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venerdì 1 febbraio 2013

La palabra más sencilla del mundo - Italiano y español

1 commento:
LA PAROLA PIU' SEMPLICE DEL MONDO


A un anno esatto dall'inizio di questa avventura, proprio quando vorrei scrivere un ultimo pensiero intelligente, tutte le parole che potrei spendere battono in ritirata. Neanche le immagini, quelle migliaia di volti, situazioni, panorami collezionati in questo tempo, mi vengono in aiuto. Sembra tutto superfluo. Niente essenziale o così significativo.
E quindi, con una delle più semplici parole mai esistite mi esprimo e dico GRAZIE.



Ai miei responsabili-armadilli di Caritas Ambrosiana, per aver creduto in me, regalandomi questa opportunità.

Al personale, ai ragazzi e alle famiglie del Guis, che mi hanno accolto con un sorriso e dato libertà di sperimentare, proporre, sbagliare, imparare.

Alle compagne Nica-SCE, con le quali ho creato e vissuto la nostra piccola e loca comunità, per tutte le risa, i litigi e le esperienze che ci hanno fatto crescere insieme.

A tutti gli altri compagni di servizio sparsi in giro per il mondo, che hanno condiviso con me momenti importanti e racconti esotici dai quattro punti cardinali.

A tutti i volti incontrati in Nicaragua, le persone appena conosciute e quelle diventate amiche dell'anima, che per un momento o mille mi hanno tenuto compagnia riempiendomi i giorni e la valigia.

A chi, famiglia o amici, ha saputo starmi vicino, nonostante un oceano nel mezzo, per poi riaccogliermi e riscaldarmi in questo inverno italiano d.o.c.




E a tutte le persone a cui questo grazie è rivolto, mi sento di fare un augurio, uno tra i tanti che si potrebbero fare. Il mio oggi è questo:

Ti auguro tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi.
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno:
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere,
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per poter essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo.
Ti auguro tempo che te ne resti
per stupirti e per fidarti,
e non soltanto per guadarlo sull'orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle,
e tempo per crescere, ovvero per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
non ha senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni giorno, ogni ora con gioia.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di: avere tempo per la vita!
Elli Michler
© Don Bosco Medien GmbH, München

www.ellimichler.de 





C'è tempo, Fossati - musica e testo



venerdì 14 settembre 2012

PENSIERI SCOMPOSTI

Nessun commento:
Libano, 2012
 
 
ACROSTICI (Il migliore!!)
 
LINGUA:
L’
Iniziativa
Nasce
Guardando
Un
Altro
 
 
PULL!!!!!

Una variante di palla guerra in cui si i bambini si divertono a richiamarti in vita.
Autore insieme a calcio di risate, corse, cadute, lividi e sbucciature piacevoli.
 

MALGASHE
 
Del tutto inaspettato.
Un piccolo pensiero frutto del lavoro di mani e cuore.
Grazie.
 

THE SHELTER IS THE STORY…. IS OUR STORY
 
Everyone has his own path in life
No matter where he goes
since each of us brings with himself
a piece of the other…
 
 
IL CAMPO
 
Destinazione.. Dbayeh!!
Scaricati giù dal taxi.
Appesantiti da borse e borsoni delle due settimane precedenti.
Sotto il sole insistente e cocente.
Affaticati dalla salita, iniziavamo a scorgere la prossima meta e nella mia mente risuonavano le parole lette qualche giorno prima tra le pagine di un libro dal titolo "Beirut I love You" di Zena El khalil e trovavano conferma nell’immagini materializzatesi davanti ai miei occhi:
"Vidi l’emarginazione dei campi profughi palestinesi. Vidi come la gente voleva dimenticarsi di loro". E ancora: "Di loro il governo non si occupava. Rifiutava di riconoscerli, rifiutava di garantirgli i servizi sociali. Limitava le loro possibilità di lavoro e di ottenere la cittadinanza. E ora stanno là, in quelle prigioni chiamate «campi», senza identità senza speranza, senza futuro, senza elettricità, senz’acqua, senza scuole, senz’aria buona e sotto un minuscolo pezzo di cielo.
Stanno semplicemente ad aspettare e sperare di far ritorno un giorno in patria. Ci sono ormai diverse generazioni di bambini nati proprio qui in Libano. Vivono nello squallore e nella povertà ma i loro cuori fremono d’orgoglio, e credono fermamente che la permanenza nei campi sia provvisoria…"

 
IL TRAFFICO
 
"Nessun problema, ma non ho mai capito perché per prima cosa hanno messo i semafori. Cercano di prendere in giro i turisti occidentali? Vogliono farli sentire sicuri e incoraggiarli a venire solo per il fatto che abbiamo i semafori? Ricordo quando non li avevamo, non è cambiato granché da allora".

Nessun problema, nemmeno per le fermate del pullman fatiscenti.

Al ciglio dell’autostrada. Bloccati da un semplice cenno di mano e svelta scavalcata di guard rail.
 
 
 
MLEETA _ MUSEO RESISTENZA
"In quell’estate 2006, ci siamo sfidati a chi cedeva per primo.
Io mi sono rifiutata di abbandonare la mia città che stavano distruggendo, e loro si sono rifiutati di lasciarmi dormire. Era una battaglia a chi avrebbe resistito più a lungo.
La guerra finì all’improvviso come era cominciata.
E’ davvero sconcertante come sia facile iniziare e terminare una cosa complicata come la guerra.
In fondo, è nelle mani di pochissime persone. Pochissime persone che hanno il potere di determinare il destino e il corso della sua vita".
 
BEIRUT _ frasi alla rinfusa
 
Si ricostruisce una giungla di cemento, si cancella la guerra.
Città ancestrale e contemporanea al contempo in continua metamorfosi…
Brani urbani che resistono ai conflitti e se ammutinati dalla guerra, immediatamente costruiti e ricostruiti.
Fascino e contraddizione.
O meglio, fascino che vince la contraddizione..

 
ORA.
Mancate.
 
Ilaria


martedì 13 marzo 2012

Bye Bye Babylon

5 commenti:
Mi ha detto Paolo che il libro "Bye Bye Babylon" non è un graphic novel, ma un romanzo illustrato...In sintesi tra le righe non è un prodotto per soggetti diversamente  adulti...

Comunque per gli amanti delle terre Sante medio Orientali, consiglio questo coso...si legge in fretta si guardano i disegni con più calma è necessario. Probabilmente una certa dimestichezza con le faccende libanesi e medio orientali potrebbe risultare utile. Leggetelo se volete e sappiatemi dire...dimenticavo che siete fuori...quindi quando tornate dentro potreste immergervi in questa lettura...

 Il libro esiste per davvero è appena stato sfornato per i tipi di Rizzoli.

Era solo un blog spot relazionale di prova per imparare a scrivere, per leggerVI mi sono già attrezzato.

Alberto Non Solo Photo

martedì 18 gennaio 2011

RDC

5 commenti:

Dunque… abbiamo appena vagliato le possibilità di partenza con Maurizio e Benedetta.

Entro il 4 febbraio sarò a Kindu, Repubblica Democratica del Congo. Manca davvero poco…

Ah! Già.. io sono Olivia e mi preparo a un anno di vita nel cuore dell’Africa.

Il mio umore cambia alla velocità della luce in questi ultimi giorni di formazione qua a Milano. Certo, ho scelto io di partire e sono entusiasta di questa nuova avventura, ma le emozioni che mi trovo a vivere in questi giorni sono così diverse e contrastanti che a volte ne vengo sopraffatta. Mi mancheranno le persone che lascio sparpagliate in giro per l’Italia e spero di ritrovarle tutte al mio rientro.

Ci sono ancora molte domande alle quali non ho una risposta. Tutto si definirà e prenderà forma strada facendo. Che curiosità e che voglia di riempirmi gli occhi di un universo assolutamente nuovo per me.

Così ci siamo, un nuovo viaggio inizia e il mio cammino continua. Chissà dove mi porterà e cosa mi regalerà quest’anno così intenso che mi aspetta.

Poche parole per ora, un saluto a chi rimane e ai compagni di sce che partiranno per altre destinazioni.

E una citazione di Kerouac che ci sta sempre bene prima di una partenza…

“Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo altro e più lungo cammino da percorrere ma non importa, la strada è vita...”

Olivia

mercoledì 28 gennaio 2009

Il manicomio del tempo

1 commento:
[...] 'Non rovinare il presente lamentandoti del passato o preoccupandoti del futuro.'

Vivere senza lamentarsi del passato o preoccuparsi del futuro significa dare al tempo una dimensione molto più ampia di quella assegnatagli dal mondo che ci governa. Significa riabilitare la nozione del presente e cancellare l'orologio che tanto ci tormenta.
[...]

Da 'Puerto Libre'
Angeles Mastretta

giovedì 22 gennaio 2009

Uno spunto di riflessione semplice....para compartir...!

1 commento:
ciao a tutti,
vorrei condividere solamente un paragrafo di un libro che sto leggendo.

Ancora una volta mi rendo conto come alcune pagine di libro possano diventare significative ed essere associate a momenti particolari di vita ed emozioni che si stanno vivendo.

Il libro s'intitola "tre tazze di tè" di Greg Mortenson e David Oliver Relin;

"La prima volta che dividi il tuo tè con un baltì, sei uno straniero. la seconda volta, sei un ospite onorato. la terza diventi parte della famiglia.

....

Haji Ali mi insegnò a condividere tre tazze di tè, a rallentare, considerare la costruzione di rapporti importante quanto quella di edifici. Mi insegnò che avevo più da imparare dalle persone con cui lavoravo di quanto potessi mai sperare di insegnare loro."

Penso che spesso viviamo un po' questo senso di "presunzione", di "onnipotenza", del "tutto e subito". Riscoprire il senso delle piccole cose, dei gesti quotidiani, degli sguardi.... stare ai tempi dell'altro, saper aspettare, attendere, saper ascoltare, saper stare anche nella "frustazione" del non fare apparentemente nulla...

Queste sono le cose che l'esperienza nicaraguense mi sta facendo riscoprire con prepotenza e con rinnovato entusiasmo!

mercoledì 21 gennaio 2009

Neruda e Nemagon

Nessun commento:
Una multinazionale, un poeta, una banana.

Se aggiungiamo un pesticida e tanta gente ammalata viene fuori questa poesia di Pablo Neruda.



"Appena squillò la tromba
tutto era pronto sulla terra,
e Geova divise il mondo
tra Coca-Cola Inc., Anaconda,
Ford Motors, e altre società:
la Compagnia United Fruit
si riservò la parte più succosa,
la costa centrale della mia terra,
la dolce cintura d’America.
Ribattezzò le sue terre
“ Repubbliche Banane”,
e sopra gli inquieti eroi
che conquistarono la grandezza,
la libertà, e le bandiere,
instaurò l’opera buffa:
cedette antichi benefici,
regalò corone imperiali,
sguainò l’invidia, e chiamò
la dittatura delle mosche,
mosche Trujillo, mosche Tavho,
mosche Carias, mosche Tartinez,
mosche Ubico, mosche umide
d’umile sangue e marmellata,
mosche ubriache che ronzano
sopra le tombe popolari,
mosche da circo, sagge mosche
esperte in tirannia.
Tra le mosche sanguinarie
sbarcò la Compagnia
stipando di caffè e frutta
le sue navi che poi scomparvero
come vassoi con il tesoro
delle nostre terre sommerse.
Frattanto, entro gli abissi
pieni di zucchero dei porti,
cadevano indios sepolti
dal vapore del mattino:
rotolò un corpo, una cosa
senza nome, un nome caduto,
un grappolo di frutta morta
finita nel letamaio."




Così successe che un pesticida, il Nemagon, veniva utilizzato per eliminare un micro parassita delle banane.
Anche in Nicaragua.

Nel 1977, negli Stati Uniti, si scoprì che questa sostanza provocava, nelle persone che lavoravano con esso nelle piantagioni, sterilità, cancro, malformazioni congenite...........
Venne vietato, prima in alcuni stati, poi in tutto il paese, però non ne venne vietata la produzione atta all'esportazione. Ovvio, esportazione in paesi dove il Nemagon o Fumazone non incontrasse nessun tipo di 'freno burocratico'.

Qui di seguito informazioni di approfondimento tratte da un articolo dell'Associazione Italia-Nicaragua.

La United Fruit Company, americana, è diventata celebre per i grandi investimenti nelle piantagioni di banane del Centroamerica.
Vennero a crearsi dei veri e propri domini in questi paesi e ciò contribuì a dare origine all'espressione dispregiativa di "Repubbliche delle Banane".
Posteriormente alle decadi del '70 ed '80, la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company, associate con gli impresari bananeros nicaraguensi, cominciarono ad applicare i pesticidi in questione nelle piantagioni di banane dell'Occidente del paese ed in particolare nel Dipartimento di Chinandega.
Ciò causò gravi danni alla salute dei lavoratori che ne venivano in contatto e d'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo.
La Shell Oil Company e la Dow Chemical Company sono imprese multinazionali USA produttrici di questi prodotti chimici mentre per quello che riguarda le applicatrici del prodotto si sono individuate la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company.

Solo qualche nome per far caso a quello che leggiamo intorno a noi, alle scelte che facciamo.

I dati riportati non sono cmq recentissimi e si ritiene che le aziende coinvolte siano aumentate.

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale

1 commento:
Oh, oh, oh...Buon Natale! Mentre navigavo per trovare qualche messaggio educativo per il mio nipotonzolo (e ovviamente non poteva venire da me qualcosa di educativo, prrrrr) ho trovato questo testo e mi è piaciuto.
Un abbraccio natalizio
Or


Natale, un giorno

Perchè
dappertutto ci sono così tanti recinti?
In fondo tutto il mondo è un grande recinto.

Perchè
la gente parla lingue diverse?
In fondo diciamo tutti la stessa cosa.

Perchè
il colore della pelle non è indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.

Perchè
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.

Perchè
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.

A Natale - un giorno - gli uomini andranno d'accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme alberodi Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l'enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno "Buon Natale"a Natale un giorno.

Hirokazu Ogura

martedì 9 dicembre 2008

Rachel...

1 commento:
Vi propongo il testo di una canzone della Casa del Vento, ispirata da una poesia che Rachel scrisse alla madre pochi giorni prima di morire.
Rachel Corrie, ragazza pacifista statunitense di 23 anni, voleva impedire, facendo scudo col proprio corpo, che i alcuni bulldozer abbattessero degli insediamenti lungo la striscia di Gaza, Palestina. Si adagiò in traiettoria del Bulldozer di 9 tonnellate, disarmata e chiaramente visibile. La ruspa guidata da un soldato, sotto gli ordini del suo comandante, la travolse. Era il 16 marzo del 2003.



Rachel and the Storm
(Casa del Vento feat Elisa)

È arrivato il momento
Io non posso aspettare
È un momento perfetto
Per decidere di andare.

Vorrei farvi vedere
L'arida terra su cui cammino
Tutti i segni del fuoco
E dove crescono i loro bambini.

Not in some distant place
Not a far away day
If I stuble and fall down
I will stand up again.

In the light of the dawn
I'll see the birds soar beyond the wall
I'll give them my strenght
I cannot believe in the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Come il cielo e la terra
Noi ci incontreremo
Dopo il sogno e la veglia
Noi ci incammineremo.

We dance on the edge
We challenge the fear of the void
We cannot allow
This fall towards the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Rachel hold her head high
Against the storm.


Un abbraccio.

mercoledì 3 dicembre 2008

Dedicato alle mie amiche SCE...

3 commenti:
Mea culpa.
Nemmeno due righe da quando, finalmente, siamo riusciti ad aprire il blog...Perdono!

No, no, non siamo sparite, queste Nicaraguensi!!!...
Avrei milioni di cose da dirvi e, a proposito, se in formazione prima di partire abbiam lasciato il segno con logorroicismo vario, suggerirei a Matteo, Sergio, Maurizio & co di fare una bella cura di Supradin prima del nostro rientro...

Fatta la premessa vorrei iniziare il mio contributo informatico con una poesia, una poesia di Gioconda Belli (poetessa nicaraguense), una poesia forse poco conosciuta, una poesia che dedico alle mie nove compagne sparse per il mondo.
Vi abbraccio.

REGLAS DEL JUEGO PARA LOS HOMBRES QUE QUIERAN AMAR A MUJERES MUJERES

I
El hombre que me ame
deberà saber descorrer las cortinas de la piel,
encontrar la profundidad de mis ojos
y conocer lo que anida en mì,
la golondrina trasparente de la ternura.

II
El hombre que me ame
no querrà poseerme como una mercancìa,
ni exhibirme como un trofeo de caza,
sabrà star a mi lado
con el mismo amor
conque yo estarè al lado suyo.

III
El amor del hombre que me ame
serà fuerte como los arboles de ceibo,
protector y seguro como ellos,
limpio como una manana de diciembre.

IV
El hombre que me ame
no didarà de mi sonrisa
ni temerà la abundancia de mi pelo,
respetarà la tristeza, el silencio
y con caricia tocarà mi ventre como guitarra
para que brote mùsica y alegrìa
desde el fondo de mi cuerpo.

V
El hombre que me ame
podrà encontrar en mì
la hamaca donde descansar
el pesado fardo de sus preocupaciones,
la amiga con quien compartir sus ìintimos secretos,
el lago donde flotar
sin miedo de que el ancla del compromiso
le impida volar cuando se le occurra ser pàjaro.

VI
El hombre que me ame
harà poesìa con su vida,
costruyendo cada dìa
con la mirada puesta en el futuro.

VII
Por sobre todas las cosas,
el hombre que me ame
deberà amar al pueblo
no como una abstracta palabra
sacada de la manga,
sino como algo real, concreto,
ante quien rendir homenaje con acciones
y dar la vida si es necessario.

VIII
El hombre que me ame
reconocerà mi rostro en la trinchera
rodilla en tierra me amarà
mientras los dos disparamos juntos
contra el enemigo.

IX
El amore de mi hombre
no conocerà el miedo e la entrega,
ni temerà descubrirse ante la magia del
enamoramiento
en una plaza llena de multitudes.
Podrà gritar -te quiero-
o hacer ròtulos en lo alto de los edificios
proclamando su derecho a sentir
el màs hermoso y humano de los sentimientos.

X
El amor de mi hombre
no le huirà a la cocinas,
ni a los panales del hijo,
serà como un viento fresco
llevandose entre nubes de sueno y de pasado,
las debilidades que, por singolos, nos mantuvieron
separados
como seres de distinta estatura.

XI
El amor de mi hombre
no querrà rotularme y etiquetarme,
me darà aire, espacio,
alimento para crecer y ser mejor,
como una Revoluciòn
que hace de cada dìa
el comienzo de una nueva victoria.

domenica 2 novembre 2008

Special contents - la tavolozza, le cartucce, le riserve, i suggerimenti

Nessun commento:
qsto è il tagliancolla duna pagina word dove buttavo delle cosine cui avrei potuto attingere in corso d scrittura; qcsa in futuro avrebbe potuto ottenere lo statuto d post autonomo, altro sarebbe diventato ingrediente di differenti narrazioni. i post (nati da subito come post) incompleti sono altrove.
Paolo 


Abba sostiene ke gli Etiopi tradizionalmente nella loro scrittura hanno diversi livelli di interpretazione e lettura. Il mio Paese?!

Belli ke sono i neonati in carrozzina ke agitano le gambe per frenesia d vita. Caratteristica della nostra società ammalata è ke le persone ke non possono avere bimbi dai rikki mondi vengono qua ad adottarli?

Un tubo d’acqua a Sheno perdeva con uno zampillo. Avrei potuto mettere i dito lì, per qke minuto, ma da un altro pto d vista avrei scorto un continente pieno di tubi bucati. E l’acqua stava finendo. E i buchi li avevo fatti io. Come minimo potevo insegnarli a ripararli, ma perché? Per lavarmi la coscienza, mi sembra giusto farlo, tanto moltissimi altri avrebbero continuato a bukerellarl, qdi avrei garantito pokissima acqua di +, avrei condiviso la difficoltà del vivere a corto d’acqua, del vivere le conseguenze del mio stile di vita. Avrebbe avuto un senso solo se il farlo mi avesse realizzato.

Eravamo 4 amici al bar

Droga. Fare il bucato. Dio si è fatto come noi.

L’esito non compromette la bontà dell’intuizione. Daniele Primavesi

Se c’è una cosa ke è immorale è la banalità. Afterhours, Bianca

Il calcio è qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegarmi. Diego Armando Maradona

Primum vivere, deinde filosofare

Lascia la terra tua, non fermarti lungo il cammino, nel cuore una promessa, che a volte sembra un sogno. Lascia le tue certezze, 1000 volte germoglieranno, una benedizione per ogni uomo tu. Raffaele Giacopuzzi

Non fare le cose giuste, fai le cose in modo giusto. Filippo

Splafonare. Emanuele Gualazzi

La bellezza nello sport sono il rumore della retina del basket nei canestri a ciuffo, la forma della pallina da golf, i tuffi riusciti con l’acqua ke s’increspa ma non si scompone, le corde delle rakkette da tennis nell’impatto da cui sgorgano diritti decisi.

ego sum pauper nihil habeo me ipsum dabo (detto da Filippo, fallo tradurre)

la Lonely planets sull’Etiopia traduce 5 “frasi utili” in seconda di copertina al suo lettore: dopo ciao arrivederci e grazie, per una relazionalità fondamentale, ci sono 2 espressioni per le emergenze: “Aiuto”. E l’ultima: “Quanto costa?”.

Coricamento in corso

Jack bauer in un giorno non caga? E come potrebbe, se non mangia..

Il sogno di fotografare una madre nel mio cortile, sull’amaca e intitolare la foto “Una mamma per amaca”

Washington ke canta (vedi birabiro)

E.T.opìa, un giorno dovrai spiegart sta parola

Fai un sondaggio in giro: “Qual è il + grave riskio ke corre l’Etiopia?”.
E un altro: “Come puoi essere felice?”, e vedi qti parlano duna popoa felicità in loco e qti fuori dall’Etiopia

Facce bruciakkiate è il significato originario d Etiopi

Kiamare Addis Ababa “Addis” è come kiamare New York “New”

1\4 degli uomini terrestri sono contadine, fonte L’Internazionale

Le parole del Papa JPII dal fascicoletto…

6 un rompiscapole

Non usare acquaragia sul braccio brasato
________________________________________
Radio Cuore Seduto.. le 17 nella città Col Nome. Cosa v passa x le orekkie, etiopi di nascita o di passaggio? I suoni emessi da Popolinus, ke sono ancora io come ieri come domani come la nostra demorazzia c’insegna. E la giornata è calda non c’è + acqua da piangere, il nostro popolo muore di fame senza fama. Diventiamo numerini ke qke impiegato governativo sbadatamente correggerà x farli leggere ad alta voce all’autorevoleeza d turno negli United States of Amharic... perdòn, of Americ.
Parliamone, per Giunone, per Giugno, per una volta ke possiamo permettercelo, forse l’ultima, ma quello ke si vive èl presente. Senti questa, fratello abesha, senti questo: non tutti noi abbiamo tenuto la banconota da 1 dollaro in mano, ma tutti l’abbiamo vista, magari alla tele magari sun giornale in una pubblicità; e se non l’abbiamo vista vela mostro x radio: butta il tuo okkio qua, vedi? C’è scritto: In God we trust. Ciumbia, una bella responsabilità: bella o brutta, una responsabilità; ke è diversa da “abilità di dare responsi”. Non sono oracoli, diavolo. Loro credono in Dio, e non sono bravi per questo, ma possono essere considerati coraggiosi per professare così skiettamente la loro fede. Una radicalità, la loro: solitamente prima si porta l’amore poi si porta Dio, ma tantè, non catekizziamoli. E poi apro il dizionario dall’inizio, voglio imparare tutte le parole, la prima è la “a” (prima lettera dell'alfabeto inglese) a / from A to B, da un punto all'altro / from A to Z, dall'A alla Z / (tel.) - for Andrew (o amer. - for Abel), a come Ancona.
“A come Abele”, dicono loro. Gli italiani dicono “A come Ancona”, loro credono in Dio, quindi dicono A come Abele. Abele era figlio di Eva ucciso dal fratello Caino, risparmiato da Dio ke gli fa un segno rosso così ke nessuno lo tokki, perché anke se è un omicida..
E noi? C’è una kiamata, sentiamo.

“Gli eschimesi, come ama ricordare chi è privo di fantasia, hanno a disposizione decine di parole per indicare la neve. questo fatto dovrebbe dimostrare che gli abitanti delle città hanno una percezione indistinta della natura. Non ho nessuna pazienza con chi ripete simili banalità. Le lingue degli eschimesi sono polisintetiche, il che significa che perfino concetti usati di rado, come “neve che cade su una maglietta rossa”, sono riassunti da un’unica parola. È così stancante doverlo spiegare sempre da capo”.
Kathrin Passig, Voi siete qui
________________________________________
Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in pressioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza… […] Lentamente bisogna liberarcene. […] Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi. È il momento di impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale molto più che con nuove armi. Tiziano Terzani

Thierry Gilardi, el comentarista de la TF1 al que ayer falleció de un infarto, la voz televisiva que narró los grandes éxitos del fútbol francés, fue homenajeado con un triunfo luctuoso de su selección ante una Inglaterra rocosa que ya atufa a Capello. "siempre hay flores en el jardín"


BART
No, dico: è assurdo 'sto cazzo di gioco.

ANDREA
Ma è preistorico, cos'è, sarà del 91...

BART
Ha la statura del classico. Però qualcosa non quadra: cioè, vaffanculo, ho già ammazzato mezzo milione di nazisti e non ho neanche un graffio. Sai cosa... cioè, chi è il vero eroe del gioco?

ANDREA
In che senso?

BART
Da una parte ci sei tu che appena ti becchi un cazzo di proiettile puoi subito recuperare i punti vita, mentre dall'altra parte 'sti poveracci - saranno anche nazisti, d'accordo, ma non hanno uno straccio di alternativa che aspettare di farsi uccidere. Capace che stanno tutto il tempo in una stanza che non vai neanche ad aprire...

ANDREA
E se la apri li ammazzi. È proprio un lavoro di merda fare il nazista in un videogame, sicuro.

BART
È questo il punto: va a finire che il vero nazista sei tu, e loro dei poveri cristi proletari senza alternative.

giovedì 24 aprile 2008

holy thursday?

Nessun commento:
Oggi qua èl gioved santo. Qdi il Segretariato Cattolico dell’Arcidiocesi d Addis si è raccolto in una piccola celebrazione, sotto la decisa direzione di Sister Wally, una suora tedesca. [Nomignolare “Addis” la città d Addis Ababa è come kiamare “New” la metropoli d New York, ma tantè. Giusto per, Addis Ababa significa “Nuovo Fiore”]. A seguire una festicciola, biscottibibitetorta ke anke se è digiuno mi spiegano ke l’ultima cena è un momento d convivialità e come tale va ricordato. (Da Bruno il gelataio è in vendita e pubblicizzato il gelato del digiuno, interamente realizzato con ingredienti consentiti in fasting time. Sono entrato ad indagare ed è vero. Inutile e triste come la birra senz’alcool, x dirla alla Vecchio Alex).



Ad una gita d 2 giorni in montagna scelgo il farmi la Pasqua colle celebrazioni etiopi, e stamattina la comunità con cui prego mi provoca contemporaneamente fastidio in alcuni elementi (ma il Baffi mi ha invitato ad evitare informazioni scomode x la Chiesa locale, ke ha già i suoi problemi senza ke qsti vengano messi alla berlina sul caritas blog) e ammirazione, nei casi umani di disagio toccabile vissuto con fervore incrollabile. Stupefacente ai miei okki, specie se riscontrati in una fede credente ke Dio agisca direttamente sulla realtà.

Mentre mi sorprendo in codeste riflessioni mi risuona (il canto del gallo) il ritornello dogon d ottobre: gli okki dello straniero vedono solo ciò ke già conoscono. E non posso fare a meno di notare come il giudizio così sprezzante su ki mi sta a fianco sia una mia miope povertà d ki non vuole rinunciare a criteri d analisi italiano centrici. Io stesso mi guardo con un okkio d stima affettuosa e uno severamente critico (la dicotomia madre-padre). Ke però non devono mai essere disgiunti.

Ci rifletto e stabilisco ke non è solo quello: da un’altra parte riscontro una forma di particolare discriminazione, ke è tipo “sono Etiopi, poveretti, è naturale ke non rispondano ai miei standard d sufficienza etica”. Ke è differente dal dire “non conosco qsta cultura, mi astengo dal commentare” (componente ank’essa presente).

Dubbioso, vado a cercare un passaggio d Fausti (già citato in occasione della vostra Pasqua, si presta a qste interferenze festive; ma i prossimi giorni lo riproporrò in almeno altri 2 pezzi):

    La stima è il bisogno fondamentale dell’uomo, più del pane (senza stima non esiste amore!). L’altro diventa secondo la stima che io ho di lui. Per questo è importante stimarlo, senza mai identificarlo con i suoi errori. Si può infatti pensare e parlare “contro”, chiusi nell’incomunicabilità di interminabili monologhi, o pensare e parlare “con”, comunicando con l’altro e dialogando.

    Per questo “se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto”. La lingua è come il timone: una cosa piccola che fa andare dove vuole anche una grande nave. È come un piccolo fuoco che può incendiare una grande foresta (cf. Gc 3,1ss). La parola è sempre efficace, con un potere divino di creare o antidivino di decreare: quella buona costruisce, quella cattiva distrugge.

    È inoltre importante non prestare mai all’altro intenzioni cattive, ma solo buone, non riportare mai parole o fatti negativi, ma solo positivi. Se si vuol migliorare la comunicazione, evitare malintesi e mali, è necessario non ri-cordare (= tenere nel cuore) il male, anche se reale. Va s-cordato (= tirato fuori dal cuore), in modo da ricordare solo il bene e farlo crescere (uno vive i suoi ri-cordi, ciò che gli sta nel cuore!).

    Ognuno vive o muore dello sguardo dell’altro: l’occhio buono dà respiro, il malocchio (!) uccide. Per questo il principio vitale di ogni relazione è la stima e il parlare bene dell’altro, il valorizzare ciò che di positivo c’è in lui. Ci vuole finezza di testa per capirlo e bontà di cuore per favorirlo. La critica invece demolisce ogni rapporto – e siamo tutti criticabili all’infinito, appunto perché finiti e mancanti sempre dell’infinito.

Non c vedo + la connessione ke intravedevo all’inizio, ma penso al romanzo “Notte inquieta”, al dilemma del cappellano militare dell’esercito nazista, a come semplicemente spesso sia arduo determinare dove stia il giusto. E se i casi estremi ci aiutano a pensare, rifletto su come a volte eroismo e martirio vadano semplicemente in direzioni diverse. Ma qsto è completamente un altro percorso e lo abbandono, rileggendo le parole d Fausti, e concludendo ke vorrei andare a parlare con qke sacerdote qua, sentire cosa dice.

venerdì 4 aprile 2008

Servizio Incivile all'Estero

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    «Se dipendesse da me, vorrei che i bambini non conoscessero il male. Vorrei che nessuno di loro soffrisse. Vorrei che nessun bambino imparasse cosa significhi la parola "dolore". Nessuno. Tranne quello che mi ha rigato la macchina».


(il Maestro Leonardo Ortolani, da Uomini e topi)

domenica 6 gennaio 2008

drum bun!

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Così tra un pranzo, una cena, un aperitivo, un te e una tisana, che solo sfruttando tutti i minuti della giornata si riescono a salutare quasi tutti è arrivato anche il tempo di riprendere il viaggio...
certo mi piacerebbe raccontarvi le peripezie per far stare in valigia tutto quello che “chissà se userò, però non si sa mai” oppure quello che bisogna inventare per fare capire alla mamma che gli asciugamano esistono anche in moldova, però sarebbe un peccato non scrivere niente di questi giorni della formazione..

Ieri alla Malpensa mentre salutavo Giulia e Marco in partenza per la Bolivia pensavo al tempo passato insieme per la formazione, a Villapizzone, ai pranzi lunghissimi al circolino, ai cartelloni, ai pescetti moldavi pucciati nella birra, all'“ottimo” vino boliviano, agli aneddoti africani sul come scambiare lo scippo del portafoglio per uno strano modo di salutarsi e a tutte le altre cose che ci hanno fatto ridere, pensare...insomma compartire per dirla alla sce 2007.
sì perchè certe cose anche se vissute a fusi differenti e a migliaia di kilometri di lontananza ti fanno sentire incredibilmente vicino.
Questo ritorno è stato anche un partire per terre lontane e renderti conto di quante cose possano esistere, ma anche di come al centro di tutto ci siano sempre le relazioni che scaldano il cuore o che fanno soffire, ma che sempre mettono in moto.

Allora prima di rimetterci in viaggio vi regalo un racconto che è un po' di giorni che mi torna in mente..

    “Molti videro quella stella nel cielo, pochi vi fecero attenzione.
    Tre soli la seguirono, eppure la sua luce risplendeva uguale per tutti.
    I tre lasciarono la patria, la loro famiglia, affrontarono un viaggio lungo e pericoloso per seguire quella piccola stella che non avevano acceso, che poteva scomparire e che forse non era altro che una stella come tante.
    Partirono all'avventura come un tempo Abramo senza sapere dove andare.
    E ciò che doveva accadere accadde: la stella, la piccola stella si nascose e i Magi, i tre Magi, restarono soli, per strada, lontani dalla loro patria, lontani dalla meta del loro viaggio.
    Altri sarebbero tornati indietro, ma la fede che ardeva nel loro cuore non lo permetteva.
    Questo cammino non conosceva che un'unica direzione: in avanti.”

    G. Goldestain

beh il nostro viaggio non è certo pericoloso, però senza prendere tutto alla lettera mi piace pensarci in cammino, mi piace pensare che i sorrisi e le storie che abbiamo incontrato e che continueremo ad incontrare siano la fonte di luce di quella piccola stella che anche a me piace seguire.

Drum bun allora! Buon viaggio!

ps...se sono stata troppo strappa lacrime vuol dire che il mio ambientamento in terra moldava sta procedendo alla grandissima!! eh eh eh!

A presto!!
fra