martedì 29 settembre 2015

Passo dopo passo, verso la Bolivia!

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Dice un proverbio:
 "Prima di giudicare qualcuno prova a camminare tre lune nelle sue scarpe"
..ed eccomi, fotocamera in mano, a filmare i miei passi, la mia quotidianità di queste mie ultime settimane in Italia:
i miei passi assonnati quando esco dal cancello di casa, 
la corsa in stazione per non perdere il treno,
i passi affrettati e confusi in metro..
e, alla fine della giornata, gli ultimi passi che mi conducono in casa, dopo aver sostato qualche istante sullo zerbino davanti alla porta.

L'idea mi è venuta quando la settimana scorsa, tornando a casa dopo una giornata passata a Milano a fare formazione, mi sono chiesta:
"Cambierà il mio modo di camminare in questo anno di Servizio Civile? 
Sarà un passo affrettato o al rallentatore? 
Sarà un camminare in punta di piedi, sarà una danza, una corsa? 
Saranno scarpe, scarponi o sandali? I miei passi lasceranno una traccia?" 

..ma soprattutto, riuscirò a comprendere, senza pregiudizi e preconcetti tutto ciò che sarà "Bolivia" camminando nelle sue scarpe per quella fetta di tempo che sarà il Servizio Civile?

Non sarò da sola, insieme a me a condividere il cammino del Servizio Civile in Bolivia ci sarà Francesca, che sto conoscendo in queste settimane di formazione a Milano.

Così, in questi ultimi giorni in Italia, fra la lista delle cose ancora da fare (riuscirò a far tutto?!)
le persone da salutare e le raccomandazioni, gli abbracci e i "mi mancherai" dei parenti e degli amici
sto dedicando del tempo a raccogliere una serie di filmati che rappresentino le mie routine e quotidianità pre-partenza (poi, magari, lontana da casa, mi verrà qualche idea su come metterli insieme e magari creare qualcosa di interessante..
Nel frattempo posto il video di questa mattina:



Mi piace la metafora del "cammino" per iniziare qualcosa di nuovo.
Camminare è incontro, è fatica, è bellezza.

Partiamo!

Lucia

Le cinque W di una partenza.

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Già. È arrivato il momento di scrivere le sensazioni “zero”: tutto quel marasma di roba che ti porti dentro addosso intorno prima di partire per un lungo viaggio. Ma fondamentalmente (un avverbio qua e là fa figo intellettuale!) è difficile per me trasformare il 'marasma' in qualcosa di sensato e non in uno stream of consciousness incasinato. Quindi provo a seguire lo schema del giornalista in erba e mi autointervisto in maniera semiseria.

Who?

Ciao, sono Maristella. Sembra una cosa banale dire il nome, ma siccome il mio viene declinato a fantasia ci tengo a sottolinearlo: non è Maria spazio Stella, il più gettonato anche per via della ministra Gelmini, non è MaristAlla che mi ha fatto molto soffrire da piccola, nè Stella che sembra il nome di una -star, eccetera. Ho venticinque anni sono molto solare simpatica frizzante intraprendente dinamica... no dai.

Mi sono laureata pochi mesi fa ma non è cambiato niente, mi piace ballare coi piedi e con la mente, non vado matta per la pizza, cambio idea tanto quanto cambio le mutande, sono acida come il limone, piango durante le pubblicità progresso e per tutti i programmi televisivi sui matrimoni, credo nella libertà di ogni essere vivente, sono fissata con la street art, penso di avere sempre ragione.

What?

Sto per partire per il Servizio Civile Internazionale - pensa te!, con Caritas Ambrosiana di Milano (wè figa! Hai la schiscètta?) all'interno del progetto Impronte di Pace 2015.

When?

Eh... tra 9 giorni, che può sembrare tra un secondo o tra un'eternità a seconda di come mi sveglio la mattina o delle fasi ormonali che attraverso durante il giorno. Passo da fasi di esplosiva eccitazione e convinzione, a fasi di profonda angoscia emotiva e depressione, a fasi di apatica indifferenza.
Aggiungo in questa domanda che riguarda il tempo anche la durata: 1 anno. Ebbene sì, il contratto da serviziocivilista scadrà il 13 settembre 2016. Nel mezzo si saranno un paio di visitine a casa, una vacanza a Zanzibar, la scalata del Kilimangiaro e una marea di quotidianità che resta ancora un mistero.

Where?

Kenya, Mombasa.
Le nozioni di base sono: è una città di mare (sarebbe meglio dire 'di oceano' - olè!), metà turistica gettonata, in particolar modo da italiani che ci vanno a fare cose zozze e safari, fa caldo ma non si muore di caldo, ci sono le scimmie, e le giraffe gli elefanti i lemuri... non so se questi ultimi proprio in città, hakuna matata (traduzione per gli appassionati di “Gomorra” = 'Sta senza pensier'), c'è traffico.

Why?

Questa domanda meriterebbe un pippone antropologico-esistenziale che non mi sento di affrontare ora. Un giorno di marzo scorso mi è capitato di andare sul bando del SCN, di leggere i progetti Caritas per il settore internazionale, di pensare 'caspita che bello' ... e di presentare domanda.

Avevo bisogno di partire. Di mettere tutto sottosopra e ricominciare. Di cercare una strada sterrata, una capanna in mezzo al deserto, un corso d'acqua di periferia dove sentirmi... piena. 
Ho seguito la spia del bisogno e sono arrivata allo SCE. Qualcuno mi ha poi dato fiducia e sono arrivata a pochi giorni dalla partenza.
Avevo bisogno di restituire. In questi anni ho preso molto e ho dato poco, per questo il servizio civile mi è sembrato una soluzione perfetta per svariati motivi.
E poi chissà che questa esperienza non diventi un lavoro vero e proprio, chissà!

La serietà la lascio al prossimo post, ma questa citazione iniziale me la – e ve la – dedico:

Il segno non è intorno a te, non è nei muri, nei mattoni, nella calce, nei ciottoli, no, non troverai ciò che vai cercando. Il segno è la ricerca stessa, il segno sei tu che arranchi nel fango delle strade. Siete voi. Noi che siamo in cerca: noi che siamo l'adesso, il già e non ancora.”


Mari 

‘’You are not a humanitarian if you don’t go to the field’’

3 commenti:


That's right, me and my (ex)classmates have heard this various times during our MA in International Humanitarian Action: ''you are not a humanitarian if you don't gain field experience" ..

MA Graduation 2015, Groningen Holland


I have embarked in a journey which requires individuals to take certain risks (is it?), or is it more a way to challenge oneself, to see what the world is really about? It definitely depends on the point of you.



After my BA in Politics and IR from Royal Holloway University of London I have decided to deepen my studies in the humanitarian sector, with a special look on peace and conflict studies.

It took a few months of excitement, when I happily handed in my MA thesis on New Year's Eve last December (how evil would a professor be to put the deadline on NYE?!) frustration, while seeing that the job market could only offer me volunteering positions, and joy when I managed to gain some office experience at Amnesty  international secretariat in London last summer.

But patience and perseverance have paid off, I'm now heading to the field. Ta-daaaaa!
Which field? I'm going to Lebanon! I mean Lebanon Lebanon, not Libya... You can have a look at this map if you are not a master in Geography:






I'm going with  Caritas Ambrosiana (Milan) in partnership with Caritas Lebanon. It couldn't have been any better as first experience, for the location, the regional context, beneficiaries, working experience and the projects I will be involved with. More details to follow.


I'm also very excited about the team I'm going with, it’s me and three other girls from Italy. I see a lot of potential in us and I'm very curious to see it blossom. 

Egypt 2014

So let's go! The luggage is ready. Ready for the next adventure, ready to embrace a new life. Life is calling.


I will see you on the other side, Beirut! Yalla!


[Il Libano sará casa e non vedo l’ora di farlo diventare tale]