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mercoledì 9 gennaio 2013

un anno in due valigie

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Fatte le valigie per inviarle a Goma…sì una settimana prima della nostra effettiva partenza da Kindu, perché con l’aereo UN possiamo portare solo 15 kg…
Così proviamo ad infilare un anno in due valigie. 
Strano. 
Vorrei portarmi via tutto, ogni albero, ogni foglia, ogni seme e frutto. Ogni tonalità di verde di questa incredibile foresta.
Ogni sole rosso, al tramonto, ogni sfumatura su queste nuvole disegnate.
Ogni setaccio e ogni donna che setaccia il riso fuori dalla sua semplice e dignitosissima casa di fango. Ogni inconfondibile suono di riso setacciato.
Ma forse invece vorrei viaggiare leggera, serbando tutto solo negli occhi e nel cuore, sperando che i ricordi scorrano nel sangue ed escano quando li si richiama alla luce.
Le stelle stasera brillano così forte, che vorrei il mondo vicino, per sentire con me questo sentimento d’immenso, che si prova dopo un anno speciale.
Vicino, solo per ascoltare il silenzio e il ronzio dei pensieri, il volo dei sogni. Nessun racconto, nessun consiglio. Sentire la vita che pulsa, dal cielo alla terra, ed esserne grati.
Chiudo le valigie, così vuote, ma già così troppo piene.

venerdì 16 novembre 2012

Vita da SCE

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Kindu, R.D. Congo [Foto di Magda]


Ido che lavora, abbarbicato sull’antenna



Donne che decorticano il riso
proveniente dai campi, rive droite


Giordania [Foto di Dario]
 
 

 



Nicaragua [Foto di Emilia]
 
Moise - el juego
 
La famiglia Brambilla
 
 
Nicaragua [Foto di Beatrice]
 
Piscina versione Guis


 
 

Nicaragua [Foto di Elena]
 
Lactancia materna

Taller de sexualidad
 
 

lunedì 8 ottobre 2012

C’è chi …pole pole

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C’è chi sul blog posta a tutto spiano
E chi torna dopo mesi, dicendo piano piano.
C’è chi, mentre progetta da artista,
ha oggi già fama da primo turista,
decise: “Vado a Kindu, a trovare la morosa”,
del muzungu barbusi parla senza posa.
C’è chi va alle colonies a Lokando
in piroga per tre ore andando,
ma dopo cinque giorni di grandi giochi,
canti, balli e pure fuochi,
il nostro ritorno si prospetta
di sei ore buone senza fretta.
C’è chi cerca altrove un po’ di riposo
ma già lasciare Kindu è un lavoro faticoso.
C’è chi finalmente va in vacanza,
questo è un viaggio o forse una pietanza?
Bea, Chiara, Giacomo e Magda, i viaggiatori,
Un gruppo assortito con pochi precursori
-10 i giorni, 5 i mezzi di trasporto, 7 le città, 3 i paesi-
Questi alcuni ingredienti, più molti incontri inattesi:
-vedrete gli ippopotami a un palmo dal vostro naso!
“Ma no, a quest’ora non si trovano, vi pare il caso?”
C’è chi adora la capitale e fare festa,
chi ama invece i pigmei nella foresta,
con gli elefanti che in giardino gustano beati uno spuntino.
C’è chi chiama “Isola degli Uccelli”
un pezzo di terra abitato da enormi pipistrelli.
C’è chi “eravamo in 4 a ballare l’hulli gulli” (!??!!?)
e in 2 torniamo a Kindu tutte sole senza sballi.
C’è chi deve inviare mail con le foto allegate
ma i problemi dell’atmosfera lasciano fregate.
C’è chi pole pole si rimette a lavorare
E forse un giorno dalla radio vi potrà salutare.

lunedì 17 settembre 2012

Radio Kindu: Hit parade SCE - Congo

3 commenti:
Ormai vicinissima (secondi i tempi africani) all'apertura, Radio Kindu comincia a collezionare i tormentoni dell'estate 2012 da tutto il mondo. Grazie ai suoi inviati speciali nelle zone più calde del mondo (Bolivia, Congo, Giordania, Moldova, Nicaragua) è lieta di presentarvi la Hit parade SCE che a breve pomperà nelle casse di tutte le piroghe del fiume Congo.

Cominciamo giocando in casa: Chiara, Magda e Bea da Kindu ci inviano questa hit!

In piroga, in moto, in véhicule e a piedi. Dans les boites, al ristorante, al mercato e in spiaggia, ovunque puoi ascoltare Sawa Sawa lè. E se non sai ballare, non ti devi preoccupare: basta muovere il bacino imitando il tuo vicino!



sabato 7 luglio 2012

Peke yangu ku Kindu ..o anche.. "seule comme une sorcière"

1 commento:

Finita la formazione in Italia, le due viaggiatrici ripartono alla volta del Congo.

Ancora prima di arrivare, l’influenza congolese si fa sentire: scendete a Entebbe(Uganda), invece che a Kigali(Rwanda). Per fortuna ve ne accorgete dopo pochi minuti e rimontate di corsa sull’aereo, con un po’ di strizza e, una volta sicure di ripartire, tante risate.

Enrico e Jules, a sorpresa, vi sono venuti a prendere e vi portano fino a Goma. Per te la partenza è prevista per due giorni dopo, mentre Chiara si ferma a Goma una decina di giorni per una formazione sul microcredito. Ma chi ti deve prenotare l’aereo sbaglia e prenota un posto sul volo Kindu-Goma, mentre tu dovresti fare il percorso inverso.

In una settimana di permanenza, Goma ti svela la coesistenza di realtà supervariegate, dai numerosissimi bambini di strada a ristoranti/hotel da sogno, con praticello perfettamente curato, tavolini in riva al lago e sculture con vecchi pezzi di auto; dai trasportatori di verdure e legname su CHUGUDU (enormi bici di legno a spinta, senza pedali) a campi sportivi per giovani, fatti a regola d’arte.

A Goma incontri fantastici volontari del VIS, che vivono insieme in una bella casa di legno, dove non puoi non rilassarti, ascoltare e raccontare vissuti, tanto diversi quanto comuni. I racconti di Kindu affascinano tutti e i 4 del VIS si ripromettono di effettuare una missione esplorativa durante uno dei prossimi mesi: sarebbe bellissimo poterli accogliere!

Questi 4 volontari, tutti italiani, lavorano nel centro Don Bosco Ngangi, dove, oltre a bambini orfani e malnutriti, sono ospitati i ragazzi evacuati dal CTT(Centro di Trattamento del Trauma) di Rutshuru, dove sei stata in aprile. Scopri che molti di quelli che conosci sono stati riunificati alle famiglie, ma chi è rimasto ti saluta ancora con entusiasmo.

Il mal di pancia non ti da’ tregua: all’ospedale scopri che hai l’ameba, un brutto mostro che ti si piazza nell’intestino e causa crampi forti e prolungati.

Arriva il giorno del ritorno a Kindu: ritardo di 3 ore per il maltempo, scalo a Punia, bellissimo villaggio sperduto nella foresta; le capanne, i cani e i bambini distano massimo 15 metri da dove l’aereo scarica chi resta e carica chi deve ripartire.

A Kindu, la tua casina è abitata ora da ragni e polvere, dopo un mese di abbandono. L’équipe ti viene a salutare, ti aggiorna sul programma e via! L’indomani cominciano les colonies coi ragazzi, primo sito è Tchombi, riva destra del fiume, a 16 km, nelle scuole elementari. Due giornate piene, che ti sfiniscono per il caldo e i giochi scatenati. Ti stupisce ancora la forza inesauribile dei bambini. Al ritorno, la pioggia coglie tutti i membri dell’équipe in moto, cadete nel fango e aspettate che spiova in una capanna dove un papà cucina e racconta della moglie malata.

Il 30 è festa nazionale, l’indipendenza del paese…ma nessuno festeggia, perché l’est del paese è in guerra. A demotivare anche a una semplice uscita è una pioggia fitta, che dura fino a sera, nonostante dovrebbe essere cominciata la stagione secca.

A un pranzo coi colleghi ti ricordi di come hai ritrovato una famiglia, di come ogni tua gioia sia anche loro e di come sia bello trovare riunite nella stessa persona tanta purezza e gratitudine.

Al mercato la donna che vi vende i “petit pois” decide che chiamerà “Magda” la bambina che le nascerà fra pochi mesi.


L’autista di Chiara, Bandal, ti viene a trovare e ti chiede se sei sola, “seule comme une sorcière!”

Una chiacchierata con un beninoisti fa scoprire come si possa rimanere affascinati dal Congo, che “è una nazione ma vario come un continente”, e come possa essere più strano e insolito avere un fratello e una sorella di 7 e 8 anni più grandi, rispetto ad avere 22 fratelli, nati dallo stesso padre ma da 5 mamme diverse.

Scopri che Chiara, fidata compagna di servizio civile, viaggio e avventure, invece che arrivare l’indomani, per problemi all’aereo, partirà da Goma al più presto fra altri 6 giorni.

…Kindu riserva così tante sorprese, che vorresti avere più occhi mani orecchie per poter meglio narrare le immagini gli incontri le storie.

venerdì 27 aprile 2012

ombre e luci

3 commenti:
Un posto dove la pioggia annega la terra, i tuoni la assordano e i fulmini la spaccano. Un posto dove basta che non piova per una settimana e la polvere si infila dappertutto, negli occhi dei tassisti di moto, nei folti capelli di giovani muzungu; un posto dove la terra lascia l’erba al lato della strada di un inaspettato marroncino/rossastro.
Un posto dove è difficile mantenere la numerosa famiglia e sono soprattutto le donne che svolgono i lavori più duri, che trasportano pesi sulla testa e sulla schiena, che coltivano e cucinano...le donne o i bambini, ovviamente.
Un posto dove la terra è fertile da non credere, ma l’unica frutta che si trova sempre senza problemi sono arance verdi (aspre, ottime col sale) e banane. Un posto dove si fatica molto, ma non manca mai il tempo per cantare, suonare e ballare.
Un posto dove la figura del bianco è indissolubilmente legata alla ricchezza.
 Muzungu, unipe makuta. “Bianco, dammi i soldi.”
Un posto dove un bianco che parla, o almeno prova a parlare, swahili è accolto da grandi risate forse di stupore, di contentezza, di soddisfazione, di gratitudine.
Un posto dove il tuo nome diventa un’opinione, se sei bianco, e non ti chiami più chiara né magda, bensì Mariiiiie, Moniiiic -rieccheggiano le “i” delle voci acute dei bambini, muzungu, se non chinois (sì, esatto, proprio cinese!, essendo i cinesi la comunità non nera più numerosa sul territorio).
Un posto dove non si chiede per favore, ma non si risparmiano i ringraziamenti, AKSANTI!
Un posto dove un saluto vale molto di più, dove a jambo! si può rispondere jambo sana!, o tradotto in francese “bonjour beaucoup”, come a ricambiare con un saluto ancor più convinto e deciso.
Un posto dove il cervello (bongoo) ha solo una O in più delle bugie...e nella lingua della capitale se aggiungi una “m” davanti alle bugie, si trasformano in soldi. Un posto dove debole è facile, teketeke (che però forse è anche “liquido, molle”), e forte è difficile, ngufu.
Un posto dove per strada chiunque ti chiede se vai o se torni, se sei stanca, se ti riposi, soprattutto se siete due delle poche bianche (uniche?) che girano a piedi in città.
Un posto dove guerra è vita.
Una regione (Nord-kivu) dove ancora oggi eserciti irregolari come Mai-Mai e FDLR, ancora arruolano ragazzini e ragazzine a combattere o a diventare schiave sessuali, in una guerra infinita.
Una regione in cui sono presenti, come gocce nel mare, centri per ex bambini soldato, per reiserirli nelle famiglie dopo periodi di minimo tre mesi.
Un centro di questi dove un ragazzo si fa chiamare generale e non gioca con gli altri; ma se una ragazza lo cerca e lo prende per mano, entra nel cerchio, prende e passa la palla. Un centro dove una ragazza e 18 ragazzi sono contenti per l’arrivo di tre italiani per qualche giorno, scrivono una lettera di ringraziamento, preparano una rappresentazione per raccontare la loro storia.
Un posto dove i ragazzi ti conquistano e non sai perché, non parlate la stessa lingua, ma solo i loro occhi che tornano a brillare danno un senso al tuo essere lì.
Un posto dove la stella polare è sotto l’orizzonte e la croix du sud è sempre là, un aquilone sopra il banano.
Un posto dove le stelle sono perennemente indecise fra il brillare al massimo e il nascondersi, così continuano a fare capolino, dal loro mondo al questo.
Un posto che è in mille posti insieme, che è lago, vulcano, poi foresta, savana. Ancora tutto da scoprire ma già famigliare. Un posto pieno, un posto vivo, con le sue ombre e le sue luci.

lunedì 5 marzo 2012

Brevemente Kindu

4 commenti:

I bambini smettono di giocare al nostro arrivo in moto, sembra che tutti aspettino noi..ci accolgono con un canto, battiamo le mani anche noi, anche se capiamo solo una parola, karibu, benvenuti.

Io e Chiara facciamo due giochi con loro, senza capire le regole, scappando quando dovremmo inseguire, chiedendo in francese, sentedosi rispondere in swahili..e ovviamente ridendo sempre sotto il sole per noi cocente, per loro probabilmente normale.



Adesso invece il gioco per conoscersi: si lancia la palla e si grida il nome di…? Penso di avere la grande intuizione, il nome di quello che mi sta accanto: Maliki!! Ma uno dei quattro educatori mi corregge: “tu dois dire TON nom!!” -_- ottimo, magda, cominciamo bene!!

poi per fortuna ci siamo spostati all’ombra, sempre seguiti dai bambini che non smettevano di guardarci e sorriderci..pare di essere una grande novità e la mia novità invece sono tutti loro, questo caldo incredibile, questo sole a picco, la verdura che mangio e la casa in cui dormo, con Chiara ed Enrico. …ma voi le avevate mai viste due moto caricate su una piroga che attraversa un fiume?




venerdì 10 febbraio 2012

non fa rima non ha senso :)

2 commenti:
non so cosa ne uscirà: oggi la storia è questa qua.
nella piccola lodi ho le radici, i primi anni e i miei amici:
ambiente stimolante, ma poi cresco(quanto non è importante)
e con me la voglia di varcare la nota soglia,

di mettere il naso fuori e di sentire nuovi odori.
quindi per l'università ho vissuto in due città,
e ora la citazione non chiede rima non chiede recensione:
più vedo meno so,
e continuo a chiedermi chi sono
e, oltre a me, chi è l'uomo..
nel mio cercare prediligo
con gli altri un confronto attivo.
forse essendo io un po' matta
sono stata poco un poco astratta,

ma dal congo il desiderio è di raccontarvi più sul serio.