martedì 30 ottobre 2007

arrivi e partenze moldavi

4 commenti:
Ecco sì direi che a una settimana dalla partenza è arrivato il momento di scrivere anche per me!

di questi giorni mi piacerebbe potervi fare vedere tutte le immagini che ho in testa, potrei raccontarvi di chisinau che con il suo autunno d'oro mostra la sua bellezza, oppure delle campagne e delle oche al pascolo che poi alla sera tornano da sole dai loro padroni, restando in tema potrei raccontarvi degli ospiti non troppo desiderati che dividono la cucina con noi, oppure degli autobus e i microbus, del mercato, della portinaia e delle vecchine o dell'allacciamento a internet passando dalla finestra e dall'appartamento del vicino, potrei ancora scrivere della povertà materiale e della storia del paese e della forza di volontà e gentilezza delle persone che mi hanno accolta..

ma mi sa che per questa volta vi regalo un incontro..

mercoledì con elisa e oleg siamo andati a Leova dove Diaconia, che è l'Associazione che mi ospita nel servizio civile, segue alcuni progetti..nu nu non ve li voglio mica raccontare tutti però voglio farvi conoscere la famiglia del parinte (sacerdote ortodosso) di quella cittadina..per me è stao prezioso incontrarli.

ad un certo punto della giornata piena di incontri e stimoli mi sono trovata di fronte a una mamma giovanissima che oltre ad occuparsi dei suoi quattro bambini con suo marito (il parinte) ha deciso di ospitare in casa sua altri tre bambini in modo tale che non vengano istiuzionalizzati negli internat (dei grossi orfanotrofi), insieme hanno poi organizzato una mensa sociale e un centro per il volontariato e ora si stanno lanciando in un progetto per informare sulla tratta di esseri umani..magari viste da occhi italiani quete cose possono sembrare belle, ma io sono convinta che siano molto più che belle..non si tratta solo di azioni come potrebbero essercene di molte altre, quello che mi colpisce è che questa famiglia non si è fermata di fronte alla sua povertà materiale aspettando che qualcuno aiutasse lei e la sua comunità, ma con semplicità ha investito la sua ricchezza di generosità e questo ha portato frutti e certo un grande impegno e fatica.

Quando ci hanno accompagnati a vedere la mensa che stanno finendo di costruire, abbiamo incontrato la mamma del parinte, ci ha raccontato che è stata in italia per un po' di tempo e che adesso aspettava a giorni di tornare con tutti i documenti in regola...ci ha detto del suo dispiacere di partire e lasciare la figlia ancora adolescente, il figlio e i nipotini, ma poi mentre parlava ci ha spiegato la sua contentezza perchè grazie al suo lavoro aveva potuto aiutare il figlio nel suo desiderio di migliorare le condizioni della sua comunità ed era contenta per davvero.

Così il pensiero è volato in italia a tutte quelle badanti che troppo spesso vengono considerate come numeri che devono rientrare in un decreto flussi e che invece fanno dei grandi sacrifici e ho pensato che la storia di questa signora e della sua famiglia dovevo proprio raccontarvela!

A presto!

fra

mercoledì 24 ottobre 2007

Ultima lettera al direttore

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Oct 24, 2007

17:21

Addis Abeba, base

Direttore Dottore Don D'avanzo, duongiorno.

Le digito questa missiva informatica al fine di aggiornarLa riguardo un misfatto; si tratta simultaneamente duna revisione finale della mia esperienza come Volontario in Servizio Civile Nazionale all’Estero, la cui durata era stata prevista d’un anno ma pare ridimensionata dall’impatto del mio organismo con la terra etiope; Le esplico in seguito.

Intanto Le rammento della bontà della nostra relazione: io e Lei mai 1 diverbio, mai una parola d troppo, mai neanche una parola. Bene, sulla scorta di questa cementata fiducia reciproca, procedo colla presentazione della situazione; mi ritrovo in Etiopia insieme alla collega Dott.ssa Cardinale, sotto una doppia responsabilità: siamo stati affidati in loco alla Dott.ssa Carcatella, mentre dalla sua sauna italica finge di seguire le nostre mosse il Dottor Maffi.

Porto alla Sua conoscenza lo schifoso malessere in cui è incorsa la mia persona nella giornata di oggi; senza entrare in dettagli gastrici, le descrivo la mia condizione: allo stremo delle energie, sguardo catalettico sul soffitto a tenere d’occhio i ragni più carismatici, che forse percepiscono la mia indegenza e son pronti a calarsi su me per finirmi o forse vogliono farsi vicini alla mia sofferenza. Probabilmente entrambe le versioni rispondono a verità. La Caritas profetizzò: “La vostra casa avrà dei bei bagni”, sbagliando una consonante.

Sono fortunato: il Dottor Maffi è passato da Addis domenica 21 e si è fermato un po’; una decina d giorni, una settimana? No. Pausa teatrale, respiri a fondo. 50 ore. Appena 50 ore. Il tempo d mangiare a sbafo al nostro desco, d farsi benedire e poi parte, tacendo che non si tratta d una sosta, ma d’un banale scalo al ritorno da Nairobi, il cui progetto è evidentemente + redditizio, e i cui volontari sono + quotati. Quindi Maffi è corso ora in Italia a preparare a noi (e agli amati kegnani) l’accoglienza per dicembre, e non mi sarà punto d’aiuto.


Sono fortunato: le Dott.sse Carcatella e Cardinale si prenderanno cura di me; d’altronde dottoresse sono e sapranno come restituirmi alla normalità. La Carcatella enuncia le lodi duna zigulì e mela fa ingollare. La Cardinale s’affretta ad appoggiarla, millantando come lei in passato sia guarita popo con quella caramella. E poi, sghignazzando, non indugiano oltre ed escono a divertirsi. Abbandonandomi.

Sono fortunato: mi sono fatto un amico, si chiama Secchio Blu, ed essendo un secchione potrebbe conoscere le ricette per la mia guarigione. Fino a quando son riuscito a strisciare me lo trascinavo ovunque, sapeva rendersi utile.. come dire? Accogliendo una parte d me. Ora abbiamo innegabili tratti in comune: zero mobilità e capacità nulla di verbalizzare il nostro pensiero (troppo affaticante), e so che lui, secchio secchio delle mie brame, rimarrà al mio fianco quando tirerò le cuoia; ai ragni in una disperata ultima difesa. E saprà accogliere le Sue lagrime quando il Suo elicottero privato Caritas La deporrà nel nostro giardinetto, Lei, mio ultimo Direttore, a piangere le mie spoglie. Leggerà allora queste mie righe, che non ho possibilità d farle giungere se non provando a scagliarle fortissimo verso il suo ufficio dal momento che qua, nonostante le numerose rassicurazioni ricevute prepartenza, Internet non c’è.



Tranquillizzo amici e parenti: Caritas Ambrosiana ha scelto al meglio l’assicurazione, la mia salma tornerà in Italia senza che voi spendiate un bir, per un massimale ammontante a 15.000,00 euro a carico di Unipol S.p.A., eventuale recupero della salma e cerimonia funebre escluse.

In un estremo accorato saluto, avanzo perplessità riguardo la condotta dello staff alle sue dipendenze nei confronti dei quali confido saprà prendere misure adeguate; a presto (…).

Suo Paolo


Ps. Per quanto è in suo potere le suggerisco di evitare che questa lettera trapeli in spazi informatici troppo pubblici, son consapevole non costituisca un’eccezionale propaganda per la Sua Associazione e non desidero provocarle ulteriori dispiaceri. Men che meno dare adito al pensiero che sia mossa da intenzioni, che so.. vendicative. Non sono – non erano - nel mio carattere e mi sorprenderebbe scoprirle in punto d morte.

Kenya news

5 commenti:
A proposito del viaggio già avete saputo da Stefano…io posto qui solo un paio di immagini.

La prima è appunto simbolica del nostro arrivo a Addis e della rocambolesca perdita del volo per Nairobi. Notare l’espressione affranta di Stefano e Maurizio!!!

La seconda riguarda invece la messa di domenica scorsa, nella quale, all’interno dei vari festeggiamenti legati alla Giornata Missionaria Mondiale, io e Stefano abbiamo partecipato alla processione dell’offertorio. Oltre a noi c’erano anche altri giovani e ognuno, oltre a portare un dono, rappresentava un continente: Stefano giustamente l’Europa, io invece l’Asia. Tutto ciò con le vesti colorate che potete vedere.

Ok…buona visione e un carissimo saluto a tutti!!!

Ema



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lunedì 22 ottobre 2007

Paolo: Addis, Addis: Paolo

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Oct 22, 2007

21:34 pm

Addis

Ho 1 tot d materiale da buttare giù, qcsa arriverà al blogh, qcsa altrove. Non so cosa ho intenzione d scrivere ora, ma mi sa kei primi posti saranno oqqpati da cornici, già. Così voi capite come scrivo, e poi potrete melio capire cosa scrivo. Qdo mauriziomaffi m’avviserà con una mail in tono cortese ma fermo, d fermarmi o di cortare; o qdo sarò stufo d scrivere e qello ke v resterà sarà un mukkio d ludike intro, d contorni d niente.


Vediamo.. un giorno magari v parlo della casetta, nostro nido damarico. Mio e d Stefania, la ragazza d (“Dovè ke vivi tu, Stefania?”, “A) Monte San Biagio”, vicino a Latina, collega&coinqilina. Per ora v teletrasporto appena fuori ma appena dentro; ho una vera veranda (non veneranda, e vabbeh) in cemento: dondolandomi sul mattone ove siedo, la mia linea d’orizzonte si stende fino a 4 metri, come il filo dei panni, dove si scontra, avendo la peggio, col confine muro cancello; come il filo dei panni. Ma se sguardo in alto vedo un cielo solcato da volatili mitologici metà corvi metà falki metà avvoltoi (in Africa l’epica e l’algebra si prendono a gran cazzotti sul becco). Okkio a passarc sotto durante i loro attakki d dissenteria, danno un’aria preistorico apocalittica ad una capitale africana ke.

Ke sta indietro nel tempo dal momento ke è in vigore il calendario giuliano, è il 2000, qdi io ho 19 anni e un sogno: aprire un export Italia Etiopia d prodotti italiani scaduti. E tra 7 anni manderemo i nostri fogli presenza e d conseguenza tra 7 anni saremo retribuiti.

Ke è zeppa d maggioloni e muli ke passeggiano a braccetto x ampie strade lasciandosi vivere, mentre i pedoni si divertono ad aspettare l’ultimo momento x muoversi d 1 casella in avanti, facendoti inkiodare il pedale del freno nella makkina mentre t prevedi in un carcere locale, dentro x omicidio colposo, kel progetto sulle carceri lo si segue melio da un pto d vista interno. Internato.


Ke si kiede cosè lo sviluppo, sfoggiando malinconike carcasse d edifici per cui si avevano i soldi e poi non si avevano +, dove scucendo 100 neuri puoi andare al concerto d Beionsè. Dura 3 ore e lei riesce a stare ad Addis 2 ore e mezza; dura, eh?

Ke per il Millenium (e qdo rimiro i falki + grossi posso Solo pensare a Han) brilluccica come un flipper tricolore, con rosso giallo verde lampeggianti appesi ogni secondo; per fortuna c sono pokissimi semafori se no. Dove le bandiere sinnalzano tanto qto il Bir (la moneta locale) si affossa, ma è un po’ acerbo l’anno x un’analisi politica economica etiope.

Ke marted mattina ciò messo un mukkio d tempo ad uscire come un bolo dal Bole (l’aeroporto) e appena fuori Zed m’ha detto “Paolo, qesta è Addis”, e io l’ho guardata e non ho pensato a molto, solo ke mi piaceva ke me l’avesse presentata. Ke poi continua a farlo. Ki è Zed? Beh, legittimo, non lo sapete, al massimo 4 tra voi han fatto qa il sevizio civile; Zed è il marito d Sara.

Ke ora mi faccio 1 film, ieri qualcuno volò sul nido del cuculo e cera 1 supergiovane Doc d Ritorno al futuro e volevo kiedergli dovè nascosta la Delor x volare lì a Natale come il migliore Mc Fly, ma poi sono incappato nel cuculo ke m’ha dato del fifone, sfidandomi, volevo rispondergli insultandolo ma ho avuto un attacco d balbuzie e gli ho dato del cuculo; allora volevo farne un cappone, ma con un kappaò qualc1 volò dal nido del cuculo e vado a vedere il film, ok?

Paolos

Si parte!!!

1 commento:

Ciao a tutti, sono Stefano e per la prima volta vi scrivo dal Kenya e più precisamente da Nairobi. Io ed Emanuele, il mio compagno d'avventura, siamo partiti ormai da una settimana e finalmente sono riuscito a trovare un attimo di tempo per raccontarvi qualcosa. Allora iniziamo dal viaggio....beh ci abbiamo messo circa 36 ore da Milano a Nairobi! Tutto è filato liscio fino ad Addis Abeba ma poi il volo per Nairobi è stato anticipato e....l'abbiamo perso!!! Questo intoppo si è però rivelato una piacevole sorpresa infatti, grazie alla guida esperta di Sara e del marito etiope, abbiamo cominciato a muovere i primi passi in terra africana. Il giorno successivo siamo quindi arrivati a Nairobi dove, in aeroporto siamo stati accolti da Sister Raquel (che sarà la nostra responsabile qui in Kenya) e dai suoi collaboratori Martin e Matthew. I giorni successivi sono stati caratterizzati da continui incontri, riunioni e visite, in particolare abbiamo incontrato i ragazzi con i quali lavoreremo e ieri durante la messe domenicali siamo stati ufficialmente presentati alla popolazione. E' incredibile quanta gente ci fosse nelle 3 messe che ci sono state (una dietro l'altra senza interruzione..) tra le 7.30 e le 14.30. In questo giorni con noi c'era anche Maurizio il nostro “Boss”, come lo chiamano qui, che però ieri sera ci ha salutato per andare a trovare i nostri colleghi etiopi Stefania e Paolo. Noi ci troviamo in un quartiere un po' lontano dal centro, circa 18 Km, che si chiama Kahawa West. Sembra di vivere in una città a sé, non ci sono i palazzoni del centro ne le baracche degli slum e anche dal punto di vista della sicurezza sembra un po' più tranquillo, anche se la prudenza da tenere non è mai troppa... Insomma l'atmosfera sembra buona, la voglia c'è perciò direi che è proprio giunto il momento di iniziare questa esperienza!!! Stefano


domenica 21 ottobre 2007

Il mio nome è Paolo Dell'Oca e questo è l'anno + etiope della mia vita

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Andiamo? Andati. Direj ke mi sento andato dagli ultimi saluti aeroportuali; dopo qelli l’impressione è kel resto dell’anno sarà in discesa.

La prima settimana è + da reduce (importante scriverlo tutto attaccato) ke da paracadutato in Abissinia. Reduce dalle camminate estive, dalla decisione etiope (scelta fatta in cui ora si entra, dice bene e benedice Mariagrazia), dalle prime due serie d 24 viste qasi in realtime (2 giorni, 48), dall’astinenza alle parentesi (qte ne sto mettendo?) e, appunto, dall’accompagnamento della compagnia al balzo in Africa.
Il mio nome è Paolo Dell’Oca e questo è l’anno + etiope della mia vita.
Il mio nome è Paolo Dell’Oca e i miei saranno i post meno letti d qsto blog (non confortevoli letti, ma scomodi giacigli d fraske, d frasi), ma m’è stato detto ke cera post anke x me e allora mi son lanciato.
M’è stato detto ke cera posto anke x me e allora son venuto ad Addis Abeba: 60 kg + 30 d bagaglio in + tra 7 milioni d abitanti non si notano tanto; cè qella cosa lì, il mio colore, ke mi renderà un po’ + visibile, ma m’interessa relativamente, non essendo dikiaratamente un membro operativo del CTU d Los Angeles.

Mi pare importante scribakkiare qcsa ke mi porta qa e qa qcsa ke m’importa. Random:
·         Il detto dogon “Lo straniero vede solo ciò ke jà conosce” (che ho già nondetto nel discorso disfatto). Non capirò nulla d qello ke vedrò, specie i primi tempi; un anno è 1 periodo breve x entrare in una cultura d cui peraltro non conosco la lingua. Starò sulla soglia e qdo avrò volia posterò via web le mie fregnacce antropaologike o qke storia + o – reale ke maccadrà, ma da qste righe non si comprende Addis Abeba, fratelli. Sciò!

·         Parto x stare un anno in Africa. Punto. Magari torno tra 2 giorni col magone o con un’addis ameba nella pancia ke un magone non è riuscito a scacciare e vabbeh, però il movente è vivere qa 1 anno. Non è Africaafrica, gli Etiopi non si riconoscono molto africani, mi trovo in una città e non nella savana, ma le regole m’erano state anticipate.

Ora sono le 14, sta arrivando qa Ash, potenziale amico; Stefania uscente da una piccola malattia si sta spaccando la testa imparando a jocare a scakki jakkè il suo Mac si è fatto un Mac Menu mangiandosi l’altro joco ke aveva e, sopra a ttutto, io non ho ancora pranzato. Salutov.


Paolos

lunedì 15 ottobre 2007

Pronto?

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Milano, 9:07 a.m.
Maurizio Maffi à Pronto?
Paolo Dell’Oca à Pronto, pronto! Maurizio..

M à Ciao Paolo, hai bisogno?
P à Mah, sì, avevo voglia di telefonarti

M à Mh, dimmi.. hai fatto la valigia?
P à No, beh, non ancora

M à Te la prendi comoda!
P à Cosa intendi? Perché vai su questo argomento?

M à Beh, partiamo stasera e credevo…
P à (interrompendolo) No, è che mi sembra che tu ti sia improvvisamente intesito..

M à Non capisco, mi devi dire qualcosa?
P à No, sei tu che mi devi dire qualcosa: non vuoi mandarmi, vero?

M à Eh?! Paolo, cosa stai dicendo? Ci dev’essere un malinteso!
P à Ma quale malinteso, Maurizio! Va bene, dai, allora non vengo. Tanto lo avevo già deciso.

M à No, Paolo, aspetta, cos’è successo? Perché non vuoi andare?
P à Devi dirmelo tu, Maurizio; però siccome non ci riesci, te lo dico io. Oh, bella la piramide umana, il sindaco di Rho, bello tutto. Però ci ho pensato e, per  come sono fatto, va bene così.

M à “Così” come, scusa?
P à Vedi che non vuoi capire? “Così”: basta. Sono stato contento di lavorare insieme e quest’esperienza mi ha arricchito. Anzi, ne approfitto per ringraziarti, magari dillo anche a Sergio e Davide, insomma.

M à ..
P à Spero comunque di rimanere in buoni rapporti con voi nonostante questa vostra difficoltà; da parte mia tanta comprensione, e chissà, magari, un giorno..

M à È uno scherzo, Paolo?
P à Ciao Maurizio, buon viaggio

M à Paolo?
(il suono intermittente segnala che l’interlocutore ha riagganciato)

Sì.

Ma cosa...?

sabato 13 ottobre 2007

Note d 1 discorso non fatto causa fiakkezza accumulata (il motto d qei giorni era: “Non vedo l’ora d andare in Etiopia x riposarmi”)

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Milano, via Sidoli
E allora riparto.
Qcno kiede “perché?”
Qcno esclama “però!”
La mamma “per sempre”
La psycologa “per sposarti”
Tornerò qdi con una nidiata d mogli, un box d cammelli e decine d bambini caffelatte.
Spero che x allora il mondo medico abbia risolto il dolore dell’anestesia sotto i piedi, non sopporterei l’idea kei miei figli debbano soffrire tanto.
Il mio corpo ke cambia mi manda dei segni, ma sono i sogni ke mi muovono e allora vado in Africa. Una veranda sulla savana, a dondolarmi sulla riva del mondo, in pace.
Ecco, no. Stufo della mentalità paesana di Milano mi trasferisco in una metropoli  grande il doppio, abitata da 7 milioni d abitanti, dove per camminare bisogna spostare l’inqinamento, visibile come una serie di tende. L’invito ai volontari è di non lavarsi, giacchè il muschio che gli crescerà sotto le ascelle costituirà l’unico verde della città: dispenserà aria pulita e le mamme ci porteranno i bimbi a giocare.
Capite quindi che non vado a salvare l’Africa, ma a salvare me stesso, a rimanere in vita; e  lo si era già scritto tornati dalla Costa Davorio. Un detto dogon dice: “L’occhio dello straniero vede solo ciò che già conosce”, e qsto è 1 problema perchè per qto possa vedere e riconoscere una Play, non troverò mai Proevolution7.. a parte che poi il mio è un viaggio nel tempo, arrivo nel 2000 e dovrò fare la maturità, poi cercherò del plutonio x venire a consumare insieme il Natale del 2007.
Tutta qsta storia x finire a ricitare Alex Zanotelli: “Io sono le persone che ho incontrato nella mia vita”. Qdi partiamo tutti e consentitemi allora una domanda ripicca: “Siete pronti?”