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sabato 10 febbraio 2018

Acqua benedetta: quando il cielo piange … troppo

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Ondata di piena travolge Tiquipaya. La Bolivia, una vita tra il sole e la pioggia.


Quando siamo arrivate a Cochabamba era piena estate. Venivamo dalle prime settimane fredde e umide dell’autunno padano ed eravamo contentissime! Sole, caldo e clima secco: non c’era nemmeno quell’afa che opprime gli agosto di Milano. Siamo però oltre i 2500 m di altezza: maniche lunghe, cappellino e ricerca incessante dell’ombra sono diventati presto d’obbligo, pena scottature e mal di testa.

Di colpo tuttavia, all’inizio di dicembre, l’estate finisce, il cielo si copre di nuvole e inizia la pioggia.


“Sta piovendo” diciamo con aria mogia entrando in ufficio. “Sì, sta piovendo! Hai visto che bello?!”, ci rispondono.

Eh sì, qui l’acqua è una benedizione. Si prega perché piova e quando il cielo si apre e bagna valli e montagne si ringrazia la Madre Terra. In un paese che può soffrire di lunghi periodi di siccità, si attende con ansia l’arrivo della stagione delle piogge.


Quando torniamo dall’Italia, dopo un mese, sta ancora piovendo. Questa volta però è strano: sta piovendo troppo. Gli acquazzoni dovrebbero essere quasi terminati e invece continuano per giorni, senza interruzioni.



Presto torrenti e fiumiciattoli che avevamo visto solo in secca si colmano e alcune zone vicino a Cochabamba vengono allagate: Vinto, Tiquipaya, Colcapirhua, Omereque … piccoli comuni dove l’acqua dei ríos si accumula e trasborda. Si accumulano spazzatura e tronchi d’albero che tappano i passaggi, si incastrano sotto ponti troppo bassi, e gli argini non reggono più.


Cumuli di macerie,
Tiquipaya, 7 febbraio 2018

Assieme a Cochabamba tra il 3 e il 4 febbraio hanno sofferto anche i dipartimenti di Potosí, Tarija, Beni e La Paz, con oltre 10.300 famiglie colpite. "Se prevé un segundo golpe de agua previsto para la próxima semana. Es probable que haya una nueva inondación en el trascurso de siete días, pero no será como la anterior semana, será menor," ha commentato il Ministro della Difesa Javier Zavaleta.


Alle 5 di sera di mertedì 6, tuttavia, un’ondata di piena è scesa lungo il río Taquiña, travolgendo il municipio di Tiquipaya, già toccato dalle precedenti esondazioni. Molti sono tuttora i dispersi, mentre ad oggi si contano quattro morti. Di molte case si vede solo il tetto o il primo piano, mentre alcune sono state spazzate via dall’acqua.




Case sommerse dalla piena
Tiquipaya


C’è lodo, fango, ovunque. Quando arriviamo il giorno dopo per vedere di cosa possano aver bisogno le persone le ruspe stanno spostando montagne di detriti e la gente si stringe lungo le pareti delle case salve, senza dire niente. Alcuni spalano, le gambe affondate nel fango. Alcuni trasportano i mobili ancora intatti nei giardini delle case più vicine.




Recupero di mobili dalla piena
Tiquipaya


Una strada coperta di terra e acqua segna quello che è successo: da una parte macerie, fantasmi di case e di abitazioni, dall’altra edifici che sono stati appena accarezzati dall’ondata. Pochi metri e cambia tutto. Pochi minuti e riesci a metterti in salvo o no.




Strada sommersa dal fango
Tiquipaya


Un bambino che si è attardato a scappare per salvare il suo cane risulta ancora disperso.
Basta davvero poco, abitare in una zona di una città piuttosto che in un’altra e il tuo mondo crolla o rimane in piedi.


Nella notte seguente la vicina Ciudad del Niño, che accoglie bambini che non possono stare con le proprie famiglie e che sono soli, è stata evacuata: bambini, volontari e operatori hanno dormito al Seminario San Luís, in una zona più sicura.


Si sono organizzate le prime donazioni.


E adesso … aspettiamo che smetta di piovere. Spaliamo. E poi preghiamo per poter ricostruire.




Onda di fango portata dal río Taquiña



Chiara


Fonti:
Municpios esperan que baje el nivel de agua para evaluar los daños, Los Tiempos, 5 febbraio 2018
Río de lodo en Tiquipaya se lleva un puente, derriba casas y deja heridos, Opinión, 7 febbraio 2018

giovedì 8 febbraio 2018

Art. 205 del codice penale: in bilico tra riforma e (ri)elezioni

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Modifica del codice penale: un passo indietro per ricandidarsi?


Eccoci di nuovo qua! Siamo arrivate a Cochabamba la scorsa settimana e correvamo il rischio di non riuscire ad uscire dall'aeroporto per la minaccia di scioperi e proteste.
Alla fine è andato tutto bene, neanche l'ombra di un bloqueo in giro!

Ma cos'era successo?

Il 23 novembre il senato aveva approvato una riforma che andava a modificare oltre 650 articoli del codice penale, toccando diversi settori. La modifica più eclatante aveva riguardato l’art. 205, che aveva subito suscitato proteste e scioperi da parte del personale medico: si prevedeva infatti l'introduzione di nuove sanzioni per chi, nell’esercizio della sua professione, avesse causato danno alla salute o all’integrità fisica di un’altra persona per negligenza, imperizia o inosservanza dei protocolli. In caso di danno per uno di questi motivi si prevedevano forti pene pecuniarie e, in alcuni casi, fino a sei anni di carcere. Secondo i medici, che sono stati per molti giorni protagonisti di bloqueos in tutto il paese, questo articolo violerebbe in parte la Costituzione, limiterebbe il diritto al lavoro e non consentirebbe un’effettiva riparazione del danno da parte degli stessi qualora venissero privati della loro libertà.

Questo in un paese dove la sanità è per molti inaccessibile e manca un sistema capillare di prevenzione.


Sciopero dei medici: blocco delle strade del centro di Cochabamba.
- Dicembre 2017 -

Quando avevamo lasciato la Bolivia c'era qualche bloqueo in giro, ma alcuni pensavano che le richieste di contrattazione con il governo non sarebbero durate ancora a lungo: la classe medica è comunque un’élite rispetto alla maggior parte del popolo, il vero cuore e propulsore delle proteste in strada. Lo sciopero dei medici avrebbe potuto inoltre portare a uno scontento tra la popolazione, che non trovava più dottori e infermieri negli ospedali.


Cartelli per lo sciopero dei medici negli ospedali
- Ospedale di Quillacollo, periferia di Cochabamba -


"ESTAMOS EN HUELGA GENERAL INDEFINIDA EN TODO EL PAIS"


"NO AL ARTICULO 205"


Questo si leggeva all'ingresso di molte strutture sanitarie a partire da dicembre."Siamo in sciopero generale indeterminato in tutto il paese". "NO all'articolo 2015". 

Si rispondeva solo alle emergenze.

All’inizio di gennaio sono però scese in piazza anche altre categorie. Camionisti - contro la modifica dell'art. 137, con cui si aumentavano le pene per l'omicidio colposo con mezzo di trasporto -, giornalisti - contro gli art. 309, 310 e 311, lamentando una limitazione della libertà di stampa e di espressione -, commercianti, ambientalisti e altri. Anche dei gruppi religiosi hanno contestato questa riforma, in particolare protestando contro l'art. 157, che ampliava la possibilità di abortire legalmente, e l'art. 88, rispetto al quale anche la Conferenza Episcopale Boliviana ha preso una posizione.

Nella nuova formulazione l'art.88, articolo contro il traffico di essere umani, inasprirebbe le pene - includendo la possibilità di incarcerazione da sette a dodici anni - per chi "trasporti, trasferisca, privi di libertà, ospiti o riceva persone" per una serie di finalità. Tra queste vi è anche il "reclutamento di persone per la loro partecipazione a conflitti armati o in organizzazioni religiose e di culto". In questa sua parte tale articolo è stato considerato dalla Conferenza Episcopale una minaccia contro la libertà religiosa, nonché contro le attività missionarie. 


Sciopero generale contro la riforma, centro di Cochabamba
- Gennaio 2018 -


Giovedì 11 gennaio, in occasione del passaggio del Rally Dakar a La Paz, coloro che si opponevano a questa riforma hanno manifestato assieme ad altri gruppi. Tra questi hanno preso parte alle proteste anche quelli contrari alla recente sentenza del Tribunal Constitucional che stabilisce la possibilità per il Presidente Evo Morales di ricandidarsi al suo quarto mandato.

Secondo la Costituzione un presidente potrebbe ricandidarsi per la stessa nomina per non più di due mandati. Già in passato si era già fatta eccezione a questa norma, essendo attualmente Evo Morales presidente per la terza volta. Questa nuova sentenza del 28 novembre 2017, tuttavia, rimuove ogni limitazione alla possibilità di ripresentarsi alle elezioni.

Questo accade nonostante l'esito del referendum del 21 febbraio 2016: il MAS - Movimiento Al Socialismo -, partito di Evo, aveva infatti indetto allora un referendum in cui si chiedeva alla popolazione se fosse favorevole o contraria alla modifica della Costituzione, per permettere ricandidature oltre i due mandati. Avevano vinto i NO, ma la sentenza del Tribunal Constitucional va oggi contro tale manifestazione di volontà popolare.

All'inizio della scorsa settimana il governo ha deciso di riconsiderare la riforma del codice penale, motivo per cui el paro general di martedì 23 era stato sospeso. Mercoledì 24 alle 4.00 di mattina, dopo 11 ore di dibattito la Camera dei Deputati ha approvato a Legge 001 che abroga la riforma del codice. Nel pomeriggio anche la Camera del Senato ha votato all'unanimità lo stesso progetto di legge e lo ha rimesso all'Esecutivo perché lo promulghi a sua volta. 

La riforma del codice penale, che tanto ha suscitato clamori, sembra quindi essere giunta al termine. Alcuni deputati hanno sostenuto che il motivo di tale manovra sarebbe in realtà tentare di smorzare un clima di tensione al quale si stavano aggiungendo gli oppositori alla rielezione del presidente Evo Morales. 

Se adesso potrebbero calmarsi le acque, non si sa invece cosa accadrà tra il 2018 e il 2019, anno di nuove elezioni. Intanto martedì 30 gennaio i rappresentanti dei Comitati Civici di tutto il paese hanno deciso di indire un paro nacional previsto per il prossimo 21 febbraio, anniversario del referendum del 2016, per protestare contro la sentenza del Tribunal.

A noi non rimane che prendere un bel respiro e stare a vedere: la Bolivia è imprevedibile!

Chiara


Fonti:
ALP abroga Código Penal en bochornosas sesiones, Los Tiempos, 25 gennaio 2018
Leyes justas al servicio del bien común, Comunicato della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Boliviana, La Paz, 9 gennaio 2018





sabato 27 gennaio 2018

Ritorno a Cochabamba, dove la vita è imprevedibile!

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Ritornare per non smettere mai di imparare


Ritorniamo a Cochabamba, dopo un mese di rimmersione in Italia. Eravamo arrivate qui, a Cocha - come si dice in slang -, all’inizio di novembre e dopo quasi due mesi siamo tornate in Italia, tra vacanze e formazione. Uno shock

Non è semplice riuscire a entrare e stare in un paese come questo, una realtà molto diversa, per quanto segnata da un’influenza europea lunga  secoli.

 La Bolivia è uno dei Paesi del Sud America che più a conservato la sua storia e le sue tradizioni: il Quechua, l’Aymara sono alcune delle lingue che scorrono parallelamente al Castellano -guai a parlare di Spagnolo!-  e che si mescolano, pulsano, creando una tavolozza colorata nella quale ancora si sentono le radici di questa nazione.

Riunione parrocchiale del campo

Arrivata qui senza sapere una parola della lingua locale, ho scoperto la fortuna di stare tra persone che sono abituate a parlare lentamente, per farsi comprendere: non tutti i boliviani parlano infatti Castellano, come non tutti parlano Quechua o Aymara. Però ci si capisce: si fa attenzione ad esprimersi in maniera chiara, con un ritmo lento e a bassa voce.


Uno dei primi avvertimenti che ci è stato dato è stato infatti di non gridare mai - e per gridare si intende anche il tono di una normale conversazione italiana! -. Ricorda l'atteggiamento dei colonialisti, ci spiegano. Un altro motivo per cui quasi si sussurra, scandendo bene le parole.


L'idea però che oggi questo sia importante soprattutto per comprendersi a vicenda mi conquista di più: mi fa pensare all'unità di un popolo che supera le divisioni linguistiche e che, alla fine, sorride nella stessa lingua.



Murale del gruppo Acciòn Poética de Cochabamba

Ma, al di là della lingua -dell’idioma, pardon!-, intendersi non è facile. Un gesto, un’espressione, la costruzione di una frase, tutto ha un peso nel creare relazioni. Ed è difficile capire come fare.


Dopo due mesi stavamo cominciando a percepire il ritmo con cui segnare il tempo di un saluto, di un buon giorno, del lavoro … e adesso si ricomincia, di nuovo a 2.560 metri di altezza e con 5 ore di fuso orario!



Uno degli aspetti che abbiamo subito dovuto metterci in testa in Bolivia è stato:

SCORDATI DI PROGRAMMARE!

O, detto in altri termini:

LA VITA E’ IMPREVEDIBILE. ACCETTALO!


E per me, abituata a progettare, calcolare soppesare i pro e i contro di ogni cosa, è stato un vero colpo! Ma una volta che ci si abbandona a questo flusso un po’ matto della vita in Bolivia, si trovano anche i suoi lati positivi.


Dovevamo tornare mercoledì 24 gennaio, tutto a posto, tutto pronto. Biglietti presi, visto fatto.


Il 22 ci scrive la nostra responsabile in loco: martedì ci sarà un paro general (un blocco generale della circolazione). Potreste avere dei problemi con i voli, non riuscire a tornare a casa ... e state attente.
Già, perché quando il clima si scalda non dobbiamo dimenticarci di essere gringos, ragazze bianche provenienti da un paese ricco.

All’inizio ci preoccupiamo, ma poi ci diciamo "Andiamo, e vediamo cosa succede. In qualche modo faremo". Arriviamo e lo sciopero era stato sospeso. Torniamo a casa sane e salve.


Eh sì: inutile preoccuparsi troppo. Anche da un giorno all'altro qui tutto può cambiare!!!




Chiara

sabato 28 ottobre 2017

-7 a Cochabamba: gli ultimi passi per la Bolivia!

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-      L'inizio di un viaggio con radici lontane


Un passo, poi un altro, ed ecco, sono qui. Quando cammini con il gusto del viaggio arrivi anche a dei momenti di sosta, dove hai bisogno – o decidi – di fermarti. Ti vuoi riposare, ammirare quanto ti sta intorno o vedere meglio dove stai andando.


Mi trovo adesso in uno di questi momenti, ferma, ma carica di quell'energia di chi è sul punto di saltare: sento di aver camminato tanto per arrivare a questo punto, ma allo stesso tempo di avere davanti a me orizzonti ancora sconfinati. La decisione di saltare l’ho già presa: ha richiesto tempo e forza, ma adesso sto prendendo la rincorsa per lanciarmi!



Se provo a ripensare a cosa mi ha portata fino a qui, ecco che una matassa lunghissima comincia a srotolarsi e a correre da tutte le parti, piena di nodi e ingarbugliamenti, apparentemente senza né capo né coda. Da piccola volevo fare la missionaria, poi girare il mondo come medico, poi … quanti cambiamenti!


I più importanti non sono mai stati né semplici né indolori, ma se cerco di rileggerli mi sembrano un po’ il frutto di un movimento tra due vette, le mie paure e quello che veramente desideravo, che mi faceva sentire viva. E di questo fanno parte il desiderio di scoprire, di viaggiare, di aprirsi al mondo.
Ma anche di agire nel mondo, sporcandomi le mani, cercando di capirlo, di maneggiarlo, lasciando un segno. 

Confronti politici, volontariato, la scelta degli studi: tutto questo si amalgama nella pasta di cui sono fatta oggi. Ma che forma ha? Sapere in quale direzione vuoi andare è già difficile, ma per farlo diventare realtà devi poi tradurlo in scelte, percorsi: a volte li intraprendi di tua volontà e a volte semplicemente ti affidi.

Il Servizio Civile all'Estero è stata per me una scoperta che ha avuto origine quasi per caso: avevo 19 anni, volevo partire e il mio don mi ha consigliato – ormai tanto tempo fa!- di chiedere in Caritas. Ho scoperto così i Cantieri della Solidarietà –esperienze di volontariato all'estero organizzate da Caritas Ambrosiana- e sono partita per la Moldova. Lì ho incontrato un ragazzo che stava facendo il Servizio Civile.

Cos'era il Servizio Civile? E chi lo sapeva! L’ho scoperto allora, e da quel momento l’ho come messo in tasca e tenuto lì, continuando la mia strada. Quell'idea, quel sogno mi ha aiutata ad orientarmi: sono partita altre volte, viaggi vicini e lontani, ho cambiato università, casa, città, e in tutto questo sono cambiata tanto anch'io! Ma quel sogno bruciava sempre in tasca, finché non ho deciso di tirarlo fuori e di provare finalmente a coltivarlo. E adesso …. Uno Dos Tres Cuatro Cinco …. –7 a Cochabamba! Tra sette giorni saremo in Bolivia.


Chissà che frutti nasceranno durante quest’anno … In questo blog magari riusciremo a condividerne il sapore, ma state attenti: i sogni sono contagiosi!

Chiara