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mercoledì 10 settembre 2014

Moldova 2014...

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Ogni tanto è bello ritornare a casa! E scrivere sul blog degli SCEmi, mi da proprio questa sensazione... che poi è la stessa cosa che provo ogni volta che rimetto piede in Moldova.... sarà che le due cose hanno vissuto in simbiosi per qualche mesetto della mia vita... ma come si dice “non c’è viaggio senza racconto”... che poi non so se l’ha mai detto nessuno ma a me piace pensarla così....

Succede allora che, anche quest’estate, come accade ormai dal 2008, anno in cui ero uno degli SCEmi in giro per il mondo per conto di Caritas Ambrosiana, ho deciso di tornare a fare un giretto in terra moldava. A distanza di sei anni adesso sono i legami familiari e le belle amicizie nate durante il Servizio Civile a farmi ritornare, oltre a questo è però dal primo giorno che conobbi la Moldova che ho un conto in sospeso con questo paese e che mi spinge a far rotta verso est...

Non mi riferisco al piccione che decise di darmi il suo caldo (più che caloroso..) benvenuto, non appena misi piede sul suolo moldavo, ma ad un cartellone pubblicitario che riportava uno slogan di un partito politico e che diceva “Verso un futuro decente”...
La parola “decente” legata ad uno slogan politico, rapportato al tenore delle campagne politico-pubblicitarie italiche, mi spiazzò e non poco ma allo stesso tempo mi incuriosì a tal punto da affrontare il futuro per capire come sarebbe andata a finire...

Ed eccoci qua! Dopo 6 anni il “decente” quest’anno si è tramutato finalmente in “buono”! Il che non vuol dire Wow!!! Ma almeno al decente ci siamo arrivati! La politica dei piccoli passi ed il basso profilo premia sempre.... In effetti qualche cosa si muove e quando si muove te ne accorgi un po' meno.... Mi riferisco alle strade. L’effetto “Gardaland” è sempre presente ma molti collegamenti sono stati completamente ri-asfaltati, alcune strade della capitale sono state rifatte (anche se maggiormente nei quartieri più ricchi...), mentre purtroppo nei villaggi c’è ancora molto da fare.

Era molta la curiosità di vedere sul posto quali fossero le reazioni dopo la fresca firma dell’accordo con l’Unione Europea. Anche qui è un slogan politico a darmi il benvenuto: “C’è bisogno di un’altra unione. L’Unione doganale”, ovvero l’unione doganale euroasiatica guidata dalla Russia. Permane quindi quella divisione interna storica che da una parte spinge ad est mentre dall'altra si dirige verso l’europa occidentale.  Insomma dipende con chi si parla... chi sostiene l’idea europea è convinto che sia la volta buona... chi invece sogna la Russia proprio non lo capisco!!! Ma non per cattiveria per carità...è che mi parla solo in russo... io conosco un po' di romeno oltre non gliela fò...

Succede poi che nei villaggi dai carretti, con a bordo il 50-60enne di turno, si passa ad allegre famiglie che con il loro furgone ducato, importato con con oltre 200.000 km. percorsi, fa su e giù tra le colline moldave in cerca d’uva pronta da raccogliere, spianando sentieri che una volta erano strade ma che adesso hanno l’erba alta un metro e con i bambini di 6 anni che ti raccontano quando sarà pronta l’uva e le loro prime avventure nei campi. Non so se sia un’eccezione o meno ma un po' di gioventù e di “rumore” che rimane nei villaggi non può che far bene!

In capitale meno italiani in “cerca”..... e più in visita. In compenso qualche moldavo “italianizzato” di troppo....

Nel frattempo una legge del sindaco di Chisinau ha ridotto di molto la circolazione dei Microbus, ossia di furgoni che percorrendo diverse linee trasportano le persone per la città, rendendo un pochino più sicure le strade della capitale e facendo felice il sottoscritto che mal sopportava il mezzo di trasporto in questione.

Insomma, la fotografia della Moldova 2014 sembrava riflettere il passaggio dal “decente” al “buono”.... 6 anni per cambiare un aggettivo ma ancora tante contraddizioni da affrontare e da risolvere ed un futuro che non saprei di che aggettivo sarà ma che non appare ben definito all’orizzonte.
Questo il pensiero che mi ero fatto sentendo il parere di parenti e amici e vedendo con i miei occhi uno scorcio di moldova nell’arco di un paio di settimane. Mi mancava però una parte fondamentale che non ero riuscito a scovare... i giovani! Il vero motore di un paese ed il futuro dello stesso.

Ed ecco la sorpresa! Salendo su un filobus della capitale ci si imbatte in una ventina di ragazzi di 16-17 anni... Fanno parte probabilmente della stessa scuola... uno ha in mano una chitarra e canticchia delle canzoni in russo.... ad un certo punto un uomo che sta al fianco del conducente urla “Si può cantare qualcosa anche nella nostra lingua???” Ed ecco cosa succede:






In Italia o in altri paesi “occidentali” si tratterebbe di una cosa normale. Non per la Moldova dove si è abituati a parlare sottovoce e gli anziani mal sopportano il rumore.....

Ecco le parole della canzone che, da quel che abbiamo capito, è stata scritta dai ragazzi stessi:

Per i giovani moldavi, per l’acqua sulla terra,
ogni persona l’assorbe poco a poco,
l’ acqua è tutto quello che abbiamo,
la richezza la proteggiamo per cambiare il futuro,
noi lottiamo ma non con i pugni,
noi lottiamo per la parola,
non buttiamo grosse parole
ma butiamo grossi pensieri
per i giovani di Moldova,
per l acqua sulla terra.

La fotografia adesso è completa. Inizia ad essere più nitida....un po' sfocata all'orizzonte... ma i colori son vivaci eccome se lo sono! Manca solo un anno per la prossima fotografia... non vedo l’ora! Intanto mi metto a canticchiare....

Stefano Porta, SCE 2007

giovedì 25 dicembre 2008

racconto naif decadente d 1 natale d 1 anno

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Oggi fa freddo ed è il 23.12. Non so dove sono. Non so ke ore sono. So solo ke è notte. E ke mi sto muovendo. Non fisicamente, tecnicamente. Sono sun treno. Senza telefonino. Ho abbracciato l’offerta duna compagnia telefoninica ke mi consente di comunicare gratis per un’altra settimana. Un vincolo consiste però nell’avere il cellulare con me. Soprattutto non ho da leggere, se non l’Internazionale + noioso d mai. Guardo il vetro del finestrino del mio scompartimento. Vedo il riflesso dun ragazzo che mi osserva dal riflesso del vetro opposto, quello che dà sul corridoio del mio intrepido intercity. Ci guardiamo dandoci le spalle. Fa sempre comodo una spalla. Così poi possiamo spalleggiare. Da adolescente mimpegnavo molto ma non riuscivo a fare + di 4 spalleggi d testa.

Odio non avere da leggere da fare. Una penna e il retro d un’agendina. Oggi il terremoto ha vibrato per la terra che devo attraversare per tornarmene a casa. Il treno è così in megaritardo e la gente natalizia sbraita. Quella non natalizia no: un ritardo ferroviario fa notizia come la pioggia. Come il governo ladro. Come gli scout in braghe corte. Oggi ho visto una felpa viola con cappuccio con disegnato sopra un fungo gigante bianco dalla cappella verde a macchie bianche.

Qualcuno dice che sono a Bologna. Un anno in Etiopia mi ha messo in discussione ed ora mi sono appassionato. Una certa libertà. Quasi quasi dormo. Nel Duomo di Firenze delle giapponesine mi sbirciavano e ridevano. Poi, a turno, mhan kiesto di fare una foto con me. Si son fatte coraggio tra squittii agglutinanti. Il perché non lo saprò mai, anke se il sospetto è quello di essere + buffo ke avvenente. Comunque ho trovato divertente ridere ank’io.

L’orologio dun campanile sbuca nelle nebbie emiliane. La spettralità dell’apparizione mi distrae dal controllare l’ora. Son rimasto solo. Neutralizzo l’illuminazione e l’altoparlante. Mi sdraio sui sedili. Scelgo di dormire.

Sono nello stesso scompartimento tranviario. Ma la giornata ke si affaccia dal finestrino è luminosa. E sto volando. Sono solo, nello scompartimento tranviario di un aereo diretto a Milano. Solo che non ci arriviamo: non so perché, ma l’aereo perde quota e scende in atterraggio d’emergenza suna lombarda pianura innevata. L’aereo è circondato da persone vestite grezzamente, che vogliono assaltarlo. Una leggera inquietudine sbava in una giornata così chiara. Forse per evitare l’assedio, l’aereo riparte, ma con difficoltà. Il grosso velivolo plana da pochi metri d’altezza, evitando l’impatto immediato col terreno semplicemente perché anche il terreno scende in un dirupo. Ma lo schianto è rimandato di pochi secondi. M’infilo la felpa rossa, e mentre la testa fuoriesce mi sorprendo serenamente a pensare in che modo particolare sto morendo.

Apro gli occhi. Buio. La notte non è mai stata così bassa. Fuori riconosco Milano. Delle voci da uno scompartimento lontano. Entro in stazione centrale.

Traggo un profondo respiro. “Sono tornato”, dico.

Paolo

col 2009 v'invito a leggere le beghe dei nostri successori.

qua basta x davvero

punto

domenica 2 novembre 2008

Special contents - la tavolozza, le cartucce, le riserve, i suggerimenti

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qsto è il tagliancolla duna pagina word dove buttavo delle cosine cui avrei potuto attingere in corso d scrittura; qcsa in futuro avrebbe potuto ottenere lo statuto d post autonomo, altro sarebbe diventato ingrediente di differenti narrazioni. i post (nati da subito come post) incompleti sono altrove.
Paolo 


Abba sostiene ke gli Etiopi tradizionalmente nella loro scrittura hanno diversi livelli di interpretazione e lettura. Il mio Paese?!

Belli ke sono i neonati in carrozzina ke agitano le gambe per frenesia d vita. Caratteristica della nostra società ammalata è ke le persone ke non possono avere bimbi dai rikki mondi vengono qua ad adottarli?

Un tubo d’acqua a Sheno perdeva con uno zampillo. Avrei potuto mettere i dito lì, per qke minuto, ma da un altro pto d vista avrei scorto un continente pieno di tubi bucati. E l’acqua stava finendo. E i buchi li avevo fatti io. Come minimo potevo insegnarli a ripararli, ma perché? Per lavarmi la coscienza, mi sembra giusto farlo, tanto moltissimi altri avrebbero continuato a bukerellarl, qdi avrei garantito pokissima acqua di +, avrei condiviso la difficoltà del vivere a corto d’acqua, del vivere le conseguenze del mio stile di vita. Avrebbe avuto un senso solo se il farlo mi avesse realizzato.

Eravamo 4 amici al bar

Droga. Fare il bucato. Dio si è fatto come noi.

L’esito non compromette la bontà dell’intuizione. Daniele Primavesi

Se c’è una cosa ke è immorale è la banalità. Afterhours, Bianca

Il calcio è qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegarmi. Diego Armando Maradona

Primum vivere, deinde filosofare

Lascia la terra tua, non fermarti lungo il cammino, nel cuore una promessa, che a volte sembra un sogno. Lascia le tue certezze, 1000 volte germoglieranno, una benedizione per ogni uomo tu. Raffaele Giacopuzzi

Non fare le cose giuste, fai le cose in modo giusto. Filippo

Splafonare. Emanuele Gualazzi

La bellezza nello sport sono il rumore della retina del basket nei canestri a ciuffo, la forma della pallina da golf, i tuffi riusciti con l’acqua ke s’increspa ma non si scompone, le corde delle rakkette da tennis nell’impatto da cui sgorgano diritti decisi.

ego sum pauper nihil habeo me ipsum dabo (detto da Filippo, fallo tradurre)

la Lonely planets sull’Etiopia traduce 5 “frasi utili” in seconda di copertina al suo lettore: dopo ciao arrivederci e grazie, per una relazionalità fondamentale, ci sono 2 espressioni per le emergenze: “Aiuto”. E l’ultima: “Quanto costa?”.

Coricamento in corso

Jack bauer in un giorno non caga? E come potrebbe, se non mangia..

Il sogno di fotografare una madre nel mio cortile, sull’amaca e intitolare la foto “Una mamma per amaca”

Washington ke canta (vedi birabiro)

E.T.opìa, un giorno dovrai spiegart sta parola

Fai un sondaggio in giro: “Qual è il + grave riskio ke corre l’Etiopia?”.
E un altro: “Come puoi essere felice?”, e vedi qti parlano duna popoa felicità in loco e qti fuori dall’Etiopia

Facce bruciakkiate è il significato originario d Etiopi

Kiamare Addis Ababa “Addis” è come kiamare New York “New”

1\4 degli uomini terrestri sono contadine, fonte L’Internazionale

Le parole del Papa JPII dal fascicoletto…

6 un rompiscapole

Non usare acquaragia sul braccio brasato
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Radio Cuore Seduto.. le 17 nella città Col Nome. Cosa v passa x le orekkie, etiopi di nascita o di passaggio? I suoni emessi da Popolinus, ke sono ancora io come ieri come domani come la nostra demorazzia c’insegna. E la giornata è calda non c’è + acqua da piangere, il nostro popolo muore di fame senza fama. Diventiamo numerini ke qke impiegato governativo sbadatamente correggerà x farli leggere ad alta voce all’autorevoleeza d turno negli United States of Amharic... perdòn, of Americ.
Parliamone, per Giunone, per Giugno, per una volta ke possiamo permettercelo, forse l’ultima, ma quello ke si vive èl presente. Senti questa, fratello abesha, senti questo: non tutti noi abbiamo tenuto la banconota da 1 dollaro in mano, ma tutti l’abbiamo vista, magari alla tele magari sun giornale in una pubblicità; e se non l’abbiamo vista vela mostro x radio: butta il tuo okkio qua, vedi? C’è scritto: In God we trust. Ciumbia, una bella responsabilità: bella o brutta, una responsabilità; ke è diversa da “abilità di dare responsi”. Non sono oracoli, diavolo. Loro credono in Dio, e non sono bravi per questo, ma possono essere considerati coraggiosi per professare così skiettamente la loro fede. Una radicalità, la loro: solitamente prima si porta l’amore poi si porta Dio, ma tantè, non catekizziamoli. E poi apro il dizionario dall’inizio, voglio imparare tutte le parole, la prima è la “a” (prima lettera dell'alfabeto inglese) a / from A to B, da un punto all'altro / from A to Z, dall'A alla Z / (tel.) - for Andrew (o amer. - for Abel), a come Ancona.
“A come Abele”, dicono loro. Gli italiani dicono “A come Ancona”, loro credono in Dio, quindi dicono A come Abele. Abele era figlio di Eva ucciso dal fratello Caino, risparmiato da Dio ke gli fa un segno rosso così ke nessuno lo tokki, perché anke se è un omicida..
E noi? C’è una kiamata, sentiamo.

“Gli eschimesi, come ama ricordare chi è privo di fantasia, hanno a disposizione decine di parole per indicare la neve. questo fatto dovrebbe dimostrare che gli abitanti delle città hanno una percezione indistinta della natura. Non ho nessuna pazienza con chi ripete simili banalità. Le lingue degli eschimesi sono polisintetiche, il che significa che perfino concetti usati di rado, come “neve che cade su una maglietta rossa”, sono riassunti da un’unica parola. È così stancante doverlo spiegare sempre da capo”.
Kathrin Passig, Voi siete qui
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Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in pressioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza… […] Lentamente bisogna liberarcene. […] Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi. È il momento di impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale molto più che con nuove armi. Tiziano Terzani

Thierry Gilardi, el comentarista de la TF1 al que ayer falleció de un infarto, la voz televisiva que narró los grandes éxitos del fútbol francés, fue homenajeado con un triunfo luctuoso de su selección ante una Inglaterra rocosa que ya atufa a Capello. "siempre hay flores en el jardín"


BART
No, dico: è assurdo 'sto cazzo di gioco.

ANDREA
Ma è preistorico, cos'è, sarà del 91...

BART
Ha la statura del classico. Però qualcosa non quadra: cioè, vaffanculo, ho già ammazzato mezzo milione di nazisti e non ho neanche un graffio. Sai cosa... cioè, chi è il vero eroe del gioco?

ANDREA
In che senso?

BART
Da una parte ci sei tu che appena ti becchi un cazzo di proiettile puoi subito recuperare i punti vita, mentre dall'altra parte 'sti poveracci - saranno anche nazisti, d'accordo, ma non hanno uno straccio di alternativa che aspettare di farsi uccidere. Capace che stanno tutto il tempo in una stanza che non vai neanche ad aprire...

ANDREA
E se la apri li ammazzi. È proprio un lavoro di merda fare il nazista in un videogame, sicuro.

BART
È questo il punto: va a finire che il vero nazista sei tu, e loro dei poveri cristi proletari senza alternative.

sabato 1 novembre 2008

Titoli d coda

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è justo kiudere. 1 mese da liberto civile. Moderato, sparso, spensierato, vulnerabile, riscoprente, egocentrato. Ma qste sono già altre storie, le racconterò, ma non qua: il tempo d sto blog è finito e l'urgenza comunicativa è rientrata. Riaffiorerà, come fa da sempre.

E magari, per completezza, fikkerò post incompleti nel blog, è il loro post(o). Bello scrivere, e bello leggere commenti via sito e via mail. Molto, se vero, fa compagnia.



Stefania, Sara, Zeriuhn, Marta, Nigist, Girma, Eyenaddis, Teddy, Core, Nigist, Teddy, Sonia, Tesemma, Lessane, Megdes, Ashennafi, Samson, Fita, Macdem, Belaynesh, Fizzom, Abiot, Dereje, Dereje, Filimon, Eskyas, Misgana, Kidane, Johni, Johni, Betti, Kalkidan, Yetennayet, Gizachew, Mr. Di, Belachew, Carmelita, Carmel, Magdalene, Mera, Emanuele, Valeria, Gianfranco, Emanuele, Mario, Francesca, Luca, Marco, Matteo, Marialaura, Michele, Radio, Chiara, Daniela, Olga, Martina, Gigi, Chiara, Paolo, Lucia, Dino, Tolde, Trungo, Laura, Laura, Maru, Tilde, Tolcia, Adelaide, Dereje, Misgana, Ashennafi, Masa, Tamrat, Masaja, Joseph, Marco, Marco, Fabio, Chiara, Mauro, Luca, Michela, Roberta, Salvatore, Silvia, Federica, Alessandra, Giovanna, Riccardo, Chiara, Lorenzo, Raffaele, Giuseppina, Severina, Raul, Renzo, Pacifico, Adriano, Elena, Michelu, Maria, Mary, Francesca, Fulvia, Sebastiano, Conie, Zerihun, Brainajesus, Federico, Federica, Tina, Giovanni, Maurizio, Roberto, Roberto, Faradar, Worknat, Iginio, Nicole, Michele, Graziella, Brooke, Stefano, Italo, Adane, Ebit, Sara, Stefano, Emanuele, Mulu, Bignam, Martin, Gocce, Vittorio, Walter, Celso, Gianna, Sophia, Wally, Girmaccho, Clio, Solomon, Mulualem, Simona, Francesca, Sisai, Masay, Luigi, Luca, Marco, Gabriele, Helen, Melkisedek, Seyoum, Kirugel, Afork, Misrak.


Non è per dire che siete tanti, è per dire grazie.

Meglio, ameseghenallo.

Mano nella mano e spalla dx contro spalla dx.

paolo

oggi è domenica, domani lunedì. Zed.. palestra?


THE END


Colonnato sonoro dell'anno

    Lorenzo Cherubini - Quando sarai lontana --> 9
    Velvet Uderground - Sunday Morning --> 10
    Fabrizio De Andrè - Il Gorilla --> 11
    Vinicio Capossela - Ultimo Amore --> 12
    Meg - Simbiosi --> 1
    Bob Marley - Three Little Birds --> 2
    Giorgio Gaber - Il sospetto --> 3
    Baustelle - Un romantico a Milano --> 4
    Huey Lewis - The Power of Love --> 5
    Max Pezzali – Io ci sarò --> 6
    Matrioska – Ci vuole serietà --> 7
    Annacati --> 8
    John Denver - Leaving on a Jetplane --> 9
    Mia Martini – Minuetto --> 10

lunedì 13 ottobre 2008

Il vago di Oz

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Ecco, sì. C’è una cosa che mi manca. Forse è la prima roba che mi vedo allo specchio rotto, quello della casa di Addis, e non trovo.

Certo, hai ragione, te ne 6 accorto. Sarebbe quasi banale esplicare che altro che non trovo sono parole esatte, orecchie sturate, cuore chiaro e coscienza consapevole. Totò, ho l’impressione che noi non siamo più nel Kansas. Basta seguire il sentiero dorato.

Le tre figure magiche che Dorothy incontra lungo il cammino, un uomo di paglia, un uomo di latta e un leone parlante, sono alleati e Mentori che le danno lezioni di intelligenza, di cuore e di coraggio. Esprimono diversi modelli di forza maschile, che Dorothy deve assumere per costruire la sua personalità.

(da “Il viaggio dell’eroe”, Chris Vogler)

Ma queste sono cose che non trovo, di cui ho bisogno per tornare a casa. Altro sono le cose per cui provo nostalgia. Ora ne ho riconosciuta una, piccola.

È la percezione sottile di stare dalla parte giusta del muro.

Molto differente dal sentirsi buoni, che è una sensazione che là passa subito. Ma anche dal sentirsi “cattivi”, in difetto verso un Paese in miseria. Nel medio periodo non hanno ruolo quelle sensazioni.

Credo piuttosto che si tratti di una libertà.

mercoledì 1 ottobre 2008

puntualizziamo

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da 1h e 37' non è + servizio civile

al di là del fatto ke mè rimasta la tessera

lo sce non finisce oggi

e non è x' ho ancora tot posts da pubblicare

e non è x' se mò si posson ficcare le foto adorno posts precedenti

e non è x' non ho ancora salutato stefania, 51% del mio sce.

è x' non ho ancora finito.

non finisco x' vien deciso così.

alle prossime.

paolo

domenica 28 settembre 2008

voglio che tutti conoscano la mia storia

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Mi chiamo Teddy Ghiòn, ho 47 anni. Sono nato a Gocha, in Etiopia.

Da bambino lavoravo come contadino, poi ho fatto il soldato per 9 anni sotto il Derg [regime socialista durato dal 1974 al 1991 sotto il colonnello Menghistu].

Quando ero giovane mia mamma è morta.

Mio padre fu impiccato dal Derg; non accettava quel regime e si era rifiutato di diventarne membro.

Io ero il suo unico figlio e dovevo servire il Derg come militare.

Ebbi un’educazione tradizionale, ortodossa, imparai le fidel [unità minima dell’alfabeto amarico]; ho frequentato le scuole fino alla settima classe [corrispondente alla nostra seconda media]. Quando mio padre fu ucciso due soldati mi presero per l’arruolamento forzato.

Col governo attuale, lo Eiadik, feci ritorno alla mia area natale, dove lavorai come contadino: avevo manzi, mucche, pecore e altri animali. Lavorai con lo Eiadik: la comunità di Dagada Amot Farasbat mi scelse perché il Derg aveva ucciso mio padre. Avevo un ufficio mio.

Poi me ne andai in Uellega Nekhmet perché dov’ero prima non stavo bene, non guadagnavo molto.

Ma là venne a cercarmi un uomo di quelli che avevano ucciso mio padre; lo tenni sotto controllo e lo uccisi. Lo stesso giorno arrivarono 6 persone tra suoi fratelli e suoi amici. Avevo un kalashnikov ed ero un bravo soldato: li ammazzai tutti.

Quando i poliziotti mi arrestarono non tentai di scappare: non volevo farlo poiché ritenevo giusto che fossi punito.

Fui condannato all’impiccagione.

Fui detenuto in Nekhallamtega, dove non c’era democrazia e le stanze erano fredde.

Per anni giacqui accovacciato: mi tenevano la mano destra legata ai due piedi.

Secondo me questo è un buon governo: ora c’è una democrazia in Etiopia, anche se non in questa prigione! Durante il Derg potevi uccidere chi volevi come volevi. Quando accusai il Derg dell’omicidio di mio padre, mi commutarono la sentenza in prigione a vita.

Rimasi in Nekhallamtega per 14 anni: lì ero straniero perché io ero originario di Gocha. Per tre anni e mezzo costruii edifici, poi imparai a lavorare il metallo. Realizzai porte e sedie. I dieci anni successivi fui il panettiere della prigione: facevo il pane e lo vendevo. Diventai il leader interno al carcere della Chiesa Ortodossa, ho ottenuto il certificato di insegnamento.

Chiesi di potere essere rilasciato: gli altri prigionieri con la mia identica pena dopo avere domandato perdono furono liberati. Io no. L’unica spiegazione che mi do del loro rifiuto ad una consuetudine legale simile è che le famiglie delle persone uccise pagarono il governo affinché io fossi tenuto in carcere.

Un giorno mi sentii male e in ospedale mi riscontrarono il diabete.

Siccome voglio uscire di prigione ho chiesto di cambiare carcere: i parenti dei miei nemici non vivono qua [nel carcere in cui si trova ora] e non possono influenzare l’amministrazione. Qua ci si aiuta tra prigionieri. Io faccio il pane.



________________________________________

La religione è fondamentale per la vita, per tutti. Senza la religione non potrei vivere. Se conosci Dio, Lui ti aiuta a distinguere le cose buone da quelle cattive. Prima conoscevo Dio, ma l’ho incontrato davvero in prigione.

Non ho visitatori, ho una famiglia, ma non so più niente di loro. Per sopravvivere alle vendette han dovuto trasferirsi. Dove, non so. Ho provato a scrivergli, a telefonargli, ma non ho mai avuto risposta.

Io appartengo all’etnia Amhara. Le mie vittime all’etnia Amhara e a quella Oromo.

In questa prigione gli amministratori e le guardie vogliono i soldi che guadagno dalla vendita del pane. Tra i prigionieri ho conosciuto molte persone innocenti. La mia speranza è che in settembre il capo amministratore accetti le mie scuse e mi faccia uscire. Se Dio vuole lavorerò in qualsiasi modo; farò qualunque lavoro, senza chiedermi se sia un buon lavoro o no. Non ho bisogno di scegliere un lavoro, mi basta essere libero. Ma tornerò a visitare gli amici che mi sono fatto in prigione: sono miei fratelli.

Se Dio vuole troverò qualcuno che mi darà una mano, come te che vieni qua in prigione ad aiutarci.

Sono pentito di quello che ho fatto e quando uscirò racconterò a tutti del mio crimine e della mia detenzione: ormai sono un esperto di prigioni, so tutto, potrei insegnare la materia “galera”. Per sopravvivere io ho venduto pane. Qua c’è bisogno di vestiti e di scarpe; ma in primo luogo, a tutti, serve la pace. Anche la scuola è importante: la gente deve essere istruita.



È meglio in generale non commettere reati e non esser così incriminati, ma l’istituzione penitenziaria è necessaria in uno Stato perché le persone vivano in pace; ma anche perché il reo stesso trovi la pace.

giovedì 25 settembre 2008

ETfilm, secondo tempo

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eh, eh.

da milano, sì.

il blog ciha lasciato qke giorno prima della fine dell'anno d servi zio.

e qke postino ancora c sarebbe, se bussa insistentemente, lo faccio entrare, altrimenti.

intanto i film fruiti, da maggio a 10 giorni fa

paolo


    favoloso mondo di Amèlie (Il) 8,5
    Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street 5
    Delicatessen 7
    Lavorare con lentezza 8,5
    Radio Alice - lavorare con lentezza - dal documentario al film 7,5
    Giorni e nuvole 7
    Girl 6 - Ragazze in linea 7
    Quel pomeriggio di un giorno da cani 7,5
    pesce di nome Wanda (Un) 7
    Lei mi odia 7
    Onora il padre e la madre 7,5
    petroliere (Il) 7,4
    M.A.S.H. 6,3
    zona (La) 8,6
    Tideland - Il mondo alla rovescia 6,5
    Juno 7,4
    Fahreneit 451 8,3
    Into the wild 8
    conseguenze dell'amore (Le) 9
    Notturno bus 7,7
    Thank you for smoking 6,5
    amore ritorna (L') 7,3
    Santa Maradona 10
    Chicken little 5,9
    uomo in più (L') 7,2
    amico di famiglia (L') 7,2
    Saturno contro 6,4
    Santa Maradona 10
    anni in tasca (Gli) 7,4
    Memento 9
    Denti 6,2
    disprezzo (Il) 7,3
    Fino all'ultimo respiro 7,5
    Surf's Up - Il re delle onde 7,7
    protagonisti (I) 7,6
    Uno su due 6
    Arizona Junior 5,8
    Videodrome 5,5
    Morte a Venezia 6,2
    Beetle Jueese - Spiritello Porcello 6
    Surf's Up - Il re delle onde 7,3
    Non ci resta che piangere 5,5
    uomo qualunque (Un) 7,1
    Sister Act 2 - Più svitata che mai 7
    Mio fratello è figlio unico 5,5
    Island (The) 5
    nove regine (Le) 6,5
    Agata e la tempesta 7,3
    acrobate (Le) 7,3
    Sogni e delitti 7
    Terkel in trouble 5,5

sabato 20 settembre 2008

I caubòi di Emaus

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    Ed ecco in quello stesso anno due e più di loro erano in cammino per un villaggio distante circa cinquemilasettecento chilometri da Nairobi, di nome Milano, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Kenya da non sapere ciò che vi è accaduto in questi anni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi manager e i nostri capi politici lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare l’Africa; con tutto ciò son passati duemilaotto anni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi un mattino nello slum e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla discarica e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Non l’hanno visto, my dear brothers&sisters. Non lo vedevamo. E come potevamo? Tra gli angeli c’era un bimbo ke giaceva in uno pneumatico, una copertina di mosche il suo unico vestito. Vedi solo quello, è troppo ingombrante.

La sua mamma?

Assente, pròf.

Ne sapete qualcosa?

No, pròf, cosa vuole… Avrà fatto sega con Dio.

Non c’è neanke lui?

Lei lo vede?


Inizio da qua, dalla fine, la fossa biologica del pianeta. Noi a camminarci intorno, occhio di ognuno aggrappato alla propria scarpa da ginnastica, non farlo sbarcare a terra, no no no no; e per quanto simulassimo indifferenza, il nostro passaggio era una passerella e non poteva essere altro; Zulander a confronto era discreto, e se lo fosse stato davvero sarebbe stato meglio per tutti quelli ke l’hanno visto.

Dona pane a chi ha fame e fame d giustizia a chi ha pane.

La nostra fama c precede, la loro fame la accoglie. Pensa se c guardassero con curiosità e basta, un 1° impatto tra 2 culture: stuzzicato dall’altra e fiero della tua. Un’asse d equilibrio: viventi nello stesso mondo, modo diverso nel vivere. Come succederebbe a un canadese in Danimarca, per dire; colla nana differenza ke non tutti i danesi vogliono vivere in Canada, e non tutti i canadesi non vivrebbero mai in Danimarca.

I legamenti tra Europa & Africa c stanno da molto; dapprima militari economici, poi anke culturali, e sempre politici. Pulitici, poletici? Nàààà. Politici. Sempre stati. Da prima ke fossero Stati.

Ci danno il benvenuto nelle voci dei bambini ke chiamano Auariù finchè non concediamo magnanimi 1 sorriso, una strizzata d mano. Che assillo l’assedio dei fans.

Cosa vuoi, un autografo?

Dove telo faccio?

Qua sul barattolo d colla?

Come ti chiami?

Non ho capito non importa.

Ecco, grazie, ciao. Sìcuro, mi ricorderò di te.


Come il Papa. Come un pappa accolto da Papa. Visto da Unpaeselontanolontano, in campo lungo, è assurdo: 6 in uno dei posti + miserrimi d ovunque e t trovi circondato da infanti ossessionati dallo stato della tua salute.

Come stai?

Bene, bene.

Come stai?

Bene, ti ricordi? L’ho appena detto al tuo amiketto d fianco.

Come stai?

Bene, aoh, cosa fate? Me la tirate?

Come stai?

Davvero vuoi saperlo? Come vuoi ke stia? Guarda cosa vedo..

M’inalbero, hai capito? Provo allora a bruciargli il tempo. Glielo kiedo io, stocco in anticipo.

Auàriù?



Forse in realtà non sanno cosa vuol dire, ripetono a pappa gallo, a mò d saluto. Improbabile ke si rifiutino d rispondermi, magari perchè non sanno mentire e non vogliono mettermi in difficoltà. E dove saremmo? In una bigottopoli? Forse non vogliono mettere la parola fine alla nostra relazione. (L’hai capita?).

Fàin. Ebbravo Paolo, intanto continua a stringere centinaia d manine fraffose, è Africa, i primi secondi è 1 sballo, poi c va messa + umanità pussibile. Nei miei occhi la preghiera “Which God taxi driver”. Se è nascosto da qke parte, qa parlerà l’inglese (d al pacino); lo parlano tutti tranne noi. Talvolta non sappiamo cosa dire, altre volte non sappiamo come dirlo. Dove non placcano le paranoie, la scuola italiana arriva corto. Short. Shortcut. Scorciatrota. Psicopompo. Apotropaico.

Conosci la differenza tra Mungu e musungu?

Sì. Su.

Bravo, quella sillaba lì.

Sì. Lì.


Ke se santo mi dà tanto, e in kiswahili (ki?) “giù” significa “su”, ci siamo: Dio sta sopra, l’omino bianco sotto. Ma sotto sotto, come te, non come viceDio. DiceDio kei primi saranno gli ultimi. Prima d allora saranno primi.

Ogni volta ke scrivo d’Africa sta frase balza fuori.

Già.

La traduci tu a loro, per gentilezza?

No, tu.


Tutti primi, tutti ultimi, evvaiva. Utopie cattocomuniste, forse anke un po’ arcigay. Qua gli uomini non sono uguali, semmai sono ugali, tanto ne mangiano. Tanto è insapore, mica l’injera. Cosa c’entra? Non uscire dai confini. Ma d fronte alla sofferenza ke conduce senza esitazioni alla morte, io non sono degno d pensarmi tuo fratello. Tu ingolli Jet Five, distillato dall’olio bruciato degli aerei; noi ci compriamo magliette da 70€.

Non ha senso, lo capisci ke non ha senso?



Dài, ciumbia, Chiara è riuscita a fare credere ad un militare ke non stava fotografando lui ma 1 albero perché a Milano non c sono!


Va bene, allora, ok. Ci sto. Facciamo saltare tutto. Katabuum! Vediamo cosa succede. Io seguo, non guido. Non Guido, sarebbe semanticamente iperbolico. Seguo a scrivere.

Noi siamo caubòi venuti giù a Nairobi con camicia (shirt) e pantaloncino (sempre shirt, giacché shirts è pantaloncini) blu, portiamo i sogni del 2° mondo, cerkiamo i bimbi ke abbiamo visto alla tivù. I caubòi van giò a Nairòbi, coi salumi e l’ultima sigaretta. Han poki soldi e vengon da lontan e una vita sola non gli basta +.

Noi siamo caubòi, e nel nostro mondo c sono anke gli indiani. Nel mondo degli indiani ci sono anke i caubòi. Ognuno ha la sua casa, ognuno il suo villaggio, le feste ed il lavoro, la paura ed il coraggio.. Stessa luna, a fettine o tutta intera.. Mma sse mangiano una mucca cucinata sopra il fuoco sotto c’è la stessa fame e scusateci se è poco. Poco.. con una capra ci abbiamo pasteggiato in 20, e non tutti avevano spazio per la prelibatezza dell’intestino cotto ripieno d cuore polmoni sangue. Una mucca non è poco, piuttosto scusateci se questa mucca non ce l’avete. Scusateci se magari non avete niente. E se gli indiani son finiti male. Se resistono nostalgici in racconti mielanconici da Natale.

Visto ke è arrivato lo spazio dello scusa, so kè soltanto un’altra scusa, ma mi siedo d fianco ed è come se non fossi qui, scusateci anke voi, piccoletti kenyani ke avete imparato i nostri nomi. Una scusa preventiva, prima d tirarvi in ballo (e vai avanti, muovendo i fianki, poi torna indietro indietro indietro ancora un po’), per vaccinarmi da sensi d colpa cerebrali. Qua la scrivo, la firmo, P a o l o. Sottoscrivo il pacco: Auguri.

C’era una matata (un problema, fratemo!) i primi giorni: sarebbero affluiti poki bambini, giusto qualche decina. Ma l’ho scritto, è collassato tutto. Prendi Matrix, Truman Show, Alice nel Paese delle Meraviglie, the Game, the Island. No, ecco, The Island, riposala, da bravo. È successo qcsa d simile. Ne erano previsti 60, furono 673. Colline brulicanti d pupetti. L’esercito d Saruman, continuano ad arrivarne, scappiamo, siamo spacciati. Saremmo stati spacciati se non fosse stato per il nostro Mago. Gandalf a confronto è un ipnotizzatore di licheni. E allora il cavo della corrente ke si sgancia sulle nostre teste, le guardie ke ci bloccano sia la strada verso il campo sia quella per il carcere giovanile, diventano minuzie presto scordate. Ma anke prima suonavano male.

Il 2° giorno la carica dei 673 c impedisce d raggiungere il luogo del ritrovo, c si scapicollano incontro in rapide umane. Poi abbiam fatto le gare e hanno smesso d venire, però quella è un’altra storia. Una storia in cui i rarissimi bambini ke riuscivano a competere si toglievano scarpe e calze x spuntare in testa alla corsa. Spunta in testa il donBello ritornello dei caski bianki caritasambrosiani d quest’anno: “a piedi scalzi verso traguardi di pace”: i giovani atleti sanno ke così si è + veloci. Oppure è anke una questione di direzione, il piede calzato (giovane ricco) vizia la traiettoria?

A camminare trale casette dove “lavoravamo”.. dove giocavamo, risuonavano i nostri nomi: “Marcooo, Valentinooo, Stivennn”. Ke anke se sai d essere un pistola se succede una roba del genere, t senti un pistola importante. Ke so io, Bassolino, Putin, Scajola, Beretta.

Ogni Revoluzione ke si rispecti esige un costo in termine d vite umane, solitamente collegata al cambio d potere: Ema andava sacrificato al termine d pirotecnike giornate elettorali, non fosse ke riuscì a ricomprarci con shopping e nutella (la sua superiorità concepì promesse diversificate per genere sessuale). Il popolino si accontentò d salivare alla prima edizione di Miss Affettato 2008. Faccio outing: gli agognati salami volarono poi ad Addis con me, cacca d Lele, lupo insieme al bòs (fui complice nell’affiancarlo nell’acquisto dell’amato Sandwich Beef...).


Poi, aspirato dalle chitarre di Bar Bra (un passato da alcoolista veronese) Lele e Ma, il Liga kiede un momento a Dio, ispirati dalle giraffe di Naivasha glielo kiediamo anke noi, non siamo così vicini al cielo, ma è tempo per noi, menziono 2 segni. Abbiam già lasciato in giro la prima pelle abbronzata, per lo strippo strappo dei bambini ke tra il fregarci le braccia x scolorirci e l’ammirarci i peli delle ascelle erano gioiosissimi (sì, non conoscevo tantissimi joki da proporgli). Non mimì facevo + il letto così non correvo il riskio ke las mosquitos penetrassero oltre la zanzariera e dormivo quindi in una palla d coperte. Ma poi abbiam insindacabilmente sconfitto le zanzare col malarOne, quando Marianna ne ha spetasciata una colla relativa scatola.

Eravamo definitivamente pronti ad incontrare Dio. E qua torniamo all’inizio. Ke può essere un modo per concludere un racconto, la narrazione circolare, non fosse ke non ho nessuna intenzione d kiudere, vediamo dove si va. Si torna in baraccopoli, stavolta a Kibera. Un pelo d’ascella + sgamati, ne avevamo parlato e pregato e vediamo cosa succede. Succede ke non troviamo Dio, ma una replica d Korogocho. E allora ci kiediamo come vorremmo Dio. Qualcuno non lo vorrebbe popo, almeno x il momento, lo strozzerebbe; ke sarebbe un casino, tribunale celeste, gli usa non l’hanno ratificato ma kenya & italia sì. Qualcuno invece non lo vorrebbe così permissivo e riflette ke con tutta la sofferenza ke siam capaci d creare, forse sarebbe davvero meglio ke fossimo privati della libertà. Qualcuno lo vorrebbe seduto con noi, a tentare d spiegare; magari si arrampikerebbe sui vetri, ma sappiamo ke nessun cherubino verrà a prenderlo al volo.

In mancanza d altri, abbiam consultato il Korogocho d Alex, dove il comboniano scrive di un Dio debole, ossimoro ad effetto, un Dio mamma ke tiene trale braccia un bimbo malato ma non ci può fare niente, se non amarlo; impotente, un Dio da aiutare, perché ha deciso d autolimitarsi x noi. Io ci sto in qsta lettura. C sto ke Dio c offra la sua vicinanza attraverso lo Spirito, ma siam noi ke cambiamo il reale riflettendoLo. Anke x’ credo in Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi. Credo ke Lui sia stato torturato e sfottuto e appeso al legno da noi. E credo allora ke Dio fosse presente negli slum, fosse il bambino dentro alla ruota, fosse la nostra dolcissima accompagnatrice malata d aids, fosse dappertutto, fosse onnipresente nella fossa biologica del mondo. Credo nelle rovesciate di Van Basten.

Poi distribuiamo casualmente (casualmente, melaverde, non causalmente) frasi del Vg, da tenersi al polso x un giorno, e leggere alla sera alla luce delle ore trascorse. Bòn, a me capita: “Tutto è possibile presso Dio”. Frase ke smonta l’algoritmo su cui m’appoggiavo; a meno ke non le si faccia dire “Tutto è possibile presso Dio attraverso di me”. Uff. Comunque è andata così tra noi, e diciamo ke è un po’ come l’ippototamo d Mc. Cioè lui è stato pazientissimo ad aspettarlo e alla fine l’ha anke visto. Però così dice lui, x’ dalle foto non si evince un niente. Io però mi fido. L’avrei anke votato. Nemmeno un trucco è cambiato che: che se il mondo cambia, qualche mondo non cambia mai.

Mi trova lì anke Padre Daniele (succeduto ad Alex) qdo ci confida ke la qualità soggettiva della vita prescinde da pil, sofferenza, nro morti evitabili. E io sono quello ke durante la sua meravigliosa celebrazione per i malati, fisso il crocifisso, 2 listelli dipinti a mano, e osservo come le moske si posino sul sangue pitturato d Gesù. Il reale surclassa l’immaginazione e gli uomini la kiamano magia, ma ci sono sempre i trukki, e per una magia così, dice, val la pena vivere.

E ci sarà dentro te e aldilà dell’orizzonte una piccola magia, ci sarà e forse esiste già di là dell’orizzonte una magia anche per te. Vorrei rinascere per te e ricominciare insieme come se non sentissi + dolore. Ma tu hai tessuto sogni di cristallo troppo coraggiosi e fragili per morire adesso solo per un rimpianto. Altro sortilegio cromatico riscontrabile sul muro della chiesa d korogocho: pigmentazioni epiteliali non erano rosee o more, a seconda del soggetto, ma vie di mezzo, irriconoscibili, sfumature. E le sfumature fanno la differenza, s’imparò in Bosnia. Quando capita anche a noi di vedere in bianco e nero ricordiamoci che il mondo è da guardare tutto intero. I colori sono tanti e le lingue ancor di più ma i bambini riescon a dire viva tutte le tribù.

(Salto)

Al riatteraggio il campo sé trasformato in una discesa, noi prendiamo velocità e la fine giunge prima del dovuto, lo fulmicotona in fuga; potremmo andare tutti quanti allo zoo comunale a guardare nelle gabbie le bestie feroci, o proporre “Bella raga, andiamo al museo!”. E vedere d nascosto l’effetto ke fa.

Ke po3bbe finire qua, eh, e noi ne usciremmo non dico da vincitori, ma in piedi.

Non fosse ke.

Il dietro le quinte della baraccopoli vuole kei bambini gridino “Hauàiù” ai bianki, perché questo in kiswahili significa “sei una patata”, e quindi si sbellikino qdo noi gli sorridiamo, e gli diamo la mano, ringraziandoli per averci dato della “patata”. L’abbiamo scoperto gli ultimi giorni, e quando Marianna ha provato a fare dire a BEL, la bambina canterina, “io sono una patata”, lei al massimo (ma alla marianna) ha detto “Io sono hakuna matata”, io sono senza problemi. I kenyani intercalano i loro discorsi domandando se tra noi ci sia Celine Diòn, così: “Selindiò?”; per confonderci. Sono superiori, non c’è niente da fare; sbircia una qualunque messa concerto. O il podio d una qualsiasi gara di corsa olimpica, secoli d polestra c farebbero pareggiare. O come ognuno tra il Dr Martin, il Dr Mèthiuu, Denzel, Charles&Joseph, Evaristo (tanzano, scusate se insisto) abbia emesso un suono diverso all’inkiesta scientifica di Marco sul verso del coccodrillo. Loro facevano il verso al coccodrillo. Macòffi. Loro sanno ke in kiesa non bisogna spellarsi le mani durante le canzoni: dovresti battere le mani x te stesso, x’ senti la musica e t viene da muovert, da farne parte. Non applaudire perfarti sentire, anke x’ se così fosse non arriveresti alla prima lettura.

Ma cerkiamo d farti arrivare alla fine qsta prima lettura, exit strategy: procedere a ritroso ritracciando kiavi d lettura, ke poi tutta sta roba mi torna utile qua in Etiopia, ke non è Africa fino ad un certo pto, da quel punto in poi è Africa, e io non vorrei impuntarmi e neppure impantanarmi.

Nella valle delle zebre, dove crescono i chapati, non esistono citofoni, e anche Dio el ciàpa el matato... scià dài, alùra giò! E i cau boi vànn sö a milàn: senza camicie e la radio che la và! Fànn un casòtt de veri "italiàn" e allo stewart gli fanno un palloncin.

!muubataK. Ke Dio t’assista, la preghiera nei miei occhi. E i cau boi i vànn a lavurà nel lünedè che 'l paar un cucudrìll (!) e lavurà e sempru lavurà... Una mattina mi son svegliato, o Kenya ciao, Kenya ciao, Kenya ciao ciao ciao. Ognuno ha le sue notti, ognuno i suoi mattini, le mamme ed i papà, i nonni ed i bambini... Ho provato in più modi a farli piangere, non esiste ke qsti non piangano x’ non è la loro cultura. Beh, belìn, alla fine mi sono anke mancati. Come quando ho sbottato con degli autoctoni, e un’ora dopo era come se non fosse mai successo. Boh, mistero. Buh. La magia ha dominato (magie, magie, magie d Ema), ma tu… understand? Under stand? Sotto stai? Giù? Su? Mezzo? Vuoto? Saccopieno? 1 2 3 stella! Senza cielo. Celò. Un contenitorino, con le lacrime versate nella mia vita. Tutte le volte che il mio volto ha dimostrato la mia debolezza, che mi son reso vulnerabile, che mi son sentito un perdonato. Perdona e dimentikerai: per quanto possa fare male, in fondo, sai, che 6 ancora qui. E dare tutto e dare tanto quanto il tempo in cui il tuo segno rimarrà… questo nodo lo sciolga il sole come sa fare con la neve.

Le palle di neve: poki link più esotici x il Chenia. Ma non ho trovato d meglio e tutti sappiam far girare le 3 palline, ciascuno le proprie, tranne qualcuno ke, formidabile, sa fare girare anke quelle degli altri, ma l’ultimo vero trucco è Suo, io vi lascio qua, saluto ed esco, facendo piano, el fico, per non svegliarvi; vado a skitarrare alle ragazze con Marco; vado in Etiopia a salutare; arrivo, jambo, salàm, tenestli.

[25]Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26]Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». [27]E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28]Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29]Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. [30]Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31]Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

    paul

sabato 13 settembre 2008

13 settembre 2008

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Avevo voglia d fumare; non tanto desiderio delle paglie, quanto dello stato d’animo da sigaretta. Un po’ meditabondo, un po’ fatalista. Quello spirito di ki in fondo al mulo del suo pensiero sostiene ke l’attimo ke sta vivendo sia + importante di un cancro ai polmoni alle 60 primavere. Esercizio bohemien. Ecco come m’ha ridotto l’abbandono di Stefania. Ma adesso mi sento troppo svogliato per percorrere quei 100 metri ke mi porterebbero al bugigattolo vendipakketti. Mi sfogo sul canestrino legato al cancello, in posizione da distanza lunga, ne entrano 5, qualcuna sorprendendomi. Sono immeritate quelle in cui la pallina ti scivola ed entra lo stesso. Non è giusto. Come direbbe nk quando lei è stella d mare e lui è scoglio. La mia % dai 6 metri si avvicina al personale del tiro libero (3 m). All’inizio ero sui tiri liberi, 14su20 il record. Avevano preso il posto delle freccette, quando sul bersaglio misi un centro e 5 tra i 7 ei 9 punti, un record ineguagliabile. Poi mi stancai pure d tirare liberamente e continuai a farlo svogliatamente. Era troppo facile e sbagliavo. Il canestrino dei raptors mi provocava, così vicino e rosso. L’avrei sfondato di pallonate, mi riusciva + difficile centrarlo con un gesto tecnico. La distanza regalava sfide + interessanti, più difficili per risultare psicologike. E così, con un movimento ke senza pallina sarebbe parso il richiamo di una checca lasciva, ne mettevo qualcuno, piccole soddisfazioni. Giocavo con quel canestro con la costanza di un bambino del bronx di 10 anni. Ognuno ha i suoi obbiettivi quotidiani. I miei di oggi una parentesi di sigarette, un 50% dalla distanza e pianificare i discorsi di domani e di dopodomani. Il fumo la + stonata, ma non credo in un giusto e in uno sbagliato così immediato. È soggettivo, relativo. Mi spaccio per morale cerebrale (la moralia cerebrale, una malattia esotica) o sono stato semplicemente mangiato dal mostro del relativismo che tanto spaurakkiava il 1° Ratzinger? Io credo la seconda, ma dipende dal mood. A volte credo la prima. Relativista anke in qsto, meraviglioso. Cambio la selezione casuale di Vasco in selezione casuale di Woody Allen e la sua Jazz Band, farò colazione con succo di pesca e crisbi. E concepirò qualcosa.

sentii (e dissi) in Kahawa West

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Paolo: Ti ci sta quella statua della Madonna nel tuo dito finto? (a Marco, durante pallosissimi ringraziamenti per la festa della chiesa)

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Massi: Ciao, io sono Massi e voglio un figlio bianco (tale Massi ke si presenta a Luca e a Paolo)

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Tutti: Celin Diòn? (tutti i kenyani nei loro discorsi)

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Chiara: Marco tiene in camera sua le foto d tutte le persone che ha conosciuto cui ha fatto mettere il naso rosso da clown!
Evaristo: Ah, mi spiace molto


Paolo: Perché l’ambulanza non viene fatta passare?
Michael: Perché siamo in Kenya

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Ragazza: Joseph mi ha detto ke mi devi dire una cosa… (ragazza a Paolo)

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Lele: Il malarone serve davvero contro la malaria! (commentando lo spetasciamento d’una zanzara da parte di Marianna con la confezione del Malarone)

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Paolo (in combutta con Luca): Sì, però gli animali li abbiamo già visti. Potrebbe essere interessante… non so, non c’è un museo a Nairobi?


Barby: Ma le spose africane si vestono di nero?

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Paolo: I leoni quando mordono ti attaccano la malaria?

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Welcome! Hi! (coccodrilli)

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P. Denzel: Qualè la parola italiana che avete imparato? Uattènciù (ai bambini in chiesa durante la predica)

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Paolo: Posso baciarti?
Mathieu (tra l'irritato e lo spaventato e il disgustato): Non mi devi toccare, Paolo!

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Stefano: Io sono Stefano, ho 24 anni e sono molto contento di fermarmi qua in Kenya 3 mesi (alla presentazione durante la messa)

venerdì 12 settembre 2008

sonbaggio kenyano

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Oh, allora, prima ke cisi dimentiki troppo, buttiamo giù un sondaggio aperto ai camponenti keniani. Qual è stato il magic momenz della vacanza?

• Il coccodrillo come fa? – L’inkiesta verità della iena Marco

• La Nutella elettorale – La mossa alla Silvio d Ema

• Gli assedi di Massi, desiderosa d avere figli bianki

• La carica dei 673 bambini del 1° giorno



• La guardia carceraria che insegue Chiara, rea di averla fotografata

• Il silenzio di Lele, interrogata da Martin nella prima preghiera

• Il bambino cui Marco ha appena estratto un fazzoletto dall’orecchio, sommerso da una folla di altri bambini curiosi di esaminargli l’orecchio

• La camminata tra zebre e giraffe

• Luca che urla il risultato di bandiera: “3 a 2!”, e poi cerca invano di fermare i bambini numero 3 e 2, ke, sentitisi kiamati, son partiti per prendere il fazzoletto

• Rose

• Il concorso d bellezza degli affettati



• Charles&Joseph tirati scemi da Luca, colla bottiglia e il tappo o colle forkette e lo stuzzicadenti

• Il riempimento di Denzel dell’intestino della capra con sangue viscere cuore polmoni

• La Barby ghiotta di ugali

• Chiara che spiega sparetta, fa la prova, si gira dopo avere sparato e i bambini, che non hanno capito niente, sono tutti per terra. Perde un po’ scritto così

• Marco che corre col fazzoletto di bandiera inseguito da tutti i bambini

giovedì 11 settembre 2008

so ke non le piace ke si scriva d lei, ma

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È l’ultima sera etiope di Stefania. Quindi l’ultima nostra sera etiope. È pure l’ultima sera del 2000 etiope, il millantato (…) anno del millennio. Il Top View passa musica italiana. Datata. Per Stefania.

Le foto ke si staccano da intorno lo spekkio cadono a terra. Oggi ho tirato su quella di Rita e Irene, l’ho infilata nell’album. Non le riattacco + al muro, da qualke giorno ho interrotto il piccolo rito caparbio ke m’ha fatto compagnia per un anno. Come Stefania.

Inizio a tornare.

Un anno fa, piazza cimitero monumentale, una BC e una makkina.

Sei pronto?

Boh.


Niente d originale, e nulla d diverso anke nella risposta ke mi son dato oggi, sul tetto del 10° piano d un palazzo, la milk house. Nessuna ringhiera x la gioia incosciente del bambino ke mi vive dentro e mi frega il cibo, consentendomi d abbuffarmi e non ingrassare.

Ero lì stasera, supereroe guasto, pronto a vedere i fuoki d’artificio ke in molti m’avevan anticipato.

Mezzanotte. Ma il cielo rimane blu scuro, impassibile, skiarito da una luna baldanzosa, nessun altro colore. La domanda ke viene da porsi è “Ma non è oggi Capodanno?”. Certo ke no e certo ke sì. Nessun orgasmo d puntini colorati lì in alto. Forse per rispetto ai musulmani (è ramadan), forse per rispetto ai morti di fame (è emergenza umanitaria). Per tristezza ke Stefania parte (è emergenza umana per Paolo). + facilmente x’ non si hanno soldi e basta.

Fa freddo, da bravi supereroi prendiamo l’ascensore e rincasiamo. Io Zed Stefania.

In makkina non parlo tanto. Quasi 3 settimane fa sono atterrato ad Addis per la sesta volta in questo 2000, l’ultima. Ed ora si torna.

Stefania è a letto, s’è addormentata dopo un bel po’: la musica làffuori proseguirà per tutta la notte, ossessiva e etiope. Abbacinante come non ne venga fuori una nazione d serial killer. So ke lei era sveglia perché i nostri letti scrikkiolano e ci tradiscono. Tra le altre cose fatico parekkio a bleffare con lei. E ci vestiamo puntualmente cogli stessi colori. Stamattina azzurro e viola, stasera blu e rosso. La convivenza combina Ste cose. Capita ke le donne conviventi abbiano le mestruazioni gli stessi giorni.

Maurizio M’affi è un terrorista emotivo, Sara C’arcatella il suo generale. Non esiste ke mandano via 2 ke non c’entrano niente, Milano Roma, uomo donna, e poi finisce ke questi a vivere insieme s’affezionano, e poi permettono a una dei 2 d lasciare il Paese una settimana prima. Non esistono ferie legittime ke adesso mi tocca una settimana di lutto, d casa vuota, d pranzi a formaggini, e serate a parlare con un peluche col cappello che Stefania lascia qua.

Dovrei avere finito di spostare trai pc le reciproke foto, sono le 3e46 del 1° giorno del 2001. Ho un dejavu. Ma niente bocciodromi valdostani ad Addis per l’ultimo del 2000.

Per un anno ke finisce, un altro sta finendo. Buon 2001 a voi, buon tutto a Stefania.


martedì 9 settembre 2008

in attesa d appizzare i post anke fotografici

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Settimana scorsa esplosione in centro addis, nella principale stazione degli autobus. Il silenzio della stampa internazionale è commuovente, rispettano il dolore d 8 morti e 25 feriti. Soprattutto men3 si sprecano in roboanti articoli sul coso d Axxum e d come rappresenti un nuovo inizio per l’Etiopia. Giusto l’agenzia missionaria dà l’aggiornamento.

X dare qke dritta anke italiana: Stefano da Barzanò c avvisa ke padre Alex ci avvisa ke dal 5 d agosto l’acqua in Italia è stata privatizzata, tutta la casta d’accordo.

p

domenica 7 settembre 2008

Nsimo qiz

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Sfigo a indovinare da dove viene la scritta s8stante. Ki c va + vicino ci va + vicino.
    E non pareank you = ioco carte, primaa betta problemi olare&pluo, poco kianenti sbaglerifica + etzio verificaocali, l’H, rurale al sin6 nato? “IcNon l’hai n, lettura (Alti, molte, piego articcali male, scaboli e arta coniugazine prima cima coniugone, scritt
p

mercoledì 27 agosto 2008

27agosto2008

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Cavoli, già il 27 agosto

Cavoli, già le 13ed59

Trapoco è Italia

Trapokissimo è Sara ke mi passa a prendere

Devo scrivere in fretta

Stamattina seconda giornata del 1° meeting cattolico nazionale degli amministratori delle prigioni

Lo ha organizzato AbbaGirma

Ke giustamente ne è molto fiero

Altrettanto giustamente è tutto in amarico

Ma la mia presenza è rikiesta

Pranzo anke con loro

La mia conversazione in amarico è: “Come stai? Io sto bene. Oggi c’è il sole. Buon appetito. Non mangio solo questo. Faccio tanti giri a prendere minestra e pesce”

Poi mi alzo. So che il mio amarico non mi consente tanto, né in virtuosismi né in ironia

Cammino. Leggo qualche avviso di offerte di lavoro

C’è anche quello che abbiamo scritto noi. Per l’ufficio del cappellano. Mi kiedo se il nostro candidato abbia mandato il curriculum vitae. Forse andrebbe sollecitato. Ne parlerò con Abba.

Cammino verso la Chiesa. Sarebbe la mia parrokkia, ma solitamente vado a San Salvatore. Messa in italiano.

Non riesco a parlare a Dio in inglese, figurati in amarico. Non sono così semplice.

Talvolta passo di qua a pregare. Certe volte sono + ispirato, altre volte giusto un saluto. Per non perdere l’abitudine. Poi c’era stata la Pasqua

Inizio a pensare ke alcuni luoghi potrebbe essere l’ultima volta ke. Kissenefrega, allontano il pensiero, e cerco cogli okki Sami

Prima era qua ad incidere un cd cogli amici. È l’una, ora saranno a mangiare a casa

Incrocio uno zebegna, uno dei 4 guardiani; non l’avevo ancora incontrato da quando son tornato dal Kenya. Mi saluta, come stai, come sto. Indica in alto. Whoa. Acqua. Pioverà

Non è una previsione azzardatissima, piove tutti i giorni

Mi siedo di fronte alla Chiesa. Appoggio la skiena ad un vaso di fiori lillà

Guardo il cielo, sembra quasi africano. Penso

Dalla chiesa escono uno, due, tre bimbi. Devo avere ancora addosso l’odore di bambini e giochi e balli. 700 bambini non vengono via facilmente, e questi 3 se ne sono accorti, perché mi siedono intorno

Una bimba + grandicella, e 2 più piccoli. Discreti

Chiedo i nomi, mi kiedono il mio. Si kiama come mio fratello. Mi kiamo come il loro nonno. Mi kiedono come si kiama mio nonno e se i miei genitori sono cattolici

E quanti fratelli avete? Siamo solo noi 3, ma lei è sorella, non fratello

Già

Tu?

Una conversazione facile, si esaurisce brevemente

Pazientano, in silenzio. Al mio fianco. Aspettano ke faccia sparire 1 fazzoletto?

Mi kiedono cosa faccia qua. Ho appena mangiato, lavoro qua

Noi non abbiamo mangiato, che casa nostra è lontana

Ah

Tu vivi qua? In Bole? Pensano subito alla ricca via

No, nella via somala, qui vicino

Ma lontano dall’Italia, osserva la quindicenne

Sì, lontano

Pioviggina

Il + piccolo ha la faccia simpaticissima. Vuole sapere Italia dove

Milan

Ahh, Milano, corregge lui. Sorrido

Questa è la vostra parrocchia? La chiesa è di tutti, mi risponde gentile la sorella maggiore

Il 2°, timido, mi indica un animale fare capolino dal cespuglio

un po' alla Paolo Sormani
Il Maestro Tartaruga! La mia sesta volta ke lo vedo. Non si faceva vivo dal 23 giugno

Oggi si lancia nello scendere una 3 gradini di pietra! Grande Maestro, tifo per te, ma da lontano, ke sei ultrariservato

Io so ke è un anzianissimo prete italiofono, ke ogni tanto si trasforma, non so come ne perché

Zampa dopo zampa trasporta la sua corazza giù. Slitta un po’ sull’ultimo gradino, ma l’impresa è da annoverare tra gli eventi etiopi del millennio

I bambini lo guardano con me, m’invitano a toccarlo

No, non lo faccio: non gli piace. La mia non è attenzione per l’animale, ma per il mutaforme sacerdote

Quando succede l’imprevedibile. Il vetusto sacerdote confuta la mia teoria comparendo. Il mio sguardo può ora abbracciare l’animale e l’uomo. Improbabile pensare ke siano gemelli

Forse quale magia a me sconosciuta. Incredibile, però adesso devo andare a parlare con Abba

I tempi del booklet, i finanziamenti della scuola, la applicancy d Shaleka

Saluto i bambini, gli dico ke lavoro qua, magari ci rivediamo

La maggiore mi dice ke ha fame

Grazie a Dio la realtà fa capolino nella finzione mentale più spesso della tartaruga

paul