sabato 20 settembre 2008

I caubòi di Emaus

    Ed ecco in quello stesso anno due e più di loro erano in cammino per un villaggio distante circa cinquemilasettecento chilometri da Nairobi, di nome Milano, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Kenya da non sapere ciò che vi è accaduto in questi anni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi manager e i nostri capi politici lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare l’Africa; con tutto ciò son passati duemilaotto anni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi un mattino nello slum e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla discarica e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Non l’hanno visto, my dear brothers&sisters. Non lo vedevamo. E come potevamo? Tra gli angeli c’era un bimbo ke giaceva in uno pneumatico, una copertina di mosche il suo unico vestito. Vedi solo quello, è troppo ingombrante.

La sua mamma?

Assente, pròf.

Ne sapete qualcosa?

No, pròf, cosa vuole… Avrà fatto sega con Dio.

Non c’è neanke lui?

Lei lo vede?


Inizio da qua, dalla fine, la fossa biologica del pianeta. Noi a camminarci intorno, occhio di ognuno aggrappato alla propria scarpa da ginnastica, non farlo sbarcare a terra, no no no no; e per quanto simulassimo indifferenza, il nostro passaggio era una passerella e non poteva essere altro; Zulander a confronto era discreto, e se lo fosse stato davvero sarebbe stato meglio per tutti quelli ke l’hanno visto.

Dona pane a chi ha fame e fame d giustizia a chi ha pane.

La nostra fama c precede, la loro fame la accoglie. Pensa se c guardassero con curiosità e basta, un 1° impatto tra 2 culture: stuzzicato dall’altra e fiero della tua. Un’asse d equilibrio: viventi nello stesso mondo, modo diverso nel vivere. Come succederebbe a un canadese in Danimarca, per dire; colla nana differenza ke non tutti i danesi vogliono vivere in Canada, e non tutti i canadesi non vivrebbero mai in Danimarca.

I legamenti tra Europa & Africa c stanno da molto; dapprima militari economici, poi anke culturali, e sempre politici. Pulitici, poletici? Nàààà. Politici. Sempre stati. Da prima ke fossero Stati.

Ci danno il benvenuto nelle voci dei bambini ke chiamano Auariù finchè non concediamo magnanimi 1 sorriso, una strizzata d mano. Che assillo l’assedio dei fans.

Cosa vuoi, un autografo?

Dove telo faccio?

Qua sul barattolo d colla?

Come ti chiami?

Non ho capito non importa.

Ecco, grazie, ciao. Sìcuro, mi ricorderò di te.


Come il Papa. Come un pappa accolto da Papa. Visto da Unpaeselontanolontano, in campo lungo, è assurdo: 6 in uno dei posti + miserrimi d ovunque e t trovi circondato da infanti ossessionati dallo stato della tua salute.

Come stai?

Bene, bene.

Come stai?

Bene, ti ricordi? L’ho appena detto al tuo amiketto d fianco.

Come stai?

Bene, aoh, cosa fate? Me la tirate?

Come stai?

Davvero vuoi saperlo? Come vuoi ke stia? Guarda cosa vedo..

M’inalbero, hai capito? Provo allora a bruciargli il tempo. Glielo kiedo io, stocco in anticipo.

Auàriù?



Forse in realtà non sanno cosa vuol dire, ripetono a pappa gallo, a mò d saluto. Improbabile ke si rifiutino d rispondermi, magari perchè non sanno mentire e non vogliono mettermi in difficoltà. E dove saremmo? In una bigottopoli? Forse non vogliono mettere la parola fine alla nostra relazione. (L’hai capita?).

Fàin. Ebbravo Paolo, intanto continua a stringere centinaia d manine fraffose, è Africa, i primi secondi è 1 sballo, poi c va messa + umanità pussibile. Nei miei occhi la preghiera “Which God taxi driver”. Se è nascosto da qke parte, qa parlerà l’inglese (d al pacino); lo parlano tutti tranne noi. Talvolta non sappiamo cosa dire, altre volte non sappiamo come dirlo. Dove non placcano le paranoie, la scuola italiana arriva corto. Short. Shortcut. Scorciatrota. Psicopompo. Apotropaico.

Conosci la differenza tra Mungu e musungu?

Sì. Su.

Bravo, quella sillaba lì.

Sì. Lì.


Ke se santo mi dà tanto, e in kiswahili (ki?) “giù” significa “su”, ci siamo: Dio sta sopra, l’omino bianco sotto. Ma sotto sotto, come te, non come viceDio. DiceDio kei primi saranno gli ultimi. Prima d allora saranno primi.

Ogni volta ke scrivo d’Africa sta frase balza fuori.

Già.

La traduci tu a loro, per gentilezza?

No, tu.


Tutti primi, tutti ultimi, evvaiva. Utopie cattocomuniste, forse anke un po’ arcigay. Qua gli uomini non sono uguali, semmai sono ugali, tanto ne mangiano. Tanto è insapore, mica l’injera. Cosa c’entra? Non uscire dai confini. Ma d fronte alla sofferenza ke conduce senza esitazioni alla morte, io non sono degno d pensarmi tuo fratello. Tu ingolli Jet Five, distillato dall’olio bruciato degli aerei; noi ci compriamo magliette da 70€.

Non ha senso, lo capisci ke non ha senso?



Dài, ciumbia, Chiara è riuscita a fare credere ad un militare ke non stava fotografando lui ma 1 albero perché a Milano non c sono!


Va bene, allora, ok. Ci sto. Facciamo saltare tutto. Katabuum! Vediamo cosa succede. Io seguo, non guido. Non Guido, sarebbe semanticamente iperbolico. Seguo a scrivere.

Noi siamo caubòi venuti giù a Nairobi con camicia (shirt) e pantaloncino (sempre shirt, giacché shirts è pantaloncini) blu, portiamo i sogni del 2° mondo, cerkiamo i bimbi ke abbiamo visto alla tivù. I caubòi van giò a Nairòbi, coi salumi e l’ultima sigaretta. Han poki soldi e vengon da lontan e una vita sola non gli basta +.

Noi siamo caubòi, e nel nostro mondo c sono anke gli indiani. Nel mondo degli indiani ci sono anke i caubòi. Ognuno ha la sua casa, ognuno il suo villaggio, le feste ed il lavoro, la paura ed il coraggio.. Stessa luna, a fettine o tutta intera.. Mma sse mangiano una mucca cucinata sopra il fuoco sotto c’è la stessa fame e scusateci se è poco. Poco.. con una capra ci abbiamo pasteggiato in 20, e non tutti avevano spazio per la prelibatezza dell’intestino cotto ripieno d cuore polmoni sangue. Una mucca non è poco, piuttosto scusateci se questa mucca non ce l’avete. Scusateci se magari non avete niente. E se gli indiani son finiti male. Se resistono nostalgici in racconti mielanconici da Natale.

Visto ke è arrivato lo spazio dello scusa, so kè soltanto un’altra scusa, ma mi siedo d fianco ed è come se non fossi qui, scusateci anke voi, piccoletti kenyani ke avete imparato i nostri nomi. Una scusa preventiva, prima d tirarvi in ballo (e vai avanti, muovendo i fianki, poi torna indietro indietro indietro ancora un po’), per vaccinarmi da sensi d colpa cerebrali. Qua la scrivo, la firmo, P a o l o. Sottoscrivo il pacco: Auguri.

C’era una matata (un problema, fratemo!) i primi giorni: sarebbero affluiti poki bambini, giusto qualche decina. Ma l’ho scritto, è collassato tutto. Prendi Matrix, Truman Show, Alice nel Paese delle Meraviglie, the Game, the Island. No, ecco, The Island, riposala, da bravo. È successo qcsa d simile. Ne erano previsti 60, furono 673. Colline brulicanti d pupetti. L’esercito d Saruman, continuano ad arrivarne, scappiamo, siamo spacciati. Saremmo stati spacciati se non fosse stato per il nostro Mago. Gandalf a confronto è un ipnotizzatore di licheni. E allora il cavo della corrente ke si sgancia sulle nostre teste, le guardie ke ci bloccano sia la strada verso il campo sia quella per il carcere giovanile, diventano minuzie presto scordate. Ma anke prima suonavano male.

Il 2° giorno la carica dei 673 c impedisce d raggiungere il luogo del ritrovo, c si scapicollano incontro in rapide umane. Poi abbiam fatto le gare e hanno smesso d venire, però quella è un’altra storia. Una storia in cui i rarissimi bambini ke riuscivano a competere si toglievano scarpe e calze x spuntare in testa alla corsa. Spunta in testa il donBello ritornello dei caski bianki caritasambrosiani d quest’anno: “a piedi scalzi verso traguardi di pace”: i giovani atleti sanno ke così si è + veloci. Oppure è anke una questione di direzione, il piede calzato (giovane ricco) vizia la traiettoria?

A camminare trale casette dove “lavoravamo”.. dove giocavamo, risuonavano i nostri nomi: “Marcooo, Valentinooo, Stivennn”. Ke anke se sai d essere un pistola se succede una roba del genere, t senti un pistola importante. Ke so io, Bassolino, Putin, Scajola, Beretta.

Ogni Revoluzione ke si rispecti esige un costo in termine d vite umane, solitamente collegata al cambio d potere: Ema andava sacrificato al termine d pirotecnike giornate elettorali, non fosse ke riuscì a ricomprarci con shopping e nutella (la sua superiorità concepì promesse diversificate per genere sessuale). Il popolino si accontentò d salivare alla prima edizione di Miss Affettato 2008. Faccio outing: gli agognati salami volarono poi ad Addis con me, cacca d Lele, lupo insieme al bòs (fui complice nell’affiancarlo nell’acquisto dell’amato Sandwich Beef...).


Poi, aspirato dalle chitarre di Bar Bra (un passato da alcoolista veronese) Lele e Ma, il Liga kiede un momento a Dio, ispirati dalle giraffe di Naivasha glielo kiediamo anke noi, non siamo così vicini al cielo, ma è tempo per noi, menziono 2 segni. Abbiam già lasciato in giro la prima pelle abbronzata, per lo strippo strappo dei bambini ke tra il fregarci le braccia x scolorirci e l’ammirarci i peli delle ascelle erano gioiosissimi (sì, non conoscevo tantissimi joki da proporgli). Non mimì facevo + il letto così non correvo il riskio ke las mosquitos penetrassero oltre la zanzariera e dormivo quindi in una palla d coperte. Ma poi abbiam insindacabilmente sconfitto le zanzare col malarOne, quando Marianna ne ha spetasciata una colla relativa scatola.

Eravamo definitivamente pronti ad incontrare Dio. E qua torniamo all’inizio. Ke può essere un modo per concludere un racconto, la narrazione circolare, non fosse ke non ho nessuna intenzione d kiudere, vediamo dove si va. Si torna in baraccopoli, stavolta a Kibera. Un pelo d’ascella + sgamati, ne avevamo parlato e pregato e vediamo cosa succede. Succede ke non troviamo Dio, ma una replica d Korogocho. E allora ci kiediamo come vorremmo Dio. Qualcuno non lo vorrebbe popo, almeno x il momento, lo strozzerebbe; ke sarebbe un casino, tribunale celeste, gli usa non l’hanno ratificato ma kenya & italia sì. Qualcuno invece non lo vorrebbe così permissivo e riflette ke con tutta la sofferenza ke siam capaci d creare, forse sarebbe davvero meglio ke fossimo privati della libertà. Qualcuno lo vorrebbe seduto con noi, a tentare d spiegare; magari si arrampikerebbe sui vetri, ma sappiamo ke nessun cherubino verrà a prenderlo al volo.

In mancanza d altri, abbiam consultato il Korogocho d Alex, dove il comboniano scrive di un Dio debole, ossimoro ad effetto, un Dio mamma ke tiene trale braccia un bimbo malato ma non ci può fare niente, se non amarlo; impotente, un Dio da aiutare, perché ha deciso d autolimitarsi x noi. Io ci sto in qsta lettura. C sto ke Dio c offra la sua vicinanza attraverso lo Spirito, ma siam noi ke cambiamo il reale riflettendoLo. Anke x’ credo in Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi. Credo ke Lui sia stato torturato e sfottuto e appeso al legno da noi. E credo allora ke Dio fosse presente negli slum, fosse il bambino dentro alla ruota, fosse la nostra dolcissima accompagnatrice malata d aids, fosse dappertutto, fosse onnipresente nella fossa biologica del mondo. Credo nelle rovesciate di Van Basten.

Poi distribuiamo casualmente (casualmente, melaverde, non causalmente) frasi del Vg, da tenersi al polso x un giorno, e leggere alla sera alla luce delle ore trascorse. Bòn, a me capita: “Tutto è possibile presso Dio”. Frase ke smonta l’algoritmo su cui m’appoggiavo; a meno ke non le si faccia dire “Tutto è possibile presso Dio attraverso di me”. Uff. Comunque è andata così tra noi, e diciamo ke è un po’ come l’ippototamo d Mc. Cioè lui è stato pazientissimo ad aspettarlo e alla fine l’ha anke visto. Però così dice lui, x’ dalle foto non si evince un niente. Io però mi fido. L’avrei anke votato. Nemmeno un trucco è cambiato che: che se il mondo cambia, qualche mondo non cambia mai.

Mi trova lì anke Padre Daniele (succeduto ad Alex) qdo ci confida ke la qualità soggettiva della vita prescinde da pil, sofferenza, nro morti evitabili. E io sono quello ke durante la sua meravigliosa celebrazione per i malati, fisso il crocifisso, 2 listelli dipinti a mano, e osservo come le moske si posino sul sangue pitturato d Gesù. Il reale surclassa l’immaginazione e gli uomini la kiamano magia, ma ci sono sempre i trukki, e per una magia così, dice, val la pena vivere.

E ci sarà dentro te e aldilà dell’orizzonte una piccola magia, ci sarà e forse esiste già di là dell’orizzonte una magia anche per te. Vorrei rinascere per te e ricominciare insieme come se non sentissi + dolore. Ma tu hai tessuto sogni di cristallo troppo coraggiosi e fragili per morire adesso solo per un rimpianto. Altro sortilegio cromatico riscontrabile sul muro della chiesa d korogocho: pigmentazioni epiteliali non erano rosee o more, a seconda del soggetto, ma vie di mezzo, irriconoscibili, sfumature. E le sfumature fanno la differenza, s’imparò in Bosnia. Quando capita anche a noi di vedere in bianco e nero ricordiamoci che il mondo è da guardare tutto intero. I colori sono tanti e le lingue ancor di più ma i bambini riescon a dire viva tutte le tribù.

(Salto)

Al riatteraggio il campo sé trasformato in una discesa, noi prendiamo velocità e la fine giunge prima del dovuto, lo fulmicotona in fuga; potremmo andare tutti quanti allo zoo comunale a guardare nelle gabbie le bestie feroci, o proporre “Bella raga, andiamo al museo!”. E vedere d nascosto l’effetto ke fa.

Ke po3bbe finire qua, eh, e noi ne usciremmo non dico da vincitori, ma in piedi.

Non fosse ke.

Il dietro le quinte della baraccopoli vuole kei bambini gridino “Hauàiù” ai bianki, perché questo in kiswahili significa “sei una patata”, e quindi si sbellikino qdo noi gli sorridiamo, e gli diamo la mano, ringraziandoli per averci dato della “patata”. L’abbiamo scoperto gli ultimi giorni, e quando Marianna ha provato a fare dire a BEL, la bambina canterina, “io sono una patata”, lei al massimo (ma alla marianna) ha detto “Io sono hakuna matata”, io sono senza problemi. I kenyani intercalano i loro discorsi domandando se tra noi ci sia Celine Diòn, così: “Selindiò?”; per confonderci. Sono superiori, non c’è niente da fare; sbircia una qualunque messa concerto. O il podio d una qualsiasi gara di corsa olimpica, secoli d polestra c farebbero pareggiare. O come ognuno tra il Dr Martin, il Dr Mèthiuu, Denzel, Charles&Joseph, Evaristo (tanzano, scusate se insisto) abbia emesso un suono diverso all’inkiesta scientifica di Marco sul verso del coccodrillo. Loro facevano il verso al coccodrillo. Macòffi. Loro sanno ke in kiesa non bisogna spellarsi le mani durante le canzoni: dovresti battere le mani x te stesso, x’ senti la musica e t viene da muovert, da farne parte. Non applaudire perfarti sentire, anke x’ se così fosse non arriveresti alla prima lettura.

Ma cerkiamo d farti arrivare alla fine qsta prima lettura, exit strategy: procedere a ritroso ritracciando kiavi d lettura, ke poi tutta sta roba mi torna utile qua in Etiopia, ke non è Africa fino ad un certo pto, da quel punto in poi è Africa, e io non vorrei impuntarmi e neppure impantanarmi.

Nella valle delle zebre, dove crescono i chapati, non esistono citofoni, e anche Dio el ciàpa el matato... scià dài, alùra giò! E i cau boi vànn sö a milàn: senza camicie e la radio che la và! Fànn un casòtt de veri "italiàn" e allo stewart gli fanno un palloncin.

!muubataK. Ke Dio t’assista, la preghiera nei miei occhi. E i cau boi i vànn a lavurà nel lünedè che 'l paar un cucudrìll (!) e lavurà e sempru lavurà... Una mattina mi son svegliato, o Kenya ciao, Kenya ciao, Kenya ciao ciao ciao. Ognuno ha le sue notti, ognuno i suoi mattini, le mamme ed i papà, i nonni ed i bambini... Ho provato in più modi a farli piangere, non esiste ke qsti non piangano x’ non è la loro cultura. Beh, belìn, alla fine mi sono anke mancati. Come quando ho sbottato con degli autoctoni, e un’ora dopo era come se non fosse mai successo. Boh, mistero. Buh. La magia ha dominato (magie, magie, magie d Ema), ma tu… understand? Under stand? Sotto stai? Giù? Su? Mezzo? Vuoto? Saccopieno? 1 2 3 stella! Senza cielo. Celò. Un contenitorino, con le lacrime versate nella mia vita. Tutte le volte che il mio volto ha dimostrato la mia debolezza, che mi son reso vulnerabile, che mi son sentito un perdonato. Perdona e dimentikerai: per quanto possa fare male, in fondo, sai, che 6 ancora qui. E dare tutto e dare tanto quanto il tempo in cui il tuo segno rimarrà… questo nodo lo sciolga il sole come sa fare con la neve.

Le palle di neve: poki link più esotici x il Chenia. Ma non ho trovato d meglio e tutti sappiam far girare le 3 palline, ciascuno le proprie, tranne qualcuno ke, formidabile, sa fare girare anke quelle degli altri, ma l’ultimo vero trucco è Suo, io vi lascio qua, saluto ed esco, facendo piano, el fico, per non svegliarvi; vado a skitarrare alle ragazze con Marco; vado in Etiopia a salutare; arrivo, jambo, salàm, tenestli.

[25]Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26]Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». [27]E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28]Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29]Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. [30]Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31]Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

    paul

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