Ho. Qsto sì ke è correre. Vediamo quanti sono 10 chilometri, vediamo se cela facciamo.
Sta maratona si corre ogni 1000 anni: è la Millennium Run. Circa 30000 partecipanti. Io ci sono assieme a una ressa di circa 29999 altri, tra cui la dottoressa Calcaterra con con sorte, la cui sorte lo vorrà sofferente ad un piede. Haile Gebrselassie manca. È negli USA e l’altoparlante, forse x spronarci, ci aggiorna in amarico sulla sua gara. Molti Etiopi, come molti Bosniaci, come alcuni italiani, partecipano alla lotteria della vita: l’ambasciata americana mette in palio annualmente 50000 green card (DV), tipo passaporti x vivere lì, mi spiega Stefania. Costa un bel po’ la burocrazia x iscriversi, ma vuoi mettere? Se vinci ti trovi dall’altra parte dello skermo. E allora ogni anno si cerca uno dei centinaia di negozietti e si riinizia la trafila, con rinnovata speranza. Il corso della fortuna mi sorriderà un giorno, tutti nella propria vita han vinto qualcosa, quel ke conta è non darsi vinti, il corso della vita s’invertirà. Partirà.
Per quante persone nel mondo la quotidianità è attesa? Si aspetta la donna giusta, l’enalotto, il finesettimana, la nave ke t recuperi da qel maledetto isolotto selvaggio. Hailè Gebreselassie no: poco bravo ad attendere, lui è andato in America correndo. 10 km dopo 10 km. Da piccolo la sua scuola si trovava a, da non crederci, 10 km da casa sua (se fosse stata a 100m l’Etiopia avrebbe avuto un centometrista); e allora le mattine dormiva una mezz’ora d + e dopo, libri sotto le ascelle (il fratellino colla scacciacani?) andava a scuola d corsa. Lui ci è arrivato così, in America; non ke c abiti, preferisce starsene qua, ha fatto costruire three big buildings and now li affitta. Una furia di record mondiali, medaglie olimpiche su ogni distanza sopra i 3000 m, fino a cimentarsi recentemente nella maratona. Il mio amico giapponese si è prefissato la missione di incontrarlo (ormai anima gli incubi della segretaria di Gebrselassie) e io gli ho kiesto ke domanda vuole porgli. Masaya mi guarda e la sua risposta mi sbaraglia. Una risposta tanto buona da sbattere in terra (io, non la risposta), come disse la Calcaterra entusiasta di una lasagna, quando ancora riuscivamo a parlare, prima cioè della partenza della Millennium Run. Prima di tutto questo.
Un fiume giallo scorre. E non tutti siamo giallonesi, non siamo in una pubblicità, indossiamo solo delle visibilissime magliette gialle. Casomai qc1 non sapesse ki fossero i fenomeni ke si sono alzati alle 7 la domenica mattina pagando 40 birr (3 €, abbastanza) per andare a misurare la città a piccoli balzi. Il fiume giallo corre le vie di Addis. Le percorre una via l’altra. Il fiume giallo incorre nello sguardo miope delle telecamere dell’unico canale etiope, l’ETV; un Polifemo mediatico ke x un paio d’ore poco potrà se non documentare, ed al limite censurare; ma per una volta all’anno non proibire. Il fiume giallo concorre ad esigere un cambiamento. Grida dallo stomaco, indigestione di meles.
La maratona è uno sport kimico: diversamente da Canaan, qua l’acqua si trasforma in sudore. Si farebbe molto prima se (lei tornasse vestita soltanto) distribuissero bottigliette di sudore. È uno sport d coppia: tu e la fatica. Ti inceppa i polmoni, si aggrappa al polpaccio. Se non ce la fai diventa uno sport d scoppia. È uno sport politico: corri per urlare il tuo dissenso. Libertààà.
In Italia se non 6 d’accordo col governo scrivi un articolo sul giornalino universitario, organizzi un incontro, cerki in rete informazioni ke diano ragione alla tua lettura del reale. Oppure ne parli al bar con un amico. Non in Etiopia, qua al limite sene parla in casa, dopo avere ascoltato di straforo la radio amaricana (un canale statunitense con un notiziario etiope in amarico) o un’altra tedesca su frequenze libere. Ricorda qualcosa agli europei? Comunque oggi le proteste sono concesse grazie a noi, anke a me, e non so cosa dicano (magari “i bianki a casa loro”? nàà) ma son contento ke possano farlo. Alzano le dita a V, qdo un militare li osserva tiran su anke l’anulare e il partito indicato passa dall’opposizione alla maggioranza; un dito. E con un dito si possono dire tante cose, ma i poliziotti non rimarrebbero imperturbabili ad ascoltarle proprio tutte. Purtroppo la manifestazione intestina alla maratona mi dicono sia in (mara)tono minore (una manifestazzina) rispetto gli altri anni: è (mara)noto ke molti corrono col governo, in senso lato (di sbieco) (ok, basta). Sono pagati x fare da spie e sbirrare i + leader, qelli ke i cori li cantano d gusto, d giusto, d rabbia; ki ha le corde vocali + vibranti, ki gli vibra anke il cardio.
È nell’aria, Paolo. Le persone lo avvertono, alcune sono nervose come cavalli dopati. Me ne accorgo quando mi trovo in giro: le donne possono truccarsi, gli uomini possono mettersi la cravatta, le ragazze possono farsi i rasta, ma gli esseri umani rimangono animali: non mi fregano. Io li vedo + circospetti, + stanki. Qualcosa sta x succedere. Una guerra. Cosa dicono su Internet? Noi non lo sappiamo: l’Eritrea sostiene d essere stata attaccata, l’Etiopia dice che non combatterà a meno ke non sarà invasa. Ke poi in Ogaden si combatte da 1 pezzo, o meglio, i governativi in alcuni villaggi combattono, in altri non trovano uomini armati e si limitano a fare a pezzi l’umanità rimasta. Stupri, Paolo.
Dopo 39 secondi dall’inizio provo a farmi tornare in mente x’ mi accingo ai 10ooom con un pesante marsupio ke ballonzola ovunqe. Aldilà del fatto ke in corsa è ingestibile, scomodissimo, irritante; realizzo a qto sia miele, specie verso i 9 km, qdo se qc1 melo dovesse tagliare sarei troppo provato x accorgermeles. E se lo farò difficilmente sfodererò uno scatto da scoiattolo, uno scattolo. Però c sono le guardie ke guardiano ai lati della pista; ma loro non sono mica dalla parte del cattivo? Eh, qsto è un dilemma da anni70, qdo Guccini faceva concerti cantando determinati valori el biglietto per ascoltarlo costava 10ooo lire (qdi qc1 scalvalcava al cancello, e ciò ke succedeva non era lontanissimo dallo scavalcare per partecipare ad una manifestazione). Vediamo. Ki corre è 1 privilegiato, non solo x avere potuto sostenere il prezzo del biglietto, ma anke x avere avuto accesso ad un livello culturale ke gli consente d esercitare il potere di critica. Ki ruba il marsupio lo fa x’ è misero; sfido kiunque a scommettere ke lui stesso non ruberebbe in nessun caso. Perché il nessun caso talvolta qua si verifica. Il gendarme lo inseguirebbe, magari lo farebbe x senso del dovere, magari x’ se lo acciuffasse vincerebbe punti promozione, magari per senso di giustizia: e se lui è un poliziotto di questo governo, non sempre gli si può kiedere di avere un’opinione a riguardo, giakkè le opinioni d solito si hanno con la pancia piena; e ki va a fare il poliziotto sono proprio i + poveri, ki non ha scelta. E un po’ lo si vede, in qke sguardo smarrito sotto visiere ke stringono l’arma come il grosso alpinista il piccone, il piccolo alpinista il picchino, il medio alpinista il carlo; sono giovani allampanati, in ronda davanti ad alberghi luminosi, a proteggere il politico d turno.
Qualcuno (ke è anke Qualchtre) incise “Non rubare”, e non “Non subire furti”; allora mi kiedo, in un gioco sofistico, protestare per un furto subito è invocare giustizia (ma anke il furto può nascere da un anelito di equità, di una giusta distribuzione delle risorse, di un’etica internazionale ke gestisca le sorti del pianeta facendo tenere la telecamera un po’ a tutti) oppure è infrangere quell’altro, uno dei primi, “Non avrai altro Dio all’infuori di me”? Forzando il ragionamento, anche inveire vs il ladro occasionale potrebbe essere letto come un andare contro il “Non uccidere”... Qdi il primo colpevole del furto sarei io, ke corro con un marsupio con telefonino e makkina fotografica creando una potenziale situazione da borseggio (marsupieggio) x.. boh, 2000 birr. E allora la soluzione sarebbe il cane da guardia e l’antifurto? Il cancello cogli spuntoni e la pistola sotto il cuscino? A parte ke già fatico a correre con mezzo kilo d roba addosso, figurati con un’inferriata. La media di morti per incendi casalinghi nelle case statunitensi è tre volte quella degli altri Paesi: ogni candela lasciata accesa ke infiamma la tappezzeria uccide il triplo ke nel resto del mondo; non è ke hanno gli okki foderati d gabi; bensì perché non riescono ad uscire dalle proprie case, troppo protette (da Beppe Grillo, 2001, “Stiamo talebanizzando il mondo”). Come quella zanzara che in Tanzania aveva scovato il pertugio nella zanzariera: non usciva + (ma ank’io faticavo a venirne fuori). Qualke etiope si domanda x’ l’Etiopia non si faccia aiutare da Bin Laden, tanto infame come Bush non può essere; e questi non sono mai stati al Leoncavallo, e probabilmente (se fossero nati in Italia) non c andrebbero neanke; e se fossero nati in Italia non si kiederebbero una roba del genere.
La gente muore di fame e la responsabile dello sviluppo internazionale plaude l’economia etiope: Britain’s newly appointed Minister for International Development, Shriti Vadera, has described Ethiopia’s economy as “very successful” (dal Fortune del 25 11 2007). Forse x’ se non parlasse così gli inglesi in Etiopia rimarrebbero senza ambasciata, comè successo a ki ha contestato i brogli del 2005, comè accaduto agli ambasciatori norvegesi a metà agosto x’ stavan lavorando un po’ troppo bene nell’affiancare i processi di pace tra Etiopia e Eritrea, e tra Etiopia e Somalia.
Alzo la testa attratto da un battimani ke mi guarda: non applaude me ferengi, applaude noi maratoneti. Guarda me x’ sono bianco (ormai lo faccio ank’io, x strada, qdo vedo un rosa lo fisso in automatico, sorpreso). Non m’illudo, non gli devo comprare nulla, qdi il suo sguardo non è un gesto d simpatia. E pperò mi sorride. Allora gli indirizzo un cenno della testa e un pokino accelero. Faccio la curva, la prendo larga, preferisco tenere il ritmo ke non dovere incappare nel gruppone e pianificare traiettorie e frequenza del passo a seconda della velocità degli altri. Distribuiscono buste d’acqua, nonne prendo, non bevo mai durante le maratone. Di solito aspetto la pubblicità. Arriva una discesa, buono, lascio andare le gambe, magari la pagherò ma melo concedo. Non fosse ke al mio fianco skizza, sull’asfalto fradicio di buste d’acqua aperte in corsa, una carrozzella con un tipo divertitissimo destinato alla morte. Beh, lo siamo tutti. Io probabile ke la incontro tra un kilometro.
Invece no, arrivo. Kiedo conferma ai crocerossini (qua mezzalunarossini, è vero), m’indicano un’ultima direzione. Avanzo tra tutti, piuttosto orgoglione, vado a ritirare la mia medaglia d’oro distribuita da un camion. Mi sono permesso perfino uno scattino finale e pure Ceranini sarebbe fiero d me. Verso la fine ero un po’ in frenata, una mano sulla spalla s’informò della mia situazione, abbiamo corso insieme qke decametro, in silenzio. Prima tenevo un altissimo norvegese d riferimento, poi è rimasto un po’ dietro e l’ho perso. Uno che non so ki sia adesso mi pone delle domande. Ki sono cosa faccio come sto dove vivo per qto. Kiede il nro d telefono, ma non l’ho a memoria. Gli do la mail ed è lentissimo a scriverla sul cellulare; vedo Ste e Megd, hanno fatto un po’ d tifo, delle foto e han passeggiato per gran parte del percorso. Allora convinco l’uomo a lasciarmi il telefonino ke glielo scrivo io il mio indirizzo. Così ora avrò la posta controllata dai servizi segret… anzi, ne approfitto x salutarli, le dita alzate a viva.
Potrebbe essere finita, in fondo potrebbe davvero bastare, e sicuramente qualcuno mha già mandato, ma aggiungo anke questo. Alcuni amici esausti al nostro medesimo bar postmaratona ordinano da bere, da mangiukkiare. Hanno solo pezzi grossi (il relativismo.. 100 birr sono 7 €), e allungano al cameriere la banconota verde. Poi aspettano. Poi aspettano. Poi cercano il cameriere, quel cameriere. Che non era un cameriere e non lo rivedranno +.
Sulla via del ritorno, un addisabebiano dal marciapiede opposto vede la maglietta e mi kiede in italiano “Com’era la gara?”. “Lunga”, grido, all’altra parte della strada. Per un’ora e 10' ho corso da solo, e con decine di migliaia di Etiopi stanki. E la stankezza è pericolosa: qdo si è stanki si gestiscono male le tensioni.
Heilà Haile, come fai a correre così veloce?
Sbattuti?
Sta maratona si corre ogni 1000 anni: è la Millennium Run. Circa 30000 partecipanti. Io ci sono assieme a una ressa di circa 29999 altri, tra cui la dottoressa Calcaterra con con sorte, la cui sorte lo vorrà sofferente ad un piede. Haile Gebrselassie manca. È negli USA e l’altoparlante, forse x spronarci, ci aggiorna in amarico sulla sua gara. Molti Etiopi, come molti Bosniaci, come alcuni italiani, partecipano alla lotteria della vita: l’ambasciata americana mette in palio annualmente 50000 green card (DV), tipo passaporti x vivere lì, mi spiega Stefania. Costa un bel po’ la burocrazia x iscriversi, ma vuoi mettere? Se vinci ti trovi dall’altra parte dello skermo. E allora ogni anno si cerca uno dei centinaia di negozietti e si riinizia la trafila, con rinnovata speranza. Il corso della fortuna mi sorriderà un giorno, tutti nella propria vita han vinto qualcosa, quel ke conta è non darsi vinti, il corso della vita s’invertirà. Partirà.
Per quante persone nel mondo la quotidianità è attesa? Si aspetta la donna giusta, l’enalotto, il finesettimana, la nave ke t recuperi da qel maledetto isolotto selvaggio. Hailè Gebreselassie no: poco bravo ad attendere, lui è andato in America correndo. 10 km dopo 10 km. Da piccolo la sua scuola si trovava a, da non crederci, 10 km da casa sua (se fosse stata a 100m l’Etiopia avrebbe avuto un centometrista); e allora le mattine dormiva una mezz’ora d + e dopo, libri sotto le ascelle (il fratellino colla scacciacani?) andava a scuola d corsa. Lui ci è arrivato così, in America; non ke c abiti, preferisce starsene qua, ha fatto costruire three big buildings and now li affitta. Una furia di record mondiali, medaglie olimpiche su ogni distanza sopra i 3000 m, fino a cimentarsi recentemente nella maratona. Il mio amico giapponese si è prefissato la missione di incontrarlo (ormai anima gli incubi della segretaria di Gebrselassie) e io gli ho kiesto ke domanda vuole porgli. Masaya mi guarda e la sua risposta mi sbaraglia. Una risposta tanto buona da sbattere in terra (io, non la risposta), come disse la Calcaterra entusiasta di una lasagna, quando ancora riuscivamo a parlare, prima cioè della partenza della Millennium Run. Prima di tutto questo.
millennium RAiN |
Un fiume giallo scorre. E non tutti siamo giallonesi, non siamo in una pubblicità, indossiamo solo delle visibilissime magliette gialle. Casomai qc1 non sapesse ki fossero i fenomeni ke si sono alzati alle 7 la domenica mattina pagando 40 birr (3 €, abbastanza) per andare a misurare la città a piccoli balzi. Il fiume giallo corre le vie di Addis. Le percorre una via l’altra. Il fiume giallo incorre nello sguardo miope delle telecamere dell’unico canale etiope, l’ETV; un Polifemo mediatico ke x un paio d’ore poco potrà se non documentare, ed al limite censurare; ma per una volta all’anno non proibire. Il fiume giallo concorre ad esigere un cambiamento. Grida dallo stomaco, indigestione di meles.
La maratona è uno sport kimico: diversamente da Canaan, qua l’acqua si trasforma in sudore. Si farebbe molto prima se (lei tornasse vestita soltanto) distribuissero bottigliette di sudore. È uno sport d coppia: tu e la fatica. Ti inceppa i polmoni, si aggrappa al polpaccio. Se non ce la fai diventa uno sport d scoppia. È uno sport politico: corri per urlare il tuo dissenso. Libertààà.
Art.30, c.1: “Everyone has the right to assemble and to demonstrate together with others peaceably and unarmed, and to petition. Appropriate regulations may be made in the interest of public convenience relating to the location of open-air meetings and the route of movement of demonstrators or, for the protection of democratic rights, public morality and peace during such a meeting or a demonstration”.Sì, insomma, anke senza afferrare l’inglese, la costituzio etiope garantisce il diritto di manifestare. In verità (recita la legge: x proteggere i diritti democratici, la pubblica moralità e la pace) la manifestazione è tollerata solo in occasione della maratona; e allora lo faccio ank’io: vi racconto la maratona x criticare il governo. Se ki corre può strillare la propria idea è solo x’ si tratta d un evento internazionale con molti ferengi (stranieri) presenti. Tanti nordici, alcuni volano qua proprio x questo happening podistico; qdi le autorità non possono riskiare. Tutt’al + la possono annullare, comè successo 2 mesi fa, con una ventina di minuti di anticipo e i soldi dell’iscrizione nella bisaccia. Ke poi pare ne abbiano già organizzata un’altra, fine dicembre, turismo e soldi x l’iscrizione?
In Italia se non 6 d’accordo col governo scrivi un articolo sul giornalino universitario, organizzi un incontro, cerki in rete informazioni ke diano ragione alla tua lettura del reale. Oppure ne parli al bar con un amico. Non in Etiopia, qua al limite sene parla in casa, dopo avere ascoltato di straforo la radio amaricana (un canale statunitense con un notiziario etiope in amarico) o un’altra tedesca su frequenze libere. Ricorda qualcosa agli europei? Comunque oggi le proteste sono concesse grazie a noi, anke a me, e non so cosa dicano (magari “i bianki a casa loro”? nàà) ma son contento ke possano farlo. Alzano le dita a V, qdo un militare li osserva tiran su anke l’anulare e il partito indicato passa dall’opposizione alla maggioranza; un dito. E con un dito si possono dire tante cose, ma i poliziotti non rimarrebbero imperturbabili ad ascoltarle proprio tutte. Purtroppo la manifestazione intestina alla maratona mi dicono sia in (mara)tono minore (una manifestazzina) rispetto gli altri anni: è (mara)noto ke molti corrono col governo, in senso lato (di sbieco) (ok, basta). Sono pagati x fare da spie e sbirrare i + leader, qelli ke i cori li cantano d gusto, d giusto, d rabbia; ki ha le corde vocali + vibranti, ki gli vibra anke il cardio.
È nell’aria, Paolo. Le persone lo avvertono, alcune sono nervose come cavalli dopati. Me ne accorgo quando mi trovo in giro: le donne possono truccarsi, gli uomini possono mettersi la cravatta, le ragazze possono farsi i rasta, ma gli esseri umani rimangono animali: non mi fregano. Io li vedo + circospetti, + stanki. Qualcosa sta x succedere. Una guerra. Cosa dicono su Internet? Noi non lo sappiamo: l’Eritrea sostiene d essere stata attaccata, l’Etiopia dice che non combatterà a meno ke non sarà invasa. Ke poi in Ogaden si combatte da 1 pezzo, o meglio, i governativi in alcuni villaggi combattono, in altri non trovano uomini armati e si limitano a fare a pezzi l’umanità rimasta. Stupri, Paolo.
Dopo 39 secondi dall’inizio provo a farmi tornare in mente x’ mi accingo ai 10ooom con un pesante marsupio ke ballonzola ovunqe. Aldilà del fatto ke in corsa è ingestibile, scomodissimo, irritante; realizzo a qto sia miele, specie verso i 9 km, qdo se qc1 melo dovesse tagliare sarei troppo provato x accorgermeles. E se lo farò difficilmente sfodererò uno scatto da scoiattolo, uno scattolo. Però c sono le guardie ke guardiano ai lati della pista; ma loro non sono mica dalla parte del cattivo? Eh, qsto è un dilemma da anni70, qdo Guccini faceva concerti cantando determinati valori el biglietto per ascoltarlo costava 10ooo lire (qdi qc1 scalvalcava al cancello, e ciò ke succedeva non era lontanissimo dallo scavalcare per partecipare ad una manifestazione). Vediamo. Ki corre è 1 privilegiato, non solo x avere potuto sostenere il prezzo del biglietto, ma anke x avere avuto accesso ad un livello culturale ke gli consente d esercitare il potere di critica. Ki ruba il marsupio lo fa x’ è misero; sfido kiunque a scommettere ke lui stesso non ruberebbe in nessun caso. Perché il nessun caso talvolta qua si verifica. Il gendarme lo inseguirebbe, magari lo farebbe x senso del dovere, magari x’ se lo acciuffasse vincerebbe punti promozione, magari per senso di giustizia: e se lui è un poliziotto di questo governo, non sempre gli si può kiedere di avere un’opinione a riguardo, giakkè le opinioni d solito si hanno con la pancia piena; e ki va a fare il poliziotto sono proprio i + poveri, ki non ha scelta. E un po’ lo si vede, in qke sguardo smarrito sotto visiere ke stringono l’arma come il grosso alpinista il piccone, il piccolo alpinista il picchino, il medio alpinista il carlo; sono giovani allampanati, in ronda davanti ad alberghi luminosi, a proteggere il politico d turno.
Qualcuno (ke è anke Qualchtre) incise “Non rubare”, e non “Non subire furti”; allora mi kiedo, in un gioco sofistico, protestare per un furto subito è invocare giustizia (ma anke il furto può nascere da un anelito di equità, di una giusta distribuzione delle risorse, di un’etica internazionale ke gestisca le sorti del pianeta facendo tenere la telecamera un po’ a tutti) oppure è infrangere quell’altro, uno dei primi, “Non avrai altro Dio all’infuori di me”? Forzando il ragionamento, anche inveire vs il ladro occasionale potrebbe essere letto come un andare contro il “Non uccidere”... Qdi il primo colpevole del furto sarei io, ke corro con un marsupio con telefonino e makkina fotografica creando una potenziale situazione da borseggio (marsupieggio) x.. boh, 2000 birr. E allora la soluzione sarebbe il cane da guardia e l’antifurto? Il cancello cogli spuntoni e la pistola sotto il cuscino? A parte ke già fatico a correre con mezzo kilo d roba addosso, figurati con un’inferriata. La media di morti per incendi casalinghi nelle case statunitensi è tre volte quella degli altri Paesi: ogni candela lasciata accesa ke infiamma la tappezzeria uccide il triplo ke nel resto del mondo; non è ke hanno gli okki foderati d gabi; bensì perché non riescono ad uscire dalle proprie case, troppo protette (da Beppe Grillo, 2001, “Stiamo talebanizzando il mondo”). Come quella zanzara che in Tanzania aveva scovato il pertugio nella zanzariera: non usciva + (ma ank’io faticavo a venirne fuori). Qualke etiope si domanda x’ l’Etiopia non si faccia aiutare da Bin Laden, tanto infame come Bush non può essere; e questi non sono mai stati al Leoncavallo, e probabilmente (se fossero nati in Italia) non c andrebbero neanke; e se fossero nati in Italia non si kiederebbero una roba del genere.
La gente muore di fame e la responsabile dello sviluppo internazionale plaude l’economia etiope: Britain’s newly appointed Minister for International Development, Shriti Vadera, has described Ethiopia’s economy as “very successful” (dal Fortune del 25 11 2007). Forse x’ se non parlasse così gli inglesi in Etiopia rimarrebbero senza ambasciata, comè successo a ki ha contestato i brogli del 2005, comè accaduto agli ambasciatori norvegesi a metà agosto x’ stavan lavorando un po’ troppo bene nell’affiancare i processi di pace tra Etiopia e Eritrea, e tra Etiopia e Somalia.
Alzo la testa attratto da un battimani ke mi guarda: non applaude me ferengi, applaude noi maratoneti. Guarda me x’ sono bianco (ormai lo faccio ank’io, x strada, qdo vedo un rosa lo fisso in automatico, sorpreso). Non m’illudo, non gli devo comprare nulla, qdi il suo sguardo non è un gesto d simpatia. E pperò mi sorride. Allora gli indirizzo un cenno della testa e un pokino accelero. Faccio la curva, la prendo larga, preferisco tenere il ritmo ke non dovere incappare nel gruppone e pianificare traiettorie e frequenza del passo a seconda della velocità degli altri. Distribuiscono buste d’acqua, nonne prendo, non bevo mai durante le maratone. Di solito aspetto la pubblicità. Arriva una discesa, buono, lascio andare le gambe, magari la pagherò ma melo concedo. Non fosse ke al mio fianco skizza, sull’asfalto fradicio di buste d’acqua aperte in corsa, una carrozzella con un tipo divertitissimo destinato alla morte. Beh, lo siamo tutti. Io probabile ke la incontro tra un kilometro.
Invece no, arrivo. Kiedo conferma ai crocerossini (qua mezzalunarossini, è vero), m’indicano un’ultima direzione. Avanzo tra tutti, piuttosto orgoglione, vado a ritirare la mia medaglia d’oro distribuita da un camion. Mi sono permesso perfino uno scattino finale e pure Ceranini sarebbe fiero d me. Verso la fine ero un po’ in frenata, una mano sulla spalla s’informò della mia situazione, abbiamo corso insieme qke decametro, in silenzio. Prima tenevo un altissimo norvegese d riferimento, poi è rimasto un po’ dietro e l’ho perso. Uno che non so ki sia adesso mi pone delle domande. Ki sono cosa faccio come sto dove vivo per qto. Kiede il nro d telefono, ma non l’ho a memoria. Gli do la mail ed è lentissimo a scriverla sul cellulare; vedo Ste e Megd, hanno fatto un po’ d tifo, delle foto e han passeggiato per gran parte del percorso. Allora convinco l’uomo a lasciarmi il telefonino ke glielo scrivo io il mio indirizzo. Così ora avrò la posta controllata dai servizi segret… anzi, ne approfitto x salutarli, le dita alzate a viva.
chi sei? |
Sulla via del ritorno, un addisabebiano dal marciapiede opposto vede la maglietta e mi kiede in italiano “Com’era la gara?”. “Lunga”, grido, all’altra parte della strada. Per un’ora e 10' ho corso da solo, e con decine di migliaia di Etiopi stanki. E la stankezza è pericolosa: qdo si è stanki si gestiscono male le tensioni.
Heilà Haile, come fai a correre così veloce?
Sbattuti?
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