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mercoledì 30 gennaio 2019

L’Africa, un sogno che si realizza. Diamo il VIA, SCE 2019 è iniziato!

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Sono Greta, ho 25 anni e sto finalmente per realizzare un sogno, il sogno.
Avete presente quando vi chiedono “Quale è il tuo sogno nel cassetto?” oppure “Il sogno della vita?”.
Ecco, il mio è questo: l’Africa. Tra quattro giorni la mia vita si sposterà in Kenya, a Mombasa, per un intero anno di Servizio Civile Estero con Caritas Ambrosiana.
Ma chi è Greta?
Sono una ragazza molto semplice, cresciuta in oratorio e studio Scienze dell’Educazione all’Università Bicocca di Milano.
Ho iniziato ad affiancarmi al volontariato molto presto in vari settori. Oltre che tutte le attività oratoriane, ho speso parte del mio tempo in una casa residenziale per disabili, successivamente in casa di riposo per anziani; poi ho iniziato ad insegnare italiano a stranieri e, ormai da tre anni, sono soccorritrice sui mezzi per l’Emergenza Sanitaria.

Ovunque vada, chi mi conosce, mi definisce “colorata”, forse per il mio modo di vestire (ogni capo di un colore diverso) che mai si abbina o forse per il mio sorriso “smagliante e luminoso” che trasmette colore.
Un giorno una bambina ha fatto il mio ritratto dicendomi “La tua faccia è rosa, ma ricorda un arcobaleno. Tu mi ricordi i colori!”.





Crescendo in oratorio ho avuto la fortuna di incontrare la simpaticissima Suor Amata che, piano piano, mi ha fatto conoscere l’Africa e più precisamente il Congo, le sue abitudine, la sua cultura, le danze e le canzoni, i cibi e gli odori, suscitando in me una grande curiosità di partire e vedere con i miei occhi quella terra, di sentire con il mio naso quegli odori e di trasmettere con il mio sorriso quello che esattamente lei ha trasmesso a me. Il mio sogno.




L’estate scorsa grazie ai Cantieri della Solidarietà organizzati da Caritas Ambrosiana e ho trascorso le mie tre settimane di vacanza in Kenya, sempre a Mombasa, a servizio di bambini e ragazzi. Al mio rientro la sensazione era molto strana: non riuscivo ad orientarmi, sentivo che tre settimane non erano state sufficienti e che avrei preteso di più da me stessa e che avrei voluto più tempo per farlo. 






E per questo, grazie a Suor Amata, agli incontri fatti nella mia vita e al Cantiere a Mombasa ho deciso di candidarmi per il Servizio Civile Estero nella mia Africa.
Diamo il VIA, SCE 2019 è iniziato!
Sensazioni a riguardo? Me la sto facendo sotto!!!!!!
Scherzi a parte, sono super mega gasata e carica, non vedo l’ora di partire e di vivere al massimo questo anno, il mio anno. Allo stesso tempo si intrecciano sensazioni di paura e preoccupazione data l’esperienza delicata che mi aspetta in un contesto per niente semplice.







In bocca al lupo a me e a tutto il gruppo SCE2019!
Ci vediamo, o meglio, sentiamo da Mombasa!
Greta



Il mio fedele amico verde

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Lo zaino è stato il mio fedele amico verde negli ultimi quattro anni, mezzo vuoto, pieno di libri, pieno di vestiti, strabordante di cibo, biscotti, salami, fiori, ricordi, su e giù per l’Europa, a volte per piacere ma anche per dovere.


Adesso, dopo due anni di andirivieni tra Madrid e Padova, finalmente sperava di riposare un po’, di rimanere tranquillo a casa, in Italia, semmai qualche viaggio di piacere ogni tanto per vedere qualche città nuova, qualche amica dispersa qua e là. E invece il mio fedele amico verde non si può rilassare neanche un attimo. Dopo il rientro dalla Spagna eccolo già pieno di altri vestiti, altre emozioni, altre aspettative per una nuova partenza, un nuovo viaggio, una nuova destinazione. In queste settimane l’ho fatto riposare e prendere fiato a casa, perchè so che questo nuovo viaggio lo metterà nuovamente alla prova, con colori, odori e voci completamente nuovi. Dopo essersi abituato allo spagnolo e ai ritmi iberici, adesso dovrà abituarsi ad un Paese e una lingua completamente nuovi per lui, a dei ritmi, a culture e abitudini completamente diversi da quelle a cui lo avevo abituato. Per fortuna sa anche che non sarà da solo, oltre a me ad aiutarci in questa nuova esperienza ci saranno altre tre ragazze con i rispettivi zaini, con i quali il mio fedele amico verde si potrà confrontare, spalleggiare, fare gruppo. Ahilui, però sa anche che in questa avventura non avrà molto tempo per "distendersi", al massimo si riposerà per qualche settimana, ma per il resto del tempo sarà sempre sollecitato, afferrato, sballottato di qua e di là, schiacciato, abbracciato, riempito, risvuotato e riempito ancora fino a scoppiare.


Eh, caro amico fedele verde, ne vedremo delle belle quest'anno! Sarà un anno molto impegnativo, sia per te, che vedrai mille posti nuovi, mille odori e colori nuovi, sia per me, che oltre a tutte queste cose, sarò impegnata in un progetto più grande di me, dove mi sarà richiesto di andare oltre i miei limiti, a spingermi sempre più in là... un po’ come faccio sempre io con te, che ti riempio tutti gli spazi, tutte le tasche fino a tirare al massimo le cerniere, senza mai arrivare al punto di farti rompere.

Sarà un anno bello e impegnativo, ma per fortuna, lo affronteremo assieme. 

-1825 ore

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È finalmente arrivato il momento, pensavo di dover dire tante cose ma ora non mi viene niente di troppo eclatante.

In maniere silenziosa, lenta ma costante il sogno si è avverato.

Sono semplicemente e autenticamente felice, un cantautore italiano direbbe “io sento il cuore a mille” ed è proprio così che mi sento a 1825 ore dalla partenza.
Non ho paura della lontananza da casa, dalla famiglia, dalle mie amiche, dal lavoro che tanto amo, dai colleghi, della lingua e dalla cultura completamente diverse; per ora ho solo una grande adrenalina che credo si stia concentrando nella parte sinistra del petto pronta ad irradiare il mio anno a Mombasa.
Lo so è che non sarà tutto bello come credo, che in realtà la lingua sarà un aspetto molto difficoltoso all’inizio, che i bambini non saranno da subito sorridenti e disponibili alla nostra presenza, che probabilmente prenderò un virus gastro-intestinale dopo 30 secondi dall’atterraggio, che poi anche casa mi mancherà e forse anche il cibo e magari anche la mamma con le sue preoccupazioni e i cazziatoni, ma ora no.

Ora è il momento bello e spensierato, quello pieno di energie e di creatività in cui immagini quello che ti aspetta e quello che potresti fare e io mi sento proprio viva!
Poi si, arriverà anche il momento del confronto con la realtà in cui piangerò, mi demoralizzerò e vorrò la mamma in cui mi dice che andrà tutto bene..lo so che succederà probabilmente più spesso di quello che credo ma…vallo a capire tu perché, mi elettrizza anche questo.

Quindi, mio caro 4 febbraio io sto aspettando, sei il cassetto d’oro che piano piano in questi mesi si è accostato a una nuova realtà, in queste 3 settimane di formazione si è aperto ancora un pochino e adesso è proprio pronto per spalancarsi alla calda e rossa terra africana che ho lasciato 2 anni fa.
Sono diventata grande eh in questi 2 anni, non ho più la pretesa di cambiare il mondo ma magari un pochinoinoino qualcosina si, di lasciare una piccola luce accesa nelle persone, di sorrisi e di abbracci regalati perché la semplice realtà é che é proprio vero, ognuno di noi é immensamente speciale. E allora ricordiamocelo a vicenda, che fa bene al cuore.

E poi, mio caro 4 febbraio, che tra l’altro sarai un lunedì e già questa cosa mi fa odiare un poco meno il lunedì; come posso e potrò quantificare le cose che imparerò da loro? Quelle che proprio mi marchieranno nella parte più profonda? Quelle che mi faranno singhiozzare di dolore e scoppiare il cuore di felicità? Com’è che si fa a farlo capire agli altri, 4 febbraio?
Hai un anno per pensarci, nel frattempo io parto e ci teniamo sentiti dai, non mi deludere e magari fai un passaparola anche agli altri 365 giorni dopo di te.

Giorgia 

giovedì 10 agosto 2017

Milano: L'INCONTRO CON L'ALTRO (capitolo 4)

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Incontri, sensazioni, esperienze, volti e storie dal "Cantiere Meneghino"





« Un nome, un volto, una grande fragilità. M. è seduto a un tavolo e ha davanti a lui un atlante. Mi avvicino. Mi dice di non amare la geografia, preferisce la fisica. Ha quasi 50 anni, ma vorrebbe studiarla, la fisica. Mi dice che il suo sogno è andare in un luogo ben preciso sulla cartina di quell'atlante e me lo indica col dito: New York. M. è timido e solo. Vorrebbe solo essere ascoltato. Si sente diverso dagli altri, eppure non vuole perdere la speranza.
Stare.
Ascoltare.

Questi sono i verbi che hanno scandito in gran parte queste giornate di cantiere della solidarietà a Milano.
"Stare", perché nessuno ha chiesto a me e ai miei compagni di viaggio di "fare" qualcosa di particolare, ma ci è stato chiesto semplicemente di entrare in punta di piedi nella vita di queste persone.
"Ascoltare", o meglio "auscultare", termine tecnico del linguaggio medico che indica un ascolto profondo e intimo. Perché in questi giorni ho sperimentato davvero cosa significa un ascolto alla pari, senza pregiudizi e pretese.
"Sperare". Perché M. mi ha aiutato a capire l'importanza del continuare a sognare e a sperare, nonostante le grandi difficoltà che talvolta oscurano il cammino. »

«Di questa esperienza porto nel cuore una simbologia presente al Refettorio Ambrosiano, spiegataci da Carlo, uno dei volontari presenti sin dalla sua apertuta nel 2015. la grossa canna fumaria della cucina che ricorda, nella forma, una tenda e la presenza di una pagnotta all'ingresso rimandano all'episodio della Genesi (Gn 18, 1-8) in cui Abramo, seduto all'ingresso della sua tenda, si rivolge così al Signore presentatosi come tre uomini forestieri: "Signore, non passare oltre senza fermarti. si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere il pane e ristoratevi, dopo potrete proseguire, perchè è en per questo che voi siete passati dal vostro servo."
Ecco il nostro servizio in questo Cantiere, ecoo cosa voglio portare a casa: uno spirito accogliente, di un'accoglienza che non si limita a farsi carico del bisogno materiale della persona in difficoltà, ma che ci chiede di metterci completamente in gioco, di creare relazioni positive, di farsi prossimo della persona che abbiamo davanti in tutta la sua intensità.
Abramo infatti, dopo aver fatto preparare acqua focacce e un vitello, rimane con i tre uomini e da loro apprende che di lì a un anno avrà un figlio dalla moglie Sarah.
Testimone di un'accoglienza, che fa nascere una vita nuova.
Nel caso del nostro Cantiere, una vita che (ri)nasce. »

« Un famoso detto dice: "chi trova un amico trova un tesoro!" e che dire... Credo sia proprio così!
Questa stupenda esperienza mi ha ricordato come, nonostante le diferenze di ognuno di noi, portatore di un tesoro di inestimabile valore, ciò che conta nella vita non sono tanto i beni materiali quanto piuttosto le relazioni e i rapporti che si vengono a creare durante il viaggio.
in una società in cui si tende a nascondere il nostro vero volto dietro delle mascere, appiattendo la nostra vera identità per uniformarci alla massa, è invece bello distinguersi muovendosi controcorrente.
la diversità sta solo negli ochhi di chi la guarda! dobbiamo imparare ad essere solidali verso il prossimo, a comprenderlo, ad ascoltarlo e ad amarlo perchè dietro alle sue difficltà e al suo malessere si nasconde in reltà quel tesoro tanto prezioso che solo aprendo realmente gli occhi possiamo imparare a vedere.
E... Alla fine del viaggio ritroviamo anche un po' più di noi stessi o una piccola parte di noi che con il tempo avevamo perso... »

« Nove giorni sono pochi per riuscire a capire una realtà nuova ma sono sufficienti per farsi un'idea di ciò che ci circonda e a cui spesso non facciamo caso o diamo poco peso.
All'inizio non è stato semplice. Eravamo degli sconosciuti che dovevano inserirsi in un gruppo già formato, con loro abitudini, regole e ruoli.
Da parte mia c'era una sorta di "stare sull'attenti", cioè quel fare attenzione ad ogni cosa, a come mi comportavo nei confronti delle persone che avevo di fronte, alle parole che utilizzavo, alle domande che facevo. Non che questa attenzione sia sbagliata, anzi, però mancava di quella spontaneità necessaria per costruire rapporti più naturali e veri.
Con il passare dei giorni alcune di queste "resistenze" sono andate scomparendo perché mi sono trovata nelle condizioni di conoscere meglio degli ospiti della piazzetta e del rifugio, come alcuni volontari del refettorio e ciò è stato possibile attraverso l'ascolto.
In queste relazioni è importante essere se stessi, cercando di non avere pregiudizi, ma, nel caso questi ultimi comparissero ugualmente, trovare ciò che di positivo portano le persone che ti trovi di fronte, le loro capacità, i loro punti di forza.
Questo cantiere mi ha permesso  di capire ancora di più l'importanza dell'ascoltare. Quando qualcuno si racconta non è necessario dargli delle risposte o dei suggerimenti, ciò di cui in quel momento ha bisogno è soltanto di sfogarsi, renderti partecipe di alcuni eventi della sua vita, sentirsi compreso e sostenuto. Non sempre una persona si apre subito, in alcuni casi è necessario aspettare del tempo, rendersi disponibili, far capire di essere davvero interessati a lei.
Il sentirsi ascoltati è qualcosa di davvero importante per tutte le persone, più o meno fortunate che siano, e dall'altra parte permette di capire situazioni e comportamenti che prima potevano risultarci incomprensibili o senza senso. »

« 'Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo' (Mt 13,44).
Questo il brano di Vangelo che mi è venuto alla mente quando mi è stato chiesto di scrivere due righe a conclusione della settimana di cantiere milanese. Un tesoro ho trovato. Anzi molti. I miei compagni d'avventura: 6 ragazzi tutti più giovani di me, in gambissima, simpaticissimi (più volte ho detto che se ridire allunga la vita, dopo questa esperienza campero' fino a cent'anni), buoni e generosi da scaldare e allargare anche i cuori più freddi e rattrappiti.
Tesoti sono stati anche i diversi volontari incontrati alla Piazzetta, al Refettorio ambrosiano e al Rifugio: una ricarica di amicia, ospitalità, energia e segni di speranza. E tesori sono stati anche i senza dimora conosciuti in questi giorni. Loro in particolare, gratuitamente mi hanno regalato tempo, storie, verità, dolori, ferite, fragilità, ma anche amicizia, sogni, speranze, ...
E il risultato: un cuore gonfio di gioia. La gioia è infatti il primo tesoro che il Tesoro regala, è il movente che fa camminare, correre, volare. Rientrado a casa desidero comunicare a chiunque incontrero' questa grande gioia! A chi mi chiederà: "Perché l'ho fatto?", rispondero': "per essere felice!". »
I Cantieristi Milano 2017



sabato 5 agosto 2017

Milano: NO MORE EXCUSES (capitolo 3)

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Una ciotola, un bisogno.
Del pane, il ristoro.
Una tavola, l'ospitalità.

In una società dove prevale la cultura dello scarto, il Refettorio Ambrosiano nasce con lo scopo di accogliere, ristorare, ospitare, per nutrire non solo il corpo, ma anche lo spirito.
Quindi... non abbiamo più scuse!
Non restare indifferente di fronte al prossimo.
Non restare indifferente allo spreco.
Non restare indifferente alle ingiustizie e alla sofferenza.
Ma soprattutto, non rimanere indifferente al bisogno dell'altro di entrare in relazione con te!
#NoMoreExcuses


Cantieristi Milano 2017

giovedì 3 agosto 2017

Milano: Lascia un'impronta! (capitolo 2)

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Siamo Sconfinati in un mondo nuovo.
In punta di piedi, per accogliere e lasciarci accogliere.

Ciascuno ha il diritto, la capacità e la possibilità di lasciare un'impronta che possa colorare il muro della propria storia.

Qui ci stiamo provando, giorno dopo giorno assieme a chi incontriamo, anche solo per il tempo di una chiacchiera o di disegnare un'impronta su di una parete.



i Cantieristi Milano 2017

venerdì 30 giugno 2017

Milano: Pronti? Partenza... Via! (capitolo1)

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 Pronti, partenza, via! Camminiamo verso l'altro, curiosi di conoscere la sua cultura e le sue abitudini, sapendo che la diversità è ricchezza e bellezza... E non vediamo l'ora di incontrarlo!

I Cantieristi Milano 2017


Fotografia scattata presso: Melegnano, Abbey road, 20077.

martedì 20 giugno 2017

Cantiere Milano: questa era la premessa al nostro romanzo...

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Cara mamma, oggi, 27 maggio 2017, sono stato concepito, qua però è tutto buio, sento solo il battito del tuo cuoricino e la musica che ascolti quando cerchi un po' di pace dopo una giornata di lavoro. Piano piano sto crescendo (e anche a me piacciono i Nirvana) e mi diverto un sacco a nuotare nel tuo pancione, non so se senti i miei calcetti. Oggi ho sentito te e papà fantasticare sul mio nome e sul mio futuro. Se mi senti, mi piace molto il nome proposto da papà, però io suggerirei il nome Stella: mi piacerebbe venire al mondo per portare un po' di luce e "spendere la mia vita per gli altri". Oggi ti ho sentito mentre suonavi al pianoforte uno dei tuoi spartirti preferiti: sei proprio come una matrioska, ogni giorno da scoprire.
Ogni giorno assaggio cose nuove, tutte che mi piacciono, non vedo l'ora di venire al mondo per conoscere gente nuova, per lasciarmi arricchire dagli altri, per conoscere meglio me stesso ma anche gli altri. Ti prometto che sarò disponibile all'ascolto e al rapporto empatico nella piena accettazione dell'altruità. Cercherò di mettere da parte i miei egoismi e pregiudizi, riconoscere l'altro nella sua singolarità specifica, valorizzandolo uomo, donna, crederete o non credente che sia.
So che tu mi sarai accanto, mi aiuterai, mi mi stringerai e mi terrai la mano. Cammineremo insieme sull'asfalto di questa Milano... "mani, prendi queste mie mani, fanne vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere chi è solo; cuore prendi questo mio cuore, fa' che si spalanchi al mondo, germogliando per quegli occhi che non sanno pianger più"




giovedì 8 settembre 2016

Italia: Milano, mosaico del mondo

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“Ciao, tu da dove vieni?”
“Io vengo dal mondo”
Scambio di battute al centro diurno La Piazzetta, domanda prevedibile con una risposta assolutamente inaspettata… questa risposta al momento mi ha fatto sorridere, poi la provocazione è rimasta della mente.


Durante il Cantiere della Solidarietà, forse, sono riuscito a comprendere davvero cosa significa difendere “la Patria”, obiettivo del Servizio Civile, un anno che ormai si sta concludendo.
Qual è la mia patria?
Milano, dove presto il mio servizio?
L’Italia, con tutte le sue bellezze?
L’Europa, verso una comunità (si spera) non solo di facciata?
Nessuna di queste, la mia Patria è l’Umanità, ogni uomo e ogni donna costituiscono la mia Patria… “Io vengo dal mondo”!

Milano, è la mia città, ma è anche la nostra città, è di tutte le persone che per i motivi più disparati hanno messo qui la loro impronta, non solo oggi, ma da sempre… è una città cresciuta come un mosaico, ogni persona è come un tassello, che magari non sa cosa ci faccia qui e si sente fuori posto: perché non accettato, non compreso, sfruttato, non visto… come un tassello nero in mezzo ad una moltitudine di tasselli bianchi!
Questo tassello nero che può essere un povero, uno straniero, un emarginato, un “diverso”, uno che non ha più nulla se non se stesso.

È qui che diventa importante l’ Accoglienza da parte di tutti gli altri tasselli diversi da lui, è NECESSARIA perché questo tassello nero possa essere parte di un progetto che va oltre…che sconfina!
Attenzione a non sfociare nel buonismo del dire “poverino, mi dispiace”, è il modo migliore per creare ancora più distanza.
È necessario prendersene cura (I care), solo così gli altri tasselli possono restituire la dignità al tassello nero, a restituire ad esso il ruolo che davvero è suo in questo mondo, per potersi riscoprire come parte FONDAMENTALE del mosaico...

...la pupilla nera dell’occhio dell’umanità, perché l’umanità (la mia Patria) possa vedere e guardare avanti, migliorandosi ogni giorno!

La diversità è ricchezza!

Daniele



domenica 14 agosto 2016

Milano: Dannata voglia di stare

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Vorrei presentarti un posto, ma ti avviso: non aspettarti un posto della solita Milano. Qui non si scandisce il tempo a produrre, non trovi le luci accese da mattina a sera, i ritmi frenetici degli eleganti individui in giacca e cravatta non la fanno da padroni. Noi siamo abituati a questa Milano: di seguaci del dresscode ne è piena la metro alla mattina, il duomo all'ora di pranzo e corso Como alla sera.


Il posto che ti voglio raccontare è diverso e per qualcuno è speciale. In questo posto non c'è formalità, i tempi sono dilatati e le persone tengono molto più allo "stare" che al "fare". Questa isola diversa, non convenzionale, si chiama "Piazzetta". All'inizio non potevo concepire il senso di un luogo dove andare solamente per trovarsi, per far passare il tempo. Ho capito che, per chi ci va, queste manciate di metri cubi valgono, in realtà, molto di più.



Ho incontrato una donna che per tanti anni ha avuto come rifugio e sollievo un amico ingannevole chiamato Alcool, un uomo che ha perso il lavoro e con esso - pensava - la sua dignità, un ragazzo che non mi ha mai parlato della sua storia ma che non è riuscito a mascherare la sua rassegnazione alla vita, un cuoco che ha perso il lavoro ma non la passione, un giovane padre marocchino che cresce suo figlio con i pochi guadagli di pantaloni venduti in metro.. In questo posto ho incontrato persone che hanno trovato relazioni, accoglienza, figure di riferimento. Qui hanno trovato la dimora che non hanno e gli affetti che questa parola dovrebbe portare con sè, il senso comunitario che molti di loro desideravano ritrovare.


Ora, pensandoci, mi dico che a volte non serve "fare" quanto esserci, "stare". A volte bisogna immergersi in un luogo per capirne i significati, bisogna rallentare e adattarsi, bisogna iniziare ad ascoltare. Quella donna mi aveva stupito parlandomi di una "Piazzetta" felice. Ora la vedo anche io, e vedo chi la vive come persone che sono molto di più di quello che hanno perso, e quel di più te lo dimostrano subito, te lo offrono, come se capissero che tu ne hai bisogno, che alla fine sarai tu a ringraziarli per la loro ospitalità.

Pila

lunedì 8 agosto 2016

Milano: Sconfinati in casa

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Ore 7:00 sveglia, colazione, doccia e momento di riflessione
Tram-metro-pullman: Famagosta per tre ore di servizio presso il centro diurno La Piazzetta
Pullman-metro-tram: casa per pranzo e ripartenza
Ore 15:00 incontro con altre realtà cittadine impegnate nel servizio a persone fragili
Ore 17:00 inizio servizio al Refettorio Ambrosiano
Ore 20:30 due ore di decompressione dalla giornata in condivisione con gli ospiti del dormitorio maschile Il Rifugio
Poi il 43 fino a casa e verso mezzanotte a letto, dopo due parole di restituzione...

...ma il blog??
Voi keep calm, noi work in progress 😜

Ci aspettavamo che un gruppo così disomogeneo avrebbe faticato a trovare punti d'incontro, avrebbe conosciuto un uomo senza fissa dimora stereotipato che vaga per la città senza meta trascinandosi dietro cartoni, sporcizia e una storia passiva.
Ci aspettavamo ritmi serrati con attività programmate e ben scandite, comportando un impegno consistente senza considerare il conseguente carico emotivo.
Stiamo vedendo, invece, che il tempo si intreccia con i loro desideri e si poggia sullo scambio dei reciproci vissuti. Persone come noi che hanno una famiglia, o una casa, o un lavoro, o una laurea...talvolta l'unica differenza è il paese d'origine.
Stiamo vivendo un gruppo la cui voglia di sconfinare si mostra, prima di tutto, nella voglia di andare oltre i limiti del sé per porsi a confronto con l'Altro.


G&G

domenica 19 giugno 2016

ITALIA: un viaggio a km zero!

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Costruire una casa in Cile? Necessario.
Assistere i malati in Camerun? Indispensabile.
Animare i pomeriggi dei bambini in Romania? Riempie di gioia.
Ma..sei sicuro che il tuo aiuto non possa servire anche qui, in Italia?
Noi siamo i cantieristi di Milano e presteremo servizio presso i centri di Caritas Ambrosiana dedicati alle persone in situazioni di grave emarginazione adulta, senza lasciarci scoraggiare dal caldo afoso di un agosto in città! Proporremo attività ludiche e ricreative agli ospiti del centro diurno La Piazzetta, del Refettorio Ambrosiano e del Rifugio Sammartini.

Loro hanno le età più varie, tanti uomini e alcune donne, italiani, ma anche stranieri, tante storie inaspettate e simili alle nostre, forse più di quanto pensiamo.

Noi siamo sette, giovani di tutte le età, più donne che uomini, italiani di nascita ma cittadini del mondo, con qualche esperienza da condividere e tanta voglia di viverne di nuove!

Siamo Ilaria, Valeria, Giorgia, Giulia, Benedetta, Stefano e Daniele:

Noi siamo quelli per cui #sconfinare significa #restare.

Pronti per viaggiare, cambiare, interrogarci, ad un passo da casa nostra! 

mercoledì 24 settembre 2014

Milano: TRA RICCHEZZE E POVERTA’

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Milano, una città ricca di paradossi, proprio come nella Londra vittoriana in cui visse Dickens.
Una Milano dove sono in atto i preparativi per l’expo, nelle sue periferie compare una grande novità, una luce nuova.
Otto giovani e un prete attraversano la città, arrivano alla periferia della Comasina dove hanno scelto di vivere per due settimane.
Attenzione, però! La cosa straordinaria non eravamo noi, ma era il messaggio che volevamo portare. Era quello che ci stava dietro: a fare un oratorio gratuito, il fatto di vivere due settimane insieme e di conoscere la città di Milano in un modo diverso dal solito.
Se vi fosse capitato di passare di lì avreste trovato sul cancello dell’oratorio un bel cartello “Benvenuti! Aperti per ferie”. 
Questo cartello, questa scritta “benvenuti” non la troviamo 
nemmeno più sugli zerbini delle case. Una parola poco sentita di recente! Questo cartello ha attirato un po’ di bambini e genitori che passavano di li.
Eppure quella era Milano! Era una periferia, dove spesso non ci sono speranze, luoghi dimenticati, luoghi in cui pochi passano e attraversano la città col desiderio di restarvi. Dove la gente attende una cosa straordinaria che sembra non arrivare mai a rompere la monotonia. Uno di quelli era Gesù che sceglie di abitare nelle periferie umane, sceglie di entrare nelle nostre storie, sceglie di accompagnarci nel dolore e nelle fatiche. Chi entra in periferia non tornerà certamente a casa come prima! LA POVERTA’ TI ARRICCHISCE!  
“Lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite…”     
“Chi ascolta voi, ascolta me”
 “Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone”
Queste ed altre frasi ci hanno accompagnato nelle due settimane. Queste frasi le abbiamo vissute.
Ci siamo interrogati sul nostro sguardo, sulla capacità di vedere: cosa vedo dell’altro? Come lo tratto? IL POVERO VIENE TRATTATO COME UN RICCO.
Cosa rappresenta l’altro per me? Sul nostro modo di ascoltare: cosa ascolto quando ascolto gli altri?
Quattro amici scelgono di portare un loro amico da Gesù e fanno di tutto, scoperchiano persino il tetto di una casa! Un desiderio di accompagnare chi fa più fatica davanti a Gesù. Questo lo trovo bellissimo! Poter arrivare insieme, poter essere davvero fratelli!
Prima parlavo di luce nuova, mi è piaciuto un sacco poter attraversare le strade di quel quartiere, frequentare i negozi sul posto e incontrare i ragazzi conosciuti nell’oratorio!
Erano ragazzi con difficoltà economiche, con problemi familiari, oppure immigrati in parte cinesi che vivevano nel quartiere della Comasina e vicinanze. Erano ragazzi che avevano bisogno di essere ascoltati, a mio parere, ed era molto bello poter parlare con loro e ascoltarli. Il clima che si è creato ha reso possibile tutto ciò. Infatti coi circa 25 ragazzi presenti ogni giorno è stato possibile creare un vero clima familiare e fraterno. Ma era ancor più bello poterli valorizzare e trattarli nel modo in cui si desidera essere trattati.
Abbiamo lasciato un grande segno in quel quartiere: la gente difficilmente viene ascoltata, le famiglie del quartiere desideravano davvero darci una mano chi con la merenda, chi con altre proposte. Abbiamo smosso un po’ la realtà! È stato molto arricchente poter incontrare un quartiere così, delle persone così e credo proprio abbia fatto molto bene pure a loro potersi conoscere tra loro.

Milano, non sembra una vacanza essere stati a Milano. Invece per noi è stata una vacanza!! Lo era eccome, in posto lontano, ma anche vicino!!



Cecilia

sabato 22 marzo 2014

Ti va di danzare?

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“Per essere un buon danzatore, con Te come con tutti, non occorre sapere dove la danza conduce”

Mi chiamo Fabio e ho deciso di imparare a danzare.
Ok, chi mi conosce sarà già scoppiato a ridere visto che non sono famoso per i miei leggiadri movimenti...
No, non sto frequentando nessun corso di danza o cose simili!
Ho deciso di imparare a danzare facendo il Servizio Civile con Caritas Ambrosiana, si, perché il Servizio Civile con Caritas ti insegna a danzare con la vita.
Il luogo dove sto prendendo “lezioni” si trova a Milano presso l’Associazione La Grangia di Monluè, un centro di seconda accoglienza per persone richiedenti asilo politico. 
E’ un luogo particolare perché c’è la possibilità di poter ascoltare diversi tipi di musica….

C’è chi pensa che per saper danzare bisogna per forza muovere bene il proprio corpo. 
Io non credo.
Sento che c’è un altro modo. 
Voglio cercarlo, e se non c’è voglio inventarlo.
Si, come diceva Madeleine Delbrel:

“Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con Te”.



Per fare ciò non ci sono gesti fisici o passi particolari da saper fare.
Bisogna essere disposti a lasciarsi trasportare da una musica diversa, nuova, che ci guida oltre le nostre certezze.
Musica che proviene dalle persone che incontriamo, che sono più in difficoltà; 
spesso è una musica che non siamo abituati ad ascoltare..forse perché parliamo troppo..
Osservando i passi lenti e spesso incerti che muovono questi ragazzi, sembrano difficili da imparare, forse perché facciamo finta di avere fretta e non abbiamo tempo..
Ascoltando i suoni silenziosi che emettono queste persone, non è facile, ma ci lasciano senza fiato quando li sentiamo..forse perché loro hanno ascoltato i suoni cupi della guerra..
Sto imparando che ognuno di noi è uno strumento in grado di donare suoni unici, capaci di far danzare chiunque voglia ascoltarli.

“Insegnaci a indossare ogni giorno la nostra condizione umana, come un vestito da ballo”

Sto imparando a danzare, chi l’avrebbe mai detto!


Fabio.

lunedì 3 marzo 2014

Paese che vai.. Taxi che trovi!

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Chiunque sia stato tra Nord Africa e Medio Oriente, una volta a casa avrà raccontato agli amici la follia del traffico nelle varie città, piuttosto che lo stile di guida alquanto "bizzarro" dei vari tassisti di turno.
Ecco, dimenticate tutto: Beirut non è una città trafficata:  è il traffico fatto a città!

Nelle ore di punta ( qui h24) ci siamo abituati ad attraversare la città a passo d'uomo,  tra macchine in contromano, motorini con il manubrio dentro il nostro finestrino e clacson manco avessimo vinto la Coppa del Mondo.

Potevamo forse spendere tutto questo tempo a disposizione con le mani in mano?
Ecco a voi i primi incontri ravvicinati con i tassisti del terzo tipo:

1- "Il SAVIO", l'autista all'italiana: sicuro di sè, a bordo del suo potente Mercedes,, dopo aver fregato la corsa ad un suo collega con nonchalance, ci racconta del legame con il nostro Paese. Dopo una lunga carriera accademica dai Salesiani, il buon Savio decise di fare famiglia, dando alla luce, con l'aiuto della povera moglie, tre pargoli dei nomi alquanto bizzarri per ribadire la sua passione "tricolore":
- Il primogenito: SAVIO BOY
- la secondogenita: MARISSA
- infine la terzogenita, l'unica con un nome pseudo-normale: MARIA BEGONIA, nata direttamente in serra.

2- Il REDUCE: a bordo della sua fiammante Nissan, al primo incrocio ci guarda curiosi mostrandoci una gamba destra… di plastica; "Regalo" di guerra. Dopo un iniziale sbigottimento, pensare di essere nelle mani ( e nei piedi ) di un tassista che guida solo con una gamba nel traffico di Beirut non è proprio sinonimo di sicurezza.

3- Il genio: L'UOMO PORTIERA.  Un rumore sordo e strisciante ci scuote mentre attraversiamo a piedi uno degli incroci principali di Beirut. Vediamo una signora distinta scendere dal taxi collettivo e dopo qualche secondo…la stessa portiera a  del taxi decide di …scendere dall'auto!
Non è uno scherzo: guardate qui sotto l'autista che, tra l'ilarità generale, si fionda in mezzo alla strada a raccogliere la portiera sfuggente!


Alle prossime portiere,
Alberto-Anna-Stefano

mercoledì 9 ottobre 2013

Scatta il Cantiere 2013: "Se ognuno fa qualcosa"

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"Se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto"
[Padre Pino Puglisi]

Il tema dell'anno, l'essenza del Cantiere. Ecco i vincitori.

1° classificata
La gioia in un palmo, Chiara Colombo (Bolivia)





2° classificata
Salvataggio, Marta Galimberti (Teggiano)



3° classificata
Insieme si fa meno fatica, Letizia Arosio (Moldova)