Sono le 9, e io sono in ritardo. Voglio trovare un libro per Abrham, da leggere insieme. Magari così non si annoia, magari così non gli sembra di fare i compiti. E magari capisce che è bello imparare a leggere. Libreria. Rohal Dahal. Esco e salgo sul taxi-bus 106.
Apro un altro libro e inizio a leggere, 10 minuti dopo arrivo a Tiquipaya, periferia nord di Cochabamba. È qui che lavoro, ed è qui che ho incontrato i “miei” bimbi “speciali”.
Sono le 9.40 quando suono il campanello, e già sento le voci che mi salutano. Quelli che possono, certo. Gli altri fanno dei gran sorrisi quando mi avvicino per dargli il buon giorno.
Abrham è un po’ deluso che la mia sorpresa sia un libro e non un album per colorare. L’infermiera mi passa 3 bicchieri d’acqua, i bimbi devono bere, altrimenti si disidratano. Mannaggia, sono al secondo bicchiere e devo già cambiare il primo pannolino della giornata, e sono solo le 10! Ne seguiranno altri 7, ma questo ancora non lo so.
Mi siedo davanti al lettino di Abrham, apriamo il libro e iniziamo a leggere. Una pagina tu e una io, e lui inizia con la sua voce tremante, scandendo le lettere e pronunciando correttamente una parola ogni 4. “Ho davvero tanto lavoro da fare con lui” penso.
Improvvisamente è mezzogiorno, ora di pranzo! Dalla cucina prendo un piatto con zuppa frullata ma Lilian, l’infermiera, mi ferma “potresti dare da mangiare a Rolando?” Le passo la zuppa frullata e ne prendo uno in cui galleggiano pezzi di carne e patate. Taglio le patate più piccole e mi siedo di fronte a lui, che continua a ripetere lo stesso fischio da più di mezz’ora. Quando vede il piatto però mi fa un sorriso e mi tende la mano per afferrare il cucchiaio: ha una gran fame e non vedeva l’ora!
Mangia tutto, primo e secondo, si beve il secondo bicchierone d’acqua. Poi lo accompagno a riposare. Rolando è uno dei pochi bimbi che, se sostenuto, può camminare, ma essendo piccolo piccolo aiutarlo a stare in piedi non è il massimo per la schiena. Però sorride. Sorrido anche io.
Intanto sono tornati i più piccoli che, avendo solo qualche problema fisico, erano a scuola. Tra gli altri Jorge, che io chiamo Mowgli.
Riesco a sedermi a tavola. Anche oggi “comida andina” inizio a pensare che lo facciano apposta: una cosa tipo zuppa di patate secche con patate e patate e delle cose che sembrano pezzi di carne. Pollo , patatine fritte, hamburger, polpette e pesce quando non ci sono.
I miei 15 minuti di tranquillità finiscono presto: Ale, 17 anni e una sedia a rotelle che la porta in giro, è in ritardo per la scuola. La macchina è già partita e lei, da sola, la salita di strada sterrata che la porta alla via principale non può farla. “Ti accompagno io”.
Mentre cammino sotto il sole dell’1.30 lei inizia a raccontarmi, di come è cambiata la sua vita nell’ultimo anno. Mi dice che si sente sola, che i suoi amici stanno pian piano scomparendo. Non so bene come risponderle.
Mentre torno al centro penso che se avessi avuto io un incidente e fossi su una sedia a rotelle la vedrei ancora più nera.
Abrham che mi aspetta: dove sei finita? Voglio leggere!!! “Che bello, allora il mio sistema gli piace!” Ma dopo 4 paginette si stufa. Facciamo matematica! Decido che una partita a carte può servire a fargli fare un po’ di conti senza che si stufi, quindi iniziamo. Però, intanto, Ana Paola e Johnatan hanno bisogno di un cambio di pannolino e Fredi e Alfredito li seguono a ruota.
Jorgito/Mowgli mi guarda e mi chiede se lo accompagno a farsi la doccia.
Lui è il bimbo che ha meno problemi nel centro: cammina, corre, parla, scrive ed è solo imprigionato in un armatura metallica perché la sua spina dorsale ha deciso che sarebbe stata più storta delle altre. È anche un bel peperino e gli educatori fanno fatica a stargli dietro. Credo che si senta un po’ messo da parte, visto che è difficile che qualcuno si sieda con lui a fare i compiti, può fare tutto da solo. Capisco che vorrebbe qualche attenzione.
Lo accompagno, e, finita la doccia, è il “nostro momento coccole” in cui si fa mettere la crema e mi chiede se c’è un modo per far sparire le cicatrici che ha. Altra domanda a cui non so rispondere. Però gli dico che alle ragazze le cicatrici non dispiacciono, soprattutto se sono cicatrici “di guerra”. Allora inizio a raccontargli delle storie: “Questa è di quando ti ha morso un coccodrillo, questa è di quando hai combattuto con una tigre, questa è una coltellata che ti hanno dato quando volevi salvare una principessa…”
Ride divertito e si dimentica della sua domanda. Poi lo pettino, gli passo i vestiti e scendiamo. Tutti lo guardano sorpresi: come sei pulito e profumato! Ha 7 anni e di solito, quando gli dicono di lavarsi, si mette solo un po’ di acqua in testa facendo finta.
Ora della merenda, poi 2 pannolini in più e arrivano le 6. Dovevo uscire alle 4, e invece, anche oggi, gli faccio compagnia per la cena. Bavaglini pronti, zuppetta che sembra quella del pranzo.
18.30 esco, stanca ma un sacco felice di tutto quello che anche oggi ho fatto. Le ore volano, ci sono sempre mille cose da fare, e, arrivata alla via principale capisco che non è ancora finita. Da lontano vedo una sedia con 2 ruote: è Maira, 17 anni anche lei e un incidente alle spalle. Non riuscirà mai a scendere da sola la salita/discesa per arrivare al centro. La aspetto, la accompagno fino alla porta e le dico che ci vedremo domenica, a messa, se riesco ad arrivare in tempo. “Grazie Martina! Poi ti fermi anche il pomeriggio? Ho un po’ di cose da chiederti”. Probabilmente saranno altre domande a cui non saprò dare risposta, ma sicuramente la aiuterà avere qualcuno con cui parlare.
Sono contenta anzi commossa che tu abbia deciso di pubblicarlo, infine, questo blog. Avrei voluto essere lì con te in quel dì e affrontare insieme queste domande senza risposta che sarebbero comunque rimaste irrisolte. Mi scende una lacrima perchè mi sento estranea a questo tipo di dolore e mi fa un po' male. ma forse ognuno si è "abituato" al "suo". non so se sono stata spiegata. un abbraccio (altrimenti faccio il commento più lungo del post :-P)
RispondiEliminaGrazie Marti!!!!
RispondiEliminalo stavamo aspettando...ma è quello diviso in due o completo?hihihi
un abbraccio a te e a tutti i tuoi bimbi
:o) contro tutti i pronostici siete riuscite a leggerlo tutto!!
RispondiEliminache bello...
un abbraccissimi