sabato 31 maggio 2008

Kegnia: visite & joki

Nessun commento:
marted mattina

svelio presto x andare a floriopolis dove c aspetta suora x portarc a Kibera, la > baraccopoli keniana, forse 1 mln d abi tanti. In Kegnia qasi tutti i nomi propri hanno proprio 6 lettere e iniziano per cappa, in onore al Paese d appartenenza. Kamiti, Kibaki, Kafaso, Kibera, appunto, e Karibu, ke e` il nome con cui sono stato ribattezzato qua. Se qsta regola fosse valida in Italia mi kiamerei Ipaolo, ed e` un peccato ke sia solo una mia farneticazione. Cmqe montiamo su un matato comodo, dove mappisolo finqdo qsto non viene colpito da dietro tipo autoscontro, matatoscontro. Matatoscontrino, x` men3 mi stirakkio, i miei compagni d matato son gia` scesi e risaliti tutti. Guardo un bimbo d 2 anni sulle ginokkia della mamma, mi vede, kiude gli okki lentamente, da vekkio, e gira lo sguardo. Poi esco dalle pagine della Lonely Planet x entrare nel mega slum. Ritrovo i racconti d Ema&Teto, una ferrovia taglia Kib\era e da una parte c’è un campo d golf; ci sono alcuni strani recinti a fianco, e una suora c spiega come qsti siano le assi d legno su cui poggiavano le rotaie, divelte con rabbia sovrumana nei riotti d gennaio.

dalle rotaie lo scarpivendolo e poi il golf

marted pome

La baraccopoli d kibera non la si scrive, ma la si vive, la si annusa; la si mediterà accompagnati da qc1. Il pomeriggio finiamo al YMTC, ke e` un carcere minorile d Nairobi, vicino alla Cafasso House, vicino la ex casa d teto [Ex casa d teto ke e` iperaccogliente, ma ha granpoco d africano, giusto qke cartina e un timido gechino. Certo, spesso non ha acqua e raramente non ha luce, ma la casa d addis e` molto + africa e con qsto inciso considero vinto il confronto d dicembre tra le dimore migliori]. Sul cancello all’ingresso c`e` scritto “motto” e sotto, in kiswahili “punire e correggere”; la restorative justice aspetta fuori, grazie. All’interno ema da` lezioni d kitarra, joca a pallone, sta coi ragazzi insomma; inviteto a portare il diablo lo estraggo e qke ragazzo sappresta a provare a tenerlo su con esiti piuttosto malandati. Finqdo non arriva Saimon, ke cerca d capire: non ha mai visto un attrezzo del genere, gli spiego come fare a gestirlo, c prova e c riesce. Mi kiede: “E poi?”. Beh, gli faccio vedere tutto qello ke so fare, e dopo mezz`ora lo fa anke lui. Allora gli faccio vedere qello ke non so fare, e lui ci riesce. Un`ora dopo e` li` ad insegnarmi, con pazienza, alcune figure di sua invenzione. Non so se è per qsto, ma i kenyani vincono i 3000 siepi dalle olimpiadi del 68 e sono uscito dall’YMTC con un complesso di inferiorità ke suonava una musica tristarella.

io & il fenomeno in 1 sguardo critico ad una guardia che si cimenta in un'arte ke non conosce
marted sera: Tideland, 6.5.

mercoled mattina

men3 varkiamo l`entrata dell`estesissimo territorio ke comprende la Cafasso house, il YMTC, i carceri d media e massima sicurezza, le case delle guardie e delle loro famigliuole, le scuole per i figli, i negozietti, il campo di calcio e i campi d lavoro x i detenuti e ettari d verde, un detenuto alza la testa e mi vede, felpa e pantaloni della tuta (etiope) rosse: “Partigiano!”. La canzone continuerebbe con “portami via”, e me lo sento anke kiedere, ma non da lui.

mercoled pomeriggio

anni fa mela viaggiavo, con paolo o mtc, ragionando super flua mente su qto mi sarebbe piaciuto jocare in una squadra in cui tutti i componenti erano identici a me: qsto avrebbe facilitato d un casino l`intesa, sarebbe stato contemporaneamente joco d sqadra ma anke singolo, ed avrebbe naturalmente incontrato numerose controindicazioni; per esempio tutti i membri della squadra avrebbero avuto i medesimi pti deboli. Mercoled e` successo anke d peggio: anke gli avversari erano identici ai miei compagni. Mi trovavo ad animare con ema il tempo sportivo del carcere minorile e, si sa, il pallone palla italiano come parla kiswahili come sta zitto. 2 sqadre di ragazzi keniani con uniformi spiaccicate, capelli rasati e zero segni d identificazione estetici. Nei 19 secondi ke ci hanno impiegato ad intuire la mia difficoltà nel riconoscimento ho liberato con un imprevedibile retropassaggio (per dare tempo alle punte d salire) il loro attaccante, ke ipotizzavo essere un difensore della mia squadra, ke insacco` allegramente e impietosamente. Da quel momento tutti i jocatori in campo iniziarono a kiamarmi il passaggio qdo ero in possesso d sfera. Bella cosa la diversita`.

mercoled sera: Juno. 7.3. Musica piacevole, fotografia allegra, dialoghi scanzonati. Un po` Lorelai pre Rory, abbinamento troppo facile. Fa molto innamorarsi del personaggio di Juno, come il titolo anticipa, + ke la storia in se` o gli altri personaggi, anticonvenzionali ma d contorno e come tali un po` makkiettati.

gioved mattina

nel pgm della nostra settimana, ema ha messo la messa coi detenuti del carcere d massima sicurezza. Sono rimasto percettivamente impressionato dal vedere enormi condannati a morte kenyani accoglierci calorosamente e poi cantare festosamente per 2 ore; certo, è una manifestazione e nessuno sa cosa c’è nei loro cuori, però fa effetto. Al termine della cerimonia, come da rito, i 2 italiani sono invitati a salutare, magari con un pezzo cantato, già che an dietro la kitarra. Ci mettiamo un po’ a comprendere, e qdo lo facciamo, c guardiamo negli occhi. “Facciamo ‘Bella ciao’?”. “Forse è melio una canzone d Chiesa”. Ok. Camminerò. Applaudirono. Accoglienti.

joved pomeriggio

e stavamo andando a Cafasso qdo passiamo camminando un detenuto ke sta trasportando 2 tanike piene d decine di litri di h2o. lo guardo, guardo ema, capisco. È un secondo. Uno solo. Quello ke c’mpiega il pensiero a trasformarsi in parola, una sinapsi troppo lenta, avevo kiesto d farla aggiustare tanto pagava caritas, ma niente. La verbalizzazione sarebe stata: “Ema, noooooooo!”, ma m’è arrivato prima lo scongiurato sciagurato suono pronunciato dal collega SCEmi: “Can we help you?”. Poi i ricordi s’annebbiano, dolori lancinanti alle spalle, sofferenze cui un povero bianco ke lavora in un piccolo ufficio etiope non è mai stato abituato. Hai un bel dire in momenti come qsti ke le pales3 sono abitate da tamarri..

1 nerboruto samaritano e 1\2
joved sera

Timo lascia la comunità: il suo percorso è ultimato, ha ottenuto la licenza di carpentiere e potrà raggiungere sua mama. È una giornata intensa oggi: le sue ultime ore coincidono colle prime di Henry, ed entrambi vanno salutati come si deve. Anche se non sono di casa non mi sento fuori posto, merito dell’ambiente familiare creato da Sr Rachel, la Mother, Ema, Matieu e Martin; e finalmente possiam suonare “Bella ciao” (anke se sarebbe stata + adatta “belli ciao”) e accennare qke passo d danza tipico d ki non sa ballare. Rimaniamo lì a dormire, ma prima i ragazzi m’intrattengono con una serie di spaccate robotike, merito della loro perizia nell’arte marziale del tae kwon doo (?); Julius riesce a toccare lo stipite superiore della porta della sala con un piede, men3 l’altro è appoggiato a terra e io svengo. Confermo alcune constatazioni etiopi: arti marziali, telefonini e manuali di automiglioramento in Africa dilagano.

Karibu (Paolo)

mercoledì 28 maggio 2008

da Ferengiii!! a Musunguuu!!!

Nessun commento:
Diablo e quadernone in saccoccia, volo a Naj-Robi alla corte del Re Becchi Emanuele I. In aereo penso ke po3i scrivere qcsa, amo scrivere per aria, c`e` uno spunto disumano; ma rimando, fin quasi all`ultimo, quando il simil iraniano sedutomi davanti si gira x kiedermi se puo` abbassare il suo skienale. Gli sorrido, fermo ma cortese: “fermo, o cortese: devo scrivere”. Ma la voce dell`aereo cinforma dell`inizio della discesa e cio` ke scrivo si limita ad un 24.5.2008 Addis --> Nairobi.

sabato mattina

Sbucando dalle nuvole cio` ke vedo e` il verde, e con lui inizia il joco delle differenze. Qua nessuno esclama “Non piove, governo ladro!”; meno bianki ke ad addis, i bambini sono davvero contenti d incontrart e darti la mano, e nessuno li ha (mal)educati ad aggiungere la rikiesta “money” alla canzoncina “au-ar-iu, au-ar-iu”. La terra rossa e l`informazione libera. Il kenya e` talmente avanti ke i $ del 1997 non vengono accettati in aeroporto, a differenza ke nel resto del mondo; e poi hanno sciacquoni magnetici, lukketti ke si kiudono all`interno ma da fuori: devi fart mangiare la mano dalla porta, torcere il polso, stare suna gamba. Non l’ho capito neank’io, don’t worry.

sabato pomeriggio

Dove arrivo io non c sono acqua e luce, coincidenza kel mio ospite m’informa non accadeva dal 1956. In contemporanea Stè mavvisa ke in mia assenza lei sé cuzzata la febbre e sé rotto lo sciacquone d casa; Secchio Blu, temporaneamente messo in un angolo, riscalerà la graduatoria delle nostre amicizie locali. Ema vive in un quartiere con alcune caratteristike fisike da borgata, ed è l’unico bianco; mi sa che tutti qua conoscono quindi il suo nome, a giudicare dal nro d persone ke x strada lo saluta d persona e lui non ha mai visto. Anke vero ke il ragazzo d suo ha una memoria d ghiaccio, ke ai primi soli..

sabato sera

Il petroliere 7.4 --> storia d un uomo affetto da un talento nel trovare e valorizzare il nero (inteso come metafora d male, fuori da qualsivolia discorso implicitamente razzista): nella terra (= il petrolio) come nelle persone; finirà x farlo anke in se stesso. Qsto è un bello spoiler, nonne avevamo ancora messi e sera fatta l'ora. La domenica abbiamo visto fuori da una kiesa protestante ke allontanavano gli spiriti maligni popo come il giovane predicatore d sto film.

Domenica mattina

È messa concerto con presentazione alla comunità. Il prete è in ritardo di 40’, le bambine ballerine sfilano ogni 15’ lungo il corridoio centrale (come mostrato qua), i colori sono quelli vivaci della festa. Anke se rimango solo una settimana, vengo kiamato prima dei titoli di coda a dire 2 parole, a salutare (habarini..), a raccontare x’ sono qua. Il sacerdote lascia la parola al catekista ke poi la passa a Ema ke mi gira il microfono; più o meno tutti diciamo la stessa roba, ke siam contenti d esserci e ringraziamo tutti. Pranzo a seguire in sacrestia con parroco, chairman e segretario: pancarrè al burro e sciai ke è tè e latte. In etiopia sciai è solo tè. In tanzania sarà tè latte e cioccolata, suppongo.


jambo, jambo buana, habari Eman, nzuri sana
Domenica pomeriggio

E-man maccompagna in uno dei luoghi topici dell’immaginario di ogni cattocomunista come si deve; è un luogo d appartenenza, cui ho pensato con scandalo e dispiacere molte volte facendo discorsi legati a % e a meno di un dollaro al giorno; sono stato a seguire una sessione allenamento d basket coi ragazzi dell’oratorio d Korogocho, dove ora c’è Daniele Mosketti, il comboniano successore d Alex, il quale però era impegnato in una marcia per la riconciliazione nei luoghi kiave degli scontri d gennaio. E dopo i 3 fiski d Robekki uno sguardo alla discarica, sorvolata da biancuccelli simili a gabbiani e controllata dalla mafia locale x i tesori ke può nascondere (una volta mia nonna ha gettato nell'immondizia dei gioielli, non so se siano arrivati qua. Ma ank’io, qdo soprattutto al mattino vivo con l’impostazione “risparmio d energia”, lancio in pattumiera acqua sporca&;bambini puliti). Uomini altissimi ma non masaj sfrecciano per le stradine della baraccopoli offrendo passaggi, ma non li sfruttiamo. È il 2° giorno della mia vacanza sono un po’ stanco mi kiedo cosa penso d qsti slum e non mi rispondo.

Domenica sera

M.A.S.H. 6.3 non entro nello spirito d cameratismo del film

lunedì mattina

Visito la Cafasso House, una comunità d 5 ragazzi usciti dal carcere minorile d YCTC, dove jokiamo a dama (ma da regolamento kenyano le pedine possono mangiare i damoni), a trasportare ettolitri d acqua, a calcio, a ignorare le telefonate d maurizio. Matieu c racconta del Kenya, d come 40 ministeri tra Kibaki e Odinga abbiano messo qasi tutti d’accordo, e quelli ke non erano d’accordo siano andati a fare l’opposizione. Che è una situazione ke non puoi capire se è bene (almeno c’è un’opposizione) o male (è ridicolo ke l’opposizione sia composta da membri del partito al governo ke van lì per ripicca); solitamente il partito unico fa male, si spera d sbagliarsi.

luned pome

Ritrovo una percezione africana: qsto è un continente in cui è difficile girare film, poikè ha già ovunque una colonna sonora. Qdo guardi un paesaggio d qsta città hai molte probabilità d sentire anke la sua musica, ke arriva da uno stereo o dall’impianto dun matato (l’equivalente dei minibus etiopi, ma dai colori disparati e le foto ke esulano dalle effigi d cristiano ronaldo e cesc fabregas: cantanti pop, cristi, mandela, tag, …). Nell’internet point Roy (il gestore) ha la pagina web aperta del nostro blog. Sono soddisfazioni, sa come conquistare i nuovi clienti (io).

luned sera

La zona 8.6 --> Lo commento su Filmscoop.

venerdì 23 maggio 2008

"La Moldo che cambia..."

Nessun commento:
Era un po' di tempo che non giravo per le campagne moldave, più di un mese. Oggi finalmente è successo di nuovo.
C'era da inaugurare una mensa sociale ad Hagimus, paesino al confine con la Transnistria. Alle 9.30 siamo in macchina: io, Igor “il boss” e Natasha in veste di “fotoreporter”. Non facciamo in tempo a partire e inizia a diluviare! Un temporale notturno aveva già un po' rinfrescato Chisinau, che negli ultimi giorni viaggiava intorno a medie più vicine ai 30° che ai 25°...
Ero però contento dell'acqua, in fondo oggi è una festa e come si dice... “sposa bagnata...sposa fortunata!”... perciò la speranza è che lo sia anche per la nuova mensa sociale.
Il traffico è impazzito per via della pioggia, ci mettiamo un po' ad uscire dalla città, ad un certo punto incrociamo un camion con tanto di elevatore e rimorchio; Igor lo guarda e fa: “Lo voglio anch'io! Devo vedere che prezzo mi fanno per uno di seconda mano...”.
Chisinau è ormai alle spalle e il sole inizia a spuntare dalle nuvole, pochi minuti e il cielo è limpidissimo...
Mi guardo intorno e penso: “Ma cosa è successo a questo paese?” L'ultima volta, eravamo sommersi dal fango, il cielo grigio si confondeva con l'asfalto “ghiaioso” e tutt'intorno il marrone dei campi incolti.
Adesso guardo in su e vedo che “il cielo è sempre più blu...” a sinistra i campi ora sono verdi ora gialli, spuntano dei fiori rossi, poi viola ce ne sono pure alcuni arancioni, a destra delle pecore che pascolano con qualche ochetta li vicino a fargli compagnia, davanti a noi una mucca che prova a fare un frontale e sotto... beh sotto c'è ancora l'asfalto “ghiaioso”...
Un'oretta e mezza e siamo arrivati. Scendiamo dalla macchina, Natasha inizia a fare foto ovunque, io ho in mano una pacco di volantini e intanto Igor si infila dentro una porta. A un certo punto sbuca fuori, è in compagnia del “parinte”... vestito nero, barba lunga, capelli con codino coperti da una cuffietta di lana blu... mentre mi aspetto che tiri fuori la chitarra elettrica per spararmi un assolo dice: “Cristo è risorto!”... in quel momento mi ricordo che è un prete e non una Rockstar...
La gente inizia ad arrivare, le vecchiette sono già li, arriva il sindaco, il vice-presidente regionale, un parlamentare... insomma si può iniziare la cerimonia.
Il sole adesso è caldo e fastidioso, l'ombra non è stata invitata...
Dopo qualche minuto, ecco spuntare un gruppetto di bambini, arrivano dall'asilo e in fila per due entrano nel cortiletto.
Li guardo e anche adesso penso: “Ma cosa gli è successo?” Me li ricordavo imbacuccati nei loro vestiti blu, neri, grigi per ripararsi dal freddo moldavo e adesso sono una festa di colori, qualcuno ha già i pantaloni corti, le bambine azzardano delle canottierine, solo uno si distingue dalla massa... completo grigio, cravatta e ai piedi... dei sandali bianchi!!!
La cerimonia giunge al fatidico taglio del nastro, si può quindi entrare nella mensa!
E' molto bella, la tavola è imbandita, la gente si accalca per curiosare, manca solo la benedizione che il parinte non tarda ad effettuare!
L'inaugurazione è completata, ci si siede per mangiare, come al solito il vino non manca (certe cose non sono cambiate...), si susseguono i discorsi di buon auspicio e di ringraziamento e verso la fine spunta anche il capo dei vigili del paese.
Arriva il momento di tornare, risaliamo in macchina, io dopo un po' mi addormento, sarà per colpa del vino o per il sole... boh, sta di fatto che inizio a sognare e... parlo in romeno e pure bene!!!
Mi sveglio, purtroppo era solo un sogno... ma chi l'avrebbe mai detto fino a qualche tempo fa...
Ricomincio a guardare fuori dal finestrino e la mia testa è un ping pong tra l'ultimo viaggio fatto i primi giorni di aprile e quello di oggi... quanti cambiamenti, quante novità... sembra incredibile come si sia modificato tutto e così in fretta... eppure sono passate solo alcune settimane... mah...
Potrei finire qui di scrivere... oppure trovare un finale poetico... o forse romantico... ma adesso mi viene in mente solo Piero Pelù... che proprio romantico non è... è con lui che inizierò e concluderò questo post... e lui direbbe: “E' la Moldo che cambia... ”

Ste

martedì 20 maggio 2008

gnente d nuovo

1 commento:
Era la fine di aprile quando porto, come settimanalmente accade, il nostro sakketto dell’immondizia dentro i cassoni metallici dalla forma aliena: trattengo il fiato, m’avvicino, e scaglio. Un lavoro pulito, faccio dietrofront e punto la mia casetta.

Alle mie spalle un rumore d corse affannate, soffocate urla allegre. Non è necessario che mi volti, ma lo faccio: miei coetanei etiopi dentro il bidone a cercare i rifiuti dell’uomo bianco. Già scrissi in qste pagine dun episodio affine..

E un giorno imparerò a non scandalizzarmi +, a skiantare il mio bigottismo. So benissimo ke è qello ke succede tutti i giorni, da qdo sono nato; solo ke non lo vedo.

Solo ke non lo vivo.

avevo anke un'altra foto by repubblica, eh. ma mi sa ke sui capezzolaus catta la censura..
change topic: 2 domenike fa, qdo ancora m'interessavo d calcio, si ritirava dai campi Manuel Rui Costa, jocatore d cui sono devoto e d cui po3i parlare circa x sempre. Reputo doveroso un tributo da qste pagine d servizio civile internazionale. Chi + d lui sapeva SERVIRE gli attaccanti, quasi disinteressandosi del goal, con un comportamento calcistico ke indisponeva molti, ma non me ke v ho sempre letto una purissima vocazione all'assist. Noto (con una piccola makkia qst'anno..) anke x l'intelligenza e la CIVILTA' delle sue estern azioni, è stato una stella del calcio INTERNAZIONALE regalandoci colla sua nazionale a noi suoi ammiratori un po' del romanticismo interista, leopardiano, fatto d sofferenza e d secondi posti. Ma, considerato ke po3i farlo, l'ho fatto e lo farò, non vorrei dilungarmi ol3 in qsta sede. Mi limito ad incollare una breve nota oggettiva da wikipedia. Obrigado Rui.

Rui Manuel César Costa, meglio conosciuto come Rui Costa (Lisbona, 29 marzo 1972), è un ex calciatore portoghese.

In carriera ha vestito le maglie di AD Fafe, Benfica, Fiorentina e Milan.

Nella Fiorentina è stato capitano e uomo simbolo sia con Batistuta sia dopo la partenza del Re Leone. Anche nel Milan si è sempre rivelato un esempio di professionalità sia in campo che fuori, fornendo ottime prestazioni (fondamentale il suo contributo di assist alla vittoria della Champions League 2002/03) e accettando il suo ruolo nonostante il suo minore utilizzo dopo l'arrivo di Kaká.

Annoverato tra i migliori trequartisti del mondo, è dotato di grande dribbling e tecnica sopraffina. Nell'assist può essere considerato tra i migliori giocatori di sempre. Nell'arco delle stagioni si è infatti contraddistinto per i numerosi assist decisivi più che per i suoi gol. Dotato di una notevole visione di gioco, trova sempre l'attimo giusto per servire il compagno e metterlo nella miglior condizione possibile. È stato assieme a Figo il miglior giocatore portoghese dell'ultimo ventennio, seppur con la nazionale non sia riuscito a raccogliere quanto seminato (se si esclude il Mondiale Under 20). L'occasione più importante è stata senza dubbio l'Europeo 2004 giocato in casa e perso in finale contro la Grecia.

Scoperto dal celebre Eusebio a soli 9 anni, Rui Costa è entrato nelle giovanili del Benfica, dove ha subito bruciato le tappe, imponendosi ben presto all'attenzione nazionale e internazionale. Nel 1991 conquista il Mondiale under-20 con la nazionale portoghese.

Nel 1994 si è trasferito in Italia, nella Fiorentina, diventando subito un idolo dei tifosi e vincendo la Coppa Italia nel 1996 e nel 2001 e la Supercoppa Italiana nel 1996.

Nel 2001 è stato acquistato dal Milan per la cifra record di 85 miliardi di lire. In rossonero ha giocato con continuità per tre campionati, segnando pochissimi gol ma collezionando un numero straordinario di assist (ben 65 nella sua permanenza a Milano). Nel 2004 è costretto alla panchina dall'affermazione del giovane talento brasiliano Kaká. In maglia rossonera ha vinto la Champions League, la Coppa Italia, la Supercoppa Europea nel 2003 e lo scudetto e la Supercoppa Italiana nel 2004, disputando anche la finale della UEFA Champions League 2004-2005, persa ai rigori contro il Liverpool.

Il 25 maggio 2006 ha rescisso consensualmente il contratto che lo legava al Milan ed è tornato al Benfica, sua squadra del cuore, dopo che aveva più volte dichiarato di voler terminare la carriera in quella squadra.

L' 11 maggio 2008 ha giocato la sua ultima partita con la maglia del Benfica, ritirandosi, così, ufficialmente dall'attività agonistica. Pochi giorni dopo il suo ritiro è stato nominato direttore sportivo del Benfica.

rui pablo..

lunedì 19 maggio 2008

pensieri (e)migranti

Nessun commento:
È un po’ ke non si scrive.. raffica d compleanni, manca la luce, nuove conoscenze, viaggi in arrivo. Materiale ce né, sia mentale ke di già scritto. Approderà.

10 giorni fa me ne tornavo con Gheracho dal carcere e lo mettevo al corrente ke qke giovane qst’estate sarebbe andato alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Sidney; ricordando come della spedizione etiope per Colonia fosse tornato solo l’accompagnatore, gli ho kiesto se 2° lui i pellegrini di quest’anno avrebbero provato a rimanere in Australia.

“Non saprei, Paolo. È difficile conoscere i cuori degli uomini”.

“E tu, cosa faresti?”.

Mi guarda e capisco ke questa volta ascolterò la verità. Ci conosciamo da un po’ e ci tiene alla mia amicizia.

“Io so benissimo che cerkerei di restare là”.

“Ma perché? Hai un bel lavoro, degli amici… Se poi là ti beccassero, ti facessero tornare indietro, ma qua avresti perso la tua posizione, sarebbe una fregatura!”.

“Sì ma certi rischi vale la pena correrli. Non lo farei solo per me, ma anche per la mia famiglia”. Intende dire che manderebbe in Etiopia ai suoi genitori le rimesse, ma anche che gli piacerebbe guadagnare un po’ per i suoi figli, anzi, magari farli nascere in Australia.

fatica quotidiana
Gheracho mi lascia al cancello di casa, è sabato. Penso a come debba sentirsi una terra non amata, penso però che certe volte per capire di amare la propria madreterra bisogna stargliene lontano. Penso che una volta si sarebbe potuto misurare l’indice di benessere umano di un Paese indagando quanto le persone amassero la propria patria (alla faccia di sviluppo&ricchezza), e a come oggi qsto non sia possibile, ke mi sa ke la gente assorbe i propri sogni dallo skermo multicolor, ke trasmette prettamente americano.

Non lo so, sono in corso di lettura di Bilal, non mi piace comè scritto, ma mi piace quello ke scrive: è l'avventura di Fabrizio Gatti ke prova ad emigrare in Italia partendo dal Senegal. Non credo, anke se sarebbe un epilogo ad effetto, ke io stia metaforicamente cercare d fare lo stesso. Però qdo ero a Milano la mia città mi è piaciuta molto; ne ho apprezzato soprattutto la leggibilità. Caratteristica provabile solo x qualcosa di familiare, ke fa casa.

Ieri Sister Dreludge mi diceva ke lei era originaria di un paesino piccolo, dove la sua famiglia (11 fratelli) aveva un tukul. Non sapeva se era bello, ma a lei, ke aveva viaggiato tanto, piaceva moltissimo.

domenica 11 maggio 2008

piano&forte

Nessun commento:
Ok, t kiedo 1 sforzo: viaggia nel tempo. Arriva al punto del mio ultimo respiro, ci 6? È qello dopo il penultimo, non si sbaglia.. Ecco, adesso vai avanti d poco, 3 secondi.. Pausa, pausa! Metti in pausa. Lo vedi l’elfo colle ali? Mi sta dando un codice: quello è lo skypass della mia vita: ke mi posso rivedere pensieri parole opere o missioni, scegliendo la visuale, l’eventuale splitscreen, il tono della voce fuoricampo ke pronuncia i miei pensieri; magari opziono Dan Piterson. È consultabile mentalmente attraverso un software ad attivazione psikica ke non sto a spiegarvi ora. C’è Gates ke mi pagherebbe in vite umane per avere quel segreto, ma cicca. Robert, eh! Non Bill.

However: selezionando con noogle “concerti di pianoforte dal vivo”, in ricerca fresca (non quella avanzata, ke nel frigo ha preso l’odore delle ricerke avanzate vicine) -ordine cronologico- partirà il sabato 10 maggio 2008, Addis Abeba. il mio 1° concerto di musica classica. Il mio 1° concerto d pianoforte.

tipico pappagallo etiope immort alato da Ste
Invece dei ben assortiti semini, mettete del caviale nella vasketta del vostro pappagallo. Ok, tornate a leggere.

Un sacco d gente famosa si kiama “Levi” di cognome. Gente morta, gente viva, una boh. Ke poi la Rita forse fa Levi di 2° nome, + ke d 1° cognome, ma non credo. Beh, sto qua di nome fa Levi. Lasciando stare Levi figlio di Alfeo, se porti un cognome tanto prestigioso al posto del nome o fai ridere o farai sognare. Come se kiamassi mio figlio “Tolkien”. Tolkien Dell’Oca, un joco fantasy. Ma tiro il dado e vado avanti; il nome Levi proietta miriadi d aspettative sul cognome, ke non delude. Svia, perché svia, ma non delude: Moscovici.

Ora in testa mi creo questo avatar di un gigante silenzioso, anziano e siberiano. Suonerà il pianoforte all’Istituto Italiano d Cultura stasera. Andrò a sentirlo. Anke qua, la domanda non è “Perché?”, piuttosto “Perché no?”. Adoro trovarmi dove non c’entro niente e qsta era popo una succulenta occasione. Come quella volta kero andato a fare il provino x non ricordo qale sfortunato reality duna peitivù e qdo m’han domandato perché volevo partecipare a qel programma, gli ho kiesto cosa gli faceva credere ke desiderassi farlo. Volevo partecipare al provino, kè ben diverso.

However2: Al Levi gli piace suonare bene il pianoforte. 26enne, sorridente, congolese adottato da Europei. Entra vestito d nero, con una camicia nera a piccoli puà bianki; peri miopi tinta unita grigiona. Poi inizia a suonare.

(..)

Il dubbio ke massedia qdo Levi’si siede e si tocca il seggiolino x regolarne l’altezza, con la perizia degli abituè delle fototessere da metropolitana, è cosa devo fare. Ad ascoltare la musica non suono molto bono, figurat qella classica. Forse dovrei pensare con colonna sonora. Via, Levi va.

Pensiero n.ro uno: adoro le costanti mentali ke accomunano tutti i suonatori d pianoforte. E le costanti mentali ke accomunano tutti i cestisti, ke è la stessa cosa ma dall’altra parte. La stessa cosa ke sono i cambi d velocità nella gestione della rispettiva disciplina. Dall’altra parte, jakkè musica&sport, jakkè individuo&squadra. Uno appare lento ma è musicale, l’altro appare sornione ma è sportivo. Socialmente i cestisti sono fantastici, hanno l’okkio ke capta umorismo, stati d’animo, pieghe della serata; e non necessariamente devi essere un play x rimanere dentro alla partita. Nell’uno vs uno i pianisti fanno del bene vero, portatori d armonike asimmetrie ke t fanno godere quell’oasi della vita ke trascorri con loro e maledire quell’altra, in cui hai guardato il papà con okki da Tamburino e gli hai detto cantilenante: “Ma io non voglio suonare uno strumento, voglio fare il calcio”.

mister tam burino rimettiti la maglia
Pensiero #2: cerca i dettagli. Il pianoforte ha il cofano tenuto sollevato da un legno a forma d mazza da baseball, forse x sentire melio la voce del motore, in effetti l’autista skiaccia i pedali e ci guida in viaggi inidividuali. L’artista si spende in facce (sognà domenica), sopracciglia alzate, corrugamenti e corrugafronti, è assorto, ma anke assolto: è un pianista, io nn c capisco niente d qsti suoni ke produce e magari fare un po’ le smorfie da cinema + ke da musica lo aiuta davvero. Poi sui passaggi + lenti, in un gesto delicato e virtuoso, si appoggia la mano sx sulla coscia, il mignolo un po’ alzato ke digerisco meno, e suona, ad okki sokkiusi, solo colla dx. M’illumino: Giampiero! Giampiero sarà stato un 74 ke ho incrociato in oratorio in occasione dun torneo, l’avrò visto jocare 2 volte, ma ciaveva quella cosa ke melà lasciato lì, dove non viene via, indissolubile magnete da frigorifero: era un giocatore d fascia ke jocava perennemente colla mano sulla coscia. Paolone o Fabietto sanno siqramente raccontarlo con + proprietà; fattostà ke la prima volta ke telo trovi davanti t kiedi: “Ma qsto cià male alla gamba?”, ke lui tà già fatto 1 tunnel ed è finito a crossare. Sempre con qella mano sulla coscia, agile&elegantissimo. Giampiero, mi pare si kiami.

Pensiero C ? qsto figlio d ambasciatori è diventato un mezzo mago del piano: (ma) pensa se non fosse stato adottato in europa, col piffero ke qc1 gli faceva suonare il pianoforte. Forse un po’ tutti abbiamo un talento specifico, artistico o sportivo o, e bisogna vincere la tombola del vivere la situazione ke telo faccia sbocciare. Ke ne so, magari l’aiuto mozzo del pirata Edward England aveva una mostruosa predisposizione alla regia, ma nel XVIII secolo non lo sapeva e non sene faceva niente. O magari Teto sarebbe stato un ventriloquo da paura, ma nel XXI secolo non è un’abilità riconosciuta, non l’ha coltivata e ora si fa il servizio civile con caritasambrosiana e x un anno si gira il mondo pagato dallo Stato Italiano, cioè da Berlusconi. Cosa sarebbe stato Salvatore Schillaci nel MedioEvo? Magari lo portavano su un’isola e lo lasciavano lì con una noce d cocco da prendere a calci attendendo il suo salvatore, altro ke notti magike.. Però sempre nel calcio finisco, anke coll’arpeggio di Sciopèn.

africa e clemenza
Intervallo: essendo all’Istituto di Cultura Italiano siamo gli unici italiani della serata di beneficienza: non è la beneficienza ke irretisce, probabilmente la musica classica; d'altronde è anke il mio 1° concerto dice Dan. Ah no, c’è un altro italiano, anziano, Lacoste, uscito prima x rispondere al telefonino, c sta ancora urlando: “Ma và sti ******* d inglesi, non ho capito un *****!”. Ride. Piango.

Cambio: danno fiato al Levi gli Addis Crickets ke gli si alternano ogni 2 pezzi. Loro ben assortiti: giovane bionda con un casketto con frange lunghe davanti e corte dietro tipo Mariel l’amica umana d Memole, una cantante etiope d mezz’età ke fa l’Alto, uno Zambrotta ballerino, una Marta Mc Peake cinquantenne rossa con capelli lunghi e riccioloni dagli sguardi di classe e un tenore ke c sa fare. Si guardano sorridenti, annuendo, lanciando l’assolo d uno o mandandosi sms d amore cogli okki. Cantano vario dalla tradizionale swahili, a quella + protestante inglese, a un folk con versi ripetuti.

è guarita e suona il bongo
Oh, bello pensare col pianoforte, c scrivi dei post da funghetti, Tamburino Giampiero e l’aiutomozzo ma dopo mezz’ora finisce ke mi guardo le scarpe e mappisolo. Dal fossato della mia ignoranza mi sento in sintonia col pappagallo, vai a sentire cosa dice dopo il caviale..

“Io preferisco i ben assortiti”.

pppppppppppppppppppppppppp

sabato 10 maggio 2008

c senti?

Nessun commento:
Radio Scarp continua ad ospitare MONDO, spazio dedicato alle storie estere che vogliono protagonisti gli SCE.

In onda ogni domenica su Radio Marconi dalle 9.15 alle 11.15, Radio Scarp è una rubrica curata dalla redazione del giornale di strada Scarp de' Tenis. O melio, noi pargliamo con Marta, poi non sappiamo ki tagliaincolla.

Ma qc1 sera accorto ke Sergiovane, nel 1° post d sponsorizzazione della radio aveva scritto "clikkando" con 2 cappa? Il rivoluzionario..

Radio e Marconi
Artificialmente puoi udire la trasmissione alla radio e le frequenze di Radio Marconi le bekki qui.

venerdì 9 maggio 2008

aria d nostalgia preventiva

Nessun commento:
S’inizia a progettare qcsa ke accadrà qdo non sarò qui. Oggi m’han detto di come il mio ufficio si prepari a cambiamenti strutturali, giacchè ha trovato i finanziamenti per un coordinatore a partire da ottobre. La piccolezza di credere che le cose succedano solo qdo tu 6 presente. Come quel bisnonno che nel 1980 viene a sapere che nel 2000 tutti avranno il cellulare. C’è una vita al di fuori di me, pensa. Lo sapeva, eh.. ma viverlo è tutt’un'altra cosa. Ci collegherei anke il bambino piccolo che quando non vuole farsi vedere kiude gli okki: se io non ti vedo, tu non mi vedi. Oggi purtroppo è sempre + il contrario e ad Addis si percepisce proprio che l’aria ha le orekkie. E l’aria è governativa. E inquinatissima.

la prova
domenica 4 maggio record a jenga: la formazione Paolo Emanuele Stefania tocca i 32 piani fermandosi un tokketto d legno prima d completare il joco (qdo cioè non se ne possono + prendere).

p4

giovedì 8 maggio 2008

dall'ufficio del direttore della prigione

Nessun commento:
Oggi mi svelio all’ora degli uomini. È una giornata impegnativa, bene.

La strada per la prigione di Sheno è in terra scura e divide prati appena appena dissetati dalla pioggia d ieri. Paesaggio campagnolo piacevole, ma precario: la strada (originariamente costruita dagli italiani) è stata dissestata x essere riasfaltata dai cinesi, è giusto ke sia così, si kiama sviluppo e non fa l’amore con la bellezza. Intanto oggi mela godo, dopo ke mi sono sveliato dalla pennica mattutina al posto del copilota. Il Direttore ha dato una linea..

Autista nuovo in macchina nuova
Nella prigione d Sheno c’è da discutere d progetti: loro vogliono fortissimamente una sqola, evidentemente non sono convincente come Maurizio a spiegargli ke d soldi x l’Etiopia non cenè +.

Poi c’è la parte + Caritas, ke nessuno vuole mai fare: la distribuzione concreta dei giocattoli ai bambini. Oggi mi tocca, giakkè c siamo solo io e Marta. Il tesoro del giorno è una bambola. La diamo ad una bimba grandicella, avrà 5 anni x’ se ne avesse d + non potrebbe trovarsi qua colla mamma. Ma si prende paura, è spaventata, non la vuole. La cosa ke somiglia d + ad una bambola, se non hai mai visto una bambola x’ 6 nata in prigione, è una bambina morta.

Nel pome appuntamento cogli avvocati. è 5 mesi ke devo fare sto incontro x discutere del booklet. E proprio oggi dissestano le strade. Se arriviamo in ritardo Abba mi mastica.

Paolo

Ps x la cronaca (e forse anke x altri motivi) è stato Abba ad arrivare in ritardo poi. Lo sto ancora digerendo.

martedì 6 maggio 2008

Roby e Alberto in Etiopia

Nessun commento:
accidentali coincidenze tra nomi&volti d qsta fantastica storia ("fantastica" intesa come genere, non come livello di qualità) potrebbero essere casuali.

e potrebbero essere causali d una brusca interruzione etiope d qsto blog.

Domenica 27 aprile

Don Roberto sull’aereo partente da NaiRoby kiede in un diligente inglese scolastico alla hostess qto c voglia x arrivare in Eritrea. Maurizio, da dietro, fa l’occhiolino alla hostess per invitarla a transigere sulla sbadataggine del suo capo. Gliene fa un altro visto che si tratta d una bella hostess. Rimane così ad occhi chiusi e si addormenta.

le nos3 vacanze
Lunedì 28 aprile

Don Roberto, berretto verde e borsone viola, entra nella hall dell’aeroporto d Addis felice, diritto, gira il collo a cercarci e a passo sbrigato ci punta, i piedi un po’ a papera; non molto a papera, solo un po’, da direttore. È sorridente: dalle ferie in Kenya (su cui ha già scritto 3 articoli) diretto nelle vacanze in Etiopia. Maurizio arranca dietro, meno contento: nell’uscita lavorativa del sabato, a Mombasa, è rimasto infortunato sul field: “Un proiettile vagante?”. No, era in acqua quando.. “Una traversata di un fiume in cui han perso il controllo della jeep sgarruppata?”. No, no, era a piedi nudi e.. “Bagagli sulla testa guada una rapida per raggiungere un campo profughi su un isolotto?”. No, allora, fammi finire. Stava facendo il bagnetto nell’oceano solo ke nell’avanzata ha pestato un riccio d mare. In compenso entrambi sono scottati. Se glielo kiedete accuseranno il sole della baraccopoli d Korogocho, se non glielo kiedete potrete credere ke l’impegnativa missione a Mombasa li abbia voluti lungamente distesi sulla sabbia impegnati in attività d project planning.. Appena arrivati i 2 vengono dotati da Sara del piano settimanale: il Direttore lo legge preoccupato, ma la sua fronte si spiana: un’analisi accurata promuove la disposizione e la scelta degli appuntamenti. La testa dell’operatrice rimarrà al suo posto. “Brava Sara, vedo ke hai messo la pennica quasi tutti i giorni”.

Martedì 29 aprile

Roby durante la cena condivide con noi la scena madre di tutti i film, quei fotogrammi per cui, da allora, ha meno senso guardare pellicole. Dal basso della mia posizione gerarkica attendo, il respiro tenuto. Pasolini, Lynch, Fellini, Kubrick? Cosa avrà capito il Direttore d Caritas Anbrosiana dopo anni&anni d cineforum sociali, d confronti scout sui messaggi dei film? La risposta è sbaragliante: il meglio della storia cinematografica internazionale vede protagonista Arnold Swarchznegger (come *** si scrive?): qdo un cammello gli sputa, qsto reagisce educandolo con un pugno sul cranio. Fine. Certo, letta qua, rende miliardi d volte meno ke raccontata da lui, ma allora ho reputato interessante indagare i gusti cinematografici del Nostro. Il quale mi ha bollato Rambo come “troppo impegnato, c’è la questione Vietnam ke appesantisce una trama piacevole”. Ma s’illumina su Chuck Norris: quando monta i lanciarazzi sulla bici (e qua Roby si alza in piedi) e rattatatatà colpisce al volo bersagli a km d distanza. Dalla bicicletta. Io e Maurizio andiamo a letto col sorriso sulla bocca, non era un sorriso d sberleffo, ma d contentezza. Se lo conoscete fatevi raccontare d qste scene: il cinema diventa lui, a quel punto. E un’altra cosa oltre al Suffragio lo accomuna a Skiavo..

bello sempre
Mercoledì 30 aprile

Iniziano oggi i campionati africani d atletica, e l’ufficio in cui abbiamo l’incontro con i peer coordinators del progetto d Sister Connie e Stefania giace adiacente (agiacente) allo stadio. Questo provoca un’incomprensione al mio direttore: il termine di un suo intervento coincide con l’arrivo della prima gara vinta da un’etiope, e Roby sorride compiaciuto all’udire addirittura grida e applausi provenire dalle finestre qdo finisce d parlare.. “Ma c seguono anke da fuori?”. Oggi no, ma settimana prossima mi sa ke verremo letti sul blog d caritas. Maurizio lo sa, e x una settimana misura scrupoloso il suo parlato. Roby lo scopre qdo gli faccio leggere il blog (e qsto è 1 evento storico) e la lettera al direttore, ke non gli strappa una smorfia. L’unico epigrafico commento: “La prossima volta ke mi scrivi qcsa mandamelo”. Temendo ke nel Caritas Box a fianco della sua moto nera ci sia la bici d Chuck Norris, obbedirò Capo!

roberto fa brutto alberto fa nanna
Giovedì 1° maggio

Durante meeting particolarmente lunghi il segreto del Don (non il fiume) consiste nell’ostentare grande interesse nei primi minuti, con qke puntuale rikiesta d traduzione d parole kiavi; intorno ai 5’ prende la parola per presentare sé e Alberto (conosciuto in qsto spazio come Maurizio…), salutare ossequiosamente l’interlocutore e spiegare brevemente come funziona Caritas Ambrosiana, la mission dell’Area Internazionale (letteralmente: “andare x il mondo a tirare su cessi”) e la sua scena preferita d Terminator. Verso i 15’ sfodera un blocchetto su cui prende a scrivere la predica della domenica, senza mai dimenticarsi d intervallarla con okki ke si alzano ed incoraggiano, appassionati, l’oratore, che ovviamente gli sta dettagliando un progetto. Alla mezz’ora arriva “La domanda d Roby”: ripercorrendo una serie d gaffe che il Direttore ha creato con quesiti legittimissimi ma ke scandagliavano aree sfortunatamente imbarazzanti x ki riceveva la domanda (tipo ha kiesto della mancata collaborazione d 2 uffici, qdo i responsabili d qsti mal si sopportano, o in prigione ha investigato su.. vabbeh qsta non si scrive), il Roberto viene eletto a maggioranza assoluta “l’uomo dalle domande scomode”: Maurizio suggerisce d mettergli in bocca interrogativi ke posti da ki conosce la situazione risulterebbero antipatici, ma portati da lui, ke è all’oscuro dei retroscena, suonerebbero candidi. Non è necessario: senza alcuna soffiata, Rob ha qsto potere maggico d beccare in ogni meeting l’ultima domanda ke il partner ke ha d fronte vorrebbe sentirsi fare..

Venerd 2 maggio

Dopo ke Er Dairector ha lasciato la terra etiope (non senza qke piccola apprensione per gli orari del suo aereo, mica rimanere bloccato qa in compagnia d qsti sfortunati SCE..) accade il mairacòl: probabilmente (in ritardo d 3 mesi sulla scadenza) si riapriranno i campi estivi etiopi. Nella giornata d oggi c’è stato un momento in 1 meeting in cui in 4 impassibili abbiam pensato contemporaneamente una volgarità. Ke scena, ragazzi. Se c fosse stato Roberto sarebbe scattata la foto col cellulare durante le parole d ****.

Sabato 3 maggio

Giornata gradevole d kiakkierate tra noi e Maurizio. Ha un ke d storico: con molte probabilità credo sarà l’ultimo giorno d Alberto Maurizio Baffi in Etiopia. Per sempre. Salàm..

saluti da Addis

giovedì 1 maggio 2008

non siamo abbastanza aperti per te

Nessun commento:
2 aprile 2008, Addis Ababa

Un utente del forum della gazzetta, un milanista, digita: “Hanno pienamente ragione i romanisti a sottolineare la presunzione e l'arroganza di questo giocatore, sicuramente numero 1 come giocatore ma non come uomo”. Martedì, serata Champions. L’alieno Cristiano Ronaldo impila una serie di finte, che oltre ad eludere la difesa romanista la offendono (!).

cronaldo
E x’? Avercene di funamboli, invece ke d taglialegna. Io ero contento anke soltanto qdo Cristal, estone mi pare (Frà?), batteva la rimessa laterale con rincorsa e verticale sulla palla, per prendere lo slancio. O i rigori col cukkiaio. Ma anke senza un processo alla Roma, togli la maglia e il cognome a Zidane e a Materazzi e dimmi ki… vabbeh, rimettigliele, quella è un’altra storia. Zinedine, Marco, andate, grazie. Quando eravamo regazzini giocare a pallone era soprattutto questo. Ed era divertente, e quando tela prendevi tu la finta, te la tenevi.

In prima media la reputazione di un alunno salesiano dipendeva da 3 fattori: umorismo, ragazze e pallone. La + grande di tutte era il pallone. Credo lo dica anke una lettera di San Paolo ai napoletani, quella per cui gli hanno intitolato lo stadio. Era così: se sapevi punire con ambo i piedi, non dovevi fare ridere per avere successo e le ragazze potevano aspettare il liceo. Qualcuno era figo solo x’ era un mago colla sfera. La riscrivo: qualcuno era figo x’ era un mago colla sfera.

E poi era il 1° anno ke in qella scuola potevano iscriversi le ragazze. Per intenderci, in una classe d 35 noi ne avevamo 5. E una era mia cugina. Rimanevano quella intelligente, quella rock, quella modaiola e quella buona. Mediamente tutte + sveglie di noi. Quindi non è ke… ma… Beh, anke qsta storia continua, non sul blog d caritas, cari. Tas. Mània.

La + importante di tutte era il pallone. All’intervallo per giocare serviva un tomtom: sullo stesso pavimento in porfido (e x farti capire qto è entrato nelle nos3 vite fai conto ke un mattoncino d quel porfido dorme adesso in camera mia, ad Addis Ababa. Non fate rumore…, soprattutto lei, Mascazzini) sfrecciavano 6 partite simultaneamente. 6 palloni arancioni e 12 squadre, 2 x sezione. Un po’ a tutti cè toccato rinvenire da terra colla faccia d Cristalbol (telo ricordi? Skifezza impiastriccata e tubicino, ci si facevano i palloncini ed il jingle della pubblicità era penetrante… con Cristalbol ci puoi giocare –seconda voce: cristalbòl!- hai tante cose da inventare –seconda v… dov’eravamo?). Ah, per terra, centrati dalla cannonata al volo tirata dal Marcocombi d turno, e poi correre in bagno a rimirarsi allo spekkio la nuova fisionomia ke Don Bosco ci aveva regalato.

cristalbòl's packaging
Silvestri rideva sempre, era un cuorcontento. Anke quando non sapeva rispondere alle domande dell’Ardizzone. Nk era imbalsamato, Skiavolin creava, LoZio (all’epoca ancora Bochicchio) cercava suggerimenti. Silvestri rideva. La vita sarebbe arrivata, ma non ora, grazie.

Silvestri, quando faceva qualcosa, voleva farla al meglio. Per farvi un’idea: un giorno decise che voleva ca(r)pirne di musica, prese la carta di credito e andò alle messaggeriemusicali, dove comprò tutti i cd d cui aveva sentito parlare. Ci raccontò ke la cassiera, vedendo le colonne sonore d cd ke aveva accatastato sul bancone, credeva skerzasse. Lui rideva. Non skerzava.

Silvestri era quel tipo lì, un ragazzo gioviale e buono. Alle medie, lui era un anno + avanti e, non ricordo x’, ma qdo io ero in prima, lui disertava la sua classe e jocava sempre con noi. Con la sua classe avanzava palla adesa al piede ed arrivò pressappoco al punto in cui quella suora è stata fotografata men3 batteva la punizione sulla copertina del CD Oratorium d Elio e le Storie Tese. L’avete presente, quella con Faso in porta in tuffo precoce? Ecco, quella è la mia scuola. E dove c’era la suora io stavo aspettando Silvestri, nei pressi dell’area, lì.

il luogo del
Silvestri alle medie aveva il pallino dei joketti. Col pallone, ovviamente. Aveva acquisito un controllo di palla formidabile. Lo avrei accostato proprio a Zidane se nel 93 avessi conosciuto Zidane. Rui Costa era qualcosa d +, ma non c’è neanke da scriverlo. Gli riusciva tutto quello ke gli facevi vedere: se lo studiava e poi, oplà, il trucco veniva. Gli invidiavo quella perizia, io ke+kealtro correvo (recuperai così l’anno di differenza con lui).

La + importante d tutte è il pallone. Io li aspettavo in area. Lui, il pallone. Io, lui, il pallone. Io, lui, il pallone. Io, lui. Il pallone? Sparito. Devi avere quella faccia lì quando ti svegli e sei uno scimpanzé e tutti intorno a te parlano georgiano. Silvestri prosegue la sua corsa e io mi guardo intorno, con l’aria del cercatore di ossidiana alla sagra della caldarrosta. Eppure era qua, l’avete vista? Rotonda, rimbalza… Se qsta cosa fosse successa 5 anni + tardi si poteva solo uscire dal campo e levarsi le scarpe. Non ho mai + visto fare un numero così. Non ke allora l’abbia vista, eh. Era un jokino ke provavamo tutti, il + difficile. E quei pokissimi nella scuola ke ci riuscivano avevano nome, cognome e le nike. Ma mai nessuno in un dribbling. Fino a quel giorno.

Lo potevi fare in corsa, solitamente ci provavamo camminando: palla trai 2 piedi, la punta di uno la appoggia sul tacco dell’altro ke la tira su da dietro. E la palla ti passa sopra, scendendoti davanti. Recuperai collo sguardo Silvestri – ke rideva – e vidi ke aveva riaddomesticato la palla teletrasportata. E - dannazione! - sembrava la stessa boccia di prima, con scritto IC in blu grosso. Lui, il pallone. Io… non ricordo il proseguio dell’azione, solo il mio spaesamento: a quei tempi fare gol valeva ovviamente molto ma molto di meno.

Anke Nigist l’altroieri era dalle parti della mia porta, all’ingresso del bungalow ufficio; era venuta a salutarmi, ke andava a casa. M’ha guardato un po’ rammaricata e sorridente m’ha detto: “Non siamo abbastanza aperti per te, Paolo”. Uh. Cercai la palla. Presto, spero, dimentikerò lo scialbo proseguio dell’azione da parte mia. Ero spaesato. Eppure era qua, l’avete vista? Rotonda, rimbalza. Maledizione, non è questo un punto d’arrivo. Sono io che devo essere abbastanza aperto per l’Etiopia, non il contrario.

Una settimana fa, ultimo flashback parola d lupetto, Jess (ricordate ke qua siamo indietro d un mukkio d anni) ha replicato a muso duro a un Luke ke c’è rimasto secco: “È questo il tuo problema: tu aiuti le persone che lo vogliano o no: tu devi sistemare tutto quanto, devi sistemare tutti quanti. Pensi di essere indispensabile e invece vuoi solo pesare sulle nostre vite.

Fai in modo che quando la gente sbaglia tu per quello diventi un martire; e loro non solo devono capire di avere sbagliato, ma di averti deluso, soprattutto. Tu interferisci e peggiori soltanto le cose. Nessuno chiede il tuo aiuto, nessuno vuole il tuo aiuto, concentrati su d te e lascia in pace gli altri!”.

luke&jess
Non è uno scambio, Luke è allibito, come quando vede Yoda parlare con l’ectoplasma d Obi Uan, come me. È una questione di posizione in cui mi ho messo l’Etiopia, l’affinità con le battute dalle GilmoreGirls sopraccitate è quella e finisce lì. Gli impieghi ke l’ufficio suggeriva erano la stesura di progetti e un’attività interna alle carceri; la scrittura del libro l’avevo proposta io (tra altre) declinando in forma cartacea l’idea di documentario: era stato alla fine del 1° mese qdo mostrai all’ufficio una lista di potenziali miei impieghi, ke tenevano conto delle loro proposte, ma ne aggiungevano anke altre. Essendo io in servizio civile, forse sarebbe ora di mettersi al servizio, accidenti. E per mettersi al servizio intendo lasciare la battuta all’avversario, andare a ricevere. Pago i miei doppi falli, le palle morbide non sono state sufficienti. Lo sono mai state?

Troppe volte faccio riferimento al ribaltamento dei tavoli dei mercanti nel tempio, accantonando il resto del Vangelo. “Sacrificio” deriva da “fare sacro”, e la partita si può ancora ribaltare.

Un bell’intervento da dietro farà passare a CRonaldo la voglia d fare i joketti…

Paolo