domenica 11 maggio 2008

piano&forte

Ok, t kiedo 1 sforzo: viaggia nel tempo. Arriva al punto del mio ultimo respiro, ci 6? È qello dopo il penultimo, non si sbaglia.. Ecco, adesso vai avanti d poco, 3 secondi.. Pausa, pausa! Metti in pausa. Lo vedi l’elfo colle ali? Mi sta dando un codice: quello è lo skypass della mia vita: ke mi posso rivedere pensieri parole opere o missioni, scegliendo la visuale, l’eventuale splitscreen, il tono della voce fuoricampo ke pronuncia i miei pensieri; magari opziono Dan Piterson. È consultabile mentalmente attraverso un software ad attivazione psikica ke non sto a spiegarvi ora. C’è Gates ke mi pagherebbe in vite umane per avere quel segreto, ma cicca. Robert, eh! Non Bill.

However: selezionando con noogle “concerti di pianoforte dal vivo”, in ricerca fresca (non quella avanzata, ke nel frigo ha preso l’odore delle ricerke avanzate vicine) -ordine cronologico- partirà il sabato 10 maggio 2008, Addis Abeba. il mio 1° concerto di musica classica. Il mio 1° concerto d pianoforte.

tipico pappagallo etiope immort alato da Ste
Invece dei ben assortiti semini, mettete del caviale nella vasketta del vostro pappagallo. Ok, tornate a leggere.

Un sacco d gente famosa si kiama “Levi” di cognome. Gente morta, gente viva, una boh. Ke poi la Rita forse fa Levi di 2° nome, + ke d 1° cognome, ma non credo. Beh, sto qua di nome fa Levi. Lasciando stare Levi figlio di Alfeo, se porti un cognome tanto prestigioso al posto del nome o fai ridere o farai sognare. Come se kiamassi mio figlio “Tolkien”. Tolkien Dell’Oca, un joco fantasy. Ma tiro il dado e vado avanti; il nome Levi proietta miriadi d aspettative sul cognome, ke non delude. Svia, perché svia, ma non delude: Moscovici.

Ora in testa mi creo questo avatar di un gigante silenzioso, anziano e siberiano. Suonerà il pianoforte all’Istituto Italiano d Cultura stasera. Andrò a sentirlo. Anke qua, la domanda non è “Perché?”, piuttosto “Perché no?”. Adoro trovarmi dove non c’entro niente e qsta era popo una succulenta occasione. Come quella volta kero andato a fare il provino x non ricordo qale sfortunato reality duna peitivù e qdo m’han domandato perché volevo partecipare a qel programma, gli ho kiesto cosa gli faceva credere ke desiderassi farlo. Volevo partecipare al provino, kè ben diverso.

However2: Al Levi gli piace suonare bene il pianoforte. 26enne, sorridente, congolese adottato da Europei. Entra vestito d nero, con una camicia nera a piccoli puà bianki; peri miopi tinta unita grigiona. Poi inizia a suonare.

(..)

Il dubbio ke massedia qdo Levi’si siede e si tocca il seggiolino x regolarne l’altezza, con la perizia degli abituè delle fototessere da metropolitana, è cosa devo fare. Ad ascoltare la musica non suono molto bono, figurat qella classica. Forse dovrei pensare con colonna sonora. Via, Levi va.

Pensiero n.ro uno: adoro le costanti mentali ke accomunano tutti i suonatori d pianoforte. E le costanti mentali ke accomunano tutti i cestisti, ke è la stessa cosa ma dall’altra parte. La stessa cosa ke sono i cambi d velocità nella gestione della rispettiva disciplina. Dall’altra parte, jakkè musica&sport, jakkè individuo&squadra. Uno appare lento ma è musicale, l’altro appare sornione ma è sportivo. Socialmente i cestisti sono fantastici, hanno l’okkio ke capta umorismo, stati d’animo, pieghe della serata; e non necessariamente devi essere un play x rimanere dentro alla partita. Nell’uno vs uno i pianisti fanno del bene vero, portatori d armonike asimmetrie ke t fanno godere quell’oasi della vita ke trascorri con loro e maledire quell’altra, in cui hai guardato il papà con okki da Tamburino e gli hai detto cantilenante: “Ma io non voglio suonare uno strumento, voglio fare il calcio”.

mister tam burino rimettiti la maglia
Pensiero #2: cerca i dettagli. Il pianoforte ha il cofano tenuto sollevato da un legno a forma d mazza da baseball, forse x sentire melio la voce del motore, in effetti l’autista skiaccia i pedali e ci guida in viaggi inidividuali. L’artista si spende in facce (sognà domenica), sopracciglia alzate, corrugamenti e corrugafronti, è assorto, ma anke assolto: è un pianista, io nn c capisco niente d qsti suoni ke produce e magari fare un po’ le smorfie da cinema + ke da musica lo aiuta davvero. Poi sui passaggi + lenti, in un gesto delicato e virtuoso, si appoggia la mano sx sulla coscia, il mignolo un po’ alzato ke digerisco meno, e suona, ad okki sokkiusi, solo colla dx. M’illumino: Giampiero! Giampiero sarà stato un 74 ke ho incrociato in oratorio in occasione dun torneo, l’avrò visto jocare 2 volte, ma ciaveva quella cosa ke melà lasciato lì, dove non viene via, indissolubile magnete da frigorifero: era un giocatore d fascia ke jocava perennemente colla mano sulla coscia. Paolone o Fabietto sanno siqramente raccontarlo con + proprietà; fattostà ke la prima volta ke telo trovi davanti t kiedi: “Ma qsto cià male alla gamba?”, ke lui tà già fatto 1 tunnel ed è finito a crossare. Sempre con qella mano sulla coscia, agile&elegantissimo. Giampiero, mi pare si kiami.

Pensiero C ? qsto figlio d ambasciatori è diventato un mezzo mago del piano: (ma) pensa se non fosse stato adottato in europa, col piffero ke qc1 gli faceva suonare il pianoforte. Forse un po’ tutti abbiamo un talento specifico, artistico o sportivo o, e bisogna vincere la tombola del vivere la situazione ke telo faccia sbocciare. Ke ne so, magari l’aiuto mozzo del pirata Edward England aveva una mostruosa predisposizione alla regia, ma nel XVIII secolo non lo sapeva e non sene faceva niente. O magari Teto sarebbe stato un ventriloquo da paura, ma nel XXI secolo non è un’abilità riconosciuta, non l’ha coltivata e ora si fa il servizio civile con caritasambrosiana e x un anno si gira il mondo pagato dallo Stato Italiano, cioè da Berlusconi. Cosa sarebbe stato Salvatore Schillaci nel MedioEvo? Magari lo portavano su un’isola e lo lasciavano lì con una noce d cocco da prendere a calci attendendo il suo salvatore, altro ke notti magike.. Però sempre nel calcio finisco, anke coll’arpeggio di Sciopèn.

africa e clemenza
Intervallo: essendo all’Istituto di Cultura Italiano siamo gli unici italiani della serata di beneficienza: non è la beneficienza ke irretisce, probabilmente la musica classica; d'altronde è anke il mio 1° concerto dice Dan. Ah no, c’è un altro italiano, anziano, Lacoste, uscito prima x rispondere al telefonino, c sta ancora urlando: “Ma và sti ******* d inglesi, non ho capito un *****!”. Ride. Piango.

Cambio: danno fiato al Levi gli Addis Crickets ke gli si alternano ogni 2 pezzi. Loro ben assortiti: giovane bionda con un casketto con frange lunghe davanti e corte dietro tipo Mariel l’amica umana d Memole, una cantante etiope d mezz’età ke fa l’Alto, uno Zambrotta ballerino, una Marta Mc Peake cinquantenne rossa con capelli lunghi e riccioloni dagli sguardi di classe e un tenore ke c sa fare. Si guardano sorridenti, annuendo, lanciando l’assolo d uno o mandandosi sms d amore cogli okki. Cantano vario dalla tradizionale swahili, a quella + protestante inglese, a un folk con versi ripetuti.

è guarita e suona il bongo
Oh, bello pensare col pianoforte, c scrivi dei post da funghetti, Tamburino Giampiero e l’aiutomozzo ma dopo mezz’ora finisce ke mi guardo le scarpe e mappisolo. Dal fossato della mia ignoranza mi sento in sintonia col pappagallo, vai a sentire cosa dice dopo il caviale..

“Io preferisco i ben assortiti”.

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