martedì 22 febbraio 2005

Pià le cose cambiano, più restano uguali

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"Più le cose cambiano, più restano uguali" era scritto in qualche romanzo classico, ed è proprio così che mi sembra sia in questo momento, in cui inizio a tirare le fila di questo anno trascorso in servizio civile a Bucarest. Bogdan è un ragazzo di strada diciassettenne, vissuto nei canali sotterranei della capitale, da quando all'età di sette anni scappò dall'orfanotrofio, in cui lo aveva portato la madre, che non aveva la possibilità di mantenerlo. L'ho conosciuto al centro diurno che offre aiuto e sostegno ai tanti ragazzi che ancora popolano le strade della città. Dopo tante giornate passate insieme a chiacchierare e giocare, che gioia vederlo cercare un lavoro tra gli annunci del quotidiano e poi venire a sapere che, finalmente, aveva un tetto sulla testa e dei vestiti puliti e della taglia giusta. Che gioia vedere uno che ce la fa, che riesce a cambiare, a fare la svolta.
Finché un giorno lo ritrovo al centro, che sonnecchia con la testa appoggiata al termosifone, la faccia sporca e i vestiti troppo grandi. E' bastato un errore e ha perso tutto.


Non siamo qui per cambiare il mondo e salvare i popoli e forse nemmeno riusciremo a salvare una sola persona, ma possiamo starle vicino, farla sentire accolta e amata. Farsi prossimo di chi soffre, di chi vive nel disagio e nel fallimento, condividere le fatiche, gli ostacoli, ma anche i momenti fugaci di gioia e serenità. E' questo che significa per me essere una volontaria in servizio civile.


Chiara

domenica 20 febbraio 2005

Il Servizio Civile cambia...

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"Il servizio civile cambia la vita, la tua e quella degli altri". Ignoro l'ideatore di questo slogan pubblicitario, ma certamente è uno tra i più indovinati per definire il servizio civile.

"Il servizio civile cambia la vita". Nella vita si possono fare molte, diverse, significative esperienze che cambiano e il servizio civile è una di queste: ti mette nella condizione di vedere le situazioni e, quindi, di analizzarle da punti di vista differenti perché ti obbliga a vedere il mondo con gli occhi degli ultimi, a vestire i loro panni, a comprendere i loro disagi, ti obbliga a saltare la barricata e a schierarti accanto a chi è bisognoso.

"La tua". Quando mi sono ritrovata in mezzo ai block di Bucarest in un freddo pomeriggio di gennaio non ero ancora consapevole di quanto mi sarei scoperta diversa dopo dieci mesi di servizio. Sono cambiata, tanto, davvero, poiché mi sono accorta e ho capito molti aspetti che prima ignoravo, ho conosciuto persone e realtà nuove che mi hanno regalato una chiave di lettura differente, più profonda e più vera. Ho capito che la povertà ha tanti volti, che la dignità è una condizione fondamentale dell'uomo così come la cura e l'attenzione per gli altri sono un dovere.

"E quella degli altri". Ogni nostro gesto, parola, azione ha un'incidenza minima ma fondamentale nella vita degli altri: non ci rendiamo conto di quanto bene o male possiamo fare con un solo battito di ciglia e la nostra responsabilità, affinché la vita degli altri possa migliorare, è sempre pensare e ricercare il loro, non il nostro, bene.

Valentina

domenica 6 febbraio 2005

Sorrisi di donne

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Il sabato è la giornata del bucato. Durante la settimana rimane sempre poco tempo per dedicarsi a queste cose, così stamattina, con lo splendido sole di sempre sono scesa al lavandero per liberare finalmente i miei indumenti dalla polvere delle strada di Managua.

Nello stesso modo in cui immergo le mie mani nell’acqua, così la mia mente si tuffa in una vertigine di pensieri che mi riportano all’ora di charla vissuta ieri pomeriggio con la dottoressa del centro escolar. Il venerdì pomeriggio infatti è dedicata alle donne di Nueva Vida per una chiacchierata riguardo gli argomenti più vari, ma quasi tutti incentrati sulla salute comunitaria e dei più piccoli.

Faccio ogni sforzo per riuscire a mettermi al loro posto, per entrare anche solo un po’ nella vita di ogni singola donna tentando di acchiappare tutte quelle domande che le lasciano perplesse, ma che palesemente non hanno il coraggio di fare.

Ogni tanto mi guardo le mani che l’acqua ha ormai reso rugose e flaccide, poi riprendo a sfregare energicamente la roba spruzzando guizzi d’acqua saponata qua e là.

Riprendo a pensare a quante di quelle donne in questo preciso momento stanno facendo la stessa identica cosa, mentre i loro bambini, che al mattino si presentano a scuola con la divisa impeccabile, giocano seminudi sulla strada vicino a casa o riposano sull’amaca.

Sebbene io sia donna, mi ritrovi in questi giorni a cucinare, lavare, fare la spesa, esattamente come loro, sento sempre più pungente la lontananza che ci separa.

Eppure la mia fronte è madida di sudore esattamente come la loro e la fatica è la stessa... o forse no, forse per loro è più difficile iniziare ogni volta un nuovo giorno.

Ma io come posso in queste poche occasioni far loro capire che dopotutto e nonostante tutto possono contare su di me, sulla mia presenza, anche solo sul mio sorriso?

Per la prima volta nella mia vita (che non è poi così lunga) mi ritrovo senza lavastoviglie, senza aspirapolvere, forno a microonde e non è poi che mi manchino così tanto... queste donne hanno lavato spazzato e cucinato da sempre con le proprie mani, ma forse questo nostro essere agli antipodi non mi rende inutile ai loro occhi e ai miei.

Così come la stessa acqua sta portando via gli ultimi residui di sapone lo stesso sole asciugherà i nostri panni... rimangono pur sempre panni, non fanno la differenza se si presta attenzione alla persona che vestono!
 
Sempre di più capisco come guardarsi negli occhi aiuti a sentirsi vicini e a volte a dare una speranza. Voglio essere in grado di prender parte a tutto questo nel profondo, senza pretendere di vivere la vita di qualcun altro, ma offrendo la mia per renderle migliori.

 

Da Ciudad Sandino (Nicaragua)

Gloria Perin
Volontaria in Servizio Civile all’Estero
Sabato 5 febbraio 2005