Premessa: il presente post è stato scritto a quattro mani: da me e da Julius, ragazzo ospitato nella Cafasso House…
Premessa-bis: per favore arrivate fino in fondo (al PostScriptum), nella lettura, dal momento che alla fine ho un quesito culinario da chiedere a tutti i lettori…
Io e Julius lanciamo qui sul blog una rubrica che sicuramente riscuoterà un grandissimo successo… e che immagino i colleghi SCEmi vorranno certamente riproporre.
Ebbene, eccoci a proporre la ricetta e le indicazioni pratiche per la preparazione di uno dei cibi tipici del Kenya.
Nome: CHAPATI (di evidente derivazione indiana ma ormai tipico kenyano)
Si accompagna molto bene a tanti tipi di piatti – diciamo che sostanzialmente è un degnissimo sostituto del pane.
Ingredienti: farina, uova, latte, olio
Attrezzi necessari: pentola, padella, asse di legno, matterello
Preparazione (per due/tre persone):
- versare 150 ml di latte in pentola (fuoco medio)
- sbattere nel latte due uova
- aggiungere mezzo cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di olio e mescolare bene il tutto
- aggiungere la farina (non so esattamente la quantità – però ricordo che era tanta!)
- mescolare tanto (è consentito usare le mani)
- estrarre dalla pentola, mettere su un asse di legno e iniziare a formare diverse piccole palle di farina della grandezza di un pugno
- estrarre il matterello e con esso iniziare a spianare (più e più volte ripiegandole spesso su se stesse) ogni piccola forma in modo da farle diventare molto fini
- in padella (fuoco medio-basso): versare un po’ d’olio e dopo pochi minuti mettere in padella una forma di farina spianata per volta
- girare più volte - in pochi minuti la forma inizia a prendere il giusto colore (giallo-bruciacchiato – vedi fotografia) – ripetere questo procedimento con le altre
- quando tutte le forme sono pronte e cotte al punto giusto tagliarle in quattro parti in base all’utilizzo che si preferisce
PS eccoci al quesito di cui parlavo all’inizio: so che mi gioco la reputazione di esperto-cuoco che spero però rimanga intatta… ad ogni modo… qualcuno conosce per caso qualche rimedio pratico/consiglio della nonna per evitare di lacrimare copiosamente mentre si tagliano le cipolle? Mi sono già arrivati tanti consigli (del tipo: bisogna indossare occhialini da piscina…)… ma mi sento di rilanciare a voi tutti…
Premessa-bis: per favore arrivate fino in fondo (al PostScriptum), nella lettura, dal momento che alla fine ho un quesito culinario da chiedere a tutti i lettori…
Io e Julius lanciamo qui sul blog una rubrica che sicuramente riscuoterà un grandissimo successo… e che immagino i colleghi SCEmi vorranno certamente riproporre.
Ebbene, eccoci a proporre la ricetta e le indicazioni pratiche per la preparazione di uno dei cibi tipici del Kenya.
Nome: CHAPATI (di evidente derivazione indiana ma ormai tipico kenyano)
Si accompagna molto bene a tanti tipi di piatti – diciamo che sostanzialmente è un degnissimo sostituto del pane.
Ingredienti: farina, uova, latte, olio
Attrezzi necessari: pentola, padella, asse di legno, matterello
Preparazione (per due/tre persone):
- versare 150 ml di latte in pentola (fuoco medio)
- sbattere nel latte due uova
- aggiungere mezzo cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di olio e mescolare bene il tutto
- aggiungere la farina (non so esattamente la quantità – però ricordo che era tanta!)
- mescolare tanto (è consentito usare le mani)
- estrarre dalla pentola, mettere su un asse di legno e iniziare a formare diverse piccole palle di farina della grandezza di un pugno
- estrarre il matterello e con esso iniziare a spianare (più e più volte ripiegandole spesso su se stesse) ogni piccola forma in modo da farle diventare molto fini
- in padella (fuoco medio-basso): versare un po’ d’olio e dopo pochi minuti mettere in padella una forma di farina spianata per volta
- girare più volte - in pochi minuti la forma inizia a prendere il giusto colore (giallo-bruciacchiato – vedi fotografia) – ripetere questo procedimento con le altre
- quando tutte le forme sono pronte e cotte al punto giusto tagliarle in quattro parti in base all’utilizzo che si preferisce
by
Ema e Julius
PS eccoci al quesito di cui parlavo all’inizio: so che mi gioco la reputazione di esperto-cuoco che spero però rimanga intatta… ad ogni modo… qualcuno conosce per caso qualche rimedio pratico/consiglio della nonna per evitare di lacrimare copiosamente mentre si tagliano le cipolle? Mi sono già arrivati tanti consigli (del tipo: bisogna indossare occhialini da piscina…)… ma mi sento di rilanciare a voi tutti…
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