domenica 23 dicembre 2007

La storia di Sami

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Paolo: Ti piace scrivere?

Sami: Sì.

P: Ma scrivi solo in amarico, immagino..

S: Sì. Però posso scrivere una storia in inglese e fartela leggere.

P: Mi piacerebbe. Poi, se vuoi, possiamo metterla in internet, sul blog di Caritas.

1 ha tradotto, l'altro ha scritto

La storia di Sami

The night was so beautiful. The moon and the stars together shine their light towards earth. Now I found myself on one narrow road. The road has the shape of a cross. Only this place was light full and the other part of the earth was so dull.

I start to observe my surrounding. There are a lot of people around me, but they aren’t on the road which I stand on. They move here and there in the darkest part of earth. I throw my eyes in front and I saw one guy who stand at the edge of the road. The man was dressed unusual. He was covered by a strong rays of light. I have never seen this man before in this big city. At the moment he showed a warm smile to me and said that “Now you are on the right track... Come to me then we will getting together!” pointed the small door behind him.

What he wants to mean “Come to me and we will getting together”?! I don’t know! I saw my surrounding once ... those people are still walking in the darkness. I put off my eyes from them and I look that person again... he still smiles and lift up his hands. He looks like a person who waits his lover in suspension. I can read his mysterious adore from his eyes. I don’t know why at the first time I want to join him.

Now I start to walk one step towards him. But I hear strange voice behind me. The voice comes out from those people who walks in the darkness. I scared a lot and I stopped myself on the track then I hold back myself one step...

At this moment some sweet and strong words are coming out from the person’s tongue: “You are mine and I call you by your name”, said the man. At this moment I ask myself: “Who am I?” and “Who is he?”. Yes! I am Christian so this man might be Christ! But I’m not sure enough.

I don’t know why and how come both but both fears and happiness shadows on me. All the things look like dream for me. I don’t know what shall I suppose to do. At this time that guy add more words to me “I’m the truth shepherd, the meaningful life and the right track to my father’s kingdom”, said the man.

I can’t hold myself back from his calling; his words touched me a lot and so I decide to join him for the second time. I start to walk towards him... But the people of the darkness start to shout... a great noise... “Come to us... We will give you your father’s land & kingdom... come... come to us!...”. But I don’t want to stop my legs walking towards the man who stood in front of the small door.

Some people of the darkness lift their hands towards me and try to catch me & also they want to hold me back to them. I can’t continue my walks towards the man. So I come back to my first point then I put off my eyes from them and I turned my face to the man. He was smiling and his hands were lifted up. “Look at my wounds”, said the man. His hands and his legs were wounded. My heart treated a deep sadness & my eyes start to weep. Everything makes me confuse but in the middle of this confusion I told to myself that now I must be in his hugs. The most difficult decision!

I start to walk on the crossroad for the third time. The first step of this big and difficult journey. Till now I told to myself repeatedly that I must to do it! ... Now I reach at the half of the road. The people were shouting on me, but I continue my walk towards the man. Suddenly, those people keep themselves silent... I smelt a pleasant perfume that I had never smelt before, I turned my face slowly... Oh my God!! How a beautiful girl?! I can’t believe my eyes.

She smiles to me... her teeth was cleaner than the polar ice. She gave me a sign in order to follow her. I turned my face to the previous man for a moment. He still smiles and his hands were lifted up... his hopefulness makes me amaze but I don’t want to spent more time with him. So I turned my face back to my beautiful lady.

When I start to went towards her she also went to the darkest part of the earth. We continue our journey in such away... Finally I left only one step to be the member of those people who are in the darkness. At this moment, the man start to talk and he adds some words again. I thought that these words are may be the last words of the man. “I know what have you done! I know that you are neither cold nor hot. How I wish you were either one or the other! But because you are LUKE WARM, neither cold nor hot, I’m going to spit you out of my mouth.”, said the man.

Now I hold back myself and think that how he can know all my secrets and my falsity in the life of Christian. So all you Christians nowadays our will to follow Christ is like this. Our final decision to carry the cross of Christ is so weak. But today, Christ gives us one more chance, one more year and one more calling of decision. So please let’s use this one more chance, this one more year of mercy & let’s give a replay for his loveable calling to our soul.

Sammy, picolino news service




Sami's story

Quella notte era davvero suggestiva. La luna e le stelle insieme spruzzavano luce verso la terra. Allora mi trovavo su una strada stretta a forma di croce. Solo questo luogo era luminoso, mentre il resto del pianeta era bigio.

Inizio a osservare ciò che mi circonda. Ci sono un sacco di persone intorno a me, ma non si trovano sulla mia strada. Si muovono qua e là nella parte più buia della terra. Ho gettato lo sguardo davanti e ho visto un uomo che stava a un capo della via. Era vestito in modo inusuale, coperto da spessi raggi di luce. Non l’avevo mai visto prima in questa grande città. In quel momento mi mostrò un sorriso caloroso e disse: “Adesso tu sei sulla strada giusta… Vieni da me e entreremo insieme!”, indicando la piccola porta dietro lui.

Cosa vuol dire con “Vieni da me e procederemo insieme!”?! Non lo so! Mi son guardato attorno un’altra volta… quella gente seguitava a camminare nell’oscurità. Distolgo gli occhi da loro e guardo ancora quell’uomo… lui sorride e solleva le sue mani. Sembra una persona in attesa del proprio amato. Posso leggergli negli occhi la sua misteriosa adorazione. Non so perché dal primo momento desidero seguirlo.

Adesso faccio un passo nella sua direzione. Ma sento una strana voce dietro di me. Proviene da quegli uomini che camminano nelle tenebre. Mi spaventai molto, mi bloccai e trattenni il passo seguente...

In questo istante dalla gola dell’uomo mi arrivano alcune dolci e forti parole: “Tu sei mio e io ti chiamo per nome”, diceva. Allora mi chiedo: “Chi sono io?”, e: “Chi è lui?”. Sì! Io sono cristiano, quindi quest’uomo dev’essere Cristo! Ma non sono molto sicuro.

Non so né perché né come arrivino insieme, ma paure e felicità piombano su di me. Mi sembra di essere in un sogno. Non so cosa dovrei fare. Ora quell’uomo m’indirizza altre parole: “Io sono il pastore vero, la spiegazione della vita e la via giusta per il regno di mio padre”, disse.

Non posso resistere alla sua chiamata; le sue parole mi avevano toccato molto e così decido per la seconda volta di raggiungerlo. Comincio a dirigermi verso di lui… Ma la gente dall’oscurità inizia a gridare… una bolgia… “Vieni da noi… Ti daremo la terra e il regno di tuo padre… Vieni… Vieni da noi!..”. Ma non voglio fermare le mie gambe che camminano verso l’uomo che rimaneva in piedi davanti alla piccola porta.

Alcuni uomini delle tenebre levano le mani verso di me e provano ad afferrarmi; vogliono trascinarmi con loro. Non riesco a proseguire i miei passi verso l’uomo. Così torno al punto di partenza, quando sposto lo sguardo da loro, girandomi verso l’uomo. Lui stava sorridendo e le sue mani erano alzate. “Guarda le mie ferite”, disse. Le sue mani e le sue gambe erano tagliate. Il mio cuore soffrì una profonda tristezza e i miei occhi iniziarono a lacrimare. Tutto mi confondeva ma in mezzo a questo spaesamento mi son detto che ora dovevo essere nel suo abbraccio. La decisione più difficile!

Comincio a camminare per la terza volta sull’incrocio. Il primo passo di questo lungo e complicato viaggio. Fino adesso ho continuato a ripetermi che dovevo farlo! … Ora raggiungo metà della strada. La gente mi gridava contro, ma io proseguivo il mio cammino verso l’uomo. Improvvisamente, quelle persone si zittiscono… Mi colpisce un gradevole profumo che non avevo mai sentito prima, ruoto lentamente il mio viso… O mio Dio! Una bellissima ragazza?! Non posso credere ai miei occhi.

Lei mi sorride e i suoi denti sono più immacolati del ghiaccio polare. Mi ha fatto segno di seguirla. Mi volto verso l’uomo di prima per un secondo. Lui sorride ancora e le sue mani erano alzate… il suo ottimismo mi stupisce, ma non voglio trascorrere altro tempo con lui. Così mi rigiro verso la mia bellissima lady.

Quando inizio ad incamminarmi presso lei, anche lei si reca verso la parte più adombrata della terra. Continuiamo così il nostro viaggio… Alla fine mi rimane solo un passo per raggiungere il gruppo delle persone che sono nelle tenebre. Allora, l’uomo prende a parlare e aggiunge altre parole. Pensai che queste potevano essere le sue ultime. “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo, né caldo! Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei TIEPIDO, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”, disse l’uomo.

Ora io mi fermo e mi chiedo come può conoscere tutti i miei segreti e la mia falsità nella vita cristiana. Così per tutti voi, cristiani di questi tempi: la nostra volontà a seguire Cristo è come questa. La nostra decisione finale nel trasportare la croce di Cristo è davvero debole. Ma oggi Cristo ci offre un’altra possibilità, un altro anno e un altro invito a scegliere. Quindi per favore sfruttiamo quest’ulteriore possibilità, quest’altro anno di misericordia e concediamo alla sua amorevole chiamata dei nostri spiriti un ennesimo tentativo.

Sammy, picolino news service

venerdì 14 dicembre 2007

aggiungo un POSTro

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a tavola
Qsto post è vostro. Un vost. Lo catturo e velo mostro da bravo Vostbuster. La comunicazione qua è per forza di cose impari: uno dei 2 termini è un singolo, l’altro è un album: voi. È un joco moderatamente sporco (ma qc1 lo deve pur fare), e consiste nel buttare nel tritatutto una colazione d domande racimolate in giro nelle mail ke ho ricevuto e diligentemente conservato; dove IO lo riterrò opportuno l’autore verrà citato, e per la salvaguardia della sua privacy tralascerò di menzionarne il codice di avviamento postale. Questo esperimento non avrà seguito, qdi v sollievo da una futura scrittura ansiogena con timore d venire così meskinamente citati.

Per provare ke le regole io le fisso io le infrango iniziamo da un sms, invece ke da una mail. Il giorno prima della partenza Luca kiede: “Ma sei sicuro che l’Etiopia esista? io non l’ho mai sentita”; diciamo ke se stessero facendo finta ke l’Etiopia esistesse ed io in realtà mi trovassi in un mega studio d Cinecittà, beh, starebbero recitando bene. L’unica nota alla produzione: qsta orgia di bandiere etiopi covunqe è un po’ spinta.. ho capito ke dovete evidenziare l’esistenza d qsto Stato, ma una resa + discreta avrebbe ingrassato il realismo.

Qua arrivato ho ricevuto una mail ke recitava “Paolo, quand'è che parti allora?”. Interrogativo legittimo (cui privatamente risposi), dal momento che salutai chi vidi e non vidi tutti; però se il soprascritto dubbio lucano fosse fondato, posso rimediare in fretta: prendo un taxi, gli kiedo d portarmi il + fuori da Addis possibile, fino a qdo non incontreremo una strada misteriosamente bloccata. A quel pto scapperei dall’autista a piedi e vedo se mi ritrovo sulla Via Appia o in una pentola.

Alcuni avevano preso molto alla lettera la lettera al Direttore (l’ultima, la e), Marco per tutti s’informa: “La tua pancia ha tremato? Il tuo stomaco ha rovesciato?”. Sìsì. Poca roba, ma intensa. Per gli amanti dei dettagli, pezzetti piccoli. È durato un pomeriggio. Un lunghissimo pomeriggio. Da allora a telecamere spente operatori coatti mi allungano untissimi panini con la mortazza, e posso così a fare a meno dell’esplosivo cibo locale e sopravvivere decentemente. La rappresentanza italiana ad Addis può confermare ke non tornerò deperito (come la storia insegna, l’uomo bianco torna dall’Africa ingrossato); nonostante la palestra ke bella 2 settimane, poi l’ho allegramente bigiata, noiosa; credo d averlo decretato qdo ho visto la faccia del trainer guy (lo stesso ke m’aveva sconsigliato d correre troppo x’ sono magro) ke osservava attentissimo i miei millimetrici joki equilibristici x fare stare il mio romanzo sul manubrio della siclett senza ke dovessi tenerlo con le mani. Un uomo dal collo come il mio torace, se lo cercavi c’era anke l’ombelico a fianco dell’ugola, probabilmente era un trapianto. Basta palestra, ma in compenso mi massacro d freccette.

E le indagini sulle prime impressioni sono riciclabilissime: “Allora come si sta in quel continente???”, kiede una Barby. Riciclo la domanda e pure la risposta: “Incontinente”. Ora dovrej motivarla impedendo a Stefania (donna con cui condivido il piccolo bagno) d raggiungere la tastiera. Beh, basta vedere le mails scritte finora, ma è un approccio comunicativo ke si rincontra in Africa: un’esagerata disponibilità a scoppiare a ridere alla battuta ferengi cui consegue una nostra (mia) incontinenza comunicativa; se ridere è bello ed ogni idiozia ke salta in testa fa ridere, tanto vale allentare i filtri. Torneremo credendo di essere diventati spassosissimi e ci skianteremo con volti cinerei ke ci studieranno perplessi.

Banana racconta (e la sua storia, come spesso, merita): ho appena visto nel computer la gaia e abbiamo anche parlato che storia…ovviamente mi ha chiesto di te come tanti del resto…l’altro giorno ero per terra piangente con un taglio su tre quarti di faccia tre costole incrinate e tutti i vestiti strappati, si avvicina un tizio e mi chiede: “come sta paolino?”, bene grazie rispondo io>>. Ribadisco: anke qua la versione non cambia moltissimo, tutti s’informano un sacco di volte al giorno sulla tua salute, il mio professore d amarico (ah, sì: da un paio d settimane c’è Brooke, un simpaticissimo professore d’amarico) c’ha spiegato ke in Etiopia non si può tanto rispondere skiettamente, x’ anke qdo va male si è nella mani di Dio, e qdi va sempre bene. Qdo ho raccontato qsta cosa ad un mio amico autoctono s’è affrettato a sconfessarla, io la riporto così.

Dall’altra parte Dax condivide con me ed ora con voi dei viaggi cinematografici, oltre a puntuali aggiornamenti sulla distanza ke separa le 2 milanesi: “Interessante che tu riesca ad accedere ai film locali..(anche al cinema?..mi piacerebbe ritrovarmi in un cinema etiope una sera..immagino luce gialla, mura bianche scrostate, poltrone rosicate, caldo e mosquitos..ed un film poliziesco assolutamente nn credibile..immaginario povero eh..)”. Una visione ke perora lascio lì senza perorarla, non sono ancora andato a verificare, timoroso d trovarmi invece in una sala odeon, con popcorn, pubblicità british, sofà confortabili. Finora infatti non sono mai stato in una vera&propria sala cinematografica bensì in spazi (sala conferenza di un centro culturale, teatro universitario) allestiti ad esserlo. Però vi lascio qsta descrizione d Dax, tutt’altro ke povera.

Lele a raffica ci rikiama dalla poesia. “ok, ovviamente ti chiedo come stai come va cn stefania come sta la tua famiglia cosa stai facendo li mangi bene la casa è accogliente fa freddo”. In sequenza: fain fenkiù; bene con i problemi d ki si deve dividere un bagnetto con scarsa areazione (lui); anke la mia famiglia sta bene, tranne ke mia moglie non la conosco un grankè e non abbiamo una lingua in comune, solo figli, 4, nati il mese scorso; lei ci ha tenuto a mettere le cose in kiaro, qua funziona così, e m’ha garantito ke sono miei. Mi sfuggono dei particolari, ma sentiremo qdo inizieranno a parlare, se saranno italiani (e allora miei) o etiopi come la loro mamma, e qdi suoi. Mangio molto bene, sì: da quel giovedì rifuggo il cibo etiope, urlando e stracciandomi le vesti qdo lo annuso. La casa è accogliente x gli uomini meno x gli insetti, ke c rimangono sempre un po’ male. Fa freddo d notte dormiamo con n coperte e fa freddo al mattino nel mio ufficio (non in quello della mia capa).

Gli ingegneri arrivano al sodo: “Ma cosa stai facendo ora esattamente??? Sei già in carcere? O organizzi già orfe (NdP --> ORatorio FEstivo)?”. La domanda di partenza è formulata male: “esattamente” è una parola ke qua ci piace proprio pocopocopoco. La seconda è facile: “Non ancora, ma qdo lo sarò difficilmente riuscirò a farvelo sapere”. Alla terza: “No, qst’estate qcsa del genere, forse”. FOrfè.

Teo non c gira intorno: “Senti la cosa che mi interessa di più dell’africa è: chi cucina?”. Un sacco di gente, anke Stefania sa cucinare, non so perché. Poi il ragazzo kiede qcsa a proposito delle castagne, cui risposi qke post fa. Saluto con un interrogativo d Davide: “come si dice ciao e a presto in etiope?”. Ciao è easy, la prima parola in amarico ke ho imparato: si dice “ciao”, con la “c” morbida, e la “a” accentata. A presto in amarico è + difficile, v scrivo come si pronuncia: “sii iu sun”.

“Ciao”, allora.

Paolo

Ps.. rispetto al concorso “calcial nome”, dove invitavo a proporre titoli x un progetto ke non si farà, segnalo tra le risposte giunte in qsti studios un perdente e un vincitore (il resto una dozzina d pareggi, nn si vedeva una skedina così da qdo il Gioissa era in serie a). Il perdente è tale Emanuele da Vanzeghello con l’impresentabile “Calcio al cuore”. La vincitrice (l'Etiopia non ha gnente da insegnare ai compatrioti d Moggi) è.. mia sorella con “Il calcio fa bene alle ossa”. Sì, il livello è stato così alto. Purtroppo, Chiara, non ricordo in cosa consistesse il premio e non ho idea di dove recuperare qsta informazione. Siamo spiacenti. Ringraziamo i lettori del blog per avere impallato il server colle loro adesioni, n’eravamo sicuri.

giovedì 6 dicembre 2007

velocità

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oggi sarò più veloce del solito....e visti i miei precedenti potrei chiuderla qua!!!

ma voi come state ???

questo lo sto scrivendo unicamente perchè senza un articolino fa brutto soprattutto perchè con il paolo poi mi vergogno!!!!

no alla fine sono interessata state bene? e il tempo da voi, che tempo fa??

oggi qui sembra capodanno.....ma chiaramente non per il clima che è torrido.......ma per i botti!!!!

EVVIVA LA PURISSIMA!!!!

DOMANI ANDRò A CACCIA DI CARAMELLE NACATAMALES E CHISSA CHE COSA MI RAGALANO!!!

basta gridare un po' ......per le strade!!!

ehehehehehehe

ciaooo

ci vediamo fra due settimane!!!

GUAPISIMA HERMOSURA LORY&CO

1000nium ran

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Ho. Qsto sì ke è correre. Vediamo quanti sono 10 chilometri, vediamo se cela facciamo.

Sta maratona si corre ogni 1000 anni: è la Millennium Run. Circa 30000 partecipanti. Io ci sono assieme a una ressa di circa 29999 altri, tra cui la dottoressa Calcaterra con con sorte, la cui sorte lo vorrà sofferente ad un piede. Haile Gebrselassie manca. È negli USA e l’altoparlante, forse x spronarci, ci aggiorna in amarico sulla sua gara. Molti Etiopi, come molti Bosniaci, come alcuni italiani, partecipano alla lotteria della vita: l’ambasciata americana mette in palio annualmente 50000 green card (DV), tipo passaporti x vivere lì, mi spiega Stefania. Costa un bel po’ la burocrazia x iscriversi, ma vuoi mettere? Se vinci ti trovi dall’altra parte dello skermo. E allora ogni anno si cerca uno dei centinaia di negozietti e si riinizia la trafila, con rinnovata speranza. Il corso della fortuna mi sorriderà un giorno, tutti nella propria vita han vinto qualcosa, quel ke conta è non darsi vinti, il corso della vita s’invertirà. Partirà.

Per quante persone nel mondo la quotidianità è attesa? Si aspetta la donna giusta, l’enalotto, il finesettimana, la nave ke t recuperi da qel maledetto isolotto selvaggio. Hailè Gebreselassie no: poco bravo ad attendere, lui è andato in America correndo. 10 km dopo 10 km. Da piccolo la sua scuola si trovava a, da non crederci, 10 km da casa sua (se fosse stata a 100m l’Etiopia avrebbe avuto un centometrista); e allora le mattine dormiva una mezz’ora d + e dopo, libri sotto le ascelle (il fratellino colla scacciacani?) andava a scuola d corsa. Lui ci è arrivato così, in America; non ke c abiti, preferisce starsene qua, ha fatto costruire three big buildings and now li affitta. Una furia di record mondiali, medaglie olimpiche su ogni distanza sopra i 3000 m, fino a cimentarsi recentemente nella maratona. Il mio amico giapponese si è prefissato la missione di incontrarlo (ormai anima gli incubi della segretaria di Gebrselassie) e io gli ho kiesto ke domanda vuole porgli. Masaya mi guarda e la sua risposta mi sbaraglia. Una risposta tanto buona da sbattere in terra (io, non la risposta), come disse la Calcaterra entusiasta di una lasagna, quando ancora riuscivamo a parlare, prima cioè della partenza della Millennium Run. Prima di tutto questo.

millennium RAiN

Un fiume giallo scorre. E non tutti siamo giallonesi, non siamo in una pubblicità, indossiamo solo delle visibilissime magliette gialle. Casomai qc1 non sapesse ki fossero i fenomeni ke si sono alzati alle 7 la domenica mattina pagando 40 birr (3 €, abbastanza) per andare a misurare la città a piccoli balzi. Il fiume giallo corre le vie di Addis. Le percorre una via l’altra. Il fiume giallo incorre nello sguardo miope delle telecamere dell’unico canale etiope, l’ETV; un Polifemo mediatico ke x un paio d’ore poco potrà se non documentare, ed al limite censurare; ma per una volta all’anno non proibire. Il fiume giallo concorre ad esigere un cambiamento. Grida dallo stomaco, indigestione di meles.

La maratona è uno sport kimico: diversamente da Canaan, qua l’acqua si trasforma in sudore. Si farebbe molto prima se (lei tornasse vestita soltanto) distribuissero bottigliette di sudore. È uno sport d coppia: tu e la fatica. Ti inceppa i polmoni, si aggrappa al polpaccio. Se non ce la fai diventa uno sport d scoppia. È uno sport politico: corri per urlare il tuo dissenso. Libertààà.

Art.30, c.1: “Everyone has the right to assemble and to demonstrate together with others peaceably and unarmed, and to petition. Appropriate regulations may be made in the interest of public convenience relating to the location of open-air meetings and the route of movement of demonstrators or, for the protection of democratic rights, public morality and peace during such a meeting or a demonstration”.
Sì, insomma, anke senza afferrare l’inglese, la costituzio etiope garantisce il diritto di manifestare. In verità (recita la legge: x proteggere i diritti democratici, la pubblica moralità e la pace) la manifestazione è tollerata solo in occasione della maratona; e allora lo faccio ank’io: vi racconto la maratona x criticare il governo. Se ki corre può strillare la propria idea è solo x’ si tratta d un evento internazionale con molti ferengi (stranieri) presenti. Tanti nordici, alcuni volano qua proprio x questo happening podistico; qdi le autorità non possono riskiare. Tutt’al + la possono annullare, comè successo 2 mesi fa, con una ventina di minuti di anticipo e i soldi dell’iscrizione nella bisaccia. Ke poi pare ne abbiano già organizzata un’altra, fine dicembre, turismo e soldi x l’iscrizione?

In Italia se non 6 d’accordo col governo scrivi un articolo sul giornalino universitario, organizzi un incontro, cerki in rete informazioni ke diano ragione alla tua lettura del reale. Oppure ne parli al bar con un amico. Non in Etiopia, qua al limite sene parla in casa, dopo avere ascoltato di straforo la radio amaricana (un canale statunitense con un notiziario etiope in amarico) o un’altra tedesca su frequenze libere. Ricorda qualcosa agli europei? Comunque oggi le proteste sono concesse grazie a noi, anke a me, e non so cosa dicano (magari “i bianki a casa loro”? nàà) ma son contento ke possano farlo. Alzano le dita a V, qdo un militare li osserva tiran su anke l’anulare e il partito indicato passa dall’opposizione alla maggioranza; un dito. E con un dito si possono dire tante cose, ma i poliziotti non rimarrebbero imperturbabili ad ascoltarle proprio tutte. Purtroppo la manifestazione intestina alla maratona mi dicono sia in (mara)tono minore (una manifestazzina) rispetto gli altri anni: è (mara)noto ke molti corrono col governo, in senso lato (di sbieco) (ok, basta). Sono pagati x fare da spie e sbirrare i + leader, qelli ke i cori li cantano d gusto, d giusto, d rabbia; ki ha le corde vocali + vibranti, ki gli vibra anke il cardio.

È nell’aria, Paolo. Le persone lo avvertono, alcune sono nervose come cavalli dopati. Me ne accorgo quando mi trovo in giro: le donne possono truccarsi, gli uomini possono mettersi la cravatta, le ragazze possono farsi i rasta, ma gli esseri umani rimangono animali: non mi fregano. Io li vedo + circospetti, + stanki. Qualcosa sta x succedere. Una guerra. Cosa dicono su Internet? Noi non lo sappiamo: l’Eritrea sostiene d essere stata attaccata, l’Etiopia dice che non combatterà a meno ke non sarà invasa. Ke poi in Ogaden si combatte da 1 pezzo, o meglio, i governativi in alcuni villaggi combattono, in altri non trovano uomini armati e si limitano a fare a pezzi l’umanità rimasta. Stupri, Paolo.


Dopo 39 secondi dall’inizio provo a farmi tornare in mente x’ mi accingo ai 10ooom con un pesante marsupio ke ballonzola ovunqe. Aldilà del fatto ke in corsa è ingestibile, scomodissimo, irritante; realizzo a qto sia miele, specie verso i 9 km, qdo se qc1 melo dovesse tagliare sarei troppo provato x accorgermeles. E se lo farò difficilmente sfodererò uno scatto da scoiattolo, uno scattolo. Però c sono le guardie ke guardiano ai lati della pista; ma loro non sono mica dalla parte del cattivo? Eh, qsto è un dilemma da anni70, qdo Guccini faceva concerti cantando determinati valori el biglietto per ascoltarlo costava 10ooo lire (qdi qc1 scalvalcava al cancello, e ciò ke succedeva non era lontanissimo dallo scavalcare per partecipare ad una manifestazione). Vediamo. Ki corre è 1 privilegiato, non solo x avere potuto sostenere il prezzo del biglietto, ma anke x avere avuto accesso ad un livello culturale ke gli consente d esercitare il potere di critica. Ki ruba il marsupio lo fa x’ è misero; sfido kiunque a scommettere ke lui stesso non ruberebbe in nessun caso. Perché il nessun caso talvolta qua si verifica. Il gendarme lo inseguirebbe, magari lo farebbe x senso del dovere, magari x’ se lo acciuffasse vincerebbe punti promozione, magari per senso di giustizia: e se lui è un poliziotto di questo governo, non sempre gli si può kiedere di avere un’opinione a riguardo, giakkè le opinioni d solito si hanno con la pancia piena; e ki va a fare il poliziotto sono proprio i + poveri, ki non ha scelta. E un po’ lo si vede, in qke sguardo smarrito sotto visiere ke stringono l’arma come il grosso alpinista il piccone, il piccolo alpinista il picchino, il medio alpinista il carlo; sono giovani allampanati, in ronda davanti ad alberghi luminosi, a proteggere il politico d turno.

Qualcuno (ke è anke Qualchtre) incise “Non rubare”, e non “Non subire furti”; allora mi kiedo, in un gioco sofistico, protestare per un furto subito è invocare giustizia (ma anke il furto può nascere da un anelito di equità, di una giusta distribuzione delle risorse, di un’etica internazionale ke gestisca le sorti del pianeta facendo tenere la telecamera un po’ a tutti) oppure è infrangere quell’altro, uno dei primi, “Non avrai altro Dio all’infuori di me”? Forzando il ragionamento, anche inveire vs il ladro occasionale potrebbe essere letto come un andare contro il “Non uccidere”... Qdi il primo colpevole del furto sarei io, ke corro con un marsupio con telefonino e makkina fotografica creando una potenziale situazione da borseggio (marsupieggio) x.. boh, 2000 birr. E allora la soluzione sarebbe il cane da guardia e l’antifurto? Il cancello cogli spuntoni e la pistola sotto il cuscino? A parte ke già fatico a correre con mezzo kilo d roba addosso, figurati con un’inferriata. La media di morti per incendi casalinghi nelle case statunitensi è tre volte quella degli altri Paesi: ogni candela lasciata accesa ke infiamma la tappezzeria uccide il triplo ke nel resto del mondo; non è ke hanno gli okki foderati d gabi; bensì perché non riescono ad uscire dalle proprie case, troppo protette (da Beppe Grillo, 2001, “Stiamo talebanizzando il mondo”). Come quella zanzara che in Tanzania aveva scovato il pertugio nella zanzariera: non usciva + (ma ank’io faticavo a venirne fuori). Qualke etiope si domanda x’ l’Etiopia non si faccia aiutare da Bin Laden, tanto infame come Bush non può essere; e questi non sono mai stati al Leoncavallo, e probabilmente (se fossero nati in Italia) non c andrebbero neanke; e se fossero nati in Italia non si kiederebbero una roba del genere.

La gente muore di fame e la responsabile dello sviluppo internazionale plaude l’economia etiope: Britain’s newly appointed Minister for International Development, Shriti Vadera, has described Ethiopia’s economy as “very successful (dal Fortune del 25 11 2007). Forse x’ se non parlasse così gli inglesi in Etiopia rimarrebbero senza ambasciata, comè successo a ki ha contestato i brogli del 2005, comè accaduto agli ambasciatori norvegesi a metà agosto x’ stavan lavorando un po’ troppo bene nell’affiancare i processi di pace tra Etiopia e Eritrea, e tra Etiopia e Somalia.

Alzo la testa attratto da un battimani ke mi guarda: non applaude me ferengi, applaude noi maratoneti. Guarda me x’ sono bianco (ormai lo faccio ank’io, x strada, qdo vedo un rosa lo fisso in automatico, sorpreso). Non m’illudo, non gli devo comprare nulla, qdi il suo sguardo non è un gesto d simpatia. E pperò mi sorride. Allora gli indirizzo un cenno della testa e un pokino accelero. Faccio la curva, la prendo larga, preferisco tenere il ritmo ke non dovere incappare nel gruppone e pianificare traiettorie e frequenza del passo a seconda della velocità degli altri. Distribuiscono buste d’acqua, nonne prendo, non bevo mai durante le maratone. Di solito aspetto la pubblicità. Arriva una discesa, buono, lascio andare le gambe, magari la pagherò ma melo concedo. Non fosse ke al mio fianco skizza, sull’asfalto fradicio di buste d’acqua aperte in corsa, una carrozzella con un tipo divertitissimo destinato alla morte. Beh, lo siamo tutti. Io probabile ke la incontro tra un kilometro.

Invece no, arrivo. Kiedo conferma ai crocerossini (qua mezzalunarossini, è vero), m’indicano un’ultima direzione. Avanzo tra tutti, piuttosto orgoglione, vado a ritirare la mia medaglia d’oro distribuita da un camion. Mi sono permesso perfino uno scattino finale e pure Ceranini sarebbe fiero d me. Verso la fine ero un po’ in frenata, una mano sulla spalla s’informò della mia situazione, abbiamo corso insieme qke decametro, in silenzio. Prima tenevo un altissimo norvegese d riferimento, poi è rimasto un po’ dietro e l’ho perso. Uno che non so ki sia adesso mi pone delle domande. Ki sono cosa faccio come sto dove vivo per qto. Kiede il nro d telefono, ma non l’ho a memoria. Gli do la mail ed è lentissimo a scriverla sul cellulare; vedo Ste e Megd, hanno fatto un po’ d tifo, delle foto e han passeggiato per gran parte del percorso. Allora convinco l’uomo a lasciarmi il telefonino ke glielo scrivo io il mio indirizzo. Così ora avrò la posta controllata dai servizi segret… anzi, ne approfitto x salutarli, le dita alzate a viva.


chi sei?
Potrebbe essere finita, in fondo potrebbe davvero bastare, e sicuramente qualcuno mha già mandato, ma aggiungo anke questo. Alcuni amici esausti al nostro medesimo bar postmaratona ordinano da bere, da mangiukkiare. Hanno solo pezzi grossi (il relativismo.. 100 birr sono 7 €), e allungano al cameriere la banconota verde. Poi aspettano. Poi aspettano. Poi cercano il cameriere, quel cameriere. Che non era un cameriere e non lo rivedranno +.

Sulla via del ritorno, un addisabebiano dal marciapiede opposto vede la maglietta e mi kiede in italiano “Com’era la gara?”. “Lunga”, grido, all’altra parte della strada. Per un’ora e 10' ho corso da solo, e con decine di migliaia di Etiopi stanki. E la stankezza è pericolosa: qdo si è stanki si gestiscono male le tensioni.

Heilà Haile, come fai a correre così veloce?

Sbattuti? 

martedì 27 novembre 2007

Etiòp Twenty

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Un mese fa ero sui Monti d Nava a ridere d Gogol, lo gnomo guardiano d Labirinth, sotto le lungimiranti poiane; avevo nascosto male tra gli alberi a valle un sacchetto di castagne per non portarmelo dietro e temevo ke non lo avrei + trovato. Ora sono a casa mia, sul tavolo; qsto post la boa d un mese. Alla mia sx Stefania mette in atto acrobazie linguistike x sintetizzare in inglese il verbale di un meeting in inglese. È dura convertire ragionamenti impeccabili dall’italiano all’inglese senza peccarli. Ma anche Stefania è dura, e nonna Liliana dice che “Quello che non strangola ingrassa”; non ci siamo ancora strozzati pur mangiando come uomini bianki in Africa, ovvero suini (in rima con Salini, di cui parla tanto la Campagna di Riforma della Banca Mondiale qua). E son fiducioso che l’inglese di Stefania is going to became fatter.

Mi piacciono le classifiche, mi piacciono le classi, mi piacciono le, mi diverte dare i voti, dare un ordine, farmi le top. E qsto post va a mostrare (is going to show, brother!) una bella top. Ah. Prima d leggere Alta fedeltà, dalla prima media compilo minuziosamente un’agendina, con i titoli dei libri letti, l’autore, la data e il voto. A fine anno e a fine decennio i relativi podi. Così con diverso altro e, in effetti non è davvero necessario specificare il diverso altro, basti sapere ke le considero economizzatori cognitivi e ne ho stilate di starvaganti (la digitazione originaria era differente ma ke fascino nomade porta qsta parola?).

L’etiop twenty ke pospongo qa s8 è una sfilata d frangenti ke in Italia probabilmente non avrej vis(su)to. L’unico criterio è il tralascio d episodi prepostati: butto in 1\2 un po’ d emozionale etiope, dove l’emozionato sono io, l’etiope pure e therefore la soggettività è assoluta. Joco sulla consapevolezza ke “ho visto cose ke voi italiani potete anke immaginare” se descritte brevemente.

1. C’è stato un momento, dopo un par d settimane, in cui ho creduto d esserc (c fai o c 6?). Il viaggio era stato facilefacile, gnente jet lag; domati gli insetti, la casa vivibile; Stè aveva smesso d contare le cose ke non so fare e dopo l’assestamento intestinale pareva quasi d sentire la fragranza della quotidianità. Un pomeriggio io ero nel mio ufficio a tradurre l’Annual Plan della St Paul Prison Chaplaincy (l’equipe con cui lavoro), quando nel fiorente cortiletto interno fa capolino una tartaruga gigante. Sara è un po’ agitatata perché la ragazza delle pulizie sta maltrattando il rettile prendendolo a scopate (se avesse avuto gli anfibi avrebbe avuto luogo uno scontro etnico); sara è una portatrice sana d cuoricino verde, e quindi piomba nell’ufficio (ne ho sentite d domande strambe) fiatando: “Paolo tu hai esperienza in spostamento di tartarughe giganti?”. Sara è il mio capo, e ai capi bisogna far credere saper qcsa d tutto e tutto d qcsa, così menziono Morla, l’Essere Millenario, e sto per lanciarmi incerto nella pittura rinascimentale italiana quando la vedo. Pare l’ippopotamo d Radiofreccia, non x le dimensioni quanto per il suo essere fuoriluogo. Non si spiega. Certo, non parla. Dev’essere veramente terrorizzata x il caos ke c’è intorno a lei x’ il suo cervellino (sarà grande come una pallina da minigolf?) riesce a comporre l’algoritmo ke la persuade a effettuare un’inversione a u e a (qte vocali ho messo in fila?) tornare nella sterpaglia. Io la seguo incantato, senza parlare x un buon numero d minuti. Anke dopo ke gli altri sono tornati alle loro scribanìe, io l’ho un po’ accompagnata, stranito e contento. Finché sul suo guscio non s’è fatta leggibile la scritta “Te la do io la fragranza della quotidianità”. Tartaruga gigante, guscio spazioso. Ah, ho poi scoperto che quell’ospite della nostar struttura arcidiocesana si mostra circa una volta all’anno, è timidissima. Stefania ha perso la sua opportunità, s’è lamentata fino al giorno in cui ha deciso d aver visto una scimmia nella nostra via, ipotizzo con zainetto per il laptop e gli okkiali da sole. In realtà oggi una cosa divertente l’ha vis(su)ta: un mulo ha scaricato 2 loffie speziate, precisamente mentre lei gli passava d fianco. Il ke già d x sé sarebbe divertente, ma diventa esilarante quando aggiunge ke quella strada era piena d uomini seduti sui marciapiedi ke smetteranno d ridere nel 2008 etiope. Credo d aver perso ank’io la mia opportunità.

2. Alcune volte per facilitare determinate situazioni puoi provare ad intervenire, ma qdo lo fai devi tener conto dello spettacolo cui rinunci: talvolta le conseguenze ke tu cerki di evitare con la tua mediazione non sono poi così gravi. Era la fine d ottobre quando c rekiamo x la terza volta in una settimana dall’Apple Man d Addis Abeba, l’omino dei compiuter. Non riusciamo a collegarci ad internet ed il Mac d Stè ogni tanto perde i sensi. Le prime 2 volte gli incontri sono stati tendenzialmente insoddisfacenti; specie la seconda volta qdo lui non si è presentato all’appuntamento (in orario d lavoro, nel suo negozio..). ok. Terza volta, qua narrata. La sera prima lo kiamiamo, lui c assicura d avere fatto tutto e kela mattina seguente c saremmo visti in ufficio. Stefania c crede. Tral’altro s’è separata dal suo Mac un paio di giornate x lasciarglielo in riparazione e la lontananza inizia a farsi sentire. Così, tàààc, la mattina arriviamo come 2 guardie svizzere (severe in volto, abbioccate e bianke), io rimango dietro x’ se Stefania mi vede ridere è finita. Come in una storia scritta male lui non c’è. Una donnina s’affretta a telefonargli. E lui risponde da sotto le lenzuola dicendo ke si trova ad un meeting, ieri era andata via la luce, una scimmia l’ha preso a borsate in faccia… insomma, se possiamo ripassare nel pome. Sì, ciàào, Stefania scatta. Vi prego di soffermarvi sulla scena, per come l’ho vista io. Stefania non sta ricordando al venditore al dettaglio il dettaglio dei suoi diritti d consumatrice. Non sta sfogando la sua delusione all’ennesima dimostrazione d inadempienza d un lavoro kera stato garantito come già fatto poke ore prima. No, lasciate stare l’educazione civica, l’antropologia, per favore spostatevi sull’epica. Se contro di lei si accampa un esercito, il suo cuore non teme. Di fronte a Stefania sono skierati gli sciamani del Burundi, gli uomini che in Zimbabwe aspettano giorni l’autobus, i milioni di persone che in questo continente camminano a fianco di una strada; Stefania fissa negli occhi le centinaia d migliaia di donne equilibriste con ceste sulla testa e fagotti viventi sulla skiena. Stefania sta per interrompere tutti i match d pallastrada del Ciad. Stefania con una mano s’appresta a tenagliare a quarti di giro le parti basse dei dittatori africani e coll’altra sventola i fogli excel della loro lurida contabilità. Stefania vuole surfare sul dorso dei cruenti alligatori del Nilo mettendoli alla berlina come neanke lo Zecchino d’Oro aveva mai fatto. Davanti a Stefania non si trova l’ultimo galoppino etiope duna multinazionale statunitense. Stefania si sta scagliando contro millenni di cultura africana. Ora, un appello all’onestà intellettuale: al mio posto, avresti fatto qcsa? Solo ammirazione incondizionata per quelle follie non premeditate ke cadono sotto il nome di genialità. Io sono un piccolo volontario caritas estasiato, quando Stefania parte, scavalca la donnina, sradica la cornetta, e con inglese da manager della General Motors usa unicamente verbi all’imperativo “romano” ruggendo: “Io non mi muovo da qua”. E accade il miracolo: dopo 2 ore usciamo da lì col Mac resuscitato e Stefania soddisfatta. A me l’Apple Man deve ancora trovare un adattatore, ma si sa, magari lo trova magari no. Non nasciamo tutti Stefania e talvolta lo kiamo, eh, credo ci tenga anke un po’ a qste mie telefonate. Di solito non capisco granparte d quello ke mi dice (l’inglese telefonico è un’altra lingua ancora) ma c kiediamo reciprocamente della nostra salute e lui mi rassicura con voce garantista: “Oggi stavo x comprarti l’adattatore quando un mulo ha renzato davanti ad una ferengi e soho skiattato dal ridere”. Sorrido, ci tiene comunque a ribadire la forza di qualcosa che occasionalmente può subire apparenti sconfitte, ma l’akuna matata, il polepole, il take it easy, il polledge non si irretiscono facilmente. Stefania mi fa segno ke le servirebbe il telefono, visto ke il suo computer si collega e lei vorrebbe approfittarne. Ora corro a cucinare fagiolini, ke lei dopo deve uscire presto. Credo che io rimarrò a casa, così posso ramazzarle la stanza.

3. La metà sotto turchese, quella sopra bianca. Procede sbronzo il minibus dove mi sono seduto, ma è la normalità. Un veicolo sobrio (che rispettasse precedenze, usasse frecce, sorpassasse a sx) verrebbe multato. La guida è tanto stressante ke tutti gli autisti masticano foglie di ciat. Siam fermi in coda. Guardo fuori dall’abitacolo, stiam passando mescàl square, dove c’era stato quel tanto pubblicizzato concerto rasta per un anniversario d Bob Marley. Ragazzi giocano a pallone, sarebbe come se a Milano l’Enotria si allenasse in piazza del Duomo, ma d’altronde gli spazi son questi. Il mio occhio individua un ragazzino camminante, anke lui sta seguendo la partita al suo fianco. Un attimo e scompare. Puff. Dio vedo gli spiriti. Cosa c’era nel thch ke ho bevuto a bikkierate ieri sera al matrimonio del cugino d Zed? Ah, no, qualcun altro lo ha visto perché stan fiondandosi verso il punto dovera prima della sparizione. Eh? Un buco? Ah, è uno di quei tombini scoperti, Addis ne è piena e il ragazzino c’è finito dentro di tutta l’altezza. Piangiukkia, ma i salvatori ridono grassamente. Anche a me scappa da ridere. Speriamo non si sia fatto male.

4. Ero qua seduto in sala, sabato scorso. Stavo scribakkiando una mail qdo un suono familiare entra dalla finestar (oh, niente: stra non riesco a scriverlo, il mignolo è troppo + veloce del medio). Qsta è solo per i marci marciatori; o per chi ha letto il sa cammino. Pazzesco. Non ho spiegazioni. Neanche una piccola. Peraltro qua gli psichiatri parleranno amarico e hai voglia. Dalla casa a fianco, al massimo. Una delle canzoni di qsta estate, quella del pinguino, della sfinge, del cameriere. Ma in inglese, credo, cmqe non in italiano. Istintivamente cerco Assunta. 2° voi cosa ho fatto? Scontato. E dopo ho tenuto il ghigno per ore.

5. Risale ai primi anni d’università la decisione solida d rispondere esaurientemente alla domanda “Come va?”. Poi sono stato ad Addis Abeba. Dopo una settimana ad auariu rispondo con au ar iu ed in contemporanea si biascica fain. Fine. Già, fai conto ke all’inizio c’è stata una volta ke mè stato kiesto come stavo, io ho risposto lungamente, e il commento è stato: “Mmhh.. and au ar iu?”. Non è ke il mio interlocutore conoscesse solo quelle parole in inglese, è ke qua è così. Un bivio davanti a me: ora gli ripeto parola x parola la risposta d prima; ora gli rispondo esattamente il contrario. “Fain. End iù?”.

6. Di calcio giocato neanke a parlarne; o forse solo a parlarne. Ho comprato un pallone, mi faccio qke palleggio, ma la cultura locale vuole ke nei pokissimi spazi a disposizio ci si sfidi solo a scommesse e qdi saltino le ginokkia con una certa facilità. Di calcio visto qua è tutta premier, divisi tra Arsenal e Manchester, guelfi e ghibellini ma con gli stessi colori. La maglia in assoluto + gettonata è quella di van persie seguita da quella vekkia d henry. Il derby della Madonnina vede 5 magliette dell’inter a 4 del milan, di cui 1 adriano, 1 stankovic e 1 kakà; pare ke qst’anno vada così. Presumo x fisionomia (e vedo ke nel catalogare i bianki incontrano gli stessi problemi ke trovo io con loro) sono stato accostato a Lemhann (!) e a Ljungberg. Una Domenica Scelsi d farmi Liverpool Arsenal. Il mio amico kiama un suo amico ke c tiene i posti intimandoci d affrettarci: la partita inizia alle 7, e sono le 4e30. Neanke x andare a San Siro ci si muove con tale anticipo. Peraltro il cinema universitario si trova a 4 minuti 4 da casa mia, ma obbediamo. Paghiamo un biglietto (30 cent d euro) e facciamo il nostro ingresso in una sala cinematografica completamente affollata d ragazzi seduti in ogni dove. Dove? Dovunque. Ordinati e silenziosi a guardare il match precedente. Ovviamente fino a quando non entro io. Per qualche secondo quelle ke credo siano non meno di un migliaio di teste si girano per studiare i miei movimenti. Temo ke la mia camminata affollerà i loro discorsi almeno fino al fiskio d’inizio. Poi Martino Laursen, ke non perde le vekkie abitudini, impostando l’azione, inciampa in un tronco invisibile, così tutti si rivoltano. Compreso il nonno di Laursen, nella tomba. Prendo il posto ke m’è stato conservato, ringrazio l’amico dell’amico, auariu auariu fàin fènkiù. E colo nella seggiola. Dovrò anke scegliere ki tifare, ma ovviamente per un milanista la scelta non si pone tra Arsenal e Liverpool, qto tra Arsenal e Manchester. L’umidità è a livello d foresta pluviale (?), alla presentazione delle squadre ci si sgola serenamente. Ai 3\4 d’ora il mio amico mi kiede d uscire per respirare ke non sta troppo bene. E fuori ke t trovo? Almeno lo stesso nro d ragazzi, seduti in file davanti al muro, dove la medesima partita è proiettata meno nitida e senza audio. Il sortilegio del calcio. Per la cronaca, Gerrard e Fabregas per uno spumeggiante pareggio.

7. In un carcere la poesia: un uomo, responsabile dell’accudimento dei fiori, ke quando si sposta posa il cappello dove vuole andare dopo, così si ricorda di andarci e prepara gli altri ai suoi futuri movimenti. Così mi vede, mi saluta, adagia il suo copricapo al mio fianco, bagna i fiori e poi ritorna.


Too little Miss Sunshine (ma è una delle più anziane)
8. Sfilata di bellezza di ragazzine d 6, 7 anni. Con mossette, okkioni e abitini. Beauty context organizzato dalla scuola cattolica, suore&preti, per l’Ethiopian Students Jubilee. Little Miss Sunshine è lontana, ma s’intravede. È un modo d vivere la festa ancora fuori da categorie d giudizio, per me. Non per un mio adulto amico locale: “This is the globalization, my friend. Each year it’s worst”.

9. Quel sabato era stato uno di quei giorni che non avevo voglia d kiedere. Ce l’avrei fatta da solo e d’altronde la missione era agibilissima, Stefania la compie tutti i giorni: arrivare a Piazza, il centro d Addis. Due minibus: il 1° per Bole (preso, semplice); il 2° da Bole. Bole (nome dell’aeroporto ke battezza così anke una strada, un centro commerciale e tutto un quartiere) è un formicaio brulicante intorno a me, maskio d formica bianca. Decine di minibus s’aggirano per qsto parkeggio all’aperto, nessuno per Piazza. Uno sì, bene: salgo, aspetto, cambia destinazione, scendo. Dopo mezz’ora un altro: pieno, non riesco ad infilarmi. Ad un certo pto, esasperato, salto sopra un pullmino qualsiasi dicendo al cokkiere: “Portami via, l’Australia va bene”. Dopo qsta ora d smarrimento esistenziale, capisco grazie ad un aiuto da casa ke sta andando in una direzione buona, e smonto vicino a Mescal Sqare. Verso essa cammino impetuoso, maglia uld rui pablo con manike tirate su, jeans sgualciti. Finisco addosso ad un tipo, sorry sorry, ci prendiamo la mano, lui non mela molla, affettuoso, mi dà anke un piede, lo appoggia sul retro del mio ginokkio. Sorrido beota, un nuovo saluto etiope? Un suo compare prova ad intrufolare la mano nella mia tasca opposta. Non è il caso d lasciarmi dei soldi, non t preoccupare, non mi sono fatto niente. Sorrido ancora qdo i 2 desistono e fuggono via. Allora comprendo; cos’è successo e anke cosa non è successo. Qello ke non mi torna è x’ abbian desistito se non mi avevano ancora preso il portafogli. Mi guardo la tasca tutta scucita: il ragazzo non è riuscito ad infilare la fenditura giusta. Mi kiedo se è solo demerito suo o anke involontario merito mio; magari il mio sorriso li ha spiazzati, tipo ride x’ adesso si trasforma e cincendia, manco fossi Ato Torcia. Ma come non è giornata di domande, neanke le risposte passano da qua oggi. Vado a Mezcal. Degli amici hanno già atteso a sufficienza e un giapponese, un autista travestito da manager e un architetto libanese hann ormai iniziato a pranzare.


Minibus
10. Entrare in 1 locale serale, musica birra biliardo, e trovarv dentro solo uomini bianki e donne nere, come se un dio bambino avesse scelto di rendere la pigmentazione cutanea un attributo di genere. O qdo siamo entrati in un negozio d artigianato locale suggerito dalla Lonely Planet e dentro vi abbiam trovato coppie d ferengi (bianki) col portafogli in una mano e la loro copia d Lonely Planet nell’altra.

11. Ho partecipato alla messa amarica; rito etiope, fortemente influenzato da quello ortodosso. Un’immersione atona d 2 ore con l’Eucarestia distribuita sotto 1 ombrello viola decorato con pizzi. Peso. Ne scriverò, ma la Chiesa Cattolica, specie ad Addis, risente un po’ dello status d minoritaria, e si arrocca in liturgie faraonike scacciagiovani. Qc1 resiste, mi spiegano ke c vuole rispetto x le tradizioni. Fate conto ke l’età mentale in parametri italiani d un mio giovane amico è di 10 anni superiore alla sua età anagrafica 2° la scienza d www.nienteansia.it/test/test-eta-mentale.html. Conoscenza d usi&costumi, telegiornali, rispetto assoluto degli anziani. Ma è questione di mesi, prima o poi li globalizzeremo.

12. Il controllo della mimica facciale è una caratteristica a volte in lotta con la spontaneità; ma torna utile quando invece la reazione istintiva offenderebbe. Va stipata nella cartella bugie a fin di bene, verità potenzialmente velenose trascurabili, battute strozzate x evitare malintesi. Un uomo vestito investito d una relativa autorità partecipa ad una riunione pseudo ufficiale mandando in esplorazione un dito nel naso, appallottola il reperto speleologico e scaglia missilino plasmato vs la parete. Naturalissimamente. Un diktat nella mia testa: se guardi Stefania è finita, facciamo la valigia beppe, andiamo a Berlino ke anke a Milano sarebbe dura rimanere, il Colmegna conosce tipi ke t rintracciano in 7 minuti 7. D solito t trovano qke minuto prima, t convincono a fermart, estraggono una cicca e se la fumano fin qdo l’orologio d’oro ke portano al polso non scocca il 7° minuto. Non puoi ridere non puoi ridere. Mano davanti alla bocca, okki lontani da Stefania e dal bombarolo, guardati le scarpe e pensa alla morte. Uff.

13. Non avrei mai detto ke nel 99 in Sudafrica sarei entrato in un cinema domestico con impianto dolby e il lettore dvd. E invece.. Perché, chi avrebbe immaginato che in Bosnia avrei jocato alla Play? Anzi, qti sfottii mero preso alla partenza? E poi.. E se un mese fa m’aveste kiesto cos’era l’aerobica? Fantozziana, anke sel meglio rimane il tapirulàn da corsa. Si corre per prendere il tram, si corre per fare tana libera tutti, si corre per raccogliere quel lancio tanto educato di cui il terzino destro t ha onorato, si corre x fuggire dalla polizia (vicinanza al popolo kel 18 a genova si rincontra). Qua invece corri e rimani fermo. Non cela posso fare a capire. Corri per correre. Cioè, tipo, quando vai a correre su una passeggiata ligure, corri per correre, ma non 6 così vicino al senso di quello ke fai: il mare t parla, incroci i bambini in bici e gli anziani ke percorrono il marciapiede con i piedi e la loro vita con la memoria. Qua corri e basta. Intorno a te non scorre niente e non c’è nulla d davvero interessante da guardare, e poi soprattutto devo rappacificarmi con l’idea ke non vado da nessuna parte. Fino a qdo l’altro giorno non sè inceppato il tapìrulàn. E indovina chi ha proseguito la sua corsa, pensando alla maratona ke avrà luogo a fine mese, finendo praticamente contro la macchina?

14. Ragazzi (ragazzo + ragazzo) ke camminano abbracciati teneramente tenendosi le mani, accarezzandosele con naturalezza, esprimendo la loro amicizia. In Etiopia l’omosessualità è socialmente ostracizzata, e la manifestazione dell’affetto amicale assume qsta fisica modalità.

15. Tornando da una cena presso i sacerdoti d San Michael buttai un okkio all’orologio della coolcar d Zed (una rossa toyota corolla, con uno switch interno ke x selezionare l’atmosfera interna: “cool”, un po’ coatta o “hot”, romantica), leggere 2e30 e pensare”Mi pareva fosse tardi, difatti sono stravolto” e scoprire kerano le 2e30 in orario locale, ovvero le nostre 20e30.. Sarà l’altezza sarà il lavoro, ma svengo otto ore fisse a notte, ol giorno dopo l’inglese non riesco proprio ad andarlo a pigliare.

16. Passare per strada a fianco delle conseguenze d un incidente mortale, un pedone è stato investito. I passanti, a decine, fermi, increduli, con le mani sulla testa.

17. I virtuosismi con l’inglese, che scatenano l’ilarità incontrollata dei miei ascoltatori. Ieri per telefono ho detto ad un mio amico che Stefania m’aveva informato che aveva la varicella, il chicken pox. Solo che ho confuso l’espressione “chicken pox”, imparata mezz’ora prima, con “chicken pocket”, e praticamente gli ho confidato ke sapevo ke lui teneva una gallina in tasca (stile munchkin o ratman); quindi le persone con cui mi trovavo sono esplose a ridere senza ritegno, e beh, siamo andati avanti così minuti, senza ke io riuscissi a parlare.

18. Al mattino molto presto e a mezzo pomeriggio l’invasione delle strade da parte di eleganti frotte di ragazzini bicolore, a seconda della scuola d’appartenenza, oltre alle ormai consuete parate bovine, ovine, b e di Dida. La divisa scolastica per molti è il vestito migliore, ed anke un consistente investimento familiare.

19. La violenza dei poliziotti scatenata contro alcuni ladruncoli sgamati. Manganellate sul corpo e sberloni in viso. Da ex responsabile della polizia municipale di Rho e da giovane ne resto turbato.

20. E poi gli incontri per strada. L’autista disoccupato che mi kiede se non ho un lavoro da dargli, il protestante che chiacchiera per mezz’ora sulla situazione politica etiope, il ragazzo che dice di conoscermi perché m’ha visto in giro.

Ultima annotazione, so ke Teo se lo kiedeva: le castagne c’erano.

Ato Paolos

è con indomito coraggio che mi impossessai del pc

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ciao compagni di un'altra dimensione....

lo so lo so.... era ora vero???

bhe non so voi ma qua ci svegliamo alle cinque di mattina tutti i giorni.. e vi giuro l'ultima cosa che hai voglia di fare quando torni a casa è metterti davanti ad una scatoletta accesa...

a distanza di un mese il senso di colpa non mi lascia dormire... notti insonni (più che senso di colpa direi caldo infernale... e siamo nella stagione più freschina) passate immaginando le vostre vite....(che drammaturga!!!)

e così ho deciso: è giunta l'ora di scrivere di me.... di noi che siamo nel caldo soffocante di un Nicaragua che dicono avanzi, però molto molto lentamente.

BUONGIORNO NICA

sveglia ore cinque;

cavolo anche stamattina la tienda di fronte ha la salsa a tutto volume; noo potrei dormire ancora un pò! colazione... cammino scalza.. polvere... troppa se penso che Elisa si rilassa pulendo casa (questa indubbiamente è una fortuna verdadera)

..non riesco ancora a svegliarmi del tutto; alle cinque e trenta siamo alla parada della trece... che come tutte le mattine arriva superando il muro del suono.

l'autobus quasi non si ferma e tu ti lanci letteralmente sull'autobus ostentando riflessi che sono dettati dalla tua buona stella piuttosto che da una dote vera e propria... il cassiere/urlatore/collega dell'autista si adopera per aiutarti: ti prende il braccio, ti urla in faccia, la tua faccia addormentata, DALE DALE!!!! perchè più sono veloci più gente rubano alle altre rutas....

a volte sono più carini.. ti lanciano sull'autobus con due belle manate nel sedere.

Alla velocità della luce si sparano verso Ciudad Sandino... non so ancora se è un bene che le strade di Ciudad Sandino siano un misto di buche fango e polvere... almeno vanno un pò più piano... ma alle sei con ancora morfeo che ti svolazza sugli occhi tutte quelle botte ai reni........ non so voi che ne pensate??

arrivate a Nueva Vida le nostre strade si dividono:

io nel solare e ristretto Guis  loro nel Redes...

il GUIS è un centro che ospita un'ottantina di ragazzi tra i 3 e i 25 anni con problemi di natura fisica o mentale

Non ho ancora un progetto di lavoro vero e proprio per ora sono stata un jolly... ho fatto la supplente, la maestra di appoggio... tra le attività quella di insegnare il burrito di belen... una canzoncina navidena, a un branco di ragazzi tra i 13 e i 17 anni... un'esperienza fantastica... per non annoiarli li facevo ballare...

ma in realtà non è così importante quello che ho fatto... tutte le mie energie ora sono nelle relazioni con i ragazzi e con la equipo de travajo...

e soprattutto volte a conoscere meglio le compagne di viaggio..... così al ritorno da una estenuante giornata di lavoro iniziano attività ricreative come: LA DISCOTECA!!!!

Ecco questo è un capitolo a parte.... qui ti invitano a ballare, non come in italia, qui non ti puoi sedere cinque secondi perchè ne arriva un'altro.... bachata, reggetòn, salsa, merenghe... il mio ultimo cavaliere aveva poco più di diciassette anni.... però ballava benissimo... poverino non so quante volte gli ho pestato i piedi...

altra attività: sorseggiare una birra (la migliore per ora è la victoria) al comedor mangiando banane: banane tostate, banane fritte, banane lesse: non ho mai mangiato così tante banane....

hai voglia di uno spuntino?

banane!!!

e l'aperitivo? banane ovvio!!

mi mancheranno le banane...!!

ma per essere sinceri a parte i fine settimana che sono volti alla scoperta del territorio.... siamo così stanche che spesso alle 8 di sera ci fiondiamo a dormire per essere fresche e attive per una nuova giornata di lavoro! 

un bacio chicos

LORY

mercoledì 21 novembre 2007

Calcial nome

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Con l’autorità conferitami dagli Altissimi Responsabili Caritas indico il concorso “Calcial nome” privo di qualsivoglia scopo lucrativo avente la finalità di reperire un titolo ad un progetto in corso di formulazione nell’Area 17 (grande 1\3 della + nota Area 51, ma in compenso sfortunatissima; soprattutto nel compenso).

i want u
Trattasi, per le poche informazioni che m’è concesso di rivelare, di un piano mirante a portare in terra etiope una società calcistica desiderosa di investire nel sociale di questo Paese mediante la pratica sportiva ma non solo.

Il nome cui aspiriamo (hhh) dovrà shakerare semioticamente la componente calcistica con quella sociale, nella peggiore tradizione della pubblicità progresso; potrà avvalersi dell’idioma italiano ed essere composto da un misurato numero di parole.

Giuria incontrovertibile del concorso sarà composta da Dell’Oca tra i pali (x evitare papere?), Maffi, Cardinale e, in attacco, Cascatella, ke un rigore lo rimedia sempre, anni&anni d’aerobica x imparare a cadere senza farsi male. In panchina Boh. L’appello è aperto a umani, animali, vegetali, pitali, esseri in attesa di indulto, di eutanasia, di essere, di comparire da Maria Costanzo.

Mi rivolgo in prima persona, io, ai membri della setta segreta degli ADF. Codesti membri vanterebbero nel loro DNA un certo esercizio con tutto ciò ke punta a frantumare il significato (e non solo quello) in una postmoderna entropia di sensi e a guardare alla stessa dal proprio punto di vista emettendo ammirati il belluino muggito “OOOOO”. Ke esaltino i loro piroettanti neuroni!

Meno fiduciosi in una risposta dal silenzioso lettorato del blog, invitiamo un po’ tutti ad aderire: diversi stili compiaceranno differenti elementi della giuria (anagraficamente e graficamente alquanto disomogenea). Per incoraggiare l’ingravidamento di un’idea, deposito qua a fianco alcune ipotesi ke stiamo vagliando: segna & sogna, tiracimporta, dài un calcio alla povertà, in porta il tiro importa la vita, fame di goal, fallo per noi (il mio beniamino, cambiabile in fallo per loro). Il calcio sociale offre molteplici appigli x joki d parole.

Pur passando dalle mie dita il tutto è assolutamente serio e pregno di fondamenta. Il compenso sarà sfortunatissimo, ma inseribile nei vostri tanto bistrattati Curricurriculi Vitae: la nostra stima espressa in un riconoscimento cartaceo prodotto in Etiopia riportante i nostri autografi. La rivoluzione d qsto post (il peggiore ke hai scritto finora! NdCardinale) consiste nel concedervi (noi generosi) di interferire concretamente colla nostra attività in loco. Ke ha un ke di strabiliante, a ben pensarci: in fondo stamattina tu andando in ufficio sei passato a fianco di una studentessa ke portava il suo cane a fare 4 passi mentre io andando in ufficio son passato a fianco di una carogna di cane in decomposizione da 4 giorni; la studentessa una trai 1200 morti di AIDS nel 2003. Il tuo capo legge il Financial Times, il mio legge la mano.

This is the globalization, my friends.

Ato Dell’Oca


ash & sara in un momento qsiasi della loro sobria quotidianità

lunedì 19 novembre 2007

KOROGOCHO E KIBERA...

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Ciao a tutti! Oggi vi racconterò dell'incontro e della visita a Korogocho e Kibera. Qualcuno si domanderà: “Ma chi sono sti due?”. Altri mi sembra già di sentirli diranno: “Ah i Renzo e Lucia del Kenya oppure forse Al Bano (ma come si scrive?!?!) e Romina?”. Altri ancora, i più esperti avranno invece già capito di chi parlo.

Diciamo che entrambi hanno ormai una trentina d'anni e mentre Korogocho è un po' più basso e tozzo (come si dice...fai prima a saltarci sopra che girarci intorno), Kibera è veramente enorme tant'è che se sapesse giocare a Basket sarebbe stata il primo acquisto nella mia squadra durante il mercato di Gennaio...

In comune hanno due caratteristiche per le quali direi non vado pazzo...:1)Non hanno un gran cura per l'igiene personale e l'odore che emanano standoci vicino non è sicuramente dei migliori...;2)Il tono di voce è un continuo alto e basso, piano e forte, alcune volte gradevole altre volte assordante...insomma avete presente Serse Cosmi...

Bene queste due baraccopoli o slum...ah mi ero dimenticato di dirvi che non si trattava di due persone...sono le più “importanti” del Kenya.

Kibera è sicuramente la più grande e contiene 700/800 mila persone, mentre Korogocho è la più famosa e in un' area di circa un Km quadrato ne “ospita” circa 180 mila...

Le nostre guide all'interno di questi immensi labirinti sono stati Sr Emilia (Missionaria della Consolata) che dal 2003 segue un progetto all'interno dello slum di Kibera e Padre Daniele (Missionario Comboniano) che da ormai qualche anno vive a Korogocho.

Ora potrei mettermi a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che ho visto ma sarebbe come dire...un po' lunghetto...perciò vi mostrerò solo alcune diapositive di quanto osservato.

Allora all'ingresso di una baraccopoli sembra di essere al mercato, ci sono “negozietti” ovunque dove puoi trovare frutta, verdura, carbone, pezzi di ricambio, polli più o meno allo spiedo, scarpe, magliette...

Man mano che vai all'interno, a fianco della “via principale” iniziano ad aprirsi delle porte sospette e spiando vedi dei vicoli scuri e interminabili...è li che vivono gli abitanti degli slum.

Ci addentriamo in una di queste viette per andare a visitare una famiglia, ma prima di incontrarla faccio conoscenza con qualcosa di più doloroso...infatti distratto da un bambino mi giro per salutarlo e quando mi rimetto sulla retta via...BANG!!..tiro una clamorosa testata contro qualcosa che spunta, alzo la testa e per fortuna era solo un pezzo di legno e non il tetto di lamiera....mi tocco la testa ma non sembra nulla di grave, solo un graffietto e qualche goccia di sangue...mamma tranquilla sono sano e salvo...l'acqua ossigenata delle suore, scaduta dal 1998, ha fatto miracoli!!!

Finalmente entriamo in “casa” e appena metto la mia testa dentro rimango accecato dal buio...dopo qualche secondo incomincio a vedere qualcosa e mi accorgo di essere in una stanza (3mt x 3 all'incirca), senza finestre e dove l'unica presa d'aria è la porta d'ingresso.

Non ho capito bene di quanti elementi fosse composta la famiglia ma il pensiero che anche una sola persona potesse vivere dentro a quella cosa mi ha lasciato senza parole...

Ma lo sapevate che a Kibera passa la ferrovia?

E si, nel bel mezzo dello slum ecco presentarsi un bel binario...io penso:“Vabbè sarà un binario morto!”. Ma Sr. Emilia mi smentisce subito, infatti dopo un  po' di tempo ecco passare due vagoni carichi di terra e persone. La gente e i bambini vedendoli in lontananza si alzano dal binario sul quale erano seduti o avevano riposto la loro mercanzia e una volta passato il convoglio, come se niente fosse ritorna tutto al suo posto.

Proseguiamo la nostra passeggiata lungo il binario e ad un cero punto voltando la mia testa a destra cosa vedo...un bel campo da golf, tutto verde e con gli alberi in fiore che confina con la barricata dello slum...lascio a voi ogni commento.

La messa domenicale a Korogocho è spettacolare e nonostante in vita mia non mi fossi mai alzato alle 6 di mattina per andare ad una messa delle 8 devo dire che ne è valsa la pena. Se si pensa alle loro condizioni di vita è incredibile l'energia che viene sprigionata da quelle persone.

Molto bello è stato l'incontro con Padre Daniele che in 2 ore ci ha fatto una panoramica su Nairobi, sul Kenya e sul mondo in generale che mi ha lasciato senza parole. Raramente mi è capitato di incontrare gente con tale forza e convinzione che porta avanti un certo tipo di discorso e soprattutto in un certo modo.

Li ho lasciati alla fine ma sono senza dubbio la cosa che più ti colpisce in una baraccopoli e cioè i bambini. Ne avrò visti centinaia, migliaia...e tutti o quasi sorridendo mi chiedevano “Auaiu?” che in realtà sarebbe How are you ? ma che detto da un bambino Keniano di 5-6 anni in giù suona appunto un po' diverso...

Diverso è anche l'approccio al How are you?. C'è chi lo dice di sfuggita perchè un po' si vergogna, chi invece più sfacciato te lo dice da lontano e si avvicina bello sicuro con la mano in vista per stringere la tua. Abbiamo poi l'effetto disco incantato dove fino a quando non ti giri e lo saluti l'Auaiu continua e infine gli ultimi due, quello sportivo che ti rincorre e ti salta addosso e quello cannibalesco che dopo averti dato la mano cerca di staccarti a morsi un dito!

Coi bambini la carrellata delle diapositive finisce qui. Ci sarebbe tanto altro da scrivere anche di più forte ma direi che può bastare...

Un commento finale dopo queste visite non c'è...i dubbi sono più delle certezze, perciò ad ognuno le sue conclusioni...

Vi saluto regalando anche a voi un po' di AUAIU e alle prossime news!!!


 

Stefano

giovedì 15 novembre 2007

The Monster's House

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Estratto dal # 48 di Piesse (PlèiStescion) del novembre 2007, p.71-75.


ETHIOPIAN YEAR: THE MONSTER’S HOUSE

Membri -e che membri- della nostra redazione son congelati da un paio d settimane su “Ethiopian Year - 13 months of Funshine”, della Ambros; d loro c frega granpoco, ma pensiamo d fare un servizio alla nazione pubblicando NON LA SOLUZIONE COMPLETA (qella vela depositerà il Babbo di Natale nei collant che appenderete al calorifero), ma alcuni sgami per aiutare i 2 protagonisti del gioco a rimanere in vita almeno un mesetto. Lasciate stare il servizio alla nazione, voi comprate Piesse, voi comprate E’s Y, noi pubblikiamo alcuni tricks, voi comprerete ankel prossimo nro di Piesse (vero?) e noi calciamo il mutuo avanti dun mese. Intellettualmente + onesto?

Pensiamo anke a qelli tra voi ke da un po’ bigiano la nostra carta. Non vene vergognate, venite pure avanti, voi con il braccio corto, signori imbellettati, coraggio.. Tu, tu, sì… anke tu, dài. Cos’è successo? Eh? 6 troppo cresciutello x dilettarti con i videogheims? Hai trovato la morosa? Hai scoperto Ken Follett? Ecco bravo diccelo qua nell’orecchio nostro, così. Ecco, ora ascolta anke tu: porta il tuo orekkio alla nostra bocca, su, non sono Tyson, da bravo. “NON C’INTERESSANO LE TUE AUTOGIUSTIFICAZIONI DA LICEALE”. Ora tene vai in edicola e compri un nro d copie d novembre di Piesse pari a qelle ke hai mancato. Hai trovato la morosa? Come anniversario della prima settimana le regali una consòl (per consolarla), come regalo x il mese la abboni (è un imperativo: abbòna!). Hai scoperto Ken Follett? Lo ricopri e lo lasci lì. Il nostro mutuo dipende da te, non distraiamoci, rimani focalizzato sulla videoludica realtà parallela, per cortesia.

Noi t perdognamo e dopo ke hai espiato la tua colpa t veniamo incontro introducendoti il topic d cui sotto: in Ethiopian’s Year gestisci la vita d Paolo & Stefania (… sì, gli sceneggiatori si sono aperti il cervelletto per trovare 2 nomi così ricercati), 2 ggiovani italiani ke, non si capisce bene x’ (ma tracce biografike salterann fuori in flashback ad hoc come in tutti i titoli affini), sono ad Addis Abeba (in Etiopia, bestie) non si capisce bene a fare cosa. Caratteristike spiccanti: grafica definitiva x realismo, ottimo sonoro, intelligenza artificiale pantagruelica. I personaggi di Fahreneit a confronto sono dei tamagotchi. P&S vanno in giro e provano a fare qualunque cosa tu gli ordini; ke poi siano in grado d fare ben poco può essere frustrante se 6 un GTAdipendente, altrimenti aumenta il livello di sfida. E cmqe c’è il codice “KEGNA” ke, se digitato mentre stai kiamando Maurizio(il misterioso capo d P&S ke, non si capisce bene x’, sta in Italia), t permette d crollare il livello d difficoltà sostituendo ai nostri 2 impacciati prodi 2 + scaltri berlusconi.

Il joco può essere jocato in contemporanea (doppia televisione con Cable Adapter Fissisma) da 2 jocatori, l’età suggerita dalla Ambros è meno d 29 anni e qello ke scrivo ora concerne ESCLUSIVAMENTE la Monster’s House, casa ad Addis d P&S. Il resto lo scoprite da soli o aspettate la tata Soluzione Completa tra un par d mesi, potremmo anke pubblicarla a spezzoni.

Intro ai 2 eroi: Stefania ha l’inglese, la cassa, sa cucinare e manmano ke gira x Addis le si crea in mente la cartina della città (SELECT --> ADDIS). A lei le missioni + delicate, e col tempo afferra anke l’idioma autoctono, l’amarico (?!). Un po’ sbilanciata la sua controparte maskile; magari + avanti verrà fuori, ma all’inizio gli si riconducono appena 2 pregi: attraverso lui si salva la partita (gli fai accendere un computer, gli lasci mezz’ora dicendogli d scrivere il blog e lui salva. Può farlo al massimo una volta al giorno) e affronta gli altri abitanti della casa in maniera vagamente + efficace d Stefania. Entrambi i personaggi se lasciati troppo tempo a far nulla s’intrattengono con attività tendenzialmente inutili, ke gli aumentano leggermente il benessere psycologico. Stefania chatta o si droga d Sex and The City o si fa una doccia, Paolo jocola col diablo o esaurisce le riserve d cioccolato fondante; il suo organismo.



Ora: la Monster’House è una semplice abitazione anke piuttosto carina (poco credibile, ma gli sviluppatori hanno dovuto rispondere alle esigenze d criteri estetici del Grande Pubblico) con cortiletto antestante ke se lo si cura può diventare un giardino bucolico per tartarughine & micetti, se lo si incura si trasforma gradualmente in una discarica, minando la serenità interiore dei 2 + d qto SexandTheCity o il cacao possano ripristinare. Il cuore della MH è il sottotetto: ci si arriva da appena fuori la camera rettangolare (la stanza d P: cmqe sia, ke vela jokiate o vela discutiate, noi della redaz non siamo riusciti a farli cambiare stanze, e qella qadrata e + tranqilla finisce irrimediabilmente a Stèfi) mediante un’apertura nel soffitto, da cui escono solo vibrazioni maligne. Noi non l’abbiamo ancora fatto, ma ci sa ke l’unica soluzio x scoprire un po’ d misteri di lì sopra è far bere a Paolo qke litroz d StGeorge (la birra locale) e fargli chiedere da Stefania: “Ma tu ce l’avresti il coraggio d andare lì sopra?”.

Un altro spioncino nell’inquieto appartamento si trova sul pavimento appena fuori dal bagnetto, per terra: è un tondo del diametro di una buca da golf. Prima o poi sappiamo ke ne uscirà un braccio ke ghermirà la caviglia d Stè, fino ad allora noi c stiam spruzzando litri d spray anti scarafaggi e stiam cercando uno stregone da assoldare x qke macumba preventiva.

Passiamo in esamina le creature della casa: cene sono d elementari come ragni dalle gambe lunghe e scarafaggi rossi: passaci sopra con i personaggi e li pesteranno automaticamente. Nel caso in cui siano sopra pareti, prendi Paolo e seleziona “Usa Ciabatta Con Ragno”: il Nostro si sfilerà la ciabatta dx (sempre la stessa), e sperimenterà qsta violenza casalinga. Ricordati di pulire ogni tanto la ciabatta (Usa Straccio Con Ciabatta), altrimenti dopo qke giorno ke Paolo camminerà sbilenco per le carogne d insetti sotto la suola inizierà ad avvertire malessere alla gamba per la disparità di lunghezze dei due arti, come camminare con un’infradito e all’altro piede una Buffalo 3 cm. Che non è neanke un belvedere.

Possono essere classificati come mostri + impegnativi gli Scarafaggi Volanti, bisogna stargli un po’ dietro ma alla fine si fanno prendere. Elenkiamo ora tre categorie d creature ke x vari aspetti potrebbero inquietare le vostre serene esperienze etiopi. I primi sono gli Scaranafaggi, tanto brutti qto impacciati: trattasi d esseri partoriti dalla mente ammalata dei creativi della Ambros molto lenti, corpo da scarafaggio e zampe da rana, abitano il bagno e incutono un certo spavento soprattutto in Stefania. Una semplice ciabattata gli rammenterà ke le meta creature non appartengono al nostro mondo.

Più spinosa è la questione delle Vespe Assassine: qsti insetti rossoneri lunghi un dito, hanno scelto la veranda di P&S come migliore sede per il loro nido; vanno sconfitte all’inizio della loro opera o sarà troppo tardi. Per una settimana dovete quotidianamente passare di lì con un personaggio maskile (Paolo, o kiedere a Zed o a Ash: differenti tecniche alternate rendono più efficace la disinfestazione), ke tenterà di dar loro fuoco, o le spruzzerà o sradikerà lo skeletro della loro abitazione con un bastone acuminato. Dopo qke secondo, fugare dentro la casa facendo in modo ke qc1 vi kiuda la porta alle spalle; le Vespe Assassine saprebbero motivare il loro aggettivo.

In ultimo i mostri + temibili e anke + diffusi (1,3 al giorno, fino all’inizio d novembre): i Ragni Abnormi. Qsti classici nemici dei protagonisti dei videogioki si trovano in sala, in bagno e nella camera di P, e la loro eliminazione non è automatica. Probabilmente provengono dal sottotetto e dal malefico sgabuzzino, giakkè in un raid coordinato PaoloStefania, la fanciulla ne ha sciolti 5 in botta collo spray acido. Qdo Paolo li trova trai suoi vestiti, deve fare accorrere la coinquilina, la quale lo assiste trascinando lentamente il capo d abbigliamento in qestione fuori dalla casa. Qui va rigirato con il Bastone (Usa Bastone Con Pigiama, per esempio) e presto o tardi il Ragno zampetta verso la libertà di una morte per skiacciamento se sarete veloci a fargli zompare Paolo sopra.

Nella maggioranza dei casi, invece, qsti avversari sono visibili negli angoli delle pareti qdo in orari bui si entra in una delle 3 stanze sopracitate. Come avrete appreso, la città gode di 12 ore d calda luce, e 12 d freddo buio con un escursione termica improvvisa come qella di un presepe elettrico di Mondello. E quando le stanze rimangono al buio, le creature si muovono qatte e guardinghe x paralizzarsi all’accensione della luce (la modalità è la medesima d 1, 2, 3 stella). Bene: l’uccisione in qsti frangenti è + da studiare. Prendete Paolo & Ciabatta, affiancatelo alla parete e pestate; al primo tentativo non riuscirete ad uccidere il ragno ke slitterà di qke cm da una parte. La seconda volta ripetete il gesto direzionando all’ultimo tratto la ciabatta nella direzione in cui prima vera sfuggito il ragno. Oplà. Se Stè è in casa e la fate filmare potrete spedire il tutto al Ministro dell’Ambiente del Governo Zenawi, e prepararvi a conoscere le prigioni etiopi, giakkè si scoprirà ke qste razze sono date per istinte da alcune decine d anni.




Ultima nota: gli insetti sono molti, ed è facile ke ai nostri li colgano anke un po’ di allucinazioni giornaliere. Capiterà loro di prendere a ciabattate pezzi d’intonaco, Stefania si convincerà ke la materia prima del muro sia composta da zampe di ragno.. non vi preoccupate, fateli riposare e bòn. Anke x qsto, qdo combattete con Paolo, Zed o Ash, non rendicontate a Stefania tuttitutti i combattimenti; se siete in cucina con Paolo, e state per esempio lavando i piatti, e cè uno scarafaggio rosso sul muro e non riuscite a trattenervi dallo spetasciarlo colla spugnetta, non è necessario ke poi la collega lo venga a sapere. Sciacquate l’improvvisata arma e riprendete il lavoro: un anno in Etiopia è lungo, dura 13 mesi, non rendetelo ancora + lungo.


Ido Squall