domenica 23 dicembre 2007

La storia di Sami

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Paolo: Ti piace scrivere?

Sami: Sì.

P: Ma scrivi solo in amarico, immagino..

S: Sì. Però posso scrivere una storia in inglese e fartela leggere.

P: Mi piacerebbe. Poi, se vuoi, possiamo metterla in internet, sul blog di Caritas.

1 ha tradotto, l'altro ha scritto

La storia di Sami

The night was so beautiful. The moon and the stars together shine their light towards earth. Now I found myself on one narrow road. The road has the shape of a cross. Only this place was light full and the other part of the earth was so dull.

I start to observe my surrounding. There are a lot of people around me, but they aren’t on the road which I stand on. They move here and there in the darkest part of earth. I throw my eyes in front and I saw one guy who stand at the edge of the road. The man was dressed unusual. He was covered by a strong rays of light. I have never seen this man before in this big city. At the moment he showed a warm smile to me and said that “Now you are on the right track... Come to me then we will getting together!” pointed the small door behind him.

What he wants to mean “Come to me and we will getting together”?! I don’t know! I saw my surrounding once ... those people are still walking in the darkness. I put off my eyes from them and I look that person again... he still smiles and lift up his hands. He looks like a person who waits his lover in suspension. I can read his mysterious adore from his eyes. I don’t know why at the first time I want to join him.

Now I start to walk one step towards him. But I hear strange voice behind me. The voice comes out from those people who walks in the darkness. I scared a lot and I stopped myself on the track then I hold back myself one step...

At this moment some sweet and strong words are coming out from the person’s tongue: “You are mine and I call you by your name”, said the man. At this moment I ask myself: “Who am I?” and “Who is he?”. Yes! I am Christian so this man might be Christ! But I’m not sure enough.

I don’t know why and how come both but both fears and happiness shadows on me. All the things look like dream for me. I don’t know what shall I suppose to do. At this time that guy add more words to me “I’m the truth shepherd, the meaningful life and the right track to my father’s kingdom”, said the man.

I can’t hold myself back from his calling; his words touched me a lot and so I decide to join him for the second time. I start to walk towards him... But the people of the darkness start to shout... a great noise... “Come to us... We will give you your father’s land & kingdom... come... come to us!...”. But I don’t want to stop my legs walking towards the man who stood in front of the small door.

Some people of the darkness lift their hands towards me and try to catch me & also they want to hold me back to them. I can’t continue my walks towards the man. So I come back to my first point then I put off my eyes from them and I turned my face to the man. He was smiling and his hands were lifted up. “Look at my wounds”, said the man. His hands and his legs were wounded. My heart treated a deep sadness & my eyes start to weep. Everything makes me confuse but in the middle of this confusion I told to myself that now I must be in his hugs. The most difficult decision!

I start to walk on the crossroad for the third time. The first step of this big and difficult journey. Till now I told to myself repeatedly that I must to do it! ... Now I reach at the half of the road. The people were shouting on me, but I continue my walk towards the man. Suddenly, those people keep themselves silent... I smelt a pleasant perfume that I had never smelt before, I turned my face slowly... Oh my God!! How a beautiful girl?! I can’t believe my eyes.

She smiles to me... her teeth was cleaner than the polar ice. She gave me a sign in order to follow her. I turned my face to the previous man for a moment. He still smiles and his hands were lifted up... his hopefulness makes me amaze but I don’t want to spent more time with him. So I turned my face back to my beautiful lady.

When I start to went towards her she also went to the darkest part of the earth. We continue our journey in such away... Finally I left only one step to be the member of those people who are in the darkness. At this moment, the man start to talk and he adds some words again. I thought that these words are may be the last words of the man. “I know what have you done! I know that you are neither cold nor hot. How I wish you were either one or the other! But because you are LUKE WARM, neither cold nor hot, I’m going to spit you out of my mouth.”, said the man.

Now I hold back myself and think that how he can know all my secrets and my falsity in the life of Christian. So all you Christians nowadays our will to follow Christ is like this. Our final decision to carry the cross of Christ is so weak. But today, Christ gives us one more chance, one more year and one more calling of decision. So please let’s use this one more chance, this one more year of mercy & let’s give a replay for his loveable calling to our soul.

Sammy, picolino news service




Sami's story

Quella notte era davvero suggestiva. La luna e le stelle insieme spruzzavano luce verso la terra. Allora mi trovavo su una strada stretta a forma di croce. Solo questo luogo era luminoso, mentre il resto del pianeta era bigio.

Inizio a osservare ciò che mi circonda. Ci sono un sacco di persone intorno a me, ma non si trovano sulla mia strada. Si muovono qua e là nella parte più buia della terra. Ho gettato lo sguardo davanti e ho visto un uomo che stava a un capo della via. Era vestito in modo inusuale, coperto da spessi raggi di luce. Non l’avevo mai visto prima in questa grande città. In quel momento mi mostrò un sorriso caloroso e disse: “Adesso tu sei sulla strada giusta… Vieni da me e entreremo insieme!”, indicando la piccola porta dietro lui.

Cosa vuol dire con “Vieni da me e procederemo insieme!”?! Non lo so! Mi son guardato attorno un’altra volta… quella gente seguitava a camminare nell’oscurità. Distolgo gli occhi da loro e guardo ancora quell’uomo… lui sorride e solleva le sue mani. Sembra una persona in attesa del proprio amato. Posso leggergli negli occhi la sua misteriosa adorazione. Non so perché dal primo momento desidero seguirlo.

Adesso faccio un passo nella sua direzione. Ma sento una strana voce dietro di me. Proviene da quegli uomini che camminano nelle tenebre. Mi spaventai molto, mi bloccai e trattenni il passo seguente...

In questo istante dalla gola dell’uomo mi arrivano alcune dolci e forti parole: “Tu sei mio e io ti chiamo per nome”, diceva. Allora mi chiedo: “Chi sono io?”, e: “Chi è lui?”. Sì! Io sono cristiano, quindi quest’uomo dev’essere Cristo! Ma non sono molto sicuro.

Non so né perché né come arrivino insieme, ma paure e felicità piombano su di me. Mi sembra di essere in un sogno. Non so cosa dovrei fare. Ora quell’uomo m’indirizza altre parole: “Io sono il pastore vero, la spiegazione della vita e la via giusta per il regno di mio padre”, disse.

Non posso resistere alla sua chiamata; le sue parole mi avevano toccato molto e così decido per la seconda volta di raggiungerlo. Comincio a dirigermi verso di lui… Ma la gente dall’oscurità inizia a gridare… una bolgia… “Vieni da noi… Ti daremo la terra e il regno di tuo padre… Vieni… Vieni da noi!..”. Ma non voglio fermare le mie gambe che camminano verso l’uomo che rimaneva in piedi davanti alla piccola porta.

Alcuni uomini delle tenebre levano le mani verso di me e provano ad afferrarmi; vogliono trascinarmi con loro. Non riesco a proseguire i miei passi verso l’uomo. Così torno al punto di partenza, quando sposto lo sguardo da loro, girandomi verso l’uomo. Lui stava sorridendo e le sue mani erano alzate. “Guarda le mie ferite”, disse. Le sue mani e le sue gambe erano tagliate. Il mio cuore soffrì una profonda tristezza e i miei occhi iniziarono a lacrimare. Tutto mi confondeva ma in mezzo a questo spaesamento mi son detto che ora dovevo essere nel suo abbraccio. La decisione più difficile!

Comincio a camminare per la terza volta sull’incrocio. Il primo passo di questo lungo e complicato viaggio. Fino adesso ho continuato a ripetermi che dovevo farlo! … Ora raggiungo metà della strada. La gente mi gridava contro, ma io proseguivo il mio cammino verso l’uomo. Improvvisamente, quelle persone si zittiscono… Mi colpisce un gradevole profumo che non avevo mai sentito prima, ruoto lentamente il mio viso… O mio Dio! Una bellissima ragazza?! Non posso credere ai miei occhi.

Lei mi sorride e i suoi denti sono più immacolati del ghiaccio polare. Mi ha fatto segno di seguirla. Mi volto verso l’uomo di prima per un secondo. Lui sorride ancora e le sue mani erano alzate… il suo ottimismo mi stupisce, ma non voglio trascorrere altro tempo con lui. Così mi rigiro verso la mia bellissima lady.

Quando inizio ad incamminarmi presso lei, anche lei si reca verso la parte più adombrata della terra. Continuiamo così il nostro viaggio… Alla fine mi rimane solo un passo per raggiungere il gruppo delle persone che sono nelle tenebre. Allora, l’uomo prende a parlare e aggiunge altre parole. Pensai che queste potevano essere le sue ultime. “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo, né caldo! Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei TIEPIDO, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”, disse l’uomo.

Ora io mi fermo e mi chiedo come può conoscere tutti i miei segreti e la mia falsità nella vita cristiana. Così per tutti voi, cristiani di questi tempi: la nostra volontà a seguire Cristo è come questa. La nostra decisione finale nel trasportare la croce di Cristo è davvero debole. Ma oggi Cristo ci offre un’altra possibilità, un altro anno e un altro invito a scegliere. Quindi per favore sfruttiamo quest’ulteriore possibilità, quest’altro anno di misericordia e concediamo alla sua amorevole chiamata dei nostri spiriti un ennesimo tentativo.

Sammy, picolino news service

venerdì 14 dicembre 2007

aggiungo un POSTro

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a tavola
Qsto post è vostro. Un vost. Lo catturo e velo mostro da bravo Vostbuster. La comunicazione qua è per forza di cose impari: uno dei 2 termini è un singolo, l’altro è un album: voi. È un joco moderatamente sporco (ma qc1 lo deve pur fare), e consiste nel buttare nel tritatutto una colazione d domande racimolate in giro nelle mail ke ho ricevuto e diligentemente conservato; dove IO lo riterrò opportuno l’autore verrà citato, e per la salvaguardia della sua privacy tralascerò di menzionarne il codice di avviamento postale. Questo esperimento non avrà seguito, qdi v sollievo da una futura scrittura ansiogena con timore d venire così meskinamente citati.

Per provare ke le regole io le fisso io le infrango iniziamo da un sms, invece ke da una mail. Il giorno prima della partenza Luca kiede: “Ma sei sicuro che l’Etiopia esista? io non l’ho mai sentita”; diciamo ke se stessero facendo finta ke l’Etiopia esistesse ed io in realtà mi trovassi in un mega studio d Cinecittà, beh, starebbero recitando bene. L’unica nota alla produzione: qsta orgia di bandiere etiopi covunqe è un po’ spinta.. ho capito ke dovete evidenziare l’esistenza d qsto Stato, ma una resa + discreta avrebbe ingrassato il realismo.

Qua arrivato ho ricevuto una mail ke recitava “Paolo, quand'è che parti allora?”. Interrogativo legittimo (cui privatamente risposi), dal momento che salutai chi vidi e non vidi tutti; però se il soprascritto dubbio lucano fosse fondato, posso rimediare in fretta: prendo un taxi, gli kiedo d portarmi il + fuori da Addis possibile, fino a qdo non incontreremo una strada misteriosamente bloccata. A quel pto scapperei dall’autista a piedi e vedo se mi ritrovo sulla Via Appia o in una pentola.

Alcuni avevano preso molto alla lettera la lettera al Direttore (l’ultima, la e), Marco per tutti s’informa: “La tua pancia ha tremato? Il tuo stomaco ha rovesciato?”. Sìsì. Poca roba, ma intensa. Per gli amanti dei dettagli, pezzetti piccoli. È durato un pomeriggio. Un lunghissimo pomeriggio. Da allora a telecamere spente operatori coatti mi allungano untissimi panini con la mortazza, e posso così a fare a meno dell’esplosivo cibo locale e sopravvivere decentemente. La rappresentanza italiana ad Addis può confermare ke non tornerò deperito (come la storia insegna, l’uomo bianco torna dall’Africa ingrossato); nonostante la palestra ke bella 2 settimane, poi l’ho allegramente bigiata, noiosa; credo d averlo decretato qdo ho visto la faccia del trainer guy (lo stesso ke m’aveva sconsigliato d correre troppo x’ sono magro) ke osservava attentissimo i miei millimetrici joki equilibristici x fare stare il mio romanzo sul manubrio della siclett senza ke dovessi tenerlo con le mani. Un uomo dal collo come il mio torace, se lo cercavi c’era anke l’ombelico a fianco dell’ugola, probabilmente era un trapianto. Basta palestra, ma in compenso mi massacro d freccette.

E le indagini sulle prime impressioni sono riciclabilissime: “Allora come si sta in quel continente???”, kiede una Barby. Riciclo la domanda e pure la risposta: “Incontinente”. Ora dovrej motivarla impedendo a Stefania (donna con cui condivido il piccolo bagno) d raggiungere la tastiera. Beh, basta vedere le mails scritte finora, ma è un approccio comunicativo ke si rincontra in Africa: un’esagerata disponibilità a scoppiare a ridere alla battuta ferengi cui consegue una nostra (mia) incontinenza comunicativa; se ridere è bello ed ogni idiozia ke salta in testa fa ridere, tanto vale allentare i filtri. Torneremo credendo di essere diventati spassosissimi e ci skianteremo con volti cinerei ke ci studieranno perplessi.

Banana racconta (e la sua storia, come spesso, merita): ho appena visto nel computer la gaia e abbiamo anche parlato che storia…ovviamente mi ha chiesto di te come tanti del resto…l’altro giorno ero per terra piangente con un taglio su tre quarti di faccia tre costole incrinate e tutti i vestiti strappati, si avvicina un tizio e mi chiede: “come sta paolino?”, bene grazie rispondo io>>. Ribadisco: anke qua la versione non cambia moltissimo, tutti s’informano un sacco di volte al giorno sulla tua salute, il mio professore d amarico (ah, sì: da un paio d settimane c’è Brooke, un simpaticissimo professore d’amarico) c’ha spiegato ke in Etiopia non si può tanto rispondere skiettamente, x’ anke qdo va male si è nella mani di Dio, e qdi va sempre bene. Qdo ho raccontato qsta cosa ad un mio amico autoctono s’è affrettato a sconfessarla, io la riporto così.

Dall’altra parte Dax condivide con me ed ora con voi dei viaggi cinematografici, oltre a puntuali aggiornamenti sulla distanza ke separa le 2 milanesi: “Interessante che tu riesca ad accedere ai film locali..(anche al cinema?..mi piacerebbe ritrovarmi in un cinema etiope una sera..immagino luce gialla, mura bianche scrostate, poltrone rosicate, caldo e mosquitos..ed un film poliziesco assolutamente nn credibile..immaginario povero eh..)”. Una visione ke perora lascio lì senza perorarla, non sono ancora andato a verificare, timoroso d trovarmi invece in una sala odeon, con popcorn, pubblicità british, sofà confortabili. Finora infatti non sono mai stato in una vera&propria sala cinematografica bensì in spazi (sala conferenza di un centro culturale, teatro universitario) allestiti ad esserlo. Però vi lascio qsta descrizione d Dax, tutt’altro ke povera.

Lele a raffica ci rikiama dalla poesia. “ok, ovviamente ti chiedo come stai come va cn stefania come sta la tua famiglia cosa stai facendo li mangi bene la casa è accogliente fa freddo”. In sequenza: fain fenkiù; bene con i problemi d ki si deve dividere un bagnetto con scarsa areazione (lui); anke la mia famiglia sta bene, tranne ke mia moglie non la conosco un grankè e non abbiamo una lingua in comune, solo figli, 4, nati il mese scorso; lei ci ha tenuto a mettere le cose in kiaro, qua funziona così, e m’ha garantito ke sono miei. Mi sfuggono dei particolari, ma sentiremo qdo inizieranno a parlare, se saranno italiani (e allora miei) o etiopi come la loro mamma, e qdi suoi. Mangio molto bene, sì: da quel giovedì rifuggo il cibo etiope, urlando e stracciandomi le vesti qdo lo annuso. La casa è accogliente x gli uomini meno x gli insetti, ke c rimangono sempre un po’ male. Fa freddo d notte dormiamo con n coperte e fa freddo al mattino nel mio ufficio (non in quello della mia capa).

Gli ingegneri arrivano al sodo: “Ma cosa stai facendo ora esattamente??? Sei già in carcere? O organizzi già orfe (NdP --> ORatorio FEstivo)?”. La domanda di partenza è formulata male: “esattamente” è una parola ke qua ci piace proprio pocopocopoco. La seconda è facile: “Non ancora, ma qdo lo sarò difficilmente riuscirò a farvelo sapere”. Alla terza: “No, qst’estate qcsa del genere, forse”. FOrfè.

Teo non c gira intorno: “Senti la cosa che mi interessa di più dell’africa è: chi cucina?”. Un sacco di gente, anke Stefania sa cucinare, non so perché. Poi il ragazzo kiede qcsa a proposito delle castagne, cui risposi qke post fa. Saluto con un interrogativo d Davide: “come si dice ciao e a presto in etiope?”. Ciao è easy, la prima parola in amarico ke ho imparato: si dice “ciao”, con la “c” morbida, e la “a” accentata. A presto in amarico è + difficile, v scrivo come si pronuncia: “sii iu sun”.

“Ciao”, allora.

Paolo

Ps.. rispetto al concorso “calcial nome”, dove invitavo a proporre titoli x un progetto ke non si farà, segnalo tra le risposte giunte in qsti studios un perdente e un vincitore (il resto una dozzina d pareggi, nn si vedeva una skedina così da qdo il Gioissa era in serie a). Il perdente è tale Emanuele da Vanzeghello con l’impresentabile “Calcio al cuore”. La vincitrice (l'Etiopia non ha gnente da insegnare ai compatrioti d Moggi) è.. mia sorella con “Il calcio fa bene alle ossa”. Sì, il livello è stato così alto. Purtroppo, Chiara, non ricordo in cosa consistesse il premio e non ho idea di dove recuperare qsta informazione. Siamo spiacenti. Ringraziamo i lettori del blog per avere impallato il server colle loro adesioni, n’eravamo sicuri.

giovedì 6 dicembre 2007

velocità

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oggi sarò più veloce del solito....e visti i miei precedenti potrei chiuderla qua!!!

ma voi come state ???

questo lo sto scrivendo unicamente perchè senza un articolino fa brutto soprattutto perchè con il paolo poi mi vergogno!!!!

no alla fine sono interessata state bene? e il tempo da voi, che tempo fa??

oggi qui sembra capodanno.....ma chiaramente non per il clima che è torrido.......ma per i botti!!!!

EVVIVA LA PURISSIMA!!!!

DOMANI ANDRò A CACCIA DI CARAMELLE NACATAMALES E CHISSA CHE COSA MI RAGALANO!!!

basta gridare un po' ......per le strade!!!

ehehehehehehe

ciaooo

ci vediamo fra due settimane!!!

GUAPISIMA HERMOSURA LORY&CO

1000nium ran

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Ho. Qsto sì ke è correre. Vediamo quanti sono 10 chilometri, vediamo se cela facciamo.

Sta maratona si corre ogni 1000 anni: è la Millennium Run. Circa 30000 partecipanti. Io ci sono assieme a una ressa di circa 29999 altri, tra cui la dottoressa Calcaterra con con sorte, la cui sorte lo vorrà sofferente ad un piede. Haile Gebrselassie manca. È negli USA e l’altoparlante, forse x spronarci, ci aggiorna in amarico sulla sua gara. Molti Etiopi, come molti Bosniaci, come alcuni italiani, partecipano alla lotteria della vita: l’ambasciata americana mette in palio annualmente 50000 green card (DV), tipo passaporti x vivere lì, mi spiega Stefania. Costa un bel po’ la burocrazia x iscriversi, ma vuoi mettere? Se vinci ti trovi dall’altra parte dello skermo. E allora ogni anno si cerca uno dei centinaia di negozietti e si riinizia la trafila, con rinnovata speranza. Il corso della fortuna mi sorriderà un giorno, tutti nella propria vita han vinto qualcosa, quel ke conta è non darsi vinti, il corso della vita s’invertirà. Partirà.

Per quante persone nel mondo la quotidianità è attesa? Si aspetta la donna giusta, l’enalotto, il finesettimana, la nave ke t recuperi da qel maledetto isolotto selvaggio. Hailè Gebreselassie no: poco bravo ad attendere, lui è andato in America correndo. 10 km dopo 10 km. Da piccolo la sua scuola si trovava a, da non crederci, 10 km da casa sua (se fosse stata a 100m l’Etiopia avrebbe avuto un centometrista); e allora le mattine dormiva una mezz’ora d + e dopo, libri sotto le ascelle (il fratellino colla scacciacani?) andava a scuola d corsa. Lui ci è arrivato così, in America; non ke c abiti, preferisce starsene qua, ha fatto costruire three big buildings and now li affitta. Una furia di record mondiali, medaglie olimpiche su ogni distanza sopra i 3000 m, fino a cimentarsi recentemente nella maratona. Il mio amico giapponese si è prefissato la missione di incontrarlo (ormai anima gli incubi della segretaria di Gebrselassie) e io gli ho kiesto ke domanda vuole porgli. Masaya mi guarda e la sua risposta mi sbaraglia. Una risposta tanto buona da sbattere in terra (io, non la risposta), come disse la Calcaterra entusiasta di una lasagna, quando ancora riuscivamo a parlare, prima cioè della partenza della Millennium Run. Prima di tutto questo.

millennium RAiN

Un fiume giallo scorre. E non tutti siamo giallonesi, non siamo in una pubblicità, indossiamo solo delle visibilissime magliette gialle. Casomai qc1 non sapesse ki fossero i fenomeni ke si sono alzati alle 7 la domenica mattina pagando 40 birr (3 €, abbastanza) per andare a misurare la città a piccoli balzi. Il fiume giallo corre le vie di Addis. Le percorre una via l’altra. Il fiume giallo incorre nello sguardo miope delle telecamere dell’unico canale etiope, l’ETV; un Polifemo mediatico ke x un paio d’ore poco potrà se non documentare, ed al limite censurare; ma per una volta all’anno non proibire. Il fiume giallo concorre ad esigere un cambiamento. Grida dallo stomaco, indigestione di meles.

La maratona è uno sport kimico: diversamente da Canaan, qua l’acqua si trasforma in sudore. Si farebbe molto prima se (lei tornasse vestita soltanto) distribuissero bottigliette di sudore. È uno sport d coppia: tu e la fatica. Ti inceppa i polmoni, si aggrappa al polpaccio. Se non ce la fai diventa uno sport d scoppia. È uno sport politico: corri per urlare il tuo dissenso. Libertààà.

Art.30, c.1: “Everyone has the right to assemble and to demonstrate together with others peaceably and unarmed, and to petition. Appropriate regulations may be made in the interest of public convenience relating to the location of open-air meetings and the route of movement of demonstrators or, for the protection of democratic rights, public morality and peace during such a meeting or a demonstration”.
Sì, insomma, anke senza afferrare l’inglese, la costituzio etiope garantisce il diritto di manifestare. In verità (recita la legge: x proteggere i diritti democratici, la pubblica moralità e la pace) la manifestazione è tollerata solo in occasione della maratona; e allora lo faccio ank’io: vi racconto la maratona x criticare il governo. Se ki corre può strillare la propria idea è solo x’ si tratta d un evento internazionale con molti ferengi (stranieri) presenti. Tanti nordici, alcuni volano qua proprio x questo happening podistico; qdi le autorità non possono riskiare. Tutt’al + la possono annullare, comè successo 2 mesi fa, con una ventina di minuti di anticipo e i soldi dell’iscrizione nella bisaccia. Ke poi pare ne abbiano già organizzata un’altra, fine dicembre, turismo e soldi x l’iscrizione?

In Italia se non 6 d’accordo col governo scrivi un articolo sul giornalino universitario, organizzi un incontro, cerki in rete informazioni ke diano ragione alla tua lettura del reale. Oppure ne parli al bar con un amico. Non in Etiopia, qua al limite sene parla in casa, dopo avere ascoltato di straforo la radio amaricana (un canale statunitense con un notiziario etiope in amarico) o un’altra tedesca su frequenze libere. Ricorda qualcosa agli europei? Comunque oggi le proteste sono concesse grazie a noi, anke a me, e non so cosa dicano (magari “i bianki a casa loro”? nàà) ma son contento ke possano farlo. Alzano le dita a V, qdo un militare li osserva tiran su anke l’anulare e il partito indicato passa dall’opposizione alla maggioranza; un dito. E con un dito si possono dire tante cose, ma i poliziotti non rimarrebbero imperturbabili ad ascoltarle proprio tutte. Purtroppo la manifestazione intestina alla maratona mi dicono sia in (mara)tono minore (una manifestazzina) rispetto gli altri anni: è (mara)noto ke molti corrono col governo, in senso lato (di sbieco) (ok, basta). Sono pagati x fare da spie e sbirrare i + leader, qelli ke i cori li cantano d gusto, d giusto, d rabbia; ki ha le corde vocali + vibranti, ki gli vibra anke il cardio.

È nell’aria, Paolo. Le persone lo avvertono, alcune sono nervose come cavalli dopati. Me ne accorgo quando mi trovo in giro: le donne possono truccarsi, gli uomini possono mettersi la cravatta, le ragazze possono farsi i rasta, ma gli esseri umani rimangono animali: non mi fregano. Io li vedo + circospetti, + stanki. Qualcosa sta x succedere. Una guerra. Cosa dicono su Internet? Noi non lo sappiamo: l’Eritrea sostiene d essere stata attaccata, l’Etiopia dice che non combatterà a meno ke non sarà invasa. Ke poi in Ogaden si combatte da 1 pezzo, o meglio, i governativi in alcuni villaggi combattono, in altri non trovano uomini armati e si limitano a fare a pezzi l’umanità rimasta. Stupri, Paolo.


Dopo 39 secondi dall’inizio provo a farmi tornare in mente x’ mi accingo ai 10ooom con un pesante marsupio ke ballonzola ovunqe. Aldilà del fatto ke in corsa è ingestibile, scomodissimo, irritante; realizzo a qto sia miele, specie verso i 9 km, qdo se qc1 melo dovesse tagliare sarei troppo provato x accorgermeles. E se lo farò difficilmente sfodererò uno scatto da scoiattolo, uno scattolo. Però c sono le guardie ke guardiano ai lati della pista; ma loro non sono mica dalla parte del cattivo? Eh, qsto è un dilemma da anni70, qdo Guccini faceva concerti cantando determinati valori el biglietto per ascoltarlo costava 10ooo lire (qdi qc1 scalvalcava al cancello, e ciò ke succedeva non era lontanissimo dallo scavalcare per partecipare ad una manifestazione). Vediamo. Ki corre è 1 privilegiato, non solo x avere potuto sostenere il prezzo del biglietto, ma anke x avere avuto accesso ad un livello culturale ke gli consente d esercitare il potere di critica. Ki ruba il marsupio lo fa x’ è misero; sfido kiunque a scommettere ke lui stesso non ruberebbe in nessun caso. Perché il nessun caso talvolta qua si verifica. Il gendarme lo inseguirebbe, magari lo farebbe x senso del dovere, magari x’ se lo acciuffasse vincerebbe punti promozione, magari per senso di giustizia: e se lui è un poliziotto di questo governo, non sempre gli si può kiedere di avere un’opinione a riguardo, giakkè le opinioni d solito si hanno con la pancia piena; e ki va a fare il poliziotto sono proprio i + poveri, ki non ha scelta. E un po’ lo si vede, in qke sguardo smarrito sotto visiere ke stringono l’arma come il grosso alpinista il piccone, il piccolo alpinista il picchino, il medio alpinista il carlo; sono giovani allampanati, in ronda davanti ad alberghi luminosi, a proteggere il politico d turno.

Qualcuno (ke è anke Qualchtre) incise “Non rubare”, e non “Non subire furti”; allora mi kiedo, in un gioco sofistico, protestare per un furto subito è invocare giustizia (ma anke il furto può nascere da un anelito di equità, di una giusta distribuzione delle risorse, di un’etica internazionale ke gestisca le sorti del pianeta facendo tenere la telecamera un po’ a tutti) oppure è infrangere quell’altro, uno dei primi, “Non avrai altro Dio all’infuori di me”? Forzando il ragionamento, anche inveire vs il ladro occasionale potrebbe essere letto come un andare contro il “Non uccidere”... Qdi il primo colpevole del furto sarei io, ke corro con un marsupio con telefonino e makkina fotografica creando una potenziale situazione da borseggio (marsupieggio) x.. boh, 2000 birr. E allora la soluzione sarebbe il cane da guardia e l’antifurto? Il cancello cogli spuntoni e la pistola sotto il cuscino? A parte ke già fatico a correre con mezzo kilo d roba addosso, figurati con un’inferriata. La media di morti per incendi casalinghi nelle case statunitensi è tre volte quella degli altri Paesi: ogni candela lasciata accesa ke infiamma la tappezzeria uccide il triplo ke nel resto del mondo; non è ke hanno gli okki foderati d gabi; bensì perché non riescono ad uscire dalle proprie case, troppo protette (da Beppe Grillo, 2001, “Stiamo talebanizzando il mondo”). Come quella zanzara che in Tanzania aveva scovato il pertugio nella zanzariera: non usciva + (ma ank’io faticavo a venirne fuori). Qualke etiope si domanda x’ l’Etiopia non si faccia aiutare da Bin Laden, tanto infame come Bush non può essere; e questi non sono mai stati al Leoncavallo, e probabilmente (se fossero nati in Italia) non c andrebbero neanke; e se fossero nati in Italia non si kiederebbero una roba del genere.

La gente muore di fame e la responsabile dello sviluppo internazionale plaude l’economia etiope: Britain’s newly appointed Minister for International Development, Shriti Vadera, has described Ethiopia’s economy as “very successful (dal Fortune del 25 11 2007). Forse x’ se non parlasse così gli inglesi in Etiopia rimarrebbero senza ambasciata, comè successo a ki ha contestato i brogli del 2005, comè accaduto agli ambasciatori norvegesi a metà agosto x’ stavan lavorando un po’ troppo bene nell’affiancare i processi di pace tra Etiopia e Eritrea, e tra Etiopia e Somalia.

Alzo la testa attratto da un battimani ke mi guarda: non applaude me ferengi, applaude noi maratoneti. Guarda me x’ sono bianco (ormai lo faccio ank’io, x strada, qdo vedo un rosa lo fisso in automatico, sorpreso). Non m’illudo, non gli devo comprare nulla, qdi il suo sguardo non è un gesto d simpatia. E pperò mi sorride. Allora gli indirizzo un cenno della testa e un pokino accelero. Faccio la curva, la prendo larga, preferisco tenere il ritmo ke non dovere incappare nel gruppone e pianificare traiettorie e frequenza del passo a seconda della velocità degli altri. Distribuiscono buste d’acqua, nonne prendo, non bevo mai durante le maratone. Di solito aspetto la pubblicità. Arriva una discesa, buono, lascio andare le gambe, magari la pagherò ma melo concedo. Non fosse ke al mio fianco skizza, sull’asfalto fradicio di buste d’acqua aperte in corsa, una carrozzella con un tipo divertitissimo destinato alla morte. Beh, lo siamo tutti. Io probabile ke la incontro tra un kilometro.

Invece no, arrivo. Kiedo conferma ai crocerossini (qua mezzalunarossini, è vero), m’indicano un’ultima direzione. Avanzo tra tutti, piuttosto orgoglione, vado a ritirare la mia medaglia d’oro distribuita da un camion. Mi sono permesso perfino uno scattino finale e pure Ceranini sarebbe fiero d me. Verso la fine ero un po’ in frenata, una mano sulla spalla s’informò della mia situazione, abbiamo corso insieme qke decametro, in silenzio. Prima tenevo un altissimo norvegese d riferimento, poi è rimasto un po’ dietro e l’ho perso. Uno che non so ki sia adesso mi pone delle domande. Ki sono cosa faccio come sto dove vivo per qto. Kiede il nro d telefono, ma non l’ho a memoria. Gli do la mail ed è lentissimo a scriverla sul cellulare; vedo Ste e Megd, hanno fatto un po’ d tifo, delle foto e han passeggiato per gran parte del percorso. Allora convinco l’uomo a lasciarmi il telefonino ke glielo scrivo io il mio indirizzo. Così ora avrò la posta controllata dai servizi segret… anzi, ne approfitto x salutarli, le dita alzate a viva.


chi sei?
Potrebbe essere finita, in fondo potrebbe davvero bastare, e sicuramente qualcuno mha già mandato, ma aggiungo anke questo. Alcuni amici esausti al nostro medesimo bar postmaratona ordinano da bere, da mangiukkiare. Hanno solo pezzi grossi (il relativismo.. 100 birr sono 7 €), e allungano al cameriere la banconota verde. Poi aspettano. Poi aspettano. Poi cercano il cameriere, quel cameriere. Che non era un cameriere e non lo rivedranno +.

Sulla via del ritorno, un addisabebiano dal marciapiede opposto vede la maglietta e mi kiede in italiano “Com’era la gara?”. “Lunga”, grido, all’altra parte della strada. Per un’ora e 10' ho corso da solo, e con decine di migliaia di Etiopi stanki. E la stankezza è pericolosa: qdo si è stanki si gestiscono male le tensioni.

Heilà Haile, come fai a correre così veloce?

Sbattuti?