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venerdì 12 settembre 2008

sonbaggio kenyano

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Oh, allora, prima ke cisi dimentiki troppo, buttiamo giù un sondaggio aperto ai camponenti keniani. Qual è stato il magic momenz della vacanza?

• Il coccodrillo come fa? – L’inkiesta verità della iena Marco

• La Nutella elettorale – La mossa alla Silvio d Ema

• Gli assedi di Massi, desiderosa d avere figli bianki

• La carica dei 673 bambini del 1° giorno



• La guardia carceraria che insegue Chiara, rea di averla fotografata

• Il silenzio di Lele, interrogata da Martin nella prima preghiera

• Il bambino cui Marco ha appena estratto un fazzoletto dall’orecchio, sommerso da una folla di altri bambini curiosi di esaminargli l’orecchio

• La camminata tra zebre e giraffe

• Luca che urla il risultato di bandiera: “3 a 2!”, e poi cerca invano di fermare i bambini numero 3 e 2, ke, sentitisi kiamati, son partiti per prendere il fazzoletto

• Rose

• Il concorso d bellezza degli affettati



• Charles&Joseph tirati scemi da Luca, colla bottiglia e il tappo o colle forkette e lo stuzzicadenti

• Il riempimento di Denzel dell’intestino della capra con sangue viscere cuore polmoni

• La Barby ghiotta di ugali

• Chiara che spiega sparetta, fa la prova, si gira dopo avere sparato e i bambini, che non hanno capito niente, sono tutti per terra. Perde un po’ scritto così

• Marco che corre col fazzoletto di bandiera inseguito da tutti i bambini

giovedì 3 luglio 2008

Have you sharpened your axe?

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Un giovane si avvicinò al capo di una squadra di falegnami per chiedere un lavoro. “Dipende,” replicò. “Vediamo se sai abbattere questo albero”.

Il giovane si fece avanti e con estrema abilità lo seppe abbattere. Impressionato, l’uomo esclamò, “Puoi iniziare lunedì”.

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì passarono in fretta. Giovedì mattina il caposquadra si avvicinò al giovane dicendo, “Puoi prendere la tua liquidazione oggi”.

Preso di soprassalto il giovane replicò, “Pensavo di ricevere la paga di venerdì”.

”Normalmente lo facciamo,” disse il capo. “Ma ti lasciamo andare oggi perché sei rimasto indietro. I nostri piani di abbattimento degli alberi mostrano che lunedì hai tirato giù il primo albero e oggi l’ultimo”.

”Ma io lavoro sodo,” obiettò il giovane. “Arrivo per primo, vado via per ultimo e ho lavorato anche durante le pause caffè!”.

Il capo, comprendendo l’integrità del giovane, dopo aver riflettuto per un minuto, gli chiese, “Ma hai affilato la tua accetta?”.

Il giovane replicò, “No, ho lavorato troppo e non ho avuto tempo per farlo!”.

Le nostre vite sono come questa storia. A volte siamo così presi dalle cose da non avere il tempo per “affilare l’accetta”. Nel mondo d’oggi sembra che ognuno sia più occupato che mai ma anche meno felice. Perché? Forse perché abbiamo dimenticato l’importanza di essere ben ‘affilati’?

Non c’è niente di male nell’essere attivi e nel lavorare duramente. Ma Dio non ci vuole così occupati da trascurare l’importanza delle cose nella vita, come ricavare del tempo per la preghiera, leggere, studiare le Sacre Scritture o ascoltare la “vocina di Dio”.

Tutti noi abbiamo bisogno di tempo per rilassarci, pensare e meditare, imparare e crescere. Se non ci ricaviamo del tempo per affilare l’accetta, diventeremo ‘spuntati’ perdendo la nostra efficacia.
Prenditi del tempo per affilare la tua accetta!

Grazie per il tempo che hai dedicato alla lettura!

Il tuo amico Roy Mwangi.
Nairobi, Kenya

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English version

A young man approached the foreman of a logging crew and asked for a job. "That depends," replied the foreman. "Let's see you fell this tree." The young man stepped forward and skillfully felled a great tree. Impressed, the foreman exclaimed, "You can start Monday."

Monday, Tuesday, Wednesday, Thursday rolled by. Thursday afternoon the foreman approached the young man and said, "You can pick up your paycheck on the way out today."

Startled, the young man replied, "I thought you paid on Friday."

"Normally we do," said the foreman. "But we're letting you go today because you've fallen behind. Our daily felling charts show that you've dropped from first place on Monday to last place today."

"But I'm a hard worker," the young man objected. "I arrive first, leave last and even have worked through my coffee breaks!"

The foreman, sensing the young man's integrity, thought for a minute and then asked, "Have you been sharpening your axe?"

The young man replied, "No sir, I've been working too hard to take time for that!"

Our lives are like that. We sometimes get so busy that we don't take time to "sharpen the ax." In today's world, it seems that everyone is busier than ever but less happy than ever. Why is that? Could it be that we have forgotten how to stay sharp?

There's nothing wrong with activity and hard work. But God doesn't want us to get so busy that we neglect the truly important things in life, like taking time to pray, to read and study scripture or to listen to "the still small voice of God."

We all need time to relax, to think and meditate, to learn and grow. If we don't take time to sharpen the axe, we will become dull and lose our effectiveness. Take time today to sharpen your axe!

Thanks for taking your time to read.

Your friend Roy Mwangi.
Nairobi Kenya

venerdì 13 giugno 2008

flop top kenyani

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Flop 10

I Imba razzismi. Il matato ke c porta in centro esaurisce la benzina. Il responsabile la va a prendere con una piccola tanica, poco distante; tornato, il problema non è interamente risolto: ci sarebbe da accendere il motore e per farlo è necessaria un po’ d spinta. I 2 SCEmi son dentro coi loro zaini da viaggio e le prospettive non paiono loro molto ottimistike nel momento in cui decidessero d scendere e aiutare. Beh, per fortuna ci sono un po’ d buone anime ke si sobbarcano qsta azione. I 2 SCEmi impassibili guardano avanti, stretti ai loro bagagli. Solo ke il matato pesa + del previsto, qdi tutti i passeggeri tranne le donne e i bianki (2) saltan giù ad appoggiare le loro mani sulla fiancata esercitando forza. Sarà la salita, saranno gli zaini, ma serve ke ancora qualcun altro apporti il suo contributo in termini di energia meccanica (o cinetica?). È il turno delle donne. Ema prova disinvolto a fotografare la scena dal cellulare, ma viene sgamato in hakuna secondi. Paolo guarda dal finestrino, dissociandosi da qello ke succede, inizierebbe poco sportivamente a ridere. Ed è così ke 13 kenyani per appizzare il matato lo spingono per la strada, con su i 2 bianki ed una donna, ke Ema ha puntualmente invitato a scendere per aiutare a spingerci, ma lei lo ha ignorato; ke indisponenza.

II marted mattina, post Korogocho e pre YCTC, passaggio in corsa da un mercatino. “Dovrai essere maleducato, Paolo, se no non ne usciamo +”, allerta il capospedizione; Paolo adora essere giustificatamente maleducato. Rutto libero e calci ai cani puntano la bancarella ke Emanuele sa, x’ la stessa di dicembre. La ragazza gli sfodera gli scialli: verdi, blu, rossi. “Pensiamo, Ema: se piacciono a noi non piaceranno a Stefania”. “Mmm.. non è un criterio. Lorenza a Dicembre aveva comprato quello”. “Beh, Lorenza si veste bene, potremmo fidarci di lei; rosso… Credo ke alla Ste piaccia il rosso, cià una felpa e un paio d calze”. “Anke x’ non tutti gli altri ci sono, provo a kiederglieli?”. “No, vabbeh, tra questi 3, qsto le piacerà + d quello verde o d qello blu. Dài, poi dobbiamo andare”. “Ok, we take this one, thank you”.

Marted pomeriggio, da una mail speditami da ste.cardinale@gmail.com, parlando dei foulard ke vorrebbe: “Se non sbaglio lui ne aveva portati solo due o tre, uno sul rosso e uno sul blu sono quasi certa, e Lory ha comprato forse il rosso . IO lo vorrei sul BLU (…). alternative al colore blu potrebbero essere verde (ti prego non acido) e viola-melanzana o marrone. e cmq di solito i colori che usi tu mi piacciono e poi hai visto che colori porto quindi saprai scegliere bene”.

Anthony, Steven e Timothy: the Cafasso Boyz

III Luned pomeriggio, appena fuori dalla Cafasso House, Paolo e Emanuele jocano a pallone con Steve e Anthony. Per uguale distribuzione delle ricchezze, Ema si toglie le scarpe e joca a piedi nudi. Dopo mezz’ora l’amico italiano lo imita. Stanno jocando ad una porta, ed Ema s’invola sulla fascia per un cross a cercare Paolo. Alza la testa e Paolo è dove lo aveva lasciato, cioè 10 metri prima, vicino alle scarpe, ke avanza con lo scatto un bradipo, tastando col piede il terreno ke dovrebbe calpestare. Scoppiano a ridere, uno per la sorpresa, l’altro per la sorpresa sul volto del collega. Paolo sa di essere razzista al contrario, ma ritiene i bianki troppo fragili per giocare a piedi nudi su terreni impervi. È quindi giusto ke si avviino verso l’estinzione a passo lesto. Esclusivamente calzato.

IV La barriera all’ingresso della comprensione di questa posizione è una barriera di genere; è antipatico, lo so, ma uomini&donne sono diversi e hanno aspirazioni e ideali leggermente sfasati. Quindi prego le pronipoti d Eva d slittare questo punto. A noi, maski villosi: abbiam provato a riprodurre gli Europei con il Pro Evolution 6 al PC, ke non è la Play, ma ci si prova; convocazioni in linea con Donadoni, dico qke parola a Cassano per tenerlo buono, la museruola a Gattuso, la panca a Matrix e la fascetta a Cannavaro, prima del frontale con Chiellini. Ema colla tastiera io con l’analogico, controlli manuali, con io ke tengo manuale anke Buffon (e potrebbe essere una kiave d lettura).

Girone d ferro scassinato easily: i 2 partono forte contro la Francia, replicano in maniera sicura con l’Olanda e i pankinari gestiscono la Romania. 9 punti, seconda fase. Un Toni sornione, un efficace Borriello, imprescindibile il centrocampo rossonero e Super Buffon sempre pronto. Poi è Grecia, ei ragazzi van subito sotto di una rete, prima di regolarla senza panico. Semifinale contro la Germania. Tutta la psicologia della rivincita di 2 anni fa, la stampa tedesca sta un po’ + skiscia, i ragazzi sono caldi e abbastanza sicuri delle loro potenzialità: fino a qsto match, Ema imposta & Paolo realizza. Prima azione crucca, Gigi non trattiene, la punta insacca. Non troviamo la via del goal e il picì infila una rete fotocopia della prima. Buffon avrà rimorsi d colpa finkè non spegneremo il computer. Se non erro buttan dentro anke una terza palla. Il nostro campionato europeo l’abbiam perso, una vittoria nella realtà po3bbe parzialmente compensare un abbattimento ke ha marcato una settimana altrimenti positiva.

V All’YCTC (può essere ke si scriva così, Ema?) Emanuele propone a Patrick e Solomon (2 jovani detenuti) il joco dell’anno: un tiro al bersaglio con palline da tennis, italiani contro kenyani. Nessuno sa bene il x’, Ema sopravvaluta la compagine europea spiegando le regole della sfida: “Voi fate punto se la vostra pallina si infila tra le gambe di questa sedia, noi facciam punto se riusciamo a colpire quel sottile palo”. Il duello era impari quasi a sfiorare l’offesa, ma i 2 ragazzi africani non sembrano prendersela e portano a casa una disinvolta vittoria per 5 a 2. Mentre gli italiani accusano problemi di spogliatoio: “Ema, era necessario ke noi jocassimo con qsto esagerato handicap per subire così tanto?”.

VI Emanuele ama il cinema; come riportato, abbiam guardato un film a sera, per un totale d 6 sere. Rebecchi è rimasto sveglio in 2 occasioni: sulla zona e into the wild. Messaggio al Malacrida: il ragazzo ha bisogno d riposare, non è etico lo sfruttamento di ragazzi in sevizio civile; sentirete il nostro sindacato.

VII Luned mattina, Maurizio Maffo, responsabile Caritas, avrebbe dovuto kiamare Paolo&ma. Ma si dimenticò e qdo riuscirono a contattarlo, bleffò alla grandissima, lamentandosi di come avesse già telefonato ed Ema non avesse risposto. Nonnonnonò, Maurizio..

fenomeni diabolici

VIII L’allievo ke supera il maestro col diablo, un sorpasso un po’ troppo repentino per rendere l’insegnante fiero del proprio lavoro; costui si è + sentito una ciofeca, x dirla alla Don Roberto.

IX L’esperimento mattutino di Paolo: fette di pancarrè con burro e sale. Superfluo dire ke il proposito era quello di addolcirle, ma il nostro ha confuso 2 contenitori.. Superfluo aggiungere come nulla sia andato buttato.

X La coincidenza congiunturale (?) di rimanere senza luce né acqua. “Era forse successo una volta”, commenta un abbacchiato Emanuele, che si ripromette: “Mene lamenterò nel report”.
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Top 10

i La scena d quando Emanuele offre se stesso (e va bene) e Paolo (!?) come aiutanti d un detenuto (ke non pareva per nulla affaticato) per trasportare 2 pesantissime tanike d’acqua: la faccia di Paolo.

ii A parimerito 2 conseguenze indirette della prima canzone ke il compagno Emanuele ha insegnato nelle carceri. La prima conseguenza è stata sentirsi apostrofare come “partigiano” da un detenuto kenyano, ke fa sempre piacere, s’intenda. Anke se una riflessione postuma (..) è stata kei partigiani dovrebbero rimanere in Italia, + ke andarsene a spasso per l’Africa.. La seconda situazione buffa i 2 rivoluzionari l’han vissuta alla fine di una messa nel carcere d massima sicurezza, quando invitati a cantare qualcosa, hanno in breve scoperto d non avere un patrimonio canoro religioso in comune men ke meno in carcere. E quindi han seriamente preso in considerazione l’idea di piazzarci un “bella ciao”, prima d ripiegare su un + canonico “camminerò camminerò sulla tua strada Signor Signore”.

iv Of course, this place is assigned to our friend Roy, who Paolo has known entering in his internet point and finding him with the blog’s page opened. Without words.. Roy one of us!

v Le gioie calde dispensate dal tostapane, il migliore amico d un uomo in cucina. Il timore di perderlo, qdo son partiti dei fuoki d artificio da una presa della corrente. Dormiva una notte con Paolo, una notte con Emanuele. Non ha mai mollato, tosto.

vi Le top accomunano la visione della vita di Emanuele e Paolo, e la settimana è stata un continuo di “Migliore trilogia? Miglior cantante? Miglior film tratto da una serie televisiva? Canzone della settimana? Album della settimana?”. Huey Lewis – The power of love (Ritorno al futuro), Modena City Ramblers – Riportando tutto a casa.

vii Posizione tripartita. L’emotività di Paolo a Pro Evolution sul PC, piuttosto nervosa, affaticata, perdente; a suo discapito l’inadeguatezza delle armi, per esempio il joypad non funzionava il basso a sx. Ema si è divertito parekkio; un po’ meno il tavolo, colpito da innumerevoli pugni.

I festeggiamenti per la nuova opportunità kel mondo del calcio a dato a quel campione d Alberto Gilardino.

Ed Emac Gyver, ke con una passerella di carta e dello skotch riesce a convogliare l’acqua del lavandino direttamente nella tanicona.

la fotina sacrifica un po' l'invenzione emanuelitica
Qualcuno era al corrente del ciclismo acrobatico praticato dal Maffo? Fatevelo raccontare, ke noi non vorremmo tornare a casa prima del previsto..

venerdì 18 aprile 2008

Kenyan Cartoons

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(cliccare sulla foto per ingrandire)

...e non e' la prima volta che in Kenya (!!!) ridono di noi...

(la vignetta sopra riportata e' tratta dal principale quotidiano kenyano, "The Daily Nation", di oggi sabato 19 aprile 2008)

mercoledì 16 aprile 2008

"Live Music" made in Kenya

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Propongo qui i link a quattro canzoni, musicate e scritte (per 3/4) da un grande cantante: Antony.

Una delle canzoni (l'ultima, di cui propongo una parte del testo in kiswahili con traduzione a fronte) è l'inno della Cafasso House. Le altre sono tutte in lingua kikuyu.

In tutte, da un lato, il racconto della sua vita e delle persone incontrate (Antony viene da Karatina, non lontanissimo da Nairobi - arrestato, di fatto, per niente - a seguire il periodo nel carcere minorile e nella Cafasso House) e un profondo significato religioso, di ringraziamento a Dio (in kiswahili "Mungu" - in kikuyu "Gai").

1a canzone-Mungu awe...(non ricordo il resto del titolo - chiedo scusa!)
vedi e ascolta

2a canzone
-Mungu hakuna kamawewe (=Dio nessuno è come te)
vedi e ascolta

3a canzone
-Nigakena dona Gai (=sono contento di vedere Dio)
vedi e ascolta

4a canzone
-Cafasso Song (kiswahili)
vedi e ascolta

KAFASSO NI NYUMBA YETU (Cafasso is our house)
TUNA FURAHI KUWAPAMOJA (we are happy to be together)
TUKIWA NA SISTA RACHEL (together with sister Rachael)
MWANZILISHI WETU NYUMBA KAFASSO (and the founder of Kafasso)

MAMBO MENGI TUME JUWA (Many things we have known)
HATUKUJUWA KUSOMA NASASA (we did not know how to read)
TUMEJUWAKUSOMA NA KUANDIKA. (now we know how to read and write)
MAMBO NI SAWA (things are ok)
MUNGU BABA TWA OMBA BARIKI SISTA RACHAEL NA VIONGOZI WENGINE WA KAFASSO. (God bless sister Racheal and other leaders of Kafasso)

Saluti,
Ema

domenica 6 aprile 2008

Rassegna fotografica #3: Coach @ Koch

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Una delle ultime attività che mi vedono coinvolto riguarda una delle mie ‘passioni’ e dunque sono proprio ben contento di portarla avanti, o meglio, di averla cominciata.

In uno degli ultimi incontri con padre Daniele Moschetti, padre missionario a Korogocho (‘Koch’ per gli amici), conoscendo il mio trascorso di giocatore e arbitro di basket (la mia fama mi precede!), è venuta la proposta di provare ad allenare la squadra della St. John Sports Society.

La società è nata un paio di anni fa, con l’intento di aiutare i giovani sportivi (circa 200) a scoprire e sviluppare capacità e talenti, ma soprattutto per proporre un’alternativa alla vita di baraccopoli, che per tanti giovani significa fare uso di droga, alcool, criminalità e prostituzione.

Gli sport praticati (alcuni con notevole successo nei campionati e competizioni kenyane) sono calcio, pallacanestro (vediamo come andrà), pallavolo, pugilato, karate, taekwondo, atletica, sollevamento pesi, net-ball (una sorta di pallacanestro al femminile) e freccette.









Chiudo con le foto dei nuovi 'talenti'...



Saluti kenyani!

Ema

venerdì 4 aprile 2008

Rassegna fotografica #2: “Libera uscita”

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Proseguendo nel parlare di carcere minorile…
 
Qualche settimana fa, precisamente il lunedì di Pasquetta, dopo una serie di trattative serrate con lo staff direttivo del carcere, abbiamo ottenuto che i ragazzi ivi detenuti, potessero lasciare la struttura per recarsi presso la Cafasso House…

Faccio un excursus (spero non troppo lungo), forse per molti superfluo.
 
La Cafasso House, che prende il nome da S.Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati (era un salesiano, molto vicino a don Bosco, che appunto dedicò gran parte della sua vita nell’accompagnare umanamente e spiritualmente i detenuti), è un altro luogo nel quale spendo molto del mio tempo kenyano. Vi sono ospitati alcuni ragazzi che, dopo essere usciti dal carcere minorile, hanno bisogno di un aiuto, fondamentalmente per potersi reinserire positivamente nella società. È questo un bisogno che però contraddistingue, di fatto, la quasi totalità dei giovani del carcere minorile, che, in quanto “ex-prisoners”, sono fortemente discriminati dalla società stessa e, in tanti casi, anche dalle famiglie.
Soli, senza un minimo di educazione scolastica alle spalle, senza competenze e capacità pratiche che possano permettere loro l’ingresso nel mondo del lavoro…
 
La Cafasso House, per mezzo di coloro che vi operano, interviene proprio su questi aspetti, per fornire anzitutto una presenza e vicinanza ai ragazzi, e poi per aprire loro delle strade e possibilità per il futuro (istruzione scolastica e competenze lavorative in primis).

Dicevo…
 
…35 ragazzi del carcere minorile sono potuti venire in visita (chiaramente accompagnati da guardie armate fino ai denti) dalle parti della Cafasso House.
 
Un incontro ricco, divertente e giocoso, con testimonianze, da parte dei ragazzi di Cafasso, scambi, e, alla fine, un’abbuffata di popcorn.
 
I ragazzi del carcere minorile in avvicinamento…
 
Alcuni ragazzi e un askari (=guardia) che mi guarda un po’ male mentre scatto una foto.
Antony, uno dei Cafasso boys, mentre condivide la sua esperienza…
Si canta…
Si balla…
 
Verso la Cafasso House.
 
E infine i popcorn, preparati da sister Rachael…
 
Saluti!
Ema

mercoledì 2 aprile 2008

Rassegna fotografica #1: teatro

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Assente ingiustificato da queste pagine da un po’ di tempo eccomi a proporre un trittico di interventi nei quali lascio parlare soprattutto le immagini.

Nel presente post riporto un’interessantissima iniziativa svoltasi nel Carcere Minorile, cosiddetto Centro di Correzione Giovanile (correzione?), luogo nel quale, per chi non lo sapesse, porto avanti alcune attività assieme ai ragazzi, soprattutto di carattere musicale e sportivo.

Vista la pochezza (assenza?) di attività realmente correttive che il carcere propone per i giovani, se non fosse quelle che alcuni (pochi) volontari o missionari, seppur con tante difficoltà e ostacoli posti proprio dallo staff del centro e dalle guardie, portano avanti, è stato davvero rilevante essere riusciti a portare uno spettacolo teatrale proprio all’interno della struttura.

Una storia interessante nei contenuti (traduzione del titolo dal kiswahili: “Confused Seeds”), a tratti molto divertente e interpretata davvero bene da una compagnia di giovani attori alle prime armi provenienti da Kariobangi (quartiere posto tra le baraccopoli di Mathare e Korogocho).

Scenografia
La scenografia montata all’interno di una hall del carcere minorile…

Chuki
Chuki, protagonista della commedia. “Chuki” in kiswahili significa “odio”.

Uno dei temi della commedia è infatti è il rifiuto della figlia da parte del padre, che avrebbe desiderato un figlio maschio.

Il padre
Il già citato padre di Chuki agita il bastone quando viene a sapere che la figlia è incinta…

I ragazzi del Carcere Minorile
Il cast al completo…
 

lunedì 10 marzo 2008

Happy new year!

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Pubblico qui sul blog un articolo uscito oggi sul quotidiano Daily Nation, interessante per comprendere alcuni sviluppi, aspettative e preoccupazioni, a seguito dell’accordo di condivisione del potere siglato circa dieci giorni fa da Kibaki e Odinga.

NOI APPARTENIAMO A UN UNICO GRUPPO ETNICO CHE SI CHIAMA KENYA

Dal momento che ai kenyani è stata tolta la possibilità di festeggiare l’arrivo del nuovo anno, hanno scelto di celebrarlo il 29 febbraio, il giorno dopo l’accordo di una coalizione di governo tra Kibaki e Raila, che andrà a cambiare il modo in cui il nostro paese è governato.
Dopo due mesi di tensione, caratterizzati da uccisioni e caos nel paese, era palpabile un diverso umore nel Kenya: colleghi di lavoro e vicini di casa appartenenti a differenti gruppi etnici o differenti partiti politici che si erano ignorati per settimane, hanno ripreso a rivolgersi la parola.
“Happy new year” – un augurio che si poteva sentire ovunque, nei bar, nelle strade, anche sui matatu.
Comunque, a differenza delle esultanze che seguirono la vittoria schiacciante del governo NARC nel 2002, in questo caso le celebrazioni sono state ben diverse. Un atteggiamento comprensibile visto l’alto livello di sofferenza che il paese ha vissuto a partire dal 30 dicembre.
Centinaia di kenyani sono ancora in lutto per la perdita dei loro cari uccisi negli scontri e centinaia di migliaia vivono ancora nei campi profughi, dopo aver perso non solo la propria casa ma anche ogni fonte di sussistenza.
Coloro che non sono stati fisicamente colpiti hanno vissuto un altro tipo di trauma. La maggior parte dei kenyani infatti ha percepito gli effetti dell’animosità etnica e dell’odio manifestatosi in forme più o meno gravi.
La perdita peggiore durante la crisi è stato il concetto di appartenenza a un’unica nazione, a un unico gruppo etnico chiamato Kenya. Questa perdita è incommensurabile e ci tormenterà per gli anni a venire.
Ma potrebbe essere non troppo tardi per capovolgere la situazione. Il vero test per i nostri leader sarà proprio come saranno in grado di creare un’identità nazionale in un paese ora molto diviso.
Sfortunatamente dobbiamo ancora vedere segni di questo. I politici stanno parlando di come dividere le cariche tra i diversi gruppi e di come creare nuove cariche per accontentare le 42 comunità etniche.
Io sono dalla parte della diversità e della rappresentanza proporzionale nei posti di lavoro pubblici. Ciò che critico è il mito, perpetuato dai politici kenyani, in base al quale una posizione nel governo automaticamente porta a vantaggi o prosperità per il gruppo di appartenenza di quel politico. Chiedi a un Luo che passeggia per Nyanza se avere un ministero del governo guidato da un politico del suo gruppo lo ha aiutato ad avere più cibo, e la risposta, ci posso scommettere, sarà: No! Allo stesso modo, avere un presidente kikuyu è servito a poco per migliorare le condizioni di vita delle centinaia di kikuyu che abitano a Mathare o Kibera.
È però vero che gli enormi poteri nelle mani del precedente presidente hanno dato a loro (i kikuyu) illimitato accesso alle risorse pubbliche, usate spesso per avvantaggiare la propria comunità, o più spesso determinate cricche, invece che intere regioni. Così facendo hanno creato l’illusione, o meglio, il grande imbroglio, di far credere a milioni di kenyani che avere un membro del proprio gruppo etnico al potere avrebbe miracolosamente trasformato le loro vite. Per mantenere questa illusione, era necessario che i politici continuassero a mantenere divisi i kenyani.
[…] La de-etnicizzazione della politica deve essere il primo compito della nuova coalizione.
Un altro è cambiare il modo con cui la gente vede il fattore etnico in Kenya. A causa del trascorso coloniale, la maggior parte dei kenyani ha una relazione di amore-odio con la propria identità etnica.
Da una parte coloro che aspirano alla modernità o che mirano a salire nella scala sociale si dissociano dalla loro identità etnica, scoraggiando i bambini dall’imparare la propria lingua materna e spendendo anni cercando di rimuovere tracce del loro accento etnico mentre parlano in inglese.
Dall’altra parte questi sono gli stessi che fanno della propria appartenenza etnica uno dei fattori principali nel cercare un impiego o che chiudono gli occhi quando un membro del proprio gruppo etnico viene preso con le mani nel sacco.
Di per sé l’identità etnica è una buona cosa, è un patrimonio culturale e dovrebbe essere causa di orgoglio per ognuno. Ma quando è usata per sopprimere o escludere persone, diventa oppressione. Se noi, come nazione, possiamo riconciliare le nostre diverse identità etniche con la nostra aspirazione ad essere una nazione, allora avremo davvero una ragione per festeggiare un nuovo anno.

(di Rasna Warah)
 
 

Saluti a tutti,
Ema

giovedì 6 marzo 2008

Aggiungi un "post" a tavola

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Premessa: il presente post è stato scritto a quattro mani: da me e da Julius, ragazzo ospitato nella Cafasso House…

Premessa-bis: per favore arrivate fino in fondo (al PostScriptum), nella lettura, dal momento che alla fine ho un quesito culinario da chiedere a tutti i lettori…

Io e Julius lanciamo qui sul blog una rubrica che sicuramente riscuoterà un grandissimo successo… e che immagino i colleghi SCEmi vorranno certamente riproporre.

Ebbene, eccoci a proporre la ricetta e le indicazioni pratiche per la preparazione di uno dei cibi tipici del Kenya.

Nome: CHAPATI (di evidente derivazione indiana ma ormai tipico kenyano)

Si accompagna molto bene a tanti tipi di piatti – diciamo che sostanzialmente è un degnissimo sostituto del pane.

Ingredienti: farina, uova, latte, olio

Attrezzi necessari: pentola, padella, asse di legno, matterello

Preparazione (per due/tre persone):

- versare 150 ml di latte in pentola (fuoco medio)

- sbattere nel latte due uova

- aggiungere mezzo cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di olio e mescolare bene il tutto

- aggiungere la farina (non so esattamente la quantità – però ricordo che era tanta!)

- mescolare tanto (è consentito usare le mani)


- estrarre dalla pentola, mettere su un asse di legno e iniziare a formare diverse piccole palle di farina della grandezza di un pugno

- estrarre il matterello e con esso iniziare a spianare (più e più volte ripiegandole spesso su se stesse) ogni piccola forma in modo da farle diventare molto fini


- in padella (fuoco medio-basso): versare un po’ d’olio e dopo pochi minuti mettere in padella una forma di farina spianata per volta

- girare più volte - in pochi minuti la forma inizia a prendere il giusto colore (giallo-bruciacchiato – vedi fotografia) – ripetere questo procedimento con le altre



- quando tutte le forme sono pronte e cotte al punto giusto tagliarle in quattro parti in base all’utilizzo che si preferisce


by
Ema e Julius

PS eccoci al quesito di cui parlavo all’inizio: so che mi gioco la reputazione di esperto-cuoco che spero però rimanga intatta… ad ogni modo… qualcuno conosce per caso qualche rimedio pratico/consiglio della nonna per evitare di lacrimare copiosamente mentre si tagliano le cipolle? Mi sono già arrivati tanti consigli (del tipo: bisogna indossare occhialini da piscina…)… ma mi sento di rilanciare a voi tutti…

martedì 5 febbraio 2008

Cafasso's burning

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Cafasso House. Placidamente e tra le risa (!!!) dei miei interlocutori (Martin, kenyano, catechista nella prigione, e Paola, volontaria tedesca), parlavo della situazione politica italiana (ecco il perche’ delle risa). Assolutamente ignari di ciò che all’esterno iniziava a prendere forma.

Lascio parlare le fotografie…









Alla fine l’abbiamo avuta vinta noi. Bruciacchiati ma vincenti…

Kwa heri (cioè ‘a presto’)!!!

Ema

mercoledì 30 gennaio 2008

"Save our beloved country"

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Carissimi!

Rieccomi finalmente di ritorno in Kenya. Per qualche settimana sarò solo vista la defezione del collega Teto, in preda a varicella acuta…speriamo in una pronta guarigione!

Un mio ritorno reso possibile dalla situazione pacifica del quartiere in cui vivo (Kahawa West, periferia settentrionale di Nairobi), che, nei tre giorni trascorsi, ho potuto davvero notare piuttosto invariato rispetto a dicembre, quando ne venni via. Sono stato anche a Nairobi-centrocittà, luogo di tanti scontri e manifestazioni mai approvate dal governo, ma in cui la vita e il caos quotidiano, fatto di miriadi di matatu e auto, sembrano essere ripresi. In questo momento particolare, infatti, il partito di Raila Odinga (opposizione che rivendica però la vittoria alle elezioni dello scorso 27 dicembre), per le forti pressioni di Kofi Annan (attuale mediatore, nel quale vengono riposte molte speranze del popolo keniano) sembra aver scelto di non organizzare manifestazioni in centrocittà. Nelle baraccopoli la situazione è sempre davvero incandescente. Città nella città come Kibera (un milione di baraccati circa in una decina di km2), Mathare e Korogocho, per citare le maggiori delle quasi duecento baraccopoli di Nairobi, vivono quotidianamente scontri, vendette, rappresaglie di polizia e esercito. La situazione più drammatica è fuori Nairobi. Una delle prime città in cui la violenza post-elettorale è esplosa è stata Kisumu, sulle sponde del Lago Vittoria, luogo nel quale è fortemente radicata l’etnia luo (Raila Odinga) e dove da subito è iniziata la caccia al kikuyu (etnia dell’attuale presidente, Kibaki, fortemente “contestato” per brogli elettorali, piuttosto evidenti). Ora tante altre città, nella vastissima zona della Rift Valley (Nakuru, Naivasha, Eldoret, Molo, etc…) vivono la stessa situazione. Scontri etnici molto sapientemente orchestrati e organizzati dagli stessi leaders politici. Una regia sempre meno occulta, dal momento che gli stessi quotidiani ormai sanno rivelare con esattezza quanto i giovani vengano pagati per uccidere, incendiare, distruggere e tendere agguati lungo le strade.

I morti sono ormai tantissimi, ma ancora di più gli sfollati (non meno di mezzo milione). È interessante come, a fronte dell’arrivo, in centri già predisposti, di alcuni gruppi di sfollati proprio a Kahawa West, la gente del quartiere e della parrocchia si sia prodigata per fornire degli aiuti (beni di prima necessità, come vestiti e cibo).

Pur non essendo qui toccati da scontri e violenze è chiaro e ovvio come i discorsi vadano quasi sempre a finire su tali tematiche di attualità. All’interno della Cafasso House (casa che accoglie giovani usciti dal carcere minorile, e nella quale opero quotidianamente) siamo in attesa di un ragazzo (Timothy) che, tornato presso il luogo di provenienza (quasi al confine ugandese) durante il periodo natalizio, è impossibilitato a tornare qui a Nairobi vista l’estrema pericolosità delle strade. Un altro ragazzo, uscito tempo fa dalla Cafasso House, ma di ritorno oggi per una sorta di rimpatriata, ha i propri famigliari a Kisumu e, pur volendo fortemente tornare, ne è, anche lui, impossibilitato.

L’informazione keniana, nota per essere piuttosto libera e di qualità, segue molto da vicino tutti gli avvenimenti, per cui se da un lato non è bello vedere immagini come le lunghe code di sfollati che percorrono le strade con in testa operatori che puntano loro addosso le telecamere, dall’altro in particolare la carta stampata si dimostra molto critica verso entrambi i contendenti; notevole, durante i primi giorni di gennaio, come le tre testate principali del Kenya abbiano deciso di intitolare le prime pagine allo stesso modo: “Save our beloved country”, pubblicando poi uno stesso editoriale di forte condanna e critica verso il comportamento di Kibaki e Raila e contro le tante violenze in atto.

Chiudo qui. Come si può notare la situazione è molto difficile.

Concludo cercando comunque di tranquillizzare rispetto al luogo nel quale vivo, tranquillo sia durante il già tormentato periodo elettorale, ma pacifico anche ora.

A presto a tutti!

Kwa heri!

Ema

 

lunedì 14 gennaio 2008

Per arricchire, non per...

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Visto che siamo in una giornata record che mai più si potrà ripetere, voglio ritagliarmi anche io un POSTicino nella storia del blog...

In realtà non è che una banale nota tecnica per rendere il nostro Blog (con la b maiuscola) ancora più ricco di quanto in realtà non sia già ora.

Tre cose:

- avrete notato che il nostro serioja (spero si scriva così) ha aggiornato l'intera-sezione foto con anche quelle relative al simpatico soggiorno di villapizzone...da non perdere...

- per renderlo ancora più al passo dei tempi abbiamo inserito anche la sezione-video, cioè il link a video in precedenza caricati su youtube. se le velocissime connessioni per caso dovessero consentire tali manovre di caricamento non sarebbe male condividere, o meglio, fare un po' di sharing...per ora sono presenti solo un paio di giri turistici per addis e una messa nairobese a passo di danza...

- sempre restando sui link non sarebbe male inserirne qualcuno che riteniamo interessante per i lettori del blog (vedi i Kenya Links utili per un approfondimento su questioni attuali o non).

Un saluto a tutti...corro a segnare sull'agenda la data odierna...abbiamo fatto la storia!!!

Ema

giovedì 8 novembre 2007

To Nairobi...

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Dopo la bellezza di tre settimane “kegnane” (in dellokese si dice così) forse era anche l’ora di mettere la testa in quel di Nairobi-town (che poi, tradotto, vuol dire: dopo tre settimane di durissimo e intensissimo lavoro finalmente siamo riusciti a prendere una giornata di riposo e svago! Eh eh…si scherza ovviamente…). Giusto per fare chiarezza…non è che io e Stefano, ops…io e “Teto” viviamo fuori Nairobi…semplicemente c’è la town (centrocittà) e al di fuori i suburbs (quartieri periferici, tra cui il nostro…KAHAWA!!!).


Assistiti dall’autista/amico/babysitter Ambros (si DEVE leggere con pronuncia alla milanese), unico africano nella storia a prensentarsi in anticipo a un appuntamento, prendiamo, per la prima volta nella vita, il mezzo di trasporto per eccellenza a Nairobi…il matatu (una sorta di minibus da 14 posti), ovviamente sempre stracolmo e mai troppo affidabile in quanto a tenuta (il nostro, dopo cinque minuti, si è improvvisamente fermato: non c’era più benzina…dopo la giusta attesa –ricordiamoci che siamo in Africa- l’autista è tornato con una tanica che ci ha permesso di ripartire…ma è normale così, per ogni matatu che funziona ce n’è sempre uno sul ciglio della strada in fase di riparazione con cinque o sei kegnani impegnati a tamponare le numerose falle del veicolo). Per non parlare dei veri e propri numeri dei conducenti nel pauroso traffico cittadino.


Insomma…giungiamo in town. Avevamo alcune impellenze da sbrigare, tra cui acquistare un libro per l’apprendimento del kiswahili e…una chitarra per il sottoscritto (un invito per l’esimio collega Dell’Oca: quando passi da Nairhobi porta palline e palloni da giocoliere…io con la chitarra e tu con i tuoi numeri, calcistici e non, sbanchiamo la piazza!!!). Ma per il resto ci siamo proprio goduti una bella giornata da turisti. E tutto sommato la città si presta a questo scopo.


Merita una citazione l’argomento-sicurezza. Nairobi è detta anche “Nairobbery” (solo per Paolo: robbery means “rapina”) per l’elevato tasso di furti e truffe ai danni dei turisti. Proprio oggi, in un incontro-scambio avuto con alcuni comboniani, abbiamo conosciuto due volontarie italiane reduci, alla loro prima visita in town, da una mega-truffa con alcuni locali che si sono finti poliziotti (secondo ben informati forse erano veri poliziotti) che, intimando di arrestarle, hanno poi preso loro tutti i soldi. Ebbene…date le tante avvisaglie, io e Stefano eravamo assolutamente preparati a fronteggiare qualsiasi tentativo di raggiro. E, a dir la verità, in tanti ci hanno, più o meno, provato…ma non c’è stato proprio verso. Eh eh…curioso come, di fronte al tentativo di un uomo che, sostenendo che ci fossimo già conosciuti (forse in un’altra vita…), voleva che lo seguissimo, non so bene dove, per aiutarlo a riparare la sua auto (?!?!?!?!?!), e, dopo tanta insistenza, tanti tentativi, tante argomentazioni, ma soprattutto, dopo l’assoluta noncuranza mia e di Stefano, se ne sia andato lanciandoci un sonorosissimo “VAFF…beeeeeeeep…LO” in perfetta lingua italiana!!!


Saluti a todos, Ema

mercoledì 24 ottobre 2007

Kenya news

5 commenti:
A proposito del viaggio già avete saputo da Stefano…io posto qui solo un paio di immagini.

La prima è appunto simbolica del nostro arrivo a Addis e della rocambolesca perdita del volo per Nairobi. Notare l’espressione affranta di Stefano e Maurizio!!!

La seconda riguarda invece la messa di domenica scorsa, nella quale, all’interno dei vari festeggiamenti legati alla Giornata Missionaria Mondiale, io e Stefano abbiamo partecipato alla processione dell’offertorio. Oltre a noi c’erano anche altri giovani e ognuno, oltre a portare un dono, rappresentava un continente: Stefano giustamente l’Europa, io invece l’Asia. Tutto ciò con le vesti colorate che potete vedere.

Ok…buona visione e un carissimo saluto a tutti!!!

Ema



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