a tavola |
Per provare ke le regole io le fisso io le infrango iniziamo da un sms, invece ke da una mail. Il giorno prima della partenza Luca kiede: “Ma sei sicuro che l’Etiopia esista? io non l’ho mai sentita”; diciamo ke se stessero facendo finta ke l’Etiopia esistesse ed io in realtà mi trovassi in un mega studio d Cinecittà, beh, starebbero recitando bene. L’unica nota alla produzione: qsta orgia di bandiere etiopi covunqe è un po’ spinta.. ho capito ke dovete evidenziare l’esistenza d qsto Stato, ma una resa + discreta avrebbe ingrassato il realismo.
Qua arrivato ho ricevuto una mail ke recitava “Paolo, quand'è che parti allora?”. Interrogativo legittimo (cui privatamente risposi), dal momento che salutai chi vidi e non vidi tutti; però se il soprascritto dubbio lucano fosse fondato, posso rimediare in fretta: prendo un taxi, gli kiedo d portarmi il + fuori da Addis possibile, fino a qdo non incontreremo una strada misteriosamente bloccata. A quel pto scapperei dall’autista a piedi e vedo se mi ritrovo sulla Via Appia o in una pentola.
Alcuni avevano preso molto alla lettera la lettera al Direttore (l’ultima, la e), Marco per tutti s’informa: “La tua pancia ha tremato? Il tuo stomaco ha rovesciato?”. Sìsì. Poca roba, ma intensa. Per gli amanti dei dettagli, pezzetti piccoli. È durato un pomeriggio. Un lunghissimo pomeriggio. Da allora a telecamere spente operatori coatti mi allungano untissimi panini con la mortazza, e posso così a fare a meno dell’esplosivo cibo locale e sopravvivere decentemente. La rappresentanza italiana ad Addis può confermare ke non tornerò deperito (come la storia insegna, l’uomo bianco torna dall’Africa ingrossato); nonostante la palestra ke bella 2 settimane, poi l’ho allegramente bigiata, noiosa; credo d averlo decretato qdo ho visto la faccia del trainer guy (lo stesso ke m’aveva sconsigliato d correre troppo x’ sono magro) ke osservava attentissimo i miei millimetrici joki equilibristici x fare stare il mio romanzo sul manubrio della siclett senza ke dovessi tenerlo con le mani. Un uomo dal collo come il mio torace, se lo cercavi c’era anke l’ombelico a fianco dell’ugola, probabilmente era un trapianto. Basta palestra, ma in compenso mi massacro d freccette.
E le indagini sulle prime impressioni sono riciclabilissime: “Allora come si sta in quel continente???”, kiede una Barby. Riciclo la domanda e pure la risposta: “Incontinente”. Ora dovrej motivarla impedendo a Stefania (donna con cui condivido il piccolo bagno) d raggiungere la tastiera. Beh, basta vedere le mails scritte finora, ma è un approccio comunicativo ke si rincontra in Africa: un’esagerata disponibilità a scoppiare a ridere alla battuta ferengi cui consegue una nostra (mia) incontinenza comunicativa; se ridere è bello ed ogni idiozia ke salta in testa fa ridere, tanto vale allentare i filtri. Torneremo credendo di essere diventati spassosissimi e ci skianteremo con volti cinerei ke ci studieranno perplessi.
Banana racconta (e la sua storia, come spesso, merita): ho appena visto nel computer la gaia e abbiamo anche parlato che storia…ovviamente mi ha chiesto di te come tanti del resto…l’altro giorno ero per terra piangente con un taglio su tre quarti di faccia tre costole incrinate e tutti i vestiti strappati, si avvicina un tizio e mi chiede: “come sta paolino?”, bene grazie rispondo io>>. Ribadisco: anke qua la versione non cambia moltissimo, tutti s’informano un sacco di volte al giorno sulla tua salute, il mio professore d amarico (ah, sì: da un paio d settimane c’è Brooke, un simpaticissimo professore d’amarico) c’ha spiegato ke in Etiopia non si può tanto rispondere skiettamente, x’ anke qdo va male si è nella mani di Dio, e qdi va sempre bene. Qdo ho raccontato qsta cosa ad un mio amico autoctono s’è affrettato a sconfessarla, io la riporto così.
Dall’altra parte Dax condivide con me ed ora con voi dei viaggi cinematografici, oltre a puntuali aggiornamenti sulla distanza ke separa le 2 milanesi: “Interessante che tu riesca ad accedere ai film locali..(anche al cinema?..mi piacerebbe ritrovarmi in un cinema etiope una sera..immagino luce gialla, mura bianche scrostate, poltrone rosicate, caldo e mosquitos..ed un film poliziesco assolutamente nn credibile..immaginario povero eh..)”. Una visione ke perora lascio lì senza perorarla, non sono ancora andato a verificare, timoroso d trovarmi invece in una sala odeon, con popcorn, pubblicità british, sofà confortabili. Finora infatti non sono mai stato in una vera&propria sala cinematografica bensì in spazi (sala conferenza di un centro culturale, teatro universitario) allestiti ad esserlo. Però vi lascio qsta descrizione d Dax, tutt’altro ke povera.
Lele a raffica ci rikiama dalla poesia. “ok, ovviamente ti chiedo come stai come va cn stefania come sta la tua famiglia cosa stai facendo li mangi bene la casa è accogliente fa freddo”. In sequenza: fain fenkiù; bene con i problemi d ki si deve dividere un bagnetto con scarsa areazione (lui); anke la mia famiglia sta bene, tranne ke mia moglie non la conosco un grankè e non abbiamo una lingua in comune, solo figli, 4, nati il mese scorso; lei ci ha tenuto a mettere le cose in kiaro, qua funziona così, e m’ha garantito ke sono miei. Mi sfuggono dei particolari, ma sentiremo qdo inizieranno a parlare, se saranno italiani (e allora miei) o etiopi come la loro mamma, e qdi suoi. Mangio molto bene, sì: da quel giovedì rifuggo il cibo etiope, urlando e stracciandomi le vesti qdo lo annuso. La casa è accogliente x gli uomini meno x gli insetti, ke c rimangono sempre un po’ male. Fa freddo d notte dormiamo con n coperte e fa freddo al mattino nel mio ufficio (non in quello della mia capa).
Gli ingegneri arrivano al sodo: “Ma cosa stai facendo ora esattamente??? Sei già in carcere? O organizzi già orfe (NdP --> ORatorio FEstivo)?”. La domanda di partenza è formulata male: “esattamente” è una parola ke qua ci piace proprio pocopocopoco. La seconda è facile: “Non ancora, ma qdo lo sarò difficilmente riuscirò a farvelo sapere”. Alla terza: “No, qst’estate qcsa del genere, forse”. FOrfè.
Teo non c gira intorno: “Senti la cosa che mi interessa di più dell’africa è: chi cucina?”. Un sacco di gente, anke Stefania sa cucinare, non so perché. Poi il ragazzo kiede qcsa a proposito delle castagne, cui risposi qke post fa. Saluto con un interrogativo d Davide: “come si dice ciao e a presto in etiope?”. Ciao è easy, la prima parola in amarico ke ho imparato: si dice “ciao”, con la “c” morbida, e la “a” accentata. A presto in amarico è + difficile, v scrivo come si pronuncia: “sii iu sun”.
“Ciao”, allora.
Paolo
Ps.. rispetto al concorso “calcial nome”, dove invitavo a proporre titoli x un progetto ke non si farà, segnalo tra le risposte giunte in qsti studios un perdente e un vincitore (il resto una dozzina d pareggi, nn si vedeva una skedina così da qdo il Gioissa era in serie a). Il perdente è tale Emanuele da Vanzeghello con l’impresentabile “Calcio al cuore”. La vincitrice (l'Etiopia non ha gnente da insegnare ai compatrioti d Moggi) è.. mia sorella con “Il calcio fa bene alle ossa”. Sì, il livello è stato così alto. Purtroppo, Chiara, non ricordo in cosa consistesse il premio e non ho idea di dove recuperare qsta informazione. Siamo spiacenti. Ringraziamo i lettori del blog per avere impallato il server colle loro adesioni, n’eravamo sicuri.
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