano irreali ai miei occhi. Vedrò di tenermi informato e tenervi informato.

Intanto teniamo d'occhio queste elezioni in Romania visto che anche lei fa parte della grande Unione Europea.

mercoledì 26 novembre 2008

Il Ministro Frattini a Chisinau

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Lunedì 24 novembre abbiamo avuto il piacere di essere presenti all'incontro che il ministro Frattini ha avuto con la comunità italiana in Moldova. Inoltre è venuto per inaugurare la nuova ambasciata italiana che sarà operativa da gennaio 2009.

Eravamo in mezzo quasi esclusivamente a degli imprenditori; ogni tanto sentivo parlare di vacche da latte, capannoni, galline e di nuovi sistemi di mungitura.....molti sono gli imprenditori italiani qua presenti nel territorio moldavo che lavorano.
Dopo aver aspettato mezz'ora nella sala di ricevimento, vediamo spuntare Frattini assieme al nuovo ambasciatore italiano Stefano de Leo. Il suo discorso è breve e punta sopratutto a sottolineare la presenza degli imprenditori italiani in Moldova, per fortuna poi interviene anche l'ambasciatore che fa una piccola nota anche per quanto riguarda la presenza di operatori che lavorano nel sociale.

Unica nota divertente era la presenza di camerieri moldavi che avendo aperto le gabbiette dello spumante in anticipo, ogni 5 minuti capitava che i tappi della bottiglie scoppiavano da soli bagnando tutto il tavolo degli spuntini e rovinando il controsoffito con notevoli ammaccature!


Di seguito un'estratto di articolo dall'ANSA:
Frattini: bene legame Italia-Repubblica moldova
(ANSA) - CHISINAU, 24 NOV - 'L'ambasciata a Chisinau e' un segnale dell'interesse strategico per consolidare il legame con la Repubblica moldova'. Cosi' Frattini. Il ministro degli Esteri lo ha detto subito dopo l'apertura della sede diplomatica italiana. Secondo Frattini l'ambasciata dara' un contributo al ''rafforzamento degli scambi economici e commerciali'' e alla ''presenza delle nostre imprese''. Il responsabile della Farnesina infine si e' augurato un avvicinamento strutturale della Repubblica moldova all'Ue.



Nella foto da sinistra: Stefano de Leo, Franco Frattini, ministro moldavo

sabato 15 novembre 2008

Taglia tutto

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Carissimi,
vi informiamo che Arci Servizio Civile ha promosso una petizione sul servizio civile, a cui ha aderito anche Caritas Italiana, per denunciare il rischio di chiusura del Servizio Civile.

Sul sito http://www.firmiamo.it/salviamoscn vi invitiamo a sottoscrivere tale petizione e anche di proporre l'adesione a vostri conoscenti ed amici.

Ringraziandovi, cordialmente salutiamo.

UFFICIO PACE
SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO
TEL. 02/76037300 - FAX 02/76021676
WEB: www.caritas.it e-mail: pace.ambrosiana@caritas.it
orari di apertura dell'ufficio:
mattina dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 13.00
pomeriggio dal lunedì al giovedì dalle 14.00 alle 18.00

domenica 28 settembre 2008

voglio che tutti conoscano la mia storia

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Mi chiamo Teddy Ghiòn, ho 47 anni. Sono nato a Gocha, in Etiopia.

Da bambino lavoravo come contadino, poi ho fatto il soldato per 9 anni sotto il Derg [regime socialista durato dal 1974 al 1991 sotto il colonnello Menghistu].

Quando ero giovane mia mamma è morta.

Mio padre fu impiccato dal Derg; non accettava quel regime e si era rifiutato di diventarne membro.

Io ero il suo unico figlio e dovevo servire il Derg come militare.

Ebbi un’educazione tradizionale, ortodossa, imparai le fidel [unità minima dell’alfabeto amarico]; ho frequentato le scuole fino alla settima classe [corrispondente alla nostra seconda media]. Quando mio padre fu ucciso due soldati mi presero per l’arruolamento forzato.

Col governo attuale, lo Eiadik, feci ritorno alla mia area natale, dove lavorai come contadino: avevo manzi, mucche, pecore e altri animali. Lavorai con lo Eiadik: la comunità di Dagada Amot Farasbat mi scelse perché il Derg aveva ucciso mio padre. Avevo un ufficio mio.

Poi me ne andai in Uellega Nekhmet perché dov’ero prima non stavo bene, non guadagnavo molto.

Ma là venne a cercarmi un uomo di quelli che avevano ucciso mio padre; lo tenni sotto controllo e lo uccisi. Lo stesso giorno arrivarono 6 persone tra suoi fratelli e suoi amici. Avevo un kalashnikov ed ero un bravo soldato: li ammazzai tutti.

Quando i poliziotti mi arrestarono non tentai di scappare: non volevo farlo poiché ritenevo giusto che fossi punito.

Fui condannato all’impiccagione.

Fui detenuto in Nekhallamtega, dove non c’era democrazia e le stanze erano fredde.

Per anni giacqui accovacciato: mi tenevano la mano destra legata ai due piedi.

Secondo me questo è un buon governo: ora c’è una democrazia in Etiopia, anche se non in questa prigione! Durante il Derg potevi uccidere chi volevi come volevi. Quando accusai il Derg dell’omicidio di mio padre, mi commutarono la sentenza in prigione a vita.

Rimasi in Nekhallamtega per 14 anni: lì ero straniero perché io ero originario di Gocha. Per tre anni e mezzo costruii edifici, poi imparai a lavorare il metallo. Realizzai porte e sedie. I dieci anni successivi fui il panettiere della prigione: facevo il pane e lo vendevo. Diventai il leader interno al carcere della Chiesa Ortodossa, ho ottenuto il certificato di insegnamento.

Chiesi di potere essere rilasciato: gli altri prigionieri con la mia identica pena dopo avere domandato perdono furono liberati. Io no. L’unica spiegazione che mi do del loro rifiuto ad una consuetudine legale simile è che le famiglie delle persone uccise pagarono il governo affinché io fossi tenuto in carcere.

Un giorno mi sentii male e in ospedale mi riscontrarono il diabete.

Siccome voglio uscire di prigione ho chiesto di cambiare carcere: i parenti dei miei nemici non vivono qua [nel carcere in cui si trova ora] e non possono influenzare l’amministrazione. Qua ci si aiuta tra prigionieri. Io faccio il pane.



________________________________________

La religione è fondamentale per la vita, per tutti. Senza la religione non potrei vivere. Se conosci Dio, Lui ti aiuta a distinguere le cose buone da quelle cattive. Prima conoscevo Dio, ma l’ho incontrato davvero in prigione.

Non ho visitatori, ho una famiglia, ma non so più niente di loro. Per sopravvivere alle vendette han dovuto trasferirsi. Dove, non so. Ho provato a scrivergli, a telefonargli, ma non ho mai avuto risposta.

Io appartengo all’etnia Amhara. Le mie vittime all’etnia Amhara e a quella Oromo.

In questa prigione gli amministratori e le guardie vogliono i soldi che guadagno dalla vendita del pane. Tra i prigionieri ho conosciuto molte persone innocenti. La mia speranza è che in settembre il capo amministratore accetti le mie scuse e mi faccia uscire. Se Dio vuole lavorerò in qualsiasi modo; farò qualunque lavoro, senza chiedermi se sia un buon lavoro o no. Non ho bisogno di scegliere un lavoro, mi basta essere libero. Ma tornerò a visitare gli amici che mi sono fatto in prigione: sono miei fratelli.

Se Dio vuole troverò qualcuno che mi darà una mano, come te che vieni qua in prigione ad aiutarci.

Sono pentito di quello che ho fatto e quando uscirò racconterò a tutti del mio crimine e della mia detenzione: ormai sono un esperto di prigioni, so tutto, potrei insegnare la materia “galera”. Per sopravvivere io ho venduto pane. Qua c’è bisogno di vestiti e di scarpe; ma in primo luogo, a tutti, serve la pace. Anche la scuola è importante: la gente deve essere istruita.



È meglio in generale non commettere reati e non esser così incriminati, ma l’istituzione penitenziaria è necessaria in uno Stato perché le persone vivano in pace; ma anche perché il reo stesso trovi la pace.

martedì 9 settembre 2008

in attesa d appizzare i post anke fotografici

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Settimana scorsa esplosione in centro addis, nella principale stazione degli autobus. Il silenzio della stampa internazionale è commuovente, rispettano il dolore d 8 morti e 25 feriti. Soprattutto men3 si sprecano in roboanti articoli sul coso d Axxum e d come rappresenti un nuovo inizio per l’Etiopia. Giusto l’agenzia missionaria dà l’aggiornamento.

X dare qke dritta anke italiana: Stefano da Barzanò c avvisa ke padre Alex ci avvisa ke dal 5 d agosto l’acqua in Italia è stata privatizzata, tutta la casta d’accordo.

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venerdì 1 agosto 2008

pro Dossier Etiopia (sigh..)

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Il 25 novembre 2007 prende piede ad Addis Ababa la maratona del Millennio, evento podistico la cui aura internazionale consente agli Etiopi una minimerrima manifestazione di dissenso politico. Ma quando, a farci una birra dopo la gara, gli chiedo cosa pensa di Zenawi, Belacho mi guarda male: “Siamo in un bar, Paolo. L’aria ha le orecchie”. Si sono moltiplicati gli informatori in borghese di Melès Zenaui, ********** travestito da Primo Ministro ad una festa, la sua, cominciata 17 anni fa.

Art.29, c.3: “È garantita la libertà di stampa e degli altri mass media e la libertà di produzione artistica. La libertà di stampa dovrà specificamente includere i seguenti elementi: (a) proibizione di ogni forma di censura e (b) accesso alle informazioni di interesse pubblico”.

La costituzione scopiazzata dalla fila di banchi davanti, da quelle francese, canadese e indiana, è un Pro Forma per raccattare le strette di mano del mondo, la cui coscienza è ben lieta di essere presa in giro; talmente assuefatta da avere smarrito capacità critiche e posizioni morali che vadano oltre il “Buona sera. Come stai.”, pronunciato sorridendo e senza il punto di domanda, perché la risposta, invero, non interessa. I Paesi rimirano il proprio riflesso negli altri Stati: la condotta politica altrui è valutata in base a risorse naturali interne e all’affiancamento nella “Lotta al Terrorismo”. Che poi coincide col terrorismo stesso. Quindi se Zenaui fa le ********* a Bush firmandosi col sangue somalo, George DoubleU parlerà bene di lui ai suoi compagnetti del G8.

da Stefania (a questa ragazza)
È un grottesco pingpong: per esempio, intorno all’imbrunire del 2007 una missione ONU ha visitato la regione etiope dell’Ogaden riscontrando urgenza di aiuti internazionali e timori circa il rispetto dei diritti umani nell’area. Allora il consigliere per i media di Melès impugna il microfono provando a calmare le acque (colla sola imposizione delle mani): “C’è un problema umanitario cui stiamo facendo fronte”. Dopodiché gli operatori della Croce Rossa Internazionale, accusati di appoggiare frange ribelli indipendentiste, vengon buttati fuori dalla regione. E per sigillare l’Ogaden nello scantinato dei crimini negati, il silicone è di origine controllata: “Le truppe etiopiche non stanno uccidendo civili nella regione. Stanno solo cercando di fermare i ribelli. L’Etiopia ha pur diritto di difendersi”.

Anche il mondo avrebbe il diritto di difendersi da bombe come questa di Jendayi Frazer, sottosegretario di Stato USA con delega per l’Africa. Una tesi interessante arriva da Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia 1998: “Nella spaventosa storia delle carestie non ce n’è mai stata una grave che abbia colpito un Paese indipendente e democratico, con una stampa relativamente libera”.

“Oh, bravo, ho letto la tua pappardella, ti sei documentato e allora? Credi di avere scritto qualcosa di nuovo? Lo so anch’io che ogni anno per gestire un avatar si consumano 1752 chilowattora, mentre un brasiliano in carne&ossa ne usa 1015. Io non perdo tempo con SecondLife, quindi mollami. *** vuoi da me?”.

Tu sei colpevole. Io sono colpevole. Riconosciamo questa responsabilità. Martin Luther King non temeva le parole dei violenti, ma il silenzio degli onesti.

Il biblista Gianfranco Ravasi e il poeta Mario Luzi camminavano sul Lungarno a Firenze e guardando nelle case le vedevano tutte fiocamente illuminate dallo stesso elettrico focolare. “Tante persone – disse il poeta – sono davanti al televisore con le mani alzate in segno di resa o di adorazione”. Non si tratta di controllo dell’informazione, questo è controllo della mente. La televisione è uno strumento pervasivo la cui fruizione quotidiana muta i processi mentali. La De Filippi e Vespa fanno passare che sia normale (anzi bello poetico geniale, scrive sardonico Baricco) che si dichiari i propri sentimenti di fronte a 10 milioni di persone, che se c’è una tragedia dobbiamo saperne tutto, montando un plastico con miniature x risolvere noi il caso, e sia partecipazione alla vita pubblica della nazione (in ultima istanza “politica” in senso ampio) nutrire un’opinione a riguardo. Il vero orrore non è la cronaca nera, è che noi abbiamo imparato che il vero orrore è la cronaca nera. Io e te siamo colpevoli –colpevoli- coi nostri porchi consumi (porchi, non parchi, rosa, non verdi: nessun errore), frutto di una maleducazione civile e intellettuale, di avvallare un sistema che esige nel mondo 150.000 morti al giorno.

Io mi faccio orrore. “Mi faccio” è da leggersi come “divento”, non come “mi provoco”.

E dove risiede la speranza? Nella nostra natura. Siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio, ci credi? E l’incontro con Dio ha luogo nel mio limite, nella mia debolezza, nella tenebra: quando umilmente la riconosco e mi sbatto per ritrovare la luce. Colui cui si perdona tanto, ama tanto: il punto non è sbagliare meno, ma amare di più; e per amare bisogna sentirsi accolti: non ti faccio un favore per essere ringraziato, ma se non mi ringrazi ci rimango male: la gratuità del gesto non contraddice la natura erotica dell’amore (agape & eros), l’amore di scambio. Se non faccio l’esperienza dell’essere perdonato sono il fariseo che fa le cose per dire di farle, amo al minimo sindacale, non piango perché sono forte e gli altri non mi possono consolare: c’è da credere che Qualcuno stia raccogliendo le nostre lacrime in un otre che potremo utilizzare quando al nostro gameover Gli laveremo i piedi e allora non ci verrà chiesto di noi, ma dei nostri fratelli. Non ci verrà chiesto chi siamo o cosa abbiamo, ma cosa abbiamo dato.



Certo, trova la pace interiore e una moltitudine intorno a te troverà la salvezza. E la pace interiore è diversa per ognuno di noi e avviene quando la realizzazione dei nostri desideri coinciderà finalmente con la realizzazione di noi stessi. E non più con (bi)sogni indotti estranei alla nostra soggettiva umanità.

Amen.

mercoledì 23 luglio 2008

QUA NESSUNO STA MALE

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Alla fine quasi 300 Organizzazioni Non Governative si sono incontrate martedì 13 maggio 2008, e hanno diffuso una dichiarazione in cui sostengono che la bozza del progetto di legge costituisce una “sentenza di morte” pronunciata nei confronti delle ONG. (…) Tra le istanze sollevate e considerate ostacoli per le attività delle ONG ci sono quelle che proibiscono il coinvolgimento delle organizzazioni straniere nei seguenti campi: diritti umani, governance, risoluzione dei conflitti e sviluppo della comunità. Hanno anche detto che il progetto di legge è stato copiato dalla legislazione di Singapore emessa sotto il dominio britannico e finalizzata a quei tempi a controllare un gruppo segreto illegale.
Stefania Cardinale Copiadestra

    Tratto da Embilta, 16 maggio 2008.

    L’attuale primissimo ministro del Paese in cui vivo, colpisce le ONG sotto la cintura e scarica fumogeni per nascondersi. Non po3bbe permetterselo se non avesse spedito militari a Mogadiscio ke inquadrati dal satellite d Gugollàrt formano la scritta umana “W. George W. Bush”; c’è un puntino in +, ma un soldato doveva andare in bagno e purtroppo il generale non sapeva quando il gugolscatto sarebbe avvenuto.. Ora: lo so ke lo sapete, ma certe cose non bisognerebbe mai smettere di ripeterle, il vekkio alex (zanotelli..) insegna. Perfino le suore di Madre Teresa dovranno ridurre le loro attività qua: è andato in onda su Al Jazeera un video girato in una loro casa d’accoglienza in cui si vedevano persone che, senza eufemismi né cibo, crepavano di fame. La responsabilità delle suorine, così come della maggior parte delle altre ONG (quasi tutte sono interessate dalla bozza di progetto di legge), sarebbe questa: direttamente o indirettamente costituiscono finestre sull’Etiopia, Stato che il suo democratico capo del governo (purtroppo non mè concesso dileggiarlo altrimenti, altrimenti..) preferirebbe tenere colle persiane spente e le luci serrate. Gli skeletri straripano dagli armadi e agli USA basta tenersi Lucy: per il resto è sufficiente ke qke marionetta del mondo ke conta canti dei numeri da emergenza sottocontrollo, e dica ke il re è vestito, e kei bambini sono pazzi visionari.

    Non accecati dalla fame.

    p4ol0

martedì 17 giugno 2008

come è andata che ho capito (senza x qsto condividere) la posizione d C.

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se votare potesse cambiare le cose sarebbe illegale - t.adorno

Erano i primi d maggio del 2001 d.C., qdo tra una lezione d super Mario maggioni (come dimenticarsi il suo Gandalf?) e una d Fausto si trovavano un paio d ore buke. Buke nella strada. Pre ULD intrattenevamo noi stessi con fragolino sottoprezzo e granderby alla PlayStation. Bei tempi, discutevamo ampiamente, cercando tutti pti d vista e, poi, il nostro.


qei posti qei tempi
Ricordo in particolare una lunga kiakkierata con C.: “Rutelli o niente?” era il tema. Niente significava confermare la nostra alterità essenziale da un sistema ke avversavamo x’ non combatteva le battaglie 2° noi fondamentali; x me significava confermare il suggerimento già dato qke mese prima, in occasione della deflorazione della mia skeda elettorale: Van Basten alla Camera e Baresi al Senato. Non ke le battaglie fondamentali si combattessero su quell’erba, ma erano 2 ke facevano per bene il loro.

Rutelli significava “uno ke faceva del non essere Berlusconi il suo miglior pregio”. Mi ricordo ke mi battei aspramente x l’ex ex sindaco d Roma. Le argomentazioni erano le solite, niente d originalissimo: la paura di come il berlusclown vedeva l’Italia e una presunta maggiore vicinanza al basso, alla giustizia. Ke sarebbero state tutte da verificare.

Una metafora era, guarda un po’, quella calcistica: se devo selezionare la mia nazionale, e decido di tenere il San Marino, non potrò optare tra campioni di fama internazionale, ma sarò comunque kiamato come coach a scegliere i migliori trai jocatori d quel Paese. Ero bello convinto: San Marino non avrebbe vinto gli Europei, ma avrebbe jocato meglio ke riusciva.



Poi siamo nel 2007, Alex Zanotelli si vergogna doppiamente di essere italiano ed è ormai assodato ke nel nostro Paese ad una maggiore possibilità comunicativa corrisponde una minore informazione, + superficiale e controllata; la gente prende City (purtroppo non il libro) gratis sul metrò e controlla le notizie sul portale d Yahoo. E il mio amico etiope D. mi dice ke lui, amante del calcio, non segue la sua nazionale neanke qdo joca ad Addis.

“Vabbeh, D., pure facessero skifo, è il tuo Paese…”.

“Il problema non è ke fanno skifo sportivamente, Paolo, ma è come hanno fatto ad arrivare in nazionale: favori, parentele, soldi”.

La differenza, ke ora capisco, è tra il tifare uno scarso e il sostenere uno corrotto: la dignità della maglia la si conquista quando si viene scelti pulitamente. E allora la domanda ribaltata interroga le caratteristike dei candidati italiani. Una cosa è se non sono bravi a parlare, altro è se li riteniamo (dx&sx) moralmente inadatti a rappresentarci.

C. sta per Cioccolo

D. sta per D.

mercoledì 28 maggio 2008

da Ferengiii!! a Musunguuu!!!

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Diablo e quadernone in saccoccia, volo a Naj-Robi alla corte del Re Becchi Emanuele I. In aereo penso ke po3i scrivere qcsa, amo scrivere per aria, c`e` uno spunto disumano; ma rimando, fin quasi all`ultimo, quando il simil iraniano sedutomi davanti si gira x kiedermi se puo` abbassare il suo skienale. Gli sorrido, fermo ma cortese: “fermo, o cortese: devo scrivere”. Ma la voce dell`aereo cinforma dell`inizio della discesa e cio` ke scrivo si limita ad un 24.5.2008 Addis --> Nairobi.

sabato mattina

Sbucando dalle nuvole cio` ke vedo e` il verde, e con lui inizia il joco delle differenze. Qua nessuno esclama “Non piove, governo ladro!”; meno bianki ke ad addis, i bambini sono davvero contenti d incontrart e darti la mano, e nessuno li ha (mal)educati ad aggiungere la rikiesta “money” alla canzoncina “au-ar-iu, au-ar-iu”. La terra rossa e l`informazione libera. Il kenya e` talmente avanti ke i $ del 1997 non vengono accettati in aeroporto, a differenza ke nel resto del mondo; e poi hanno sciacquoni magnetici, lukketti ke si kiudono all`interno ma da fuori: devi fart mangiare la mano dalla porta, torcere il polso, stare suna gamba. Non l’ho capito neank’io, don’t worry.

sabato pomeriggio

Dove arrivo io non c sono acqua e luce, coincidenza kel mio ospite m’informa non accadeva dal 1956. In contemporanea Stè mavvisa ke in mia assenza lei sé cuzzata la febbre e sé rotto lo sciacquone d casa; Secchio Blu, temporaneamente messo in un angolo, riscalerà la graduatoria delle nostre amicizie locali. Ema vive in un quartiere con alcune caratteristike fisike da borgata, ed è l’unico bianco; mi sa che tutti qua conoscono quindi il suo nome, a giudicare dal nro d persone ke x strada lo saluta d persona e lui non ha mai visto. Anke vero ke il ragazzo d suo ha una memoria d ghiaccio, ke ai primi soli..

sabato sera

Il petroliere 7.4 --> storia d un uomo affetto da un talento nel trovare e valorizzare il nero (inteso come metafora d male, fuori da qualsivolia discorso implicitamente razzista): nella terra (= il petrolio) come nelle persone; finirà x farlo anke in se stesso. Qsto è un bello spoiler, nonne avevamo ancora messi e sera fatta l'ora. La domenica abbiamo visto fuori da una kiesa protestante ke allontanavano gli spiriti maligni popo come il giovane predicatore d sto film.

Domenica mattina

È messa concerto con presentazione alla comunità. Il prete è in ritardo di 40’, le bambine ballerine sfilano ogni 15’ lungo il corridoio centrale (come mostrato qua), i colori sono quelli vivaci della festa. Anke se rimango solo una settimana, vengo kiamato prima dei titoli di coda a dire 2 parole, a salutare (habarini..), a raccontare x’ sono qua. Il sacerdote lascia la parola al catekista ke poi la passa a Ema ke mi gira il microfono; più o meno tutti diciamo la stessa roba, ke siam contenti d esserci e ringraziamo tutti. Pranzo a seguire in sacrestia con parroco, chairman e segretario: pancarrè al burro e sciai ke è tè e latte. In etiopia sciai è solo tè. In tanzania sarà tè latte e cioccolata, suppongo.


jambo, jambo buana, habari Eman, nzuri sana
Domenica pomeriggio

E-man maccompagna in uno dei luoghi topici dell’immaginario di ogni cattocomunista come si deve; è un luogo d appartenenza, cui ho pensato con scandalo e dispiacere molte volte facendo discorsi legati a % e a meno di un dollaro al giorno; sono stato a seguire una sessione allenamento d basket coi ragazzi dell’oratorio d Korogocho, dove ora c’è Daniele Mosketti, il comboniano successore d Alex, il quale però era impegnato in una marcia per la riconciliazione nei luoghi kiave degli scontri d gennaio. E dopo i 3 fiski d Robekki uno sguardo alla discarica, sorvolata da biancuccelli simili a gabbiani e controllata dalla mafia locale x i tesori ke può nascondere (una volta mia nonna ha gettato nell'immondizia dei gioielli, non so se siano arrivati qua. Ma ank’io, qdo soprattutto al mattino vivo con l’impostazione “risparmio d energia”, lancio in pattumiera acqua sporca&;bambini puliti). Uomini altissimi ma non masaj sfrecciano per le stradine della baraccopoli offrendo passaggi, ma non li sfruttiamo. È il 2° giorno della mia vacanza sono un po’ stanco mi kiedo cosa penso d qsti slum e non mi rispondo.

Domenica sera

M.A.S.H. 6.3 non entro nello spirito d cameratismo del film

lunedì mattina

Visito la Cafasso House, una comunità d 5 ragazzi usciti dal carcere minorile d YCTC, dove jokiamo a dama (ma da regolamento kenyano le pedine possono mangiare i damoni), a trasportare ettolitri d acqua, a calcio, a ignorare le telefonate d maurizio. Matieu c racconta del Kenya, d come 40 ministeri tra Kibaki e Odinga abbiano messo qasi tutti d’accordo, e quelli ke non erano d’accordo siano andati a fare l’opposizione. Che è una situazione ke non puoi capire se è bene (almeno c’è un’opposizione) o male (è ridicolo ke l’opposizione sia composta da membri del partito al governo ke van lì per ripicca); solitamente il partito unico fa male, si spera d sbagliarsi.

luned pome

Ritrovo una percezione africana: qsto è un continente in cui è difficile girare film, poikè ha già ovunque una colonna sonora. Qdo guardi un paesaggio d qsta città hai molte probabilità d sentire anke la sua musica, ke arriva da uno stereo o dall’impianto dun matato (l’equivalente dei minibus etiopi, ma dai colori disparati e le foto ke esulano dalle effigi d cristiano ronaldo e cesc fabregas: cantanti pop, cristi, mandela, tag, …). Nell’internet point Roy (il gestore) ha la pagina web aperta del nostro blog. Sono soddisfazioni, sa come conquistare i nuovi clienti (io).

luned sera

La zona 8.6 --> Lo commento su Filmscoop.

sabato 15 marzo 2008

Tenastellen Ethiopia

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Tempo effettivo etiope 4 mesi. Una stagione è una buona quantità di ore per fare la conoscenza. Fai in tempo a superare un sufficiente numero di step tipo scegliere come salutarla, guardarla negli occhi la prima volta, quasi di sfuggita, rincontrarla verificando la prima impressione, pensare a lei da lontano, ipotizzare come si comporterà in una certa situazione, entrarci in confidenza amicale toccandole il braccio quando le parli, vedere come si veste per la festa, starle vicino in un momento poco felice, stancarti di lei, allontanarti senza motivo, e poi tornare con una consapevolezza appena più profonda. In una stagione vissuta a pieno succede questo con uno dei personaggi delle mie storie, un personaggio importante, portante, la cui voce funge da colonna sonora di tutti i racconti fino ad oggi postati. Era giusto che ve la presentassi. Lettrici&lettori: l’Etiopia.


siccome il pezzo è un po’ pacco, spalmiamo almeno una foto un po’ frikkettona. ma poi il titolo della foto lo mostra tutto anke se è lunghissimo? cioè mi stai facendo credere ke po3i celare delle bonus track a mò d didascalie? eh, eh.. qsta era una cosa ke forse era meglio ke non scoprissi.. po3i anke mettere tutti i miei prossimi post come titoli d foto? ma avrà un limite? iniziamo così, poi si vede. ecco, così. ancora un po’… basta.
Lei è enorme: spaziosa come Francia, Germania, Polonia messe insieme[1]; via, mettici anche San Marino. Sta molto male, incontrarne la sofferenza (cosa ke io non ho fatto, se non superficialmente) è drammatico. Snocciolati, grani di un rosario laico (mistero del dolore), i dati recitano: Etiopia 169° su 177[2] per indice di sviluppo umano ma ULTIMA tra gli Stati popolosi (ne conta + d 74, forse 80, ness1 lo sa, ma pare cresca d DUE MILIONI all’anno[3]). Per quanto altro vi scriverò, questa appena riportata è secondo me l’indicazione più grave: ultima tra gli Stati popolati da + d 20 mln d persone, per indice di sviluppo umano, dato che incrocia attesa di vita, istruzione&alfabetizzazione E PIL procapite (a parità di potere d’acquisto), quest’ultimo il + basso del mondo[4]; l’81,9% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno. Molto meno: una famiglia povera d Addis, diciamo appartenente al 22% più basso (che però è rappresentativo del Paese fuori dalla capitale) si sfama con 20 centesimi d € a testa, non ha acqua corrente né servizi igienici[5]; ciò significa che una mia cena al ristorante la pago facciamo 60birr (meno d 4€), come il costo dell’alimentazione di 24 giorni di una persona etiope. Le buone cose? La crescita del PIL al 9.6% (ma si tratta di dati governativi, ridimensionabili al 5/6%, in piena media sub sahariana), gli investimenti diretti dall’estero, e, questo sì, il crescente numero di università (21, comprese le 8 in costruzione[6]).

Ovviamente c'è un sacco d altro, un sacco d'immondizia per la precisione: sostegni governativi nulli per le iniziative imprenditoriali dei privati; precipitazione libera della moneta locale[7]: l'inflazione sela sbrazza sul 20%, ma grano mais e sesamo --> 30 150 e 100%[8]. La prostituzione è talmente diffusa che al gradino + basso dell'offerta è possibile attirare le attenzioni di una ragazza a 5 birr. 30 centesimi d €. Aids all'8% 2° il ministro della sanità etiope[9]. E leggiti qsta: un governo ke pur d negare ufficialmente la presenza dell'epidemia di colera costringe i medici a denominarla epidemia di "acute water diarrhoea"[10].

Dai 3 ai 5 mln di malnutriti cronici[11]; una tesi interessante arriva da Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia 1998: “Nella spaventosa storia delle carestie non ce n’è mai stata una grave che abbia colpito un Paese indipendente e democratico, con una stampa relativamente libera”[12].

In Etiopia gli aiuti internazionali rappresentano 1\3 del bilancio dello Stato ed erano stati interrotti x le violenze governative (torture, pestaggi alla morte, strangolamenti, spari alla testa) con cui il 1° Ministro Meles Zenawi[13] azzittì le manifestazioni contro i brogli del 2005[14]; ripresero con l’impegno etiope a Mogadiscio. Corruzione interna, gestione del potere in mano a Zenawi e ai suoi amichetti (qdo ha proposto il cambio di alcuni ministri, questi l’hanno affettuosamente ricattato. Cosa sapevano?). Aspetta, lo riscrivo, ke anke qsto è decisivo, e tu te lo rileggi: M-E-L-E-S Z-E-N-A-W-I della stirpe di quelli che il potere politico gli rimane appiccicato come l’Unico Anello, ke gli permette d farla franca, ma ogni volta che lo USA corrompe un po’ d + il suo mondo. E ke sicuramente, mentre la fa  franca, ha dietro qcno (..) ke non compare mai, forse tale Svat, d cui però so moltopoco.

lunedì 10 marzo 2008

Happy new year!

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Pubblico qui sul blog un articolo uscito oggi sul quotidiano Daily Nation, interessante per comprendere alcuni sviluppi, aspettative e preoccupazioni, a seguito dell’accordo di condivisione del potere siglato circa dieci giorni fa da Kibaki e Odinga.

NOI APPARTENIAMO A UN UNICO GRUPPO ETNICO CHE SI CHIAMA KENYA

Dal momento che ai kenyani è stata tolta la possibilità di festeggiare l’arrivo del nuovo anno, hanno scelto di celebrarlo il 29 febbraio, il giorno dopo l’accordo di una coalizione di governo tra Kibaki e Raila, che andrà a cambiare il modo in cui il nostro paese è governato.
Dopo due mesi di tensione, caratterizzati da uccisioni e caos nel paese, era palpabile un diverso umore nel Kenya: colleghi di lavoro e vicini di casa appartenenti a differenti gruppi etnici o differenti partiti politici che si erano ignorati per settimane, hanno ripreso a rivolgersi la parola.
“Happy new year” – un augurio che si poteva sentire ovunque, nei bar, nelle strade, anche sui matatu.
Comunque, a differenza delle esultanze che seguirono la vittoria schiacciante del governo NARC nel 2002, in questo caso le celebrazioni sono state ben diverse. Un atteggiamento comprensibile visto l’alto livello di sofferenza che il paese ha vissuto a partire dal 30 dicembre.
Centinaia di kenyani sono ancora in lutto per la perdita dei loro cari uccisi negli scontri e centinaia di migliaia vivono ancora nei campi profughi, dopo aver perso non solo la propria casa ma anche ogni fonte di sussistenza.
Coloro che non sono stati fisicamente colpiti hanno vissuto un altro tipo di trauma. La maggior parte dei kenyani infatti ha percepito gli effetti dell’animosità etnica e dell’odio manifestatosi in forme più o meno gravi.
La perdita peggiore durante la crisi è stato il concetto di appartenenza a un’unica nazione, a un unico gruppo etnico chiamato Kenya. Questa perdita è incommensurabile e ci tormenterà per gli anni a venire.
Ma potrebbe essere non troppo tardi per capovolgere la situazione. Il vero test per i nostri leader sarà proprio come saranno in grado di creare un’identità nazionale in un paese ora molto diviso.
Sfortunatamente dobbiamo ancora vedere segni di questo. I politici stanno parlando di come dividere le cariche tra i diversi gruppi e di come creare nuove cariche per accontentare le 42 comunità etniche.
Io sono dalla parte della diversità e della rappresentanza proporzionale nei posti di lavoro pubblici. Ciò che critico è il mito, perpetuato dai politici kenyani, in base al quale una posizione nel governo automaticamente porta a vantaggi o prosperità per il gruppo di appartenenza di quel politico. Chiedi a un Luo che passeggia per Nyanza se avere un ministero del governo guidato da un politico del suo gruppo lo ha aiutato ad avere più cibo, e la risposta, ci posso scommettere, sarà: No! Allo stesso modo, avere un presidente kikuyu è servito a poco per migliorare le condizioni di vita delle centinaia di kikuyu che abitano a Mathare o Kibera.
È però vero che gli enormi poteri nelle mani del precedente presidente hanno dato a loro (i kikuyu) illimitato accesso alle risorse pubbliche, usate spesso per avvantaggiare la propria comunità, o più spesso determinate cricche, invece che intere regioni. Così facendo hanno creato l’illusione, o meglio, il grande imbroglio, di far credere a milioni di kenyani che avere un membro del proprio gruppo etnico al potere avrebbe miracolosamente trasformato le loro vite. Per mantenere questa illusione, era necessario che i politici continuassero a mantenere divisi i kenyani.
[…] La de-etnicizzazione della politica deve essere il primo compito della nuova coalizione.
Un altro è cambiare il modo con cui la gente vede il fattore etnico in Kenya. A causa del trascorso coloniale, la maggior parte dei kenyani ha una relazione di amore-odio con la propria identità etnica.
Da una parte coloro che aspirano alla modernità o che mirano a salire nella scala sociale si dissociano dalla loro identità etnica, scoraggiando i bambini dall’imparare la propria lingua materna e spendendo anni cercando di rimuovere tracce del loro accento etnico mentre parlano in inglese.
Dall’altra parte questi sono gli stessi che fanno della propria appartenenza etnica uno dei fattori principali nel cercare un impiego o che chiudono gli occhi quando un membro del proprio gruppo etnico viene preso con le mani nel sacco.
Di per sé l’identità etnica è una buona cosa, è un patrimonio culturale e dovrebbe essere causa di orgoglio per ognuno. Ma quando è usata per sopprimere o escludere persone, diventa oppressione. Se noi, come nazione, possiamo riconciliare le nostre diverse identità etniche con la nostra aspirazione ad essere una nazione, allora avremo davvero una ragione per festeggiare un nuovo anno.

(di Rasna Warah)
 
 

Saluti a tutti,
Ema