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mercoledì 6 giugno 2018

Taka taka everywhere

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Takataka” non è il nome di un nuovo ballo, o di una nuova hit, né di un nuovo programma televisivo. “Takataka” è ciò che in Kenya, come in altri paesi dell’Africa e del mondo in intero, dà da mangiare e dà lavorare a molti, così come molti ne fa morire. “Takataka” in kiswahili significa spazzatura. 



Qui, l’immondizia è ovunque

Sono giorni che questo pezzo è pronto, sono giorni che mi dico “domani trovo un momento e pubblico …”. Avrei voluto pubblicarlo ieri, giornata mondiale dell’ambiente. Lo faccio oggi, così, anche se non è la giornata mondiale, possiamo ricordarci insieme che abbiamo molto da fare per il nostro ambiente, per la nostra Terra. 
Quel che vi racconto è quello che accade in tanti posti, anche nei nostri mari italiani, nelle campagne della bassa milanese, ovunque. Qui, a Mombasa, forse colpisce di più … ciò non può che farci venire il desiderio di imparare un nuovo modo di vivere nel nostro ambiente e prenderci cura della Terra e delle nostre vite

Quando si parla di Kenya e rifiuti viene in mente subito Nairobi, con la sua Dandora e il più noto Korogocho, ben raccontato dall’esperienza missionaria di Alex Zanotelli. È Dandora, però, la più grande discarica della capitale, dove ogni giorno arrivano più di 850 tonnellate di rifiuti solidi prodotti dai 3,5 milioni di abitanti della città. Qui lavorano circa 10.000 persone (di cui il 55% sono bambini o minori): purtroppo non sono impiegati netturbini, né addetti ufficialmente incaricati dello stoccaggio dei rifiuti; sono i poveri della terra che negli scarti cercano un guadagno. Certo il riciclaggio dei rifiuti fa guadagnare pochissimo, ma per molti è comunque qualcosa, ben più di niente. 



A Nairobi come a Mombasa il problema dei rifiuti e della loro gestione non è certo nuovo. Sebbene la costa del Kenya sia sempre sotto i riflettori per motivi turistici, chi ha l’opportunità di camminare per le strade di Mombasa non può che constatare che i rifiuti sono disseminati da tutte le parti, a beneficio delle capre e degli altri animali che possono sgranocchiare il tutto. A Mombasa le discariche principali sono tre: Mwakirungue, Kibarani e Shoda (a Likoni). Fra questa la più vasta è Kibarani, situata sull’autostrada che collega la città portuale a Nairobi, esattamente lungo il tragitto che i turisti compiono per raggiungere l’aeroporto. Queste discariche, che nascono come “città intorno alla città”, ospitano circa 750 tonnellate di immondizia prodotta nella contea di Mombasa quotidianamente. 

Ad aprile 2018 il governatore Hassan Joho ha annunciato di voler chiudere Kibarani entro fine giugno, indirizzando tutti i carichi di spazzatura a Mwakirungue, attraverso l’uso dei nuovi 12 camion messi a disposizione. La scelta, gradita dalla Kenya Tourism Federation, è stata messa in dubbio dalla Kenya Civil Aviation Authority (KCAA), poiché il sito si trova sulla traiettoria di volo. Ovviamente gli oltre 1.000 giovani, donne e bambini che ogni giorno rovistano tra i cumuli di Kibarani sono pronti a spostarsi. Ciò a dimostrare che non è chiudendo la più velenosa e puzzolente discarica a cielo aperto della città che si risolve il problema. Qui la crisi sulla gestione dei rifiuti perdura da anni e i danni, soprattutto per la salute degli esseri umani, si fanno sentire. Lo sa bene Phyllis Omido, attivista impegnata a denunciare la tossicità dei siti e dei rifiuti di Mombasa; così come lo sanno tutti coloro che ogni giorno smistano a mani nude, senza guanti, in mezzo a bicchieri rotti, barattoli arrugginiti, aghi e bisturi per trovare bottiglie di plastica, scatole, piccoli accessori, rottami metallici e gomma da riciclare, mentre maiali, uccelli, mucche e capre, rovistano cibo tra gli stessi mucchi di spazzatura. Il mix di tutti questi rifiuti industriali, domestici, agricoli e medici – cui si aggiungono i rifiuti tossici che gli autocarri senza insegne scaricano in piena notte – è ovviamente letale. Malattie respiratorie, cancro, anemia, ipertensione, debolezza, aborti spontanei e problemi al sistema nervoso sono solo alcune delle complicanze provocate dal proliferarsi di discariche. Colera, salmonella, gastriti, chikungugna e altri tipi di febbre, come la dengue, sono ancora altre patologie provocate da tutti i cumuli di immondizia, compresi quelli situati negli angoli delle strade in giro per la città.



Nel 2017 il Kenya ha messo al bando i sacchetti di plastica, vietandone produzione, uso e importazione: è l’undicesimo Paese a livello mondiale a promuovere il bando dei sacchetti. Tuttavia girando per le strade di Mombasa ci si stupisce della quantità di bottiglie di plastica abbandonate e accumulate ... Quindi viene da chiedersi quale influenza abbia la scelta di eliminare i sacchetti se poi continuano a circolare prodotti dello stesso materiale. Inoltre sembra proprio che gli sforzi del governo (compresa la nuova tassa sui rifiuti introdotta a Mombasa dal governatore) siano insufficienti se slegati da campagne di sensibilizzazione volte ad educare i tanti, forse troppi, cittadini keniani che con disinvoltura lanciano fuori dal finestrino del matatu su cui viaggiano la bottiglietta d’acqua finita o abbandonano sulla spiaggia la carta dei biscotti appena mangiati. La popolazione se la prende con i vertici governativi quando scoppiano epidemie varie (come è stato per la Chikungugna a Mombasa nel 2017-2018), accusandoli di essere i diretti e soli responsabili del problema di gestione e smaltimento dei rifiuti, ma il bene comune si può costruire solo insieme! 

Un giorno mi sono proprio arrabbiata con i ragazzi con cui eravamo in spiaggia! Hanno mangiato i biscotti e hanno lasciato la carta in giro. La spiaggia era disseminata di involucri blu. Ho chiesto “perché?”, ho suggerito di fare diversamente … un secondo dopo qualcuno buttava un altro pacchettino a terra. Lol! La cosa peggiore è che lo sforzo di due di loro che si sono messi d’impegno a raccattare tutto è stato vano. La carta dei biscotti l’hanno messa nel cartone dei biscotti. Provate ad immaginare dove è rimasto il cartone?! Si … ahimè … in spiaggia. Ma che importa? Tanto nella stagione turistica c’è sempre chi pulisce: niente alghe, niente immondizia. Così i turisti si godono le magnifiche spiagge bianche. Poi, quando tutti se ne vanno, il panorama resta questo: 



Ho scattato questa foto a Watamu, rinomata meta turistica di molti italiani (Watamu sembra più che una colonia a tratti, parlano tutti italiano!!!), l’altro giorno. Ho anche fatto un video, mentre camminavo (si, scusate, non è il massimo da guardare!) incredula della situazione: 



Non credo di dover aggiungere altro … forse solamente chiedervi di pensare al bene comune! L’ambiente è il dono più bello che ci è fatto, per vivere. Il rispetto dell’ambiente inizia dalle nostre case, dalle nostre scelte di stile, dalla nostra responsabilità sociale. Non sprechiamo le meraviglie del mondo! 

Ps. Comunque a Nyali (quartiere benestante di Mombasa) sono spuntati da qualche mese i cestini lungo le strade, appesi agli alberi, come questi:



Chissà come sarebbe se ce ne fossero così in tutti quartieri di Mombasa ... Chissà come sarebbe bello se l'impegno dell'amministrazione governativa e gli sforzi dei privati cittadini provassero a trovare soluzioni adatte! Resto speranzosa, che qui, come in Italia, l'intelligenza degli uomini e il desiderio del bene possa prevalere e trasformare il mondo! 


“Tratta bene la Terra! Non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli”. 
(Antico detto Masai, Kenya)

venerdì 22 agosto 2014

Le 4 regioni Peruane

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Ed eccoci qui: senza nemmeno rendercene conto ci ritroviamo "nel mezzo del cammin" del nostro INKAntiere.

¿Cosa dire?
Senza dubbio finora la nostra permanenza qui e' stata scandita da un ritmo piuttosto frenetico, quasi quanto la danza Cashua della tradizione inca (in cui ci siamo cimentati alla festa del paesino di Sant'Elena qui vicino).




¿Cosa abbiamo imparato del Peru' fino ad ora?
Come tutti i bambini continuano a ripetere senza sosta, il Peru' si divide in quattro "regioni": Mare, costa, sierra e selva.




Del mare non vi e`molto da dire se non che, trattandosi di Oceno,e` ghiacciato e solo due pazzi potrebbero pensare di tuffarsi nelle sue acque in pieno inverno, accompagnati dalla perenne nebbia e dalla insistente umidita' di Barranca.
A quanto pare questi due pazzi non potevano che essere nel nostro INKAntevole gruppo!!



Addirittura i numerosi pellicani presenti in spiaggia non han potuto fare a meno che distogliere lo sguardo dalle reti piene di granchi dei pescatori, per rivolgerne uno piu' che perplesso ai nostri particolari bagnanti.







Tutt'attorno alla spiaggia si notano ristorantini di pescado, ed in particolare uno di questi ristorante, dove abbiamo festeggiato il compleanno della nostra Monica, vanta la pole position sulla spiaggia offrendo piatti a base di pesce in tutte le salse ma in particolare, offrendo il tipico Ceviche peruano, accompagnato dalle cipolle piu' piccanti del pianeta!!!






In ogni caso per gustarsi meglio il mare invernale del Peru' suggeriamo Huacho, dove la nebbia di Barranca si dissolve per lasciare il posto ad uno splendido sole che illumina le dune della spiaggia deserta dando luogo ad uno spettacolo davvero INKAntevole!!







Passando alla Costa una sola parola e' suficiente per descrivere la nostra cittadella di Barranca: NEBBIA! 




Finora abbiamo visto solo due giornate di "sole" in citta' (portato dalla nostra Laura direttamente da Huacho)!!!!




In citta' si svolge tutta la vita peruana.
 La prima cosa da cui siamo stati colpiti e' stato senza dubio il piano urbanístico della citta': INESISTENTE!!! Le case qui vengono costruite senza tetti e lasciate incomplete, con pali in vista, finche' le famiglie non riescono ad avere soldi a sufficienza per continuare la costruzione in verticale. Dallo splendido terrazzo di casa nostra e' possibile ammirare una moltitudine di case attaccate (nel vero senso della parola) l'una all'altra, e con questi spiazzi sui "tetti" che a quanto pare hanno anche funzione di discarica, oltre che di stendi-panni.






Le case sono per lo piu' in cemento, nella citta', ma in periferia sono quasi tutte in adobe o esteras con bagno e cucina esterno. Della casa viene pitturata solo la facciata, che spesso viene venduta ai partiti politici per potervi dipingere i propri manifesti politici.
Grazie ai nostri coordinatori ed alle donne della Defensoria publica de Pativilca, abbiamo avuto modo di girare per alcuni asentamientos e di entrare in alcune abitazioni oltre che di assistere ad alcune scene di vita quotidiana delle persone di queste periferie.
Ci e' stato raccontato di come nascono questi asentiamentos: gruppi di persone, per lo piu' dalla sierra, migrano nelle periferie e scelgono un pezzo di terreno da occupare, Scelto il terreno iniziano a costruire case in esteras dove vivono senza acqua, fogne ne' luce (a meno che non siano presenti sorgenti a cui possano attaccarsi per sottrarre energía elettrica, ovviamente illegalmente).
Col passare del tempo in un modo o nell'altro riescono ad ottenere un riconoscimento ufficiale come paese periférico e quindi ad ottenere luce, acqua e sistema fognario. Da qui iniziano a costruire le proprie case in adobe.





Questo percorso richiede il passare di molti anni e pertanto si possono vedere molti Asentamientos ancora privi di acqua, fogne e luce.
Girando per le periferie e' chiara la poverta' che sussiste qui in Peru' e si rimane per lo piu' senza parole.
Durante il periodo elettorale pero' e' piu' facile riuscire ad ottenere qualcosa in quanto i politici qui si comprano letteralmente i voti, regalando computer, stereo, televisori e qualsiasi cosa possa far gola in cambio di voti, favorendo l'assistenzialismo esagerato di cui vive il Peru'.






Per le strade della citta' si possono trovare innumerevoli baracchini ambulanti che vendono dolci, mais, cocco, ananas; al mercato, aperto tutti i giorni, si puo' comprare qualsiasi tipo di verdura o frutto, tra cui moltissimi mai visti in Europa ed ai ristoranti si puo' mangiare pollo in qualsiasi tipo di salsa possibile ed immaginabile!!!!!!






Cani randagi e di proprieta' girano numerosissimi (e per lo piu' in pessime condizioni di salute) per le stradine urbane e non, difendendo la propia proprieta'; bambini sporchi e mal vestiti giocano per le strade o lavorano aiutando i genitori nei campi o nella vendita dei prodotti coltivati; innumerevoli mototaxi trasportano persone per un solo sol e mezzo, guidando come esperti piloti di rally per la citta'...
 Questa e' la vita a Barranca!!!!










Passando alla Sierra ¿che dire?
Finora siamo stati solo a Cajatambo, con qualche problema dato dall'altitudine a cui non siamo molto abituati ma che abbiamo combattuto (quasi obbligati dai paesani) con mate de coca e agüita in abbondanza, e a Las Virgenes, molto piu' a bassa quota!!!



Beh..la Sierra e' veramente splendida...il paesaggio varia da canyon immensi con stradine dissestate e pericolanti a enormi montagne vastissime in estensione e completamente coltivate, ricchissime di vegetazione e di animali. Salendo per le montagne non e' raro imbattersi in sierrani/e vestiti coloratissimi e con splendidi cappelli che, in groppa a cavalli (o pony) conducono pecore, buoi o muli per le stradine. Scene da film, insomma, davvero stupende!!!!








I paesini della sierra sono per lo piu' costituiti da case in mattoni che ricordano un po' anche i nostri paesini di montagna (quelli piu' vecchiotti). La popolazione e' costituita per lo piu' da anziani che parlano in Quechua (incomprensibile!!!), in quanto i giovani lasciano le montagne per andare a studiare in citta'.
Il sole splende sempre rendendo il paesaggio ancora piu' spettacolare e la quiete che si avverte in questi luoghi e' quasi mistica: viene voglia di non andarsene piu'!!!!




Per quanto riguarda invece la Selva ci affidiamo solo a racconti e libri, in quanto non e' una destinazione inclusa nel nostro soggiorno, gia' ricchissimo di sorprese!!!


Insomma, alla luce di tutto cio' che abbiamo visto finora, possiamo descrivere il Peru' come un bellissimo Paese, nonostante tutte le sue problematiche, e consiglierei a tutti una visita, magari non nella nebbiosa Barranca invernale pero' ;)


Alla prossima puntata dai cantieristi peruani ^^










venerdì 13 febbraio 2009

M'illumino di meno!

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Avrei dovuto scriverlo prima questo post ed ora mi pare tardi. ma tardi è meglio di tardissimo.

Il titolo: M'illumino di meno. Istruzioni per l'uso: semplice, semplicissimo come un "click" di un interruttore spento! L'iniziativa promossa da Caterpillar, programma di Radiodue, è volta a sensibilizzare le persone ad impegnarsi in nome del risparmio energetico.

Quando? Oggi.

A che ora? a partire dalle 18 (ora italiana) siamo tutti invitati a spegnere luci e dispositivi elettrici non indispensabili per favorire il calore e il romanticismo di una candela (visto che domani è anche San Valenticchio chi se lo può permettere può iniziare i festeggiamenti da oggi!).

Dove: In-Ogni-Dove. Anche qui in Libano! A questo proposito vorrei segnalare infatti l'iniziativa di COSV, un'ONG milanese che opera in partner con Dpna, la quale ha coinvolto nella proposta la società elettrica libanese con questo risultato: alle 19 locali le luci di alcune vie della città di Saida nonché Sidone saranno spente, verranno accese candele e distribuiti volantini con il "decalogo" della campagna.

E, quanto c'è bisogno di una giornata come questa qui, in Libano, dove il mistero dell'elettricità alternata ai generatori mi risulta ancora come un nodo gordiano.

Il bianconiglio mi ripeterebbe, noioso, è tardi è tardi, ma chissà che non possa ritrovarvi stasera in casa a leggere un libro a lume di candela o a fare una bella chiacchierata in famiglia con tanto di antipasto, primo, secondo, contorno, caffè, ammazza caffè ecc...non tutte le energie vanno risparmiate oggi!!! (i piatti, però, poi vanno lavati a mano e con pochissima acqua perché intanto, come diceva un vecchio marinaio, un po' di unto sulle pentole dà sapore).

Un abbraccio a tutti!

mercoledì 11 febbraio 2009

Laith profeta della pioggia!

2 commenti:
Qualche giorno fa mi sveglio e mi affaccio alla finestra, sole immenso e caldo piacevole.
Mi lavo, vesto, semi colazione e parto per l'ufficio di volontariato Caritas di Amman. Che caldo porca l'oca, assurdo, scirocco che ulula per le strade.
Appena entro in ufficio, Laith, uno dei ragazzi più candidi che io abbia mai conosciuto mi accoglie con sorriso mentre miscela caffè solubile in un mega tazzone.
Marhaban Bene, come stai oggi? Lo sai che tra poco nevicherà? Lo guardo un pò sorpresa, lancio un'occhiata fuori, sole che splende, mille gradi....lo rigurdo perplessa, forse non ho capito, parla pur sempre in arabo, per quanto vuoi ci sta che mi son sbagliata. Laith sei sicuro, cos'hai detto? Che nevica oggi?? Esatto, ho visto le previsioni, oggi nevica, e domani e dopodomani piove a bestia (cfr Romano).
Hahahahah, ma che stai a dì???? (cfr Romanissimo). Non è possibile Laith. La neve scende a 0°, e con cielo neeeero. Hai visto che oggi saranno 23° e c'è il sole....hahahahah, ah Laithh!!!
.... il giorno seguente, cioè ieri, il vento freddo ha incominciato a soffiiiiiaaaaaaaaare, sofffffffffiaaaaaaaare, finchè uscendo da un negozio di cibo mi son ritrovata con la giacca cosparsa di cosine bianche, ma chè davvvvero??? Mezza neve e pioggia ci accompagnano da ieri in quel di Amman. Il profeta aveva ragione, si è solo sbagliato di 24h, ma la predizione era esatta.
Necessitavamo di acqua da queste parti, incominciava veramente ad essere una questione seria. La Giordana non è ricca di riserve idriche, le pioggie invernali sono una mano santa, e quest'anno prorio non volevano concedersi. Siamo tutti felici, ascoltiamo la potenza della pioggia che scende. Il suolo si idrata e con quello anche noi.

giovedì 29 gennaio 2009

La semplice gioia dell’elettricità

3 commenti:



Ecco: questo è il nostro quartiere, o meglio è la vista che si gode dal piccolo balcone di casa nostra;

un quartiere semplice Kahawa West, ma senza dubbio ricco di vita e di semplici emozioni, come quella che sto per raccontarvi ora.

Immaginatemi seduta per terra su quel balcone mentre mi rilasso dopo un’intensa giornata di lavoro in comunità, con una piccola candela a fianco; l’elettricità manca in tutto il quartiere già dal giorno precedente... sono le sette passate e tutto e' immerso in quella strana penombra che segue per pochi minuti il tramonto. Immaginatemi mentre guardo la stessa immagine della foto ma togliete tutte le luci delle case e delle vie. Insomma la foto non rende molto ma voi provateci..

Ecco, immaginate anche un’atmosfera stranamente silenziosa.

E poi…

Una specie di piccolo miracolo: all’improvviso, chissà da dove e perché, l’elettricità è tornata!

In pochi secondi mille luci si sono accese nelle case, per le strade, nei negozi… una canzone reggae ha cominciato a risuonare forte in tutto il quartiere…

E un urlo di gioia si è alzato da tutta la gente di Kahawa.

Donne e bambini sono sbucati fuori sui balconi e hanno riso insieme.

Tutto questo è durato pochi secondi ma è stato come se il quartiere si fosse improvvisamente risvegliato da una sorta di “buia sonnolenza”.

Non so bene come spiegare… ma immaginate che per quei pochi secondi l’aria si è riempita di gioia, di un’ adrenalina collettiva che mi ha davvero riempito il cuore.

Un’improvvisa ventata di felicità e calore, come spesso capita qua a Kahawa, ma che raramente mi è capitato di incontrare fuori da questo spicchio di Africa...

Ecco, io che non scrivo mai nulla, volevo proprio condividere con voi questo piccolo momento di gioia quotidiana a Nairobi…

ora speriamo che prima o poi ritorni anche l’acqua corrente!

martedì 9 dicembre 2008

korogocho

1 commento:

Korogocho, è una parola Kikuyu che significa caos, confusione. Questo slum si trova alle porte della discarica di Nairobi, lontano dal centro, lontano dai quartieri ricchi, lontano dagli occhi. Passeggiando tra i vicoli di questo quartiere senti l'odore, la puzza dell'immensa distesa di rifiuti..è un odore a volte insopportabile. In mezzo a questa baraccopoli scorre anche un fiume. Acqua nera. Sembra che scorra catrame, pece. Spazzatura e immondizia in ogni angolo. Con l'arrivo dell'estate e il grande caldo, qua e là si intravedono alcuni fuochi accendersi, per autocombustione. Quello che brucia è diossina pura, basta pensare che qui arrivano anche gli scarichi dei tre aeroporti di Nairobi. Qui arrivano due milioni di tonnellate di rifiuti al giorno. È una discarica da primo mondo: televisioni, monitor, rifiuti altamente tossici. E in mezzo a tutto ciò bambini, uomini, donne, che raccolgono i rifiuti, raccolgono tutto ciò che è rivendibile. Ai lati delle strade puoi vedere posate, piatti, scarpe, televisioni, libri. Di tutto. Qui è tutto riutilizzabile: i fogli di giornale per avvolgere i chapati, un telefono da mettere in casa per fare bella figura con chi ti viene a trovare, anche se non funziona. Di tutto quello che viene venduto, parte del ricavato lo prende il boss di turno. Già perché in discarica regna l'eco-mafia: ogni ragazzino, ogni persona, può prendere i rifiuti di una zona, non di un'altra; può raccogliere solo certi tipi di rifiuti, non altri. I privilegiati sono quelli che possono rovistare tra la spazzatura che arriva da Karen, o da Langata, i quartieri dei ricchi e della maggior parte degli occidentali. È una mafia malsana, come l'ambiente in cui queste persone lavorano, che guadagna sul consumismo della grande città.

Nel 2004, p. Daniele e p. Paolo, due missionari comboniani, hanno manifestato contro la discarica, ma sono stati colpiti a sassate da alcuni bambini per disperdere la manifestazione: i bambini erano stati assoldati dai boss dell'eco-mafia per far sgomberare le persone. A questi bambini era stata data la ricompensa di poter cercare rifiuti dove volevano, senza rispettare le regole.

Sopra la discarica si vedono volare alti nel cielo per poi posarsi uccellacci neri, con un'apertura alare di 3 metri, inquietanti, orribili: molte volte quando scendono in picchiata a prendere il cibo colpiscono anche i bambini, uccidendoli con il loro enorme becco.

Korogocho è già una discarica di per sé: sulle bancarelle dei mercati vedi i resti dei grandi ristoranti, dei grandi hotel; vedi infatti solo teste e zampe di gallina e di capra, perché il resto del corpo lo hanno già cucinato; vedi friggere in grosse padelle solo la testa, la coda e la lisca dei pesci, vedi friggere e mangiare gli scarti. Così gli albergatori guadagnano due volte. Addirittura dagli alberghi arriva anche la droga, che poi i ragazzi ne fanno largo uso: i turisti acquistano droga a bassissimo prezzo, ma ne comprano talmente tanta che poi rimane nelle stanze degli alberghi; così, dopo aver attraversato tutta la città, arriva a Korogocho.

I progetti per bonificare la discarica ci sono: punti di raccolta in tutta la città, per poter raccogliere rifiuti riciclabili, e quello che non è riciclabile in grandi vasche di contenimento fuori da Nairobi, bonificare il terreno, sempre che la terra non si ribelli.

Nonostante questo abbiamo passato una giornata indimenticabile a Korogocho, in compagnia di p. Paolo, e altri due volontari, chiacchierando, cercando di capire, visitando i progetti che danno speranza a questi bambini, ragazzi, già rovinati dall'uso della colla, delle droghe. Per dare speranza alle donne, sole, o altre volte picchiate da mariti ubriachi. Da circa 20 anni i comboniani lavorano in questa discarica, in questa “confusione”, prima con p. Alex Zanotelli, poi con p. Daniele ed ora con p. Paolo. Un lavoro lento e costante, al fianco dei miseri, dei più deboli, dei più poveri. I risultati si vedono, molti ragazzi iniziano a uscire dai giri della colla e dell'eco-mafia, si intravede la vita che esplode da questi sorrisi, da questi volti, è la vita che esplode...