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giovedì 9 ottobre 2014

Nicaragua: " Dio é morto "

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Dov'è la giustizia?
Dov'è la libertá?
Dov'è la caritá?
Dov'è la fraternitá?
Dov'è Dio?
Dove sono i diritti umani?


Il diritto ad avere un'infanzia, un'adolescenza, di vivere con serenitá l'etá adulta... dove sono?
Il diritto di poter scegliere, il diritto di lavorare, di avere un'alternativa alla discarica, all'alcool, alla colla e al machete.


Qui la vita picchia forte, qui la vita ti rinfaccia colpe che non hai, schiaffi che non dovresti prendere, pugni allo stomaco che non dovresti incassare perché non é giusto... PERCHÉ NON HAI DECISO TU!

E tutto questo fa male, fa male al cuore, fa male da morire. Fa cosí male che qualcuno prova piú volte a togliersi quella stessa vita che gli é stata donata, che ha preso il sopravvento sulla propria persona e che ora si prende quel diritto che non ha di scaraventarti con la forza di uno tzunami da una sofferenza all'altra, sempre piú in giú, in un baratro che anno dopo anno sembra sempre piú profondo.

Sará mai abbastanza?
Quando questo ciclone si acconteterá di lasciarti andare?
Quando ti permetterá di riprendere fiato, di respirare veramente?
Quando avrai finalmente il diritto di "Vivere e non sopravvivere?"

Qui ogni difficoltá é piú grande di loro, é piú grande di me, é piú grande di noi...


Andiamo avanti indignandoci e arrabbiandoci ogni giorno per un mondo che NON PUO' e NON DEVE piú permettere queste cose!
E non cercando di cambiare il futuro perchè il cambiamento serve adesso, ora, in questo momento, in qualsiasi parte del mondo tu stia vivendo, in Nicaragua, a Nueva Vida, qui!


Almeno noi, che i DIRITTI li possediamo, abbiamo il DOVERE di continuare a camminare, abbiamo il dovere di crederci anche per chi questa parola non sa nemmeno cosa significhi. Abbiamo il dovere di trasformare rabbia e lacrime in entusiasmo, speranza e serenitá...

Seguimos adelante...


Perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni 
E poi risorge 
In ciò che noi crediamo Dio è risorto 
In ciò che noi vogliamo Dio è risorto 
Nel mondo che faremo 
Dio è risorto.

(Dio é morto, Nomadi)


Un abbraccio forte e un saluto,

Teo

lunedì 19 agosto 2013

Libano - Fili invisibili

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Tornare a casa dopo un viaggio è difficile. Tornare a casa dopo un'esperienza che ti segna come quella che abbiamo vissuto noi diventa veramente complicato.

Un giorno, tornando dal campo profughi palestinese di Dbayeh, ho trovato la "parola del giorno" e la trovo perfetta anche adesso. La parola è FILO. Questo perché percorrendo le quattro strade all'interno del campo non si potevano non vedere. Fili della corrente, fili per il bucato, fili ovunque. Anche a Rayfoun avevamo i nostri fili: per stendere, quello spinato che limita lo shelter, i fili per le collane e i braccialetti... Alla fine anche noi abbiamo tracciato i nostri fili. Le relazioni che abbiamo instaurato con le donne, con i bambini, con le persone che abbiamo incontrato e con le quali abbiamo condiviso anche solo un sorriso, come per esempio le donne siriane con i loro figli a Beirut, con cui l'incapacità di comunicare era evidente, ma, con un semplice gesto, siamo riuscite a scattare una foto insieme, sono i nostri fili, invisibili agli occhi, ma visibili con i gesti, i sorrisi, con il cuore.



È stato un cantiere particolare. Intenso, profondo, purtroppo breve. Un cantiere dove i fili tra le persone sono così stretti che la felicità e la tristezza degli altri diventano anche le proprie, dove anche un piccolo gesto ti fa sentire accolto, a casa.

Allo shelter ho avuto la possibilità di sperimentare un miscuglio di sensazioni così diverse tra di loro, ma di così profonda intensità che il filo che partiva da me sembrava così corto e poco forte rispetto a tutto. Solo riconoscendo il fatto di essere uguale agli altri, senza pregiudizi e barriere mi sono resa conto che il mio filo è forte solo se ci sono gli altri. Le donne che vivono allo shelter hanno una forza incredibile che traspare da tutto quello che fanno. Una forza che non è facile da descrivere, che accoglie senza paura, che dona senza timore, che combatte per la dignità e per la propria vita e quella dei figli. Ripensando ai giorni passati, rivivo quei momenti insieme di condivisione delle loro vite, ma anche di gioco, risate, balli, della giornata del salone di bellezza e della presentazione dei propri Paesi, la preparazione della pizza… Tra tutti gli esempi di quanto questi fili siano forti ce n'è uno che mi emoziona in modo particolare: l'accoglienza, la gioia, gli abbracci dopo una giornata passata fuori. È stato un momento unico, come se noi fossimo ritornati a casa e loro non aspettassero altro che rivederci.


Posso dire di aver ricevuto tanto, molto di più di quello che avrei mai potuto immaginare. I fili che ho lasciato lì, li porto nel cuore con la speranza che un giorno la vita ci faccia ritrovare. Altri, come quelli con le mie compagne di viaggio, so che li potrò rendere ancora più forti perché abbiamo veramente vissuto un'esperienza incredibile, unica, che ha lasciato qualcosa dentro a ciascuna di noi. Ringrazio tutti per aver avuto la possibilità di vivere questo cantiere… le mie compagne di viaggio, le donne i bambini… tutti. Grazie!
Giulia




domenica 18 agosto 2013

Libano - Un viaggio fatto di persone

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Ho sempre pensato che quello che contraddistingue un viaggio non è tanto il posto in cui si va ma le persone che si incontrano. Dei tanti viaggi che ho fatto non potrò mai dimenticare i volti delle persone e le emozioni che mi hanno dato. Emozioni che rimarranno per sempre impresse nella mia mente e nel mio cuore. Ed per questo che voglio raccontare delle persone che hanno reso anche questo viaggio unico e indimenticabile, iniziando dalle mie compagne.

Martina con la sua cipolla e il suo sguardo indecifrabile.

Denise con le sue mille domande e le sue battute.

 Anna con il viso da diva del cinema e la sua passione per le foto.

 Giulia con la sua insicurezza, che rivedo tanto in me e la sua dolcezza.

 Michela che non ha paura di raccontarsi e di esprimere le sue idee.

Qui allo shelter ci sono altrettante donne di cui parlare e per cui varrebbe la pena di scrivere pagine e pagine. Sono ragazze come me, mogli, madri venute in Libano alla ricerca di una vita migliore o di uno stipendio più alto per poter mantenere i propri figli o in fuga dalla guerra. Si sono ritrovate vittime di un sistema che non le tutela dalle violenze dei datori di lavori, e che non ha siglato l'accordo di Ginevra per i richiedenti asilo.

J. che in momento di sconforto mi ha aperto il suo cuore, mi ha fatto vedere la parte più fragile di sé attraverso le sue lacrime e si è lasciata consolare. Mi ha raccontato della sua famiglia, della sua casa piccolina circondata di alberi, ristrutturata con i soldi del suo lavoro che tanto le mancano. Quando si sente serena le manca ancora di più.

W. con cui ho subito trovato un legame fatto di sguardi e che è riuscita a farmi capire con una serie di battute divertenti la sua condizione allo shelter:  dividere lo stesso letto singolo con una sconosciuta,  utilizzare gli abiti usati perché quelli che aveva sono rimasti a casa della sua "Madame", ossia la sua datrice di lavoro, e non ha più modo di prenderli. Nonostante la sua capacità di ridere su tutte le cose brutte che le sono capitate ha mostrato il suo lato più sensibile (e ha fatto uscire anche il mio quando) con il viso pieno di lacrime ha raccontato di quanto fosse grata a Caritas per averla accolta.

G. che fuma mille sigarette per tenere a bada l'ansia dovuta all'incertezza di non sapere quale futuro ci sarà per lei e per la sua figlia quattordicenne. Mi ha mostrato facendosi capire a gesti che il suo cuore soffre per la figlia costretta a vivere da più 8 mesi nel centro Caritas, senza la possibilità di andare a scuola in attesa di accedere ad un programma di resettlement dell'Onu.

F. e M. madre e figlia con gli stessi occhi azzurri profondi che non possono tornare nel loro paese a causa delle minacce che le hanno costrette alla fuga. Sono nel centro Caritas da circa due anni e non sanno ancora quale sarà il loro destino.

M. che si è scusata per non aver potuto prendere parte ai nostri giochi in modo da poter rispettare il periodo di lutto per la morte del padre. Era in Siria fino a qualche mese fa ed è scappata in Libano dopo che il negozio in cui lavorava é stato bombardato. Non ha potuto essere vicina alla sua famiglia in questo momento di grande dolore perché non ha ancora ricevuto i documenti per poter essere rimpatriata. Si sente in colpa perché pensa che il padre sia morto per la preoccupazione di saperla in Siria durante la guerra.

M. mi ha presa in giro per il fatto che alla mia età non fossi ancora sposata e sosteneva che stessi scegliendo tra due o tre candidati (magari fossi così). Lei di bambini ne ha già due uno suo e uno che é il figlio di una sua amica che è venuta a mancare e del quale lei si è presa cura. Non so esattamente da quanto tempo non li vede.

L. , guerriera dal cuore tenero, tanto schietta e sincera quanto dolce e sensibile. L'ho vista difendere le sue ragioni e piangere per la nostra partenza con la stessa intensità che solo un persona di grande coraggio può avere.

N. lavora in uno degli shelter Caritas, dedica la sua vita a queste ragazze, forse perché per prima ha provato sulla sua pelle cosa significa essere una Migrant Worker in Libano. E' stata un'ispirazione. Fare il lavoro che ami vale più di ogni altra cosa.

E infine i bambini, che volevano sempre essere presi in braccio, che si sono innamorati di forbici e pinzatrici, che si sono addormentati tra le mie braccia e quelle delle mie compagne di viaggio, desiderosi di amore e di attenzione. Alcuni hanno subito le stesse violenze subite dalle madri altri sono vittime ancora più delle madri perché si trovano a vivere in una condizione che non hanno scelto. Ma i bambini riescono sempre a sorprendermi, hanno una marcia in più e riescono a vedere il buono anche dove non c'è.


giovedì 10 dicembre 2009

un anno che ti cambia un bel po'

2 commenti:
Penso a questo blog ormai "defunto". Leggo e seguo con interesse il blog dei nuovi ragazzi in servizio civile perchè so che scrivere è un impegno ed è più bello sapere di essere letti. incoraggia a non smettere sotto l'ombra della delusione che quello che si fa lo si fa per niente. Ogni cosa, anche la più piccola, la più silenziosa, immobile agita il nostro io, ha degli effetti (il famosissimo effetto farfalla!). I momenti di stallo, di passaggio sono spesso i più difficili perchè non riesci a capire quale direzione stia prendendo la tua vita. Bisogna avere il coraggio di imparare anche da questi attimi, porsi nella condizione subordinata che il senso lo capiremo poi, adesso no, è troppo presto.
Riflettevo sul titolo di questo blog: servizio civile, un anno che ti cambia la vita. Bhe no, non posso dire che mi ha cambiato la vita...la guerra del 2006 in Libano, vissuta direttamente, sì ha cambiato davvero la mia vita. Ora son sempre bassina, grassottina, furuncolina con un sorriso smagliante DUrbans (sì testoline provocatrici nel 2006 ero cambiata perchè
pppure dimagrita, tié). Non posso, tuttavia, dire di non essere cambiata nel mio io profondo, meno visibile. Si, la mia vita è sempre la stessa, con i suoi alti e bassi, momenti di difficoltà, grandi riconoscimenti che derivano dalle molte persone che mi amano con tutto il loro cuore. Io, un po' cambiata lo sono. In primis, vivere ogni giorno a contatto con delle persone che hanno poco o niente, ti inserisce un microchip nel cervello chiamato "dovere morale verso di loro", di essere felice con loro, anche quando sei giù, con loro si ride. e basta.
E poi, non so perchè non so per come, ma ho imparato a capire il mio valore, ad avere più fiducia in me stessa, a far marciare la "macchina Oriana". E mi sento più donna, pronta ad essere mamma (papà tranquillo, parlo di un ipotetico futuro dopo aver trovato fidanzato, lavoro, essermi sposata a Portovenere nella chiesetta di San Pietro e aver fatto il giro del mondo in ottanta giorni insime al mio Lui).
Quindi il Servizio Civile è un'occasione, bellissima, per aiutarci a crescere, a evolvere. Dipende anche da noi, da come vogliamo affrontarla, questa magica avventura. Con emozione, responsabilità, apertura e rispetto, sarà veramente un anno capace di cambiarti un po', in meglio.

lunedì 21 settembre 2009

In treno...

1 commento:
Si vede che viaggiare ispira lo scrivere...chissà....
Comunque sia mi ritrovo oggi in treno, circondato dalle campagne mantovane-cremonesi-milanesi bagnate da una pioggia incessante che stà durando tutto il viaggio...spero almeno che smetta quando arriverò (e se arriverò!!) a Milano Centrale perchè non ho l'ombrello!

Oggi i pensieri vanno ai miei compagni di avventura che come me sono stati in giro per mezzo mondo a svolgere il Servizio Civile. Purtroppo quest'anno è volato e mentre ero in R.Moldova non ho avuto molto occasione (anche per pigrizia) di sentirli e scambiare opinioni! Per questo non vedo l'ora di rivederli in queste ultime giornate che trascorreremo assieme a Villapanzone, riempiendo con fiumi di parole i cartelloni che l'area internazionale ha già predisposto da mesi.

Tanti sono ancora i dubbi e le domande: chi porta i materassini?? Chi va a fare la spesa?? Chi prepara la cena di oggi?? Chi va a ritirare i soldi?? Chi e a che ora arriva la gente??

Nonostante queste "difficoltà" sono sicuro c'è la caveremo come al solito e spero che esca il sole in modo da fare le riunioni all'aperto e non davanti al camino!





Lorenzo

domenica 7 giugno 2009

elezioni

1 commento:
Potrei parlare di quelle MIE, quelle in cui dovrei credere, quelle per cui ho votato: per il parlamento europeo, per le provinciali e comunali. Tra l'altro non sono più sotto Milano ma ormai Barlassina è in provincia di Monza. Già.

Eppure il mio cuore, la mia mente, la mia partecipazione, la mia angoscia, il mio futuro è dentro le elezioni che si sono tenute oggi in Libano e che vedono contrapporsi le forze del 14 marzo e quelle dell'8 marzo. Da un lato quindi la coalizione filo-occidentale composta in maggioranza dai sunniti che fanno capo a Saad Hariri (figlio dell'ex Primo Ministro Rafic Hariri) e dai cristiani di Gemayel e Geagea (più altri gruppi minoritari o indipendenti). Dall'altro lato la coalizione composta da Hezbollah, Amal, e la Corrente patriottica libera del Generale cristiano Michel Aoun. Una sfida questa che determinerà in buona parte i futuri assetti del Paese e della regione mediorientale tout court. Incollata a internet, essendo ormai in Italia, mi ritrovo emozionata. In quale Paese ritornerò? Come si svilupperà l'illusione democratica in Libano?

L'eccitazione per un Paese in cui tutto è da definire ancora. La delusione per un Paese, il mio, che vedo decadere.

Affluenza record in Libano e apparentemente nessuno scontro anche se questi mesi mi hanno segnato che qualora avvengano delle bagarre anche piuttosto gravi non sono registrate dai media per non fomentare altre violenze a catena. Sembra che in Italia abbia votato solo il 57,7 %.

200 osservatori internazionali hanno monitorato le elezioni in Libano. I miei occhi non sono ufficiali ma aspettano la notizia. Sembra che potremo sapere a mezzanotte i risultati ufficiali.

Per chiudere questo primo post del ritorno vorrei fare un flash back al mio primo post in assoluto. Si parlava di una pantegana trovata in casa il secondo giorno di vita libanese. Per far capire quanto i due Paesi (Italia e Libano) siano simili, oggi, secondo giorno di presenza in brianz,a ho visto due bei topoloni giganti fuori casa mia. E tutto il mondo è Paese...

giovedì 4 giugno 2009

Wanted

2 commenti:





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Noi libanesi lo ricordiamo così, una delle ultime volte che lo abbiamo visto. Per chi avessi informazioni vi preghiamo di mandarci una mail.

Non avere paura, Alberto, noi siamo pronti per riabbracciarti lunedì.

sabato 9 maggio 2009

Ciuri di campo

1 commento:
Poesia di Peppino Impastato, eroe antimafia, ucciso il 9 maggio 1978.

Appartiene al tuo sorriso

l'ansia dell'uomo che muore,

al suo sguardo confuso

chiede un pò d'attenzione,

alle sue labbra di rosso corallo

un ingenuo abbandono,

vuol sentire sul petto

il suo respiro affannoso:

è un uomo che muore.

[presa dal sito: http://www.peppinoimpastato.com]

lunedì 4 maggio 2009

Bambini "speciali"

3 commenti:
Sono le 9, e io sono in ritardo. Voglio trovare un libro per Abrham, da leggere insieme. Magari così non si annoia, magari così non gli sembra di fare i compiti. E magari capisce che è bello imparare a leggere. Libreria. Rohal Dahal. Esco e salgo sul taxi-bus 106.
Apro un altro libro e inizio a leggere, 10 minuti dopo arrivo a Tiquipaya, periferia nord di Cochabamba. È qui che lavoro, ed è qui che ho incontrato i “miei” bimbi “speciali”.

Sono le 9.40 quando suono il campanello, e già sento le voci che mi salutano. Quelli che possono, certo. Gli altri fanno dei gran sorrisi quando mi avvicino per dargli il buon giorno.
Abrham è un po’ deluso che la mia sorpresa sia un libro e non un album per colorare. L’infermiera mi passa 3 bicchieri d’acqua, i bimbi devono bere, altrimenti si disidratano. Mannaggia, sono al secondo bicchiere e devo già cambiare il primo pannolino della giornata, e sono solo le 10! Ne seguiranno altri 7, ma questo ancora non lo so.

Mi siedo davanti al lettino di Abrham, apriamo il libro e iniziamo a leggere. Una pagina tu e una io, e lui inizia con la sua voce tremante, scandendo le lettere e pronunciando correttamente una parola ogni 4. “Ho davvero tanto lavoro da fare con lui” penso.

Improvvisamente è mezzogiorno, ora di pranzo! Dalla cucina prendo un piatto con zuppa frullata ma Lilian, l’infermiera, mi ferma “potresti dare da mangiare a Rolando?” Le passo la zuppa frullata e ne prendo uno in cui galleggiano pezzi di carne e patate. Taglio le patate più piccole e mi siedo di fronte a lui, che continua a ripetere lo stesso fischio da più di mezz’ora. Quando vede il piatto però mi fa un sorriso e mi tende la mano per afferrare il cucchiaio: ha una gran fame e non vedeva l’ora!

Mangia tutto, primo e secondo, si beve il secondo bicchierone d’acqua. Poi lo accompagno a riposare. Rolando è uno dei pochi bimbi che, se sostenuto, può camminare, ma essendo piccolo piccolo aiutarlo a stare in piedi non è il massimo per la schiena. Però sorride. Sorrido anche io.

Intanto sono tornati i più piccoli che, avendo solo qualche problema fisico, erano a scuola. Tra gli altri Jorge, che io chiamo Mowgli.
Riesco a sedermi a tavola. Anche oggi “comida andina” inizio a pensare che lo facciano apposta: una cosa tipo zuppa di patate secche con patate e patate e delle cose che sembrano pezzi di carne. Pollo , patatine fritte, hamburger, polpette e pesce quando non ci sono.

I miei 15 minuti di tranquillità finiscono presto: Ale, 17 anni e una sedia a rotelle che la porta in giro, è in ritardo per la scuola. La macchina è già partita e lei, da sola, la salita di strada sterrata che la porta alla via principale non può farla. “Ti accompagno io”.
Mentre cammino sotto il sole dell’1.30 lei inizia a raccontarmi, di come è cambiata la sua vita nell’ultimo anno. Mi dice che si sente sola, che i suoi amici stanno pian piano scomparendo. Non so bene come risponderle.

Mentre torno al centro penso che se avessi avuto io un incidente e fossi su una sedia a rotelle la vedrei ancora più nera.
Abrham che mi aspetta: dove sei finita? Voglio leggere!!! “Che bello, allora il mio sistema gli piace!” Ma dopo 4 paginette si stufa. Facciamo matematica! Decido che una partita a carte può servire a fargli fare un po’ di conti senza che si stufi, quindi iniziamo. Però, intanto, Ana Paola e Johnatan hanno bisogno di un cambio di pannolino e Fredi e Alfredito li seguono a ruota.

Jorgito/Mowgli mi guarda e mi chiede se lo accompagno a farsi la doccia.
Lui è il bimbo che ha meno problemi nel centro: cammina, corre, parla, scrive ed è solo imprigionato in un armatura metallica perché la sua spina dorsale ha deciso che sarebbe stata più storta delle altre. È anche un bel peperino e gli educatori fanno fatica a stargli dietro. Credo che si senta un po’ messo da parte, visto che è difficile che qualcuno si sieda con lui a fare i compiti, può fare tutto da solo. Capisco che vorrebbe qualche attenzione.

Lo accompagno, e, finita la doccia, è il “nostro momento coccole” in cui si fa mettere la crema e mi chiede se c’è un modo per far sparire le cicatrici che ha. Altra domanda a cui non so rispondere. Però gli dico che alle ragazze le cicatrici non dispiacciono, soprattutto se sono cicatrici “di guerra”. Allora inizio a raccontargli delle storie: “Questa è di quando ti ha morso un coccodrillo, questa è di quando hai combattuto con una tigre, questa è una coltellata che ti hanno dato quando volevi salvare una principessa…”

Ride divertito e si dimentica della sua domanda. Poi lo pettino, gli passo i vestiti e scendiamo. Tutti lo guardano sorpresi: come sei pulito e profumato! Ha 7 anni e di solito, quando gli dicono di lavarsi, si mette solo un po’ di acqua in testa facendo finta.

Ora della merenda, poi 2 pannolini in più e arrivano le 6. Dovevo uscire alle 4, e invece, anche oggi, gli faccio compagnia per la cena. Bavaglini pronti, zuppetta che sembra quella del pranzo.

18.30 esco, stanca ma un sacco felice di tutto quello che anche oggi ho fatto. Le ore volano, ci sono sempre mille cose da fare, e, arrivata alla via principale capisco che non è ancora finita. Da lontano vedo una sedia con 2 ruote: è Maira, 17 anni anche lei e un incidente alle spalle. Non riuscirà mai a scendere da sola la salita/discesa per arrivare al centro. La aspetto, la accompagno fino alla porta e le dico che ci vedremo domenica, a messa, se riesco ad arrivare in tempo. “Grazie Martina! Poi ti fermi anche il pomeriggio? Ho un po’ di cose da chiederti”. Probabilmente saranno altre domande a cui non saprò dare risposta, ma sicuramente la aiuterà avere qualcuno con cui parlare.

venerdì 24 aprile 2009

I sette pischelli - Vinto c'è!

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Che ci faccio io qui? Domanda che a volte arriva come un pugno alla testa. A dire il vero un paio di cose intellettuali, con cui non vi tedierò – ora no! – e poi c’è Vinto.

Martedì e giovedì pome, ore 17 circa, scappo traballando tra le mie valigie – computer, libri, pranzo al sacco come all’asilo – e salgo sul mio primo scassato bus. Circa 40 minuti su una strada diroccata, tutta dritta a parte le rotonde, e trafficatissima. Il mio viaggio si ferma a Quillacollo, romanticamente nota come l’antitesi/complemento a Tiwanaku, casa del sole, per la cultura andina è dove la luna riposa. Nulla di romantico in questa caotica piazza stile mercato in cui sbarco.

Mi intrufolo tra mille bus e persone e salgo su un camioncino di quelli tipo “il mezzo di trasporto adatto per il tuo lavoro!”, solo con i finestrini, muchas veces inchiudibili. Passa aria manco fossero una retina. In totale un’ora per arrivare da quella piccola banda di giovani che mi è stata regalata. Sette: Juan Carlos, Celedonio, Victor, Gerardo, Gregorio, Limber, Teófanes. Tutti ragazzi, tra i 15 e i 20 anni.

Tre mesi fa ho iniziato con la migliore vena efficientista. Sono qui a fare matematica e inglese, ecco. E facciamo, caschi il mondo, matematica e inglese. Però mancava sempre qualcosa. Alla fine, mi dicevo, tu non sai nulla di questi ragazzi, potrebbero essere chiunque, e loro di te. Così tra qualche cazzotto – metaforico, tranquilli! – qualche distenzione e l’insostituibile condivisione di qualche chicco di grano tostato o cioccolata, mi sembra di imparare qualcosa. A volte dolci, a volte conflittuali. Curiosi e a tratti sfuggenti, mi stanno insegnando che una vena di tenerezza e disponibilità a farsi trasformare, ricompensano. Umanamente con dei sorrisi, dei grazie, qualche storia sulla loro vita e mille domande sulla mia. E, ne sono certa, così loro impareranno meglio anche l’inglese!

Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti

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Lo SPAURACCHIO è il simbolo della campagna nazionale contro il razzismo, l'indifferenza e la paura dell'altro.
Disegnato da un bambino rom rappresenta le sue paure e come, con un tratto di pennarello, "le può far sorridere".
Naturalmente propongo agli amici SCE di aderire alla campagna che vede tra i promotori Caritas insieme a 25 organizzazioni e, perchè no, di diffondere il simbolo anche dalle vostre parti!

martedì 14 aprile 2009

Tanti auguri Bianca!!!!!!!!

3 commenti:
Tantissimi auguri !!!!

.....Mica ci dimentichiamo di te, super-mitico-Sergio....

Buon Compleanno da tutti gli Sce2009!!!!

Un grosso abbraccio!!!!

domenica 15 marzo 2009

Una bella giornata

5 commenti:
Oggi posso dormire, è domenica.

Già, se non ci organizziamo per fare cento altre cose ci rimangono le mille della routine.
A volte le chiamano 'faccende domestiche'. Sembra un codice di mafia.....

Ieri sera mi sono accordata con Marta: lei lava i panni dalle 6.00 alle 8.00 (a mano, ovviamente) e io prendo il turno successivo così dormo fino alle 8.00!!!
Normalmente, quando andiamo al lavoro, la sveglia è alle 5.00 ed il potermi rigirare qualche oretta in più tra le lenzuola non mi dispiace affatto!

L'unica cosa che 'stona' sono i venditori ambulanti che già alle prime ore del giorno passano urlando e proponendo la propria mercanzia.
La prima è la signora del pane che, col suo carrettino ed una voce che, per decibel, non fa invidia a quella della Ricciarelli, urla un ' el paaaaaaaaan' ritmicamente scandito a tempi regolari.
Poi c'è il signore dei nacatamales (*), los ricos, che vende anche ensalada de fruta y frescos.
E' tutto logico, si va in ordine di necessità per la colozione....Poco a poco arrivano i dolci, poi la frutta, il venditore di gelato Eskimo con la campanella.......

Il vicino accende la radio, due opzioni: reggeaton o musica 'classica' Nica ( si parla di canzoni mielose d'amore e fanno, tra gli altri, la loro sporca figura i nostri Eros Ramazzotti e Laura Pausini....)
Per quanto triste possa sembrare: preferisco la seconda opzione.
A questo punto, dato che i vetri vibrano e le sonorità si mischiano, è sempre più difficile rimanere a letto.

Ok Eli, alzati, è ora.

Marta ha già riempito il patio di ropa (vestiti) lavata. Sembra un mercato.
Lei indaffarata ed instancabile. Una lavatrice non avrebbe reso come lei, questa mattina.
Il bidone di biancheria è già quasi vuoto. I suoi abiti e quelli dei bimbi.....

Che bimbi? ah, non ve li ho presentati?.....
I bimbi.....bhe, sono due ragazzini,ormai...
Lui è Wiston e ha 10 anni, quasi 11, lei è Xochilt (si legge Socil) e ne ha 13, quasi 14.
Sono i nipotini di Marta. No, non di sangue, il legame è ancora più forte. Li ha conosciuti appena venuta in Nicaragua, quando erano veramente piccoli, 10 anni fa......
La storia non la so bene, non la voglio chiedere e mi interessa relativamente, so che quello che vivono e condividono è veramente forte e bello.
Lei si prende cura di loro, segue la loro educazione e molte delle loro necessità. Loro la chiamano zia e le vogliono un bene dell'anima.
Tutti i fine settimana sono qui a casa nostra e, se non siamo in giro a conoscere il Nicaragua, ci godiamo tanti bei momenti con loro.

Uff....mi sono persa.....dunque....i bimbi ve li ho presentati.....i loro panni sono stesi nel patio....
Gli altri dormono....
Aiuto Elisa a lavare i piatti. Cioè, io li asciugo....prepariamo la colazione....caffè profumato, latte, pane e marmellata di mango, papaya e jocotes (*2) aromatizzata con chiodi di garofano e cannella ( questo giro mi sa che c'abbiam proprio azzeccato...).
Poco a poco si svegliano tutti....Elisa si prepara per uscire, oggi va alla laguna de Apoyo coi suoi colleghi.
Si è fermato anche Pancho a dormire...un amico di Marta. Un tipo strano...è simpatico e interessante. E' ingegnere civile ma fa il cuoco. Ha viaggiato molto, ha tante stori da raccontare.....

Mi metto a lavare...Acci, quanta roba!!!......Inizia a fare caldo......
Di buono c'è che la rapidità con cui si asciuga la biancheria è impressionante....

Xochilt e Wiston sono una gioia...è un piacere stare con loro...Mi fanno ridere!! Sono così ingenui e allo stesso tempo saltan fuori con certe frasi che mi stupiscono.....

La giornata passa veloce con loro...è un condividere, un insegnare, un ricevere....Sono genuini e spontanei...sono ancora bambini ed è un meraviglia!
E' allegria.

S'insinuano in camera mia, dopo pranzo a curiosare cosa io stia facendo...
Wiston balla....
Xochilt alza gli occhi....lei ormai è 'signorina'.....Ieri, in spiaggia, mi ha chiesto se conosco l'amore, come si fa a riconoscerlo, cosa ti fa provare e perchè. Sudavo freddo. Ahahah

Sono due vulcani............così diversi tra loro e così vivi.
La giornata prosegue, semplice e felice. Preparo il caffè, si chiacchiera, si programmano viaggi, si sogna.....si ascolta musica....

Nel tardo pomeriggio se ne vanno, tornano a casa. Marta li accompagna dall'altra parte della città.
Ci vediamo il prossimo fine settimana....
Anche Pancho va.
Io rimango.....vi scrivo. Serena.
Tra poco torna Elisa, mi racconterà tutto della sua giornata...nei dettagli.....come sempre....
Ci berremo una birra, prepareremo la cena. Forse vedremo un film....

Cos'ho fatto, alla fine, oggi?...Mha....niente di particolare, però di certo ho passato una bella giornata.....


(*) nacatamal: piatto tipico del Nicaragua di origine indigena. Ci sono molto varianti in tutto il Centro America. E' generalmente composto da un impasto di farina di mais, latte, patate, peperoni verdi, cipolle, aglio, sale, spezie, foglie di menta, il tutto avvolto in foglie di banano e normalmente cotto al vapore. Si trova di due tipi: con pollo o con maiale.





(*2) jocotes: piccolo frutto ovale con un singolo seme tipico delle regioni tropicali delle Americhe. Quando acerbo si può mangiare con sale; maturo assume un colore rosso e può essere mangiato con o senza pelle. ( aggiungo: estremamente BUONO.)





giovedì 5 marzo 2009

Habemus casa

1 commento:
Da due settimane abbiamo una casa qui a Cochabamba. Non che prima vivessimo in strada, sarebbe stata un po’ estrema come esperienza di servizio civile.. Vivevamo in una chiesa.

Ad essere precisi, nella casa parrocchiale di Condebamba. Nell’umile periferia di Cochabamba, un chiesa bianchissima e due preti grandiosi, un giardino con la frutta, una cucina grande e la mitica Irene cuoca. Molta gente in giro a diverse ore del giorno e anche della notte. Nessun party, cari miei, piuttosto molte storie e bisogni in cerca di soluzione e soddisfazione.

Per circa tre mesi, quando raccontavo che vivevo in una chiesa, amici e sconosciuti mi facevano quella faccia lì. Quella che ti dice che, insomma, chi ti sta davanti non può essere proprio sincero perché sta male fare commenti acidi su luoghi religiosi... ma che, appunto, qualcuno ci starebbe pure. Ma come, non esci? E i tuoi spazi? Ma vai a messa tutti i giorni? E se un giorno non torni o torni tardi? Quella batteria di domande che io stessa mi sono posta e che tre mesi or sono avrei fatto a mia volta.

In realtà la difficoltà più grande non stava nelle mancate uscite o nelle rinunce a chissà quale divertimento, di fatto poche e anche giustificate. La cosa più tosta, ho capito, è stato vivere dove non c’è orario per dare una mano, e neppure limite ad ascoltare. Tutto entra nella tua casa senza chiedere permesso. Storie belle e sorrisi, vicende tristi e impensabili senza distinzione. Difficile confrontarsi con tanto bisogno e solida generosità. Lo standard è alto, e la mia disponibilità, ho scoperto, fatta di una pasta più molle. Non lo dico con moralismo o chissà quale senso del peccato. Solo credo mi abbia messo molto in discussione convivere con questo mondo senza troppe pareti.

Ieri Martina è tornata a casa, quella che condividiamo io e lei nel centro della città, e mi ha inondato della vita di Condebamba. Passata di lì, ha trovato riunioni in sala, Padre Sergio – il mitico parroco di Condebamba – appresso a non so quale faccenda della sua comunità, i bimbetti fuori dalla chiesa che le danno un assalto di abbracci. In me si sono mischiati conforto e nostalgia: che serenità guardare la mia cucina con la porta chiusa, ma che perdita - di occasioni per imparare, conoscere e crescere - lasciare fuori tutta quella vita!

mercoledì 4 marzo 2009

Proposta agli sce 2009

3 commenti:
Bella l'idea che ci ha fatto conoscere Benedetta nel suo post. Perchè non facciamo una colletta tra noi SCE 2009 e facciamo fare una scritta sul muro di Ramallah del tipo:"SCE 2009 - Giordania, Bolivia, Nicaragua, Moldova, Kenya, Libano - 13 ragazzi al servizio del prossimo".

Oppure qualsiasi altra scritta.

Possiamo lanciare un concorso per chi scrive la frase piu bella da pintare sul muro....chiunque potra lasciare un post con la scritta e prima o poi decideremo quale fare...cheddite??

domenica 15 febbraio 2009

Auguri Giulia!

1 commento:
"Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha pianto.

Prendi il coraggio, mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza, e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà, e donala a chi non sa donare.

Scopri l’amore, e fallo conoscere al mondo."

[M. GANDHI]

(n.d.r., grassetto mio: il tuo sorriso, il tuo essere solare, il tuo coraggio, la tua bontà ecc...)

Auguri Giulia di uno strepitoso compleanno,

da tutti Noi!

domenica 1 febbraio 2009

Do-me-ni-ca!

Nessun commento:

Domenica pome, quel momento dei momenti liberi-noia-relax. Fa’ un tot che non scrivo sul blog, mi dico. Fa’ un tot che quell’idea oggi scrivo non mi attraversa la testa. Come sarà la domenica SCE? Oggi mi sento al mare.

Uno s’immagina l’esotico: viaggi per mete arrischiate, esplorazioni di quartieri off-limits. Oppure chessò, servizio: visita centro bimbi zona poverella, chiacchiera sui massimi sistemi, dove andrà questo sfigato paese?

E invece oggi domenica, calma. Sollevo presto il mio corpo dal letto, lui avanza verso doccia, mi baño, come si dice qui. Colazione! Mangio senza fretta le cose che piacciono a me – dubito, quasi solo a me: pappetta d’avena, succo di frutta, caffé.

Fuori sole. Libro in giardino, ecco, questo sí che è proprio un piacere, libro sotto il sole in giardino. Mi rapiscono le parole e seguo le frasi. Continuo finché lo stomaco reclama a ripetizione: ho fame!!!

Mangio, e da due giorni ogni volta mi stupisco di me. Ho una nuova amichetta, Molletta! Mangio io e poi pulisco gli avanzi già puliti e li propongo a questa miaaao. Bruttina e coccolosissima. Tutti qui mi dicono che i mici durano poco. Io mi dico che capperelli finché c’è, è Molletta! Molletta!
Esco con Marti che si è messa il cappello bianco da cuoca e compriamo le uova. Dieci, por favor. Sole che spacca le pietre ancora alle quattro. Caldo secco ma non troppo. Io passeggio al mare. In effetti in un mare di polvere e vento. Che bellezza i miei piedi scuriti dal sole e sporchi di terra!

Viva l'auto ironia!

2 commenti:
Mi rifaccio allo "schiavi" di Lorenzo: io invece sono la "serva" dell'infermiera...giuro, una Madame très gentille le ha chiesto se ero la sua serva e si stupiva del fatto che non avesse preso una filippina che insomma costa meno! Fortunella lei che non capisco e parlo arabo.
Un'altra madame gentille senza conoscermi mi ha detto che dovrei fare sport. Non è finita ahimè. Un'altra madame gentille ha espresso a gesti che ho un bel viso ma insomma che sederone! eh eh eh, dovrei dimagrire. Meno male che Alberto nel colloquio iniziale mi aveva chiesto se ero dotata di auto ironia...le simpatiche vecchiette del campo di Dbayeh! La prossima volta che misuro la pressione dirò loro "eh, eh, eh la pressione è un po' alta bisogna fare qualcosa".

Rido. E mentre rido osservo la cyclette che abbiamo al centro e penso che dovrei fare un po' di sport. Allora valuto: la prima madame non è davvero molto gentille...ma la seconda e la terza mi hanno dato un consiglio che forse si sentivano di fare per il mio bene. A volte quello che ci sembra un commento di cattivo gusto lo è davvero. Altre volte è solo un modo forse troppo diretto per dire qualcosa che si valuta essere a fin di bene. L'infermiera ed io abbiamo deciso quindi di cominciare la dieta da febbraio. Azz febbraio è già oggi...mais non Oriana...febbraio 2010! :)
Abbracci.

mercoledì 28 gennaio 2009

Il passo silenzioso della neve

1 commento:
leggevo i vostri post, indagavo le vostre vite SCE. mi sono sentita accarezzare per certe delicate parole o immagini. e pensavo di scrivere qualcosa che ho sentito oggi, commenti freddi sui "miei" palestinesi di Dbayeh. e uso l'aggettivo non per possesso ma perchè li sento. vicino a me. Sono la mia famiglia ora. e mi rendo conto che se sento commenti su di loro da parte dei libanesi è come se offendessero e parlassero male dei miei genitori o delle mie sorelle. e di me. Tuttavia mentre osservavo lo schermo del computer il mio mp3 mi ha offerto un dono facendomi riascoltare "Il passo silenzioso della neve" di Valentina Giovagnini. Un piccolo pugno al cuore e ora non mi va più di scrivere. Il 3 gennaio ero in Italia sul treno per andare in quel di Torino a salutare gli amici mentre leggevo sul giornale della Sua scomparsa.

"...il tuo nome mai, i tuoi occhi mai, la tua voce mai più...come sabbia sei nel mio pensiero aquila che ormai non ha più cielo...il cuore è il passo silenzioso della neve ormai" .