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domenica 4 luglio 2010

Sano e Selva!

1 commento:


E' passata una settimana dal mio ritorno dalla selva beniana ( nella regione del Beni) ed è andato tutto bene.

Sono partito lunedì 21 con Giovan ed Edwin, due tecnici di Caritas, in direzione Santa Cruz. C'è solo una strada che collega le due città (dopo La Paz il secondo e il terzo centro urbano più popoloso del paese) con una corsia per senso di marcia non sempre asfaltata.
Dopo tre ore di jeep siamo passati dai 2700 Mt. di Cochabamba alle pianure del tropico boliviano, il caldo umido si fa sentire nonostante sia inverno.

Prima di arrivare a Villa Tunari ci fermiamo ad un posto di controllo ed i militari di turno ci ritirano le tre taniche di benzina che avevamo riempito a Cochabamba. Perchè? Bene , entrando della zona calda della produzione di cocaina non si possono portate più di 20 litri di benzina in quanto sia l’ingrediente fondamentale per macerare le foglie di coca. Tutta la benzina che entra legalmente e che si vende nei distributori è colorata di rosso e non si può usare per la produzione della polvere bianca mentre tutta la benzina che entra illegalmente, occultata in doppi serbatoi, viene venduta a 11 Bs. litro ( contro i 3 della benzina legale).Non abbattuti dal brutto inizio dell'avventura ci fermiamo per mangiare un Suruby, un pesce che si pesca delle acque dei fiumi della regione del Chapare.

Riprendiamo il viaggio e arriviamo a Santa Cruz alle 20.00. E’ una città molto più grande di Cochabamba e molto più "occidentale". In questa zona ci sono grandi latifondi e per la prima volta ho visto macchinari come trattori, aratro meccaniche e magazzini immensi di soya e riso. Nelle comunità di Cochabamba si zappa ancora a mano o con l’aiuto di un bue.

Dopo la notte a Santa Cruz partiamo per Guarayos. Altro cambio di regione, entriamo nel Beni ed il paesaggio si travolge nuovamente. Le terre sono immense e si perdono a vista d'occhio, intorno all’unica strada d'asfalto si vedono prati, mucche e tanta tanta vegetazione.
Arrivati a Guarayos ci incontriamo con don Segundino, un integrante dell'Mst. Ancora una ora e mezza di strada asfaltata poi.. entreremo nella famigerata foresta amazzonica.

La natura è regina, il sentiero stretto è sovrastato da una fittissima vegetazione che a stento fa passare i raggi del sole. Continuiamo con la jeep nonostante le difficoltà fino a quando ci impiantiamo in un pantano. Sono le 17.00, tra due ore scende il sole e.. arrivano i mosquitos. Tentiamo in tutti i modi ma non riusciamo a uscire dal buco dove ci siamo impiantati. Segundino entra a piedi per andare a prendere una pala che hanno a Tierra Nueva ( l'insediamento umano dell'Mst che stiamo andando visitare), noi ci prepariamo per la notte in jeep. Chiudiamo tutte le porte nonostante faccia un caldo immane ed il rumore dei morquitos si sente anche da dentro.. saranno milioni. Come se non bastasse i miei compagni di viaggio decidono di accendersi, in 3 metri cubi di aria respirabile, una sigaretta rendendo così l'aria ancora meno respirabile, se fosse stato possibile. Apriamo le due porte del retro per far passare un po’ d’aria e tendiamo una zanzariera , molto meglio ma essendo sistemato praticamente del bagagliaio sono allo scoperto da qualsiasi tipo di animale carnivoro e affamato. Edwin mi passa un machete. Sono le 18.00 e il sole risorgerà alle 6.00. Sarà lunga.

Non faccio a tempo a preoccuparmi per la situazione che arrivano tre angeli, anzi, tre menoniti super tedeschi alti due metri. Perché angeli? bhe perché erano in jeep e dopo un'ora di tentativi riescono a tiraci fuori con un cavo d'acciaio! Una volta fuori dal buco non possiamo che tornare indietro sui nostri passi e ci riusciamo grazie all'aiuto del Gps satellitare che ci indica la direzione in cui andare. Ci sono molti sentieri e sentierini formati dagli sfruttatori di legname che portano in tutte le direzioni!

Arrivati alla strada asfaltata ci fermiamo in un piccolo paese dove una famiglia ci ospita in una capanna. Riforniamo la jeep di benzina comprata in un negozio di bibite, montiamo i morquiteros e andiamo a dormire.

Il giorno dopo ci sveglia la tenue luce del sole, ci prepariamo e entriamo ancora nella selva. Arriviamo allo stesso punto dove ci eravamo impiantati la sera prima e ci ricongiungiamo con don Segundino che ci guida fino a Tierra Nueva. A mezz'ora dalla comunità lasciamo la jeep e proseguiamo a piedi. Qui il sentiero è un corridoio inverosimile di 15 metri di larghezza e lungo qualche kilometro nel mezzo della foresta che segna il confine tra una proprietà e un'altra. Noi ne approfittiamo per non dover aprirci la strada con il machete.

Bevo un po’ d’acqua e continuo a camminare, mancano 30 minuti dal fiume Bentòn e poi sarà Tierra Nueva. Per passare il fiume bisogna camminare su un mucchio di tronchi d’albero ammassati dalla corrente che qualche mese fa ha spazzato via il ponte originario costruito dagli Mst. L’equilibrio necessario per poterlo passare è degno di un applauso finale.

Finalmente siamo arrivati, dopo 3 giorni di viaggio e 2600 metri di dislivello verso il basso.

Rispetto al sentiero percorso lo spazio è aperto e il sole picchia sulle nostre teste, incontriamo subito il primo accampamento costituito da due Pawichi (palafitte con il tetto di paglia) e siamo accolti da Don Pedro e Doña Isabel che stanno preparando una zuppa di riso con pomodoro e pesce appena pescato. Don Pedro ci racconta che questo è uno dei tre accampamenti base che hanno costruito, “ il prossimo è a due ore di cammino da qui”. Gli chiedo di spiegarmi come vivono e mi fa salire sul Pawichi, mi indica il suo giaciglio dicendomi che “di notte i mosquitos sono tantissimi e la zanzariera è fondamentale, così come l’altezza della capanna che ci protegge dall’umidità e dalle inondazioni “. Una piccola parte dalla capanna è destinata a conservare le scorte di cibo. Intorno a noi c’è un piccolo campo di mais e un campo più grande di Yuca. “Settimana prossima raccoglieremo il mais, poi prepareremo il terreno per la prossima semina” mi dice Don Pedro. Ci sono anche due alberi di papaya quasi maturi, ne approfittiamo per fare alcune foto tutti insieme.
Segni di una comunità in cammino verso la sua formazione.
Dopo le minacce ricevute nel 2009 da alcuni proprietari terrieri, le famiglie dell’Mst hanno mollato la presa facendosi vincere dalla paura e dalle difficili condizioni d’accesso alla terra. Nonostante questo alcune famiglie hanno continuato ad essere presenti sul territorio viaggiando sporadicamente e avanzando pian piano nella formazione della comunità.

Usciamo da Tierra Nueva non senza difficoltà ma alla fine arriviamo a Guarayos sani e salvi. E' giovedì mattina e inizia il viaggio i ritorno a casa. Arriveremo sabato sera solo dopo che lo jeep decise di abbandonarci a due ore da Cochabamba e che Carlos, un'altro tecnico di Caritas, venne a prenderci trainandoci fino a casa.



lunedì 21 giugno 2010

E.. si parte!

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Tutto è pronto! Ho puntato la sveglia e dopo questo Post andrò a dormire.

Vestiti, medicine di tutti i tipi, repellenti anti zanzare, radioline, Gps, 8 litri d’acqua e un barattolo di pastiglie potabilizzarci, scarponi, fornelletto e altre cose che è meglio non dire se no mia mamma si spaventa :) ( scherzo, scherzo mamma!).

Domani parto per Marban, una comunità nel Beni boliviano, nella così detta “selva” o meglio.. nella Foresta Amazzonica ( che fa molto più figo : )

Partirò con due tecnici di Caritas Cochabamba, Giovan ed Edwin, per visitare l’insediamento umano del “Movimento Sin Tierra” boliviano, un’organizzazione che lotta per la redistribuzione delle terra ai poveri contadini che a causa della ingiusta distribuzione ne sono sprovvisti.

Sono entusiasta , anche se devo ammettere un po’ di sana “fifa” non manca!

Scriverò sul blog tra una settimana con le foto del viaggio!

mercoledì 16 giugno 2010

Storie di ordinaria follia (calcistica) anche dalla Bolivia

2 commenti:
La follia calcistica da mondiale sembra propagarsi in tutto il mondo... Le reti televisive sud americane non parlano d'altro, gli speciali calcistici non finiscono mai.

Tutti seguono il mondiale con un entusiasmo adolescenziale anche se la Bolivia non è stata qualificata. In occasione dell'inaugurazione, Sud Africa-Messico, alcune scuole statali e private hanno concesso il permesso di assentarsi dal lavoro senza doversi giustificare o chiedere ferie, la così detta "tolerancia" boliviana.

Noi in Caritas ci siamo organizzati posticipando alle 14.30 la pausa pranzo e allungato di 45 minuti l'uscita dal lavoro per poter vedere la partita proiettata nella sala riunioni. Fantastico.

Domani Sud Africa Vs. Uruguay... è tutto un fermento.

lunedì 14 giugno 2010

Strano ma... Vero!! Due..

1 commento:
I detenuti del carcere di Sacaba hanno alzato i muri anti evasione a proprie spese per non fare entrare i ladri..

sucedesoloinBolivia.com

sabato 5 giugno 2010

Strano ma... Vero!

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Hace dos meses...al benzinaio di Uspha Uspha è esplosa la bombola del gas di una macchina, fin qui tutto normale perchè a volte succede.
Questa volta invece tutte le persone che erano nel raggio di 10 metri sono state ricoperte da una polvere bianca che sembreva farina. Gli sfortunati passanti hanno iniziato a farsi delle domande su quella sostanza polverosa che li ricopriva quando hanno visto i proprietari dell'auto andarsene a gambe levate.
Nella bombola del gas avevano nascosto qualche kilo di cocaina che al conatto con il conbustibile ha fatto reazione provocando l'espolosione e una dose gratuita per gli ignari passanti e per il benzianaio.

succedesoloinBolivia.com

sabato 15 maggio 2010

Festa Parrocchiale

4 commenti:
Ecco come inizia la festa parrocchiale...


... e segue così...
Ogni fraternità del quartiere prepara un ballo folklorico:




E quando... durante le prove generali ero proprio stanco... c'era chi mi tirava su di morale...
I love Bolivia
Foto scattate da Alessandra Di Stefano, la fotoreporter ufficiale della manifestazione.

venerdì 16 aprile 2010

Prendi il lato "Coca Colla" della vita

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Una cittadina di La Paz bevendo Coca Colla. - Efe Agencia


In Dicembre 2009 anche Corriere.it dava la notizia della nuova bevanda boliviana chiamata "Coca Colla", ecco un pezzo di un articolo del quotidiano "Los Tiempos" di oggi ( 16/4/2010):


L'impresa Boliviana "Organización Social para la Industrialización de la Coca" (Ospicoca) iniziò la vendita su grande scala della bevanda energetica "Coca Colla", prodotta con estratto della foglia di coca (...)Il presidente di Ospicoca, Víctor Ledezma Fuentes, ha spiegato che l'obiettivo principale della organizzazione è promuovere l'industrializzazione della foglia di coca per mostrare le sue qualità e cancellare lo stereotipo del narcotraffico."La coca es nuestra, la coca es producción boliviana y mayormente se produce en el Collasuyo", ha detto Ledezma al giustificare il nome della bevanda, per la sua similitudine con la Coca Cola.Il Collasuyo era il nome della regione andina del continente che usavano i popoli indigeni prima della colonizzazione spagnola e oggi in Bolivia serve per identificare gli abitanti aimaras e quechuas dell'occidente boliviano.
Il terzo lotto messo in vendita conta con 30 mila bottiglie di "Coca Colla" di mezzo litro ad un prezzo di 10 boliviani, ossia, un dollaro e 40 centesimi, e il prossimo carico sarà di 100 mila bottiglie. (...)

La coca ha in Bolivia usi medicinali e culturali, i "campesinos" e i "mineros" la masticano abitualmente per mantenere un alto livello di energia e non sentire la fame durante molte ore, però è anche destinata al narcotráfico per la produzione di cocaína.

Traduzione da "Los Tiempos.com" 16/4/2010


Si cerca in qualche modo di coprire alla comunità internazionale ( perché qui lo sanno tutti) l'aumento indiscriminato della produzione di coca destinata al narcotraffico.

Momenti di cambio e di incertezza in Bolivia che non si sa dove porteranno. Per quanto riguarda il problema narcotraffico, nelle città più grandi come Santa Cruz e Cochabamba in molti hanno iniziato a consumare cocaina, la preoccupazione per questo "passaggio" aumenta.




martedì 9 marzo 2010

Encuentro Nacional Pastoral de la Tierra

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Erano presenti 40 capi comunità contadine e indigene provenienti da 7 dipartimenti boliviani. Mancavano i rappresentanti di Santa Cruz e del Pando per mancanza di fondi.

L’incontro è parte di un progetto organizzato dalla Caritas Boliviana diretto ai capi comunità agricole selezionati dalle Caritas diocesane con l’obiettivo di formarli alla partecipazione cittadina.

Questi due giorni, organizzati nella Casa de la Juventud nella cittadina di Quillacollo, hanno avuto come tema l’incidenza politica. L’obiettivo dell' incontro era formare i capi comunità all’identificazione dei bisogni attraverso un'analisi comunitaria e la loro priorizzazione. Infine sono stati trattati i concetti base dell’incidenza politica.

Un tema di fondamentale importanza per le comunità indigene contadine boliviane che spesso per la loro ubicazione geografica ( a volte ad ore di cammino dalla prima strada asfaltata), per il numero di componenti ( possono essere formate anche da solo 10 famiglie) e per la non conoscenza dei propri diritti sono marginalizzate e dimenticate dallo Stato. Purtroppo spesso si tratta di cittadini di serie B senza grandi possibilità di reclamare i propri diritti fondamentali come la sicurezza alimentare, la salute, l’educazione etc.. Inoltre, come se non bastasse, sono in balia di una politica agraria boliviana che non li prende in considerazione e che, nonostante il governo Morales, stenta a dare soluzioni concrete ai problemi di queste comunità.

Il primo giorno è stato dedicato alla spiegazione teorica dei contenuti. Il secondo giorno, attraverso la divisione in gruppi, è stato sperimentato il metodo di analisi dei problemi nelle comunità e le modalità di replica nelle comunità di appartenenza, compito del leader una volta tornato a casa.

In questi due giorni ho imparato molto. Non avevo mai sperimentato una sensazione di pura naturalezza nelle relazioni umane. Una relazione naturale in toto, naturale così come il loro mondo. Semplice come il pane, limpida come l’acqua.
Mi sono reso conto anche della loro ingenuità, ingannarli ( purtroppo) è molto più facile di rubare una caramella ad un bambino.

Il capo di una comunità di Oruro mi racconta come siano strettamente dipendenti dall’acqua in quanto spesso scarseggi. Loro sanno dove si raccoglie anche nei momenti di secca. Ci sono delle pozze buone sul pendio di alcune collinette. Lì possono bene le pecore che allevano. Purtroppo la terra non basta, si continua a dividere con l’eredità e finisce per non bastare alla sussistenza.

Una Cholitta ( donna del campo) racconta di avere il titolo di proprietà della propria terra ( fatto raro e prezioso, di solito la proprietà della terra vige di fatto) però intestato al marito il quale è andato con un’altra donna. In qualsiasi momento potrebbe tornare e cacciare sua moglie dal terreno prendendone possesso.

Queste storie e molte alte che dipendono direttamente e unicamente dalla Pacha Mama, la Madre Tierra.


Nella serata culturale ogni delegazione preparava un canto, una danza locale o una storia locale. Una donna di Oruro ha raccontato una barzelletta.. Naturalmente in Quechua! ... l'avete capita voi?

..el greengo y los campesinos.. Where is Mr. Brown??

lunedì 15 febbraio 2010

La ONU chiede di difendere di più le donne, i bambini e gli indigeni

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Il Consiglio per i Diritti Umani della ONU ha chiesto alla Bolivia che implementi una maggiore tutela legale in favore di donne, bambini e indigeni, alla conclusione dell’Esame Periodico Universale di questo paese andino.
Nelle conclusioni dello studio, i paesi membri raccomandano al governo boliviano che adotti una legge per evitare ed eliminare tutte le forme di discriminazione razziale per i diritti degli indigeni.
Inoltre gli si chiede che venga approvata, il più presto possibile, una legge contro il traffico di esseri umani, lo sfruttamento sessuale e la vendita di minori. Infine il governo boliviano viene esortato a che inviti tempestivamente i relatori della ONU.
Rispetto alla situazione delle prigioni, si raccomanda a Bolivia che migliori le condizioni dei detenuti e che garantisca la separazione dei prigionieri minori d’età da quelli adulti.
Un’altra raccomandazione dei paesi membri si riferisce all’adozione di misure per combattere il problema della violenza domestica contro le donne e i bambini.
Le misure contro il lavoro forzato sono altre delle petizioni incluse nel documento finale. Vari paesi chiesero ugualmente che la conformazione dei sistemi di giustizia indigena si adeguino agli standard internazionali dei diritti umani (…)

Quotidiano Opinion
Sabato 13 di Febbraio

mercoledì 10 febbraio 2010

Chi non salta è un lama!

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Il Wilsterman, la squadra degli altipiani di Cochabamba, si gioca la finale contro il Bolivar, la squadra delle zone andine di La Paz...

... giustamente...

.....El que no salte es llama!


domenica 31 gennaio 2010

Profumo d'Italia 2

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E Berluscon arriva anche oltre mare, in Irlanda.

Attore protagonista dello spot Boliviano: Matteo Solesin

Attore protagonista dello spot Irlandese: Tommaso Solesin

Voce fuori campo Boliviana: Alessandra Di Stefano

Voce fori campo Irlandese: Alice Stefanizzi

giovedì 28 gennaio 2010

Profumo d'Italia

2 commenti:
Apri gli occhi alla mattina e già capisci che è uno di quei giorni che ogni tanto sorgono.

Ti manca il caffè con la brioche,
il parmigiano reggiano spolverato su due etti di pasta Barilla,
la coppia inseparabile: pane e Nutella.
Oppure, ancora meglio, l’invincibile tridente d’attacco:
Macina – Nutella – Macina pucciato nel latte caldo.
Un pò di voci italiane da sottofondo e
le litigate se veramente era gol o se ancora una volta la Juventus ha rubato.
Naturalmente la mamma e il sugo della nonna!
E perché no, il vecchietto che si lamenta sul tram delle mezze stagioni che oramai… non ci sono più...

Ti manca respirare l’Italia.


Ma poi ti rivengono in mente i politici italiani..
… e la nostalgia
Come per magia..
Svanisce..

Si potrebbe brevettare come medicinale, già mi immagino lo spot pubblicitario…



“ Hai nostalgia d’Italia? Berluscon!

Pastiglie di Processo Breve arricchite con il Lodo Alfano!

E sarai contento di essere all’estero! ”

..Non esistono effetti collateriali, soddisfatti o rimborsati..

mercoledì 20 gennaio 2010

Opportunità

2 commenti:
Discorso tra un’americana e una boliviana.

Whitney è americana, ha 21 anni e studia scienze politiche all’università di Madison, Wisconsin. Dice che adesso fa freddo e dovrebbero esserci qualche decimetro di neve per le strade.

Rosa è boliviana, lavora nella parrocchia di Villa Tunari aiutando Padre Mauro, il parroco. Ha 21 anni anche lei. Le nostre magliette sono fradice di sudore, abbiamo camminato per almeno due ore nella foresta del Chapare e l’umidità è imbarazzante.

Il Chapare è la regione boliviana dove si coltiva la “Hoja de Coca”, ossia la foglia di Coca. Questa pianta è sempre stata usata dalle popolazioni indigene sud americane come medicamento e come sostento nel lavoro. Come se usa: si mettono in bocca, tra la guancia e i denti, le foglie di coca e si inizia a masticare.

In Bolivia è legale coltivare fino a 1 Cato ( 40X40 metri) per affiliato al sindacato. Ma non è difficile capire che di “Cati” ce ne siano molti di più in Chapare, e che la produzione non è solo destinata al consumo tradizionale. Qui si prepara la “Pasta Base” macerando le foglie con benzina ed aggiungendo altri additivi chimici. Una volta nelle città più grandi viene trasformata in cocaina e preparate per il viaggio nel Nord del mondo.

Chiedo a Rosa se ci sono ragazzi a Villa Tunari che fanno uso di cocaina. Mi dice di no con una faccia un po’ perplessa. Mi sembrava di capire che il concetto di Cocaina le fosse estraneo e ne ho la conferma dalla sua espressione quando gli spiego come se ne fa uso: si preparano delle strisce di polvere e si sniffa. Dopo un momento di silenzio mi racconta che due suoi amici hanno provato a portarla in Chile ingoiando delle “uova” ripiene di cocaina. Uno dei due è riuscito a passare mentre l’altro adesso si trova in carcere. Tutto sommato è andata bene a tutti e due, non capita raramente che le “uova” si rompano nello stomaco provocando la morte della “Mula” - il trasportatore.

Negli Stati Uniti invece - lo si capisce dai discorsi di Whitney - tutti sanno come è fatta, e come si consuma, la cocaina. La maggior parte dei suoi amici ne faceva uso per la prima volta nelle feste all’inizio dell’università. Le dicevano che bisogna provare tutto nella vita e che tutto sommato con era male. Il suo vicino di casa adesso ne è diventato dipendente. “Cosa se ne fa un ragazzo diciassettenne di 100 dollari di mancia dei genitori per passare il week end? E’ ovvio che poi questi iniziano a drogarsi!” ci racconta Whit provocando un certo stupore in Rosa.

La popolazione americana rappresenta il 5% della popolazione del globo terrestre e consuma il 50% della produzione mondiale di cocaina.

E’ così che nasce questo post…

…dopo una camminata nella foresta pluviale del Chapare, quando due mondi diversi uniti dal commercio della droga si incontrano attraverso l’ingenuità di due ragazze che, insieme ad un italiano, si riposano attorno ad un tavolino all’ombra di una palma.


Una donna gira le folgie di coca
che stanno seccando al sole








In Europa, cocaina pronta per l'uso

sabato 19 dicembre 2009

Matteo y el mundo de los Quien

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Pianeta Milano, ore 14.39.

E’ un pomeriggio nevoso d’inverno e la temperatura segna 3 gradi sotto zero.
Una settimana fa ero in Bolivia ed era estate, 35 gradi di giorno e 25 la sera. È proprio vero che non ci sono più le mezze stagioni!

L’11 Dicembre ho intrapreso il viaggio che dall’emisfero australe mi ha portato a quello boreale. Nonostante questo, il viaggio in aereo mi è sembrato un viaggio intergalattico che mi ha portato in un altro mondo.
Scendo le scalette e metto giù il piede a terra nella città in cui ho sempre vissuto: Milano.

Osservo.

Vado in tram, apro i giornali, parlo con i miei amici e guardo la televisione. Passo per il centro e sono travolto dalla corrente che entra ed esce dai negozi in cerca di un regalo per parenti e amici.

Rifletto.

Il Pianeta Milano mi sembra un mondo chiuso in se stesso dalle sue norme sociali. Così come le persone, restie all’incontro con l’altro e con il diverso, ubriachi di abbondanza..senza generalizzare..

Dopo un mese e mezzo passato nel Pianeta Bolivia mi sento di poter azzardare questa affermazione da ciò che ho letto studiando la storia e le statistiche del Pianeta; da quello che mi hanno raccontato Padre Eugenio e Padre Sergio, missionari religiosi; da quello che ho visto e vissuto. Alla fine sono comunque un abitante del Pianeta Milano, so' di non avere voce in capitolo!


Ricordo un mese fa ad Arani…
Siamo partiti alle otto e mezza dalla sede di Caritas Cochabamba. Abbiamo caricato 10 scatoloni di Maizena per anziani, 10 per bambini e 12 sacchi di semillas ( semi da piantare nel campo).
La Maizena è una farina precotta senza glutine che si ricava dall'amido di mais. L’impresa multinazionale Unilever ha donato un lotto in sovrapproduzione a Caritas Cochabamba che lo sta distribuendo al prezzo simbolico di due boliviani ( il prezzo di mercato è 15).
Arani si trova a sud di Cochabamba, è un piccolo paese a 2700 metri di altezza, interamente dedicato all’agricoltura.
Il progetto Mejorando la seguridad alimentaria di Caritas Cochabamba beneficia 140 persone tra differenti comunità.
Dopo una prima tappa dall’Alcalde di Arani, ci siamo recati alla comunità di Juzgado dove uomini donne e bambini ci stavano aspettando. Inizia l’appello. Chi è presente riceverà semi di mais ad “alto rendimento”. C’è chi firma e chi intinge il pollice nell’inchiostro e lascia la sua impronta come prova della sua presenza. Quasi tutti. Arriva una donna. Siamo al completo.
Io e Alessandra, con l’aiuto di alcuni bambini, scarichiamo la Maizena e la mettiamo sotto il portico che ci sta proteggendo dal sole.
Cintia spiega gli effetti benefici delle vitamine presenti nella Maizena e tutti ne comprano alcuni pacchi per gli anziani e alcuni per i bambini. Una volta pagata la somma a Don Pepe, Cintia ci fa segno di quanta Maizena dobbiamo distribuire. “ Tre per anziani e due per bambini! Due per Anziani e cinque per bambini!”. E intanto gli scatoloni si svuotano.
Dopo aver scaricato anche i sacchi con i semi e fotografato il momento della pesa, lasciamo che la comunità si organizzi per la suddivisione in parti uguali.
Andiamo a visitare un’altra comunità un po’ più inerpicata sulle montagne. Suoniamo il clacson affinchè vengano tutti a raccolta e fermiamo la macchina in mezzo alla strada. Don Pepe dialoga in Quechua con il capo villaggio e Cintia chiama a raccolta tutti i bambini. Su cinque sedie disponiamo cinque Kit per l’igiene orale con dentifricio, spazzolino e salviettina colorata. C’è anche una saponetta. I bambini vanno a lavarsi i denti al rubinetto installato da Caritas in un anteriore progetto che ha portato l’acqua alla comunità. Poi, Cintia e Alessandra applicano con cura il fluoro nei denti cariati de bambini.
Il capo del villaggio parla con Don Pepe in Quechua, ci sta dicendo che più in basso stanno organizzando un bloqueo ( una manifestazione di protesta che blocca la strada) e dobbiamo fare in fretta! A meno che non siamo disposti a fermarci ore ad aspettare che riaprano la strada.
Finiamo il lavoro consegnando anche le semillas e mangiamo patate, uova e mais bianco che ci offrono come ringraziamento.
Ritorniamo a Juzgado passando per un soffio dal bloqueo che si stava ancora organizzando. Ci stavano aspettano una donna e un uomo che ci offrono del Charque, ossia un miscuglio di carne secca, patate, riso, formaggio e uova. Il tutto accompagnato da Ciccia! Un liquore di mais, purtroppo responsabile di molti problemi in Bolivia. Non si può non accettare e diamo alcuni sorsi offrendone una parte alla Santa Tierra PachaMama.

Sto imparando quanto sia importante la Terra e quanto sia strettamente legata alla Vita.

giovedì 3 dicembre 2009

Voci boliviane da Reportone

5 commenti:

Quiero saber quien es
quien inventò y porque
tenemos que hacer...
IL REPORTONE!
p.s. licenza poetica sullo spagnolo...

domenica 15 novembre 2009

Prima partita

2 commenti:


Ero nella piscina di Quillacollo con i lupetti degli Scout di Cochabamba, mi arriva un messaggio sul cellulare, tutto era già organizzato:

Ore 20.00

Ciudad del Niño

2700 metri S.l.m.

Si gioca a calcio.

4 squadre, ogni due gol si cambia

uno stereo pompava nella cancha ( il campo da calcio) musica commerciale da discoteca

Ed ecco che mi preparo per l’evento:

pantaloncini

scarpe da ginnastica

e naturalmente maglietta dell’ITALIA!

Ero già pronto per dare spettacolo, vuoi mettere? Io sono italiano, nato nella patria del calcio!
Ahimè non ho fatto i conti con il fattore ambientele, non avevo mai corso seriamente da quanto sono arrivato in Bolivia e ne ho pagato le spese.

Risultato:

spompato dopo il primo scatto e mi sono ritirato in porta…

…per la cronoca.. almeno 3 partite le abbiamo vinte.. quelle perse, purtroppo, non si contano :)

giovedì 29 ottobre 2009

El Corte del Pelo

2 commenti:



Una volta battezzati, ai bambini boliviani non vengono tagliati i capelli ( el pelo) fino al primo anno di vita.
E’ stato compito di Padre Sergio, padrino della bellissima Barbara, di scegliere le migliore ciocche da mettere in vendita ai presenti.
C’eravamo noi, l’abuela di Barbara ( la nonna! ), la tia ( la zia), Martina, il papà Feliz, la mamma Irene, la segretaria Tania, Ivo e naturalmente il padrino Sergio.
La quinta e la sesta ciocca sono state nostre in cambio di un’offerta in bolivianos per Barbara!
Una volta completata l’opera Barbara ha aperto i suoi regali e noi abbiamo fatto una buona merenda con le torte di Irene.
Il risultato non è stato dei migliori ma finalmente Barbarà non soffrirà più di caldo! Qui in Bolivia inizia l’estate.. e la povera Barbarita ha aspettato fino ai due anni per il primo taglio.. che liberazione!

venerdì 16 ottobre 2009

139 ore, 30 minuti, 15 secondi.. e la lista delle cosa da fare!!

2 commenti:
Nome: Matteo Solesin.

Di dove: Milanese, di origine venete.

Stato: Pronto a partire.

Destinazione: Bolivia.

Compagna di viaggio: Alessandra.

Countdown: sei giorni; una settimana meno un giorno; 139 ore, 30 minuti e 15 secondi…14…13…12…

Adesso è tempo del momento detto: “Sbatti pre-partenza”.Così come mi hanno confessato alcuni degli altri 13 MicaSCEmi, anche io ho una lista delle “cose da fare prima di partire”.
Ma ce la farò a fare tutto? Inoltre il tempo è sempre meno e le cose da fare inesorabilmente aumentano! Cmq inizio a mettere delle X.
Pranzo con la nonna: Fatto.
Vaccinazioni: Fatte.
Lista delle medicine: Fatta ma devo ancora andare in farmacia. Devo salutare alcuni amici, devo preparare l’ultimo giorno di formazione con Alessandra e Davide. Ancora devo leggere alcuni documenti importanti. Intanto, quando torno a casa, navigo nella mia stanza facendomi posto per riuscire a trovare il letto.


Manca ancora del tempo alla partenza: la variabile “t”. E’ vero, il tempo è relativo.
Alla fine alzerò lo zaino sulle spalle per partire e vivrò il momento classico di tutte le partenze: lo sguardo fiero, concentrato sul viaggio e sulla nuova esperienza. Lì, ci sarò solamente io, il mio zaino e all’orizzonte una città: Cochabamba. Una scatola a sorpresa piena di emozioni, storie e avventura.

La foto: sono pieno di energie e determinazione!Sono pronto, con Alessandra, sul trampolino del nuoto sincronizzato per effettuare un’esecuzione perfetta.
Ci diamo appuntamento a dopo il salto! Vi scriveremo delle nostre acrobazie attraverso racconti e foto. Ma l’acqua sarà fredda???Naturalmente vi faremo sapere anche questo!!!

- Matteo