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lunedì 5 settembre 2016

Buen Viaje: che sia un andata o un ritorno...

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È già passata più di una settimana e non ci sembra vero… 
forse sarà colpa del fuso nicaraguense? o forse sarà che la nostra mente non è mai partita… perché alla fine siamo tornati solo “fisicamente” lasciando un pezzo di cuore e di noi a Nueva Vida. 
Tornati a casa, nella nostra quotidianità, nelle nostri vite… non ci sembra più lo stesso! 
E sta accadendo tutto proprio come ci era stato un’pò “predetto”… si torna diversi, cambiati, più vivi, felici ed un’pò tristi, più coraggiosi, più carichi di tutto ciò che questo viaggio ci ha insegnato, accompagnandoci giorno per giorno ed ancora oggi e domani…
Questo non è un viaggio che finisce così con un volo di ritorno… il nostro finale è come dire “la fine di un nuovo inizio!”

Ora con la mente ed i ricordi vivi di questa esperienza al quale è difficile trovare un aggettivo appropriato, perché dire “è stato bello” sembra banale perché rispondere alla domanda “com’è andata?” è più complicato di quel che ci siamo immaginate…
Ora vogliamo condividere per un tempo che possa durare il più a lungo possibile la nostra esperienzaperché possa durare per sempre, perché non venga dimenticata… perché tutti possano viverla anche se non ci sono stati… perché condividendola anche gli altri possano vivere quello che abbiamo visto, sentito, toccato, provato, ascoltato… 
E allora così vi lasciamo il “nostro ricordo felice”… perché scritto possa durare per sempre… 



Anna: Il mio "ricordo felice" ovviamente è solo una piccola parte di un "viaggio" durato ben tre settimane in Nueva Vida.. Era l'ultimo giovedì alla scuola e con tanta fatica siamo riuscite a preparare il “conta cuentas” ovvero la recita animata di un racconto tratto dal libro “Il Delfino” di S. Bambarén.
Quel giorno ero emozionata come una bambina (non recitavo forse da quando avevo 10 anni!) e dedicare questo libro ai bambini di Redes è stato davvero emozionante…  mentre recitavo in spagnolo questo piccolo racconto ho pensato quanto fossimo state brave noi ragazze nell’impegnarci a questo “piccolo spettacolo”, ho pensato a cosa stessero pensando i bimbi ed ai loro incantevoli sorrisi, ho sperato che potesse piacere questa storia, perché possa insegnare loro a inseguire i proprio sogni, a ascoltare il loro cuore e a poter vivere una vita unica y meravillosa! 
E poi a fine spettacolo, trovarsi travolti dagli abbracci di questi bambini, e stare stretti stretti a loro e non volere andarsene più via… e ricevere i loro sorrisi così veri, dolci e sinceri… beh si credo che questo sia stato uno dei momenti più emozionanti… e se chiudo gli occhi mi sembra di sentir ancora le vocine dei bimbi, il loro caldo affetto e la loro presenza… era un attimo di felicità pura tra le mura di una realtà così diversa! 

Fede: Il mio ricordo felice..Più che di un vero e proprio ricordo si tratta di un'immagine che é rimasta impressa nella mia mente, e mi sembra una delle più luminose che conservo di questo mese in Nicaragua. É giovedì, sono quasi le 13, stiamo tornando a Redes dalla spesa, abbiamo tutte le mani piene di scatoloni, sacchetti, borse. Siamo quasi arrivate al cancello quando sentiamo urlare i nostri nomi, e dal fondo della strada vediamo correre verso di noi a perdifiato i soliti sei-sette bambini che venivano per il pomeriggio di biblioteca, con quei bellissimi sorrisi che non cancellerò mai dalla memoria. In un secondo ci sono addosso e ci saltano al collo, ci abbracciano, ci danno baci, ci prendono gli scatoloni e i sacchetti per aiutarci, ci stringono per mano e ci accompagnano dentro Redes, sempre senza smettere un secondo di guardarci, sorridere e stringersi a noi. E in quel momento sparisce tutto quanto, la fame, il caldo pesante, l'odore di Nueva Vida, il senso di impotenza che provavo ogni volta che mi ritrovano davanti agli occhi la povertà del barrio. Rimangono solo quei visini sorridenti, e quell'affetto gratuito che ci donavano ogni volta che ci vedevano. Questo affetto, sono sicura, qualcosa in noi deve averlo cambiato davvero

Sara: Io non so se ho un ricordo felice specifico non saprei determinarlo forse perché la mia felicità non è stata determinata solo da un frammento...
Certe cose che vedi o senti ti rimangono impresse nel cuore e nella mente e staranno lì per sempre! Certe sono proprio difficile da accettare ...ma sicuramente i bambini, i loro sorrisi, il parlare con la gente, i miei compagni di viaggio, la gente di Redes super accogliente, il cibo, le attività preparate la sera al suon di chitarra, Ari e Eli, la stupenda natura che circonda il Nica ma allo stesso tempo i suoi grossi problemi (machismo, abusi, analfabetizzazione....) tutto questo insieme ha caratterizzato il mio momento felice durato per ben 3 settimane! Ma purtroppo come ogni cosa bella prima o poi deve finire… ma so già che questo è solo l'inizio!

Chiara: Il mio non è proprio un ricordo, ma è più una sensazione… Ora che è passata più di una settimana riesco a fare il paragone tra la prima volta che sono arrivata a Nueva Vida e a Redes e quando sono andata via. All’arrivo tutto (a partire dal furgoncino di Napoleon che ci accompagnava, le strade, le abitazioni, le persone etc..) sembrava molto esotico, quasi “pittoresco”. Poi, iniziando ad uscire per le strade del quartiere per svolgere la “encuesta” e prendendo più consapevolezza della realtà locale, tutto questo ha cominciato a diventare brutto e triste: com’è possibile che nel 2016 le persone possano vivere ancora in queste condizioni di estrema povertà, con carenza di igiene etc?
Com’è possibile che dei bambini possano non andare a scuola e passino le giornate in giro da soli (o curando bambini più piccoli) senza che i genitori se ne interessino?
Queste differenze culturali però con il tempo si ammorbidiscono e pian piano sembra tutto più familiare… gli ultimi giorni infatti l’odore di Nueva Vida non era poi più così forte, il quartiere tutto sommato aveva delle sue caratteristiche positive e la gente… I bambini… che dire?!? Credo che questa foto racchiuda meglio delle parole quello che intendo dire: si tratta di un bambino che che torna a casa dopo aver raccolto la spazzatura con i genitori nella discarica di Nueva Vida… Ed ecco che con un semplice scatto si riesce a tirar fuori quanto di positivo c’è in una situazione tragica!

Questi sono solo frangenti di un ricordo che è rimasto con noi, di sensazioni, considerazioni post-cantiere che vorremmo far durare per sempre… e così sarà! 

Ci manchi Nueva Vida!

giovedì 18 agosto 2016

Escolaridad de los niños

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Il 5 di Agosto abbiamo iniziato un’indagine nel barrio* di Nueva Vida, che é terminata oggi con la registrazione dei vari dati.


Il nostro compito é stato quello di girare per il barrio, ogni mattina dalle 9 alle 11, con lo scopo di porre alcune domande alle famiglie e raccogliere dati riguardo il livello di scolarizzazione dei bambini di Nueva Vida.

Affiancate dai volontari spagnoli e promotori nicaraguensi/locali, ci siamo incamminate per le strade di ogni etapa*, abbiamo bussato di “porta” in “porta” e domandato:
- Quanti bambini vanno a scuola in questa casa?
- Quanti anni hanno? In che livello studiano?
- In quale scuola studiano?
- Avete bambini che non vanno a scuola? Se si, quanti anni hanno e qual é l’ultimo livello approvato? e quali sono le motivazioni per le quali non vanno?
- Conoscete bambini nel vicinato che non vanno a scuola?

Dall’indagine é emerso che il 20% dei bambini di etá prescolar* o primaria* non va a scuola, contro un 80% che invece va. In particolare la maggior parte dei bambini che studia frequenta i primi anni della primaria, difatti il picco si ha esattamente tra i 9 e gli 11 anni con il 91%, vedi grafico.


E cosí questa attivitá che Redes de Solidarid ci ha incaricato di fare ha dato forma a nuovi pensieri nella nostra cabeza!
Cosí abbiamo visto con i nostri occhi e vissuto in prima persona alcuni attimi della vita quotidiana del barrio*:
stupendoci di come ogni famiglia, chi piú, chi meno abbia mostrato disponibilitá nell’accoglierci e nell’ascoltarci, qualcuno anche offrendoci una sedia ed un ventilatore come tentativo di darci un proprio benvenuto nella casa;
domandadoci come fosse possibile che in alcune famiglie non sapessereo esattamente il numero dei propri figli, l’etá e in che scuola studiassero;
soprendendoci di come pure sentendoci dire che i bambini andavano alla scuola trovassimo poi molti di essi giocare tra le strade del barrio (e non realmente tra i banchi di scuola).

Ci siamo chieste piu volte come tutto questo possa essere possibile, come quelle che a noi sembrano piccole certezze della vita, in realta per qualcuno non siano proprio cosi!

Siamo sicure che questi dati raccolti saranno molto utili a Redes per proporre nuovi progetti e coinvolgere un gran numero di bambini, anche se sappiamo bene che non rappresentano tutta la reale e complicata situazione che c’é nel barrio.


Legenda:
*barrio: quartiere
*etapa: area/isolato
*prescolar: scuola materna

* primaria: scuola elementare

giovedì 11 agosto 2016

NICARAGUA: ¨los niños devuelven la alegria¨

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Ecco a voi la nostra giornata tipo.

Ore 7.00: svegliaaaaaa shimbalaie!!!!! E´ ora di iniziare la giornata!

Ore 7.30: colazioniamo con gallo pinto, zumo de naranja e  mastichiamo un po' di spagnolo con i nostri coinquilini spagnoli David, Maria, Amaya e Rebeca.

Ore 8.00: momento di riflessione  con Ari ed Eli

Ore 9.00: tutte pronte per uscire nel barrio di Nueva Vida. Il nostro compito e' quello di raccogliere informazioni dalle famiglie sulla scolarizzazione dei bambini del quartiere, passando di casa in casa e ascoltando cio' che soprattutto mamme e nonne hanno da raccontarci. L' obiettivo e' quello di  ottenere dati concreti sopperendo alla mancanza di statistiche e tassi ufficiali.


Ore 11.00: ritornate dall' encuesta ognuna di noi ha dei compiti specifici da svolgere:
Fede: supporto la dottoressa del centro de salud di Redes durante l' orario delle visite ai pazienti
Sari: mi occupo della tabulazione delle informazioni raccolte nel barrio collaborando con Maria e aiuto nella preprazione di balli per la festa di fine anno
Nina e Chiara: aiutiamo David nella creazione di  video e materiale  promozionale per Redes e ci dedichiamo alla parte creativa del blog dell' associazione.

Ore 12.30: finalmente se magnaaaaaaaaaa da doña Silvia che cucina un riquissimo arroz con frijoles y pollo.



Ore 13.30: e' gia' ora di ripartire: los Niños ci stanno aspettando!!!!!!! Tra letture, disegni e giochi da tavolo in biblioteca, dibujos animados nel salone di Redes , giochi di gruppo e laboratori creativi e' sempre un gran divertimento!!!
E' proprio vero che ¨los niños devuelven la alegria¨.



Ore 15.30: purtroppo bisogna salutare i bambini ma….la nostra giornata non e' ancora finita! Bisogna preparare scenografie (la niña,la pinta y la santa maria) e le attivita per i giorni successivi.

Ore 18.30: tramonta il sole e… che la fiesta abbia inzio!!! Per fortuna abbiamo un musicista spagnolo in casa e quindi passiamo la serata cantando e ballando música latina todos juntos!

Ore 22.30: dopo aver cenato e dopo esserci concesse dei momenti per scrivere sopra i nostri diari personali, spegnamo la luce e ….HASTA MAÑANA!!!!

giovedì 28 agosto 2014

CDS NICA 2014: ¿Qué te gusta màs de Nicaragua?

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Una domanda semplice, in teoria, ma nel momento in cui te la pongono ti vengono in mente mille immagini, suoni, odori, colori e la semplicità del dover rispondere si trasforma nella difficoltà di non poter scegliere una cosa specifica da dire.


Vediamo… mi piace svegliarmi ogni giorno pensando alla giornata che mi attende con tutte le cose da fare programmate o non che tanto con gli orari nicaraguensi vengono sempre stravolte e perciò escono eventi sempre più belli, entrare nel Guis che ti accoglie con un pugno di colori, come una ventata di aria fresca e aspettare i ragazzi che arrivano già con le braccia aperte e con un sorriso a trentadue denti, la bellezza di tornare a dormire alla sera sapendo di aver fatto un passo in più ricco di sorrisi, abbracci, carezze che hai ricevuto durante la giornata e che ormai fanno parte di te.




Qui il tempo scorre in due modi diversi: uno lento, che ti permette di assaporare a pieno quegli istanti di vita che passi insieme a tutti gli altri, quello fatto di tanti momenti da riempire di mille cose e che per quanto siano pieno sembra non bastino mai. Invece l’altro più veloce, che alla sera vai a letto e ti domandi: “ ma come è già passato un altro giorno?!” ciò non significa che sia meno bello, anzi ti permette di vivere al meglio tutto quello che deve ancora venire.




Bè che dire, tutto sommato la risposta a questa domanda potrebbe essere… questo Nicaragua è proprio Tuani!

Stefania

NICA CDS 2014: Una porta sempre aperta

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Un paese straniero, un gruppo di persone che si conoscono appena, poco meno di un mese di tempo da trascorrere insieme… un’unica parola… CANTIERE.

Cantiere è lavoro di squadra, è condivisione, è incontro, è scambio, è fatica, è sostegno, è rinuncia, è affetto, è creatività, è emozione, è … FAMIGLIA!




CANTIERE e FAMIGLIA, due parole che in un dizionario avrebbero definizioni differenti, ma non qui, in Nicaragua!

Perché quello che si percepisce quando arrivi e che ti accompagna per tutto il viaggio è proprio questo… un’aria di casa e l’affetto di una famiglia.











Una famiglia dove i componenti hanno storie diverse, provenienze diverse, personalità diverse, modi di pensare diversi, ma dove la diversità unisce tutti in un legame, che non è quello di sangue, ma quello dell’esperienze e delle emozioni vissute insieme...




Una famiglia dove i sorrisi e gli abbracci non mancano mai e dove, puoi star certo, la porta di casa è sempre aperta!



Francesca 

NICA CDS 2014: Ma per noi il Nicaragua che cos’è?

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Nicaragua per noi è colore: il colore del mercato e delle bancarelle, è il colore delle case che non seguono un ordine ben preciso.
… è musica, che ti dà una spinta in più durante il giorno.
… è essere chiamati “Gringos” mentre si cammina per le strade (termine usato per descrivere gli americani).
… è cercare di farsi intendere con gesti e parole italianizzate a causa del precario spagnolo (Ma sempre ci siamo riusciti!!).
… è il sorriso di Gabriela e di tutti i ragazzi del Guis che trasmettono una vitalità e un’ allegria infinita.

… è lottare con le mosche durante i pasti.
… è il contagio dei MEGA della Chiara “Mega Bellllo!!”.
… è la comida tipica nicaraguense, gallo pinto, tajada, pollo fritto ecc..
… è sentire Lorenzo canticchiare improvvisamente “Notte, che notte quella notte” durante la mattina.
… è diventare dipendenti dalla Fresca e berne litri in quantità.
… è la gioia di farsi una doccia la sera e sciacquare via il sudore e la polvere.





… è orientarsi per il barrio seguendo le indicazioni “ desde el Ranchon media cuadra arriba y dos cuadras a lago
… è vedere la Ste chiudere OGNI sera gli armadi a chiave e spostare qualsiasi cosa appesa @_@
… è vedere TeoSce addormentarsi su ogni superficie e mezzo di trasporto non importa come sia in viaggio.
… è assistere agli spettacolari tuffi sulle persone di SteSce che potrebbero competere con una campionessa olimpionica di tuffi.
… è ascoltare le lezioni di vita di Lele che ogni volta ti fanno comprendere qualcosa di più sul mondo, mentre cerca una pepita.
… è sentire la voce allarmati di Fede di notte per paura di ladri immaginari e gatti malvagi.




Ma Nicaragua non è solo questo, è il semplice abbraccio di un bambino che forse è tutto quello che ha per ringraziarti.
… è la forza di mettercela tutta ogni giorno, dare il meglio di se per gli altri e trasmettere qualcosa.
è la voglia di alzarsi e spaccare il mondo ogni mattina.
… è l’emozione che trasmettono i giovani promotori di Rèdes, il loro impegno e la loro voglia di fare per cambiare e migliorare il barrio.
… è vedere volti di innocenti bambini già segnati dal tempo e dalla fatica




...è credere e sperare in un futuro migliore per tutti gli abitanti di Nueva Vida.

… è svegliarsi con il sorriso essendo felici e soddisfatti del lavoro che si svolge e di tutte le esperienze e persone che ti ricaricano di ottimismo e di vita.





E ricordatevi che alla fine per tutto in Nicaragua è … DONATELLA1

NicaCantieristi

martedì 19 agosto 2014

Libano. Da Wata al Jawz ad Harissa: la testimonianza che non ti aspetti

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14/08/2014



La strada da Rayfoun a Wata al Jawz si inerpica attraverso le montagne, passando rapidamente dalla città al paesaggio brullo e bruciato dal sole dentro il quale, a un certo punto, si scorge una distesa di serre. Tipico paesaggio libanese, tipica montagna libanese, tipica strada libanese. Eppure, guardando con attenzione, avvicinandosi alle serre si possono scorgere delle persone: lavoratori, certo, ma anche donne, anziani e bambini; se sei un profugo siriano e hai bisogno di cibo e alloggio per la tua famiglia, anche una serra bassa e afosa può diventare casa. Ed è così che tredici famiglie siriane si pagano un telone sopra la testa lavorando nelle serre per una paga di un dollaro all'ora.

L'estate è calda: si cerca un filo d'ombra tra le serre per evitare di bruciare sotto il sole tra la polvere soffocante delle stradine. Dentro le serre la temperatura è ancora più alta e l'aria opprimente, tanto che uscendo si prova quasi sollievo. Se sei un bambino profugo dalla Siria e la tua famiglia vive in una serra, questi sono i luoghi della tua infanzia, giocata tra sole, polvere e povertà. Se sei anziano, questi sono i luoghi della tua vecchiaia, che invece di darti pace ti restituisce una gamba amputata a causa di un missile e le lacrime di veder vivere la tua famiglia in queste misere condizioni. Se sei padre o madre di famiglia, la vita nelle serre ti condanna a trascurare i tuoi figli per il lavoro e a non poter progettare nulla per il futuro: chi può sapere come sarà la situazione tra una settimana, un mese, un anno? In questo stato non si può decidere dove andare, cosa fare, che progetti avere. L'unica certezza è che l'inverno nelle serre è troppo rigido, perciò bisognerà spostarsi altrove.

Arriviamo a Wata al Jawz nelle nuvole di polvere sollevate dall'auto e subito la nostra presenza non passa inosservata: per dei bimbi abituati a vedere tutti i giorni serre, lavoro, fatica e poco altro noi siamo una grande novità! A dire il vero tutti i siriani ci osservano e parlano volentieri con noi; non esitano nemmeno ad aprirci le loro case, nonostante la miseria di una serra li metta continuamente di fronte alla situazione in cui si trovano a vivere e, peggio ancora, la loro famiglia si trova a vivere. Che futuro possono assicurare ai loro figli? Che prospettive di vita possono avere questi bambini? Potranno mai credere che la felicità esiste, anche per loro?

Dopo una breve visita ad alcune case, distribuiamo dei palloni ai bambini, che non vedono l'ora di giocare con qualcuno, qualcuno che è lì apposta per loro! Il fatto di essere profughi non li rende diversi dagli altri bimbi: anche loro vogliono giocare, anche loro sono impazienti, anche loro sono gelosi delle proprie cose e si litigano a vicenda i palloni appena ricevuti. Questi bambini non sono diversi dagli altri: altrettanto belli, altrettanto degni di una vita decorosa; perché allora dovrebbero avere diritti diversi? Ma non c'è tempo per farsi troppe domande: mentre siamo con loro la cosa più importante è farli divertire, stare con loro, far vivere loro dei momenti spensierati. Tentiamo così a fatica di farli giocare a bandiera e poi, quando il sole si fa davvero battente, ci spostiamo in una serra per dei bans. Il nostro (purtroppo) breve incontro con i siriani si conclude con la distribuzione di altri giochini e palloncini. O meglio, a sorpresa veniamo caldamente invitati ad aiutare i lavoratori a caricare casse di cetrioli su un camion. E al termine, altre mille foto!!!! Soprattutto con Erika, vero Franci?

Il ritorno è stato denso di pensieri, un po' confusi in quanto misti a tante emozioni. E' vita questa? O è solo sopravvivenza? Ed è una degna sopravvivenza? Mi sembra chiaro che la risposta è negativa: non si può vivere sotto una serra in mezzo alla polvere. Eppure quanta dignità in quegli anziani, quanta dedizione in quei padri di famiglia, quanta pazienza in quelle madri, quanta bellezza in quei bimbi! E allora penso: si può amare anche sotto una serra in mezzo alla polvere. Si può amare anche quando si è tragicamente profughi dal proprio Paese. Si può amare anche quando tutta la realtà attorno a te sembra urlarti che l'amore non esiste, ed esistono solo la guerra e la sofferenza. L'amore trasforma la sopravvivenza in vita. Quanto abbiamo da imparare da quelle famiglie…

Facciamo appena in tempo a tornare al nostro "campo base" per partire poi di nuovo, dopo una pasta (mangiabile!) velocissima, alla volta del convento di Harissa, che al momento ospita parecchie famiglie di cristiani Iracheni profughi perché perseguitati religiosi.
Il contesto è totalmente diverso da quello del mattino: il convento è immerso in una zona verde e ombreggiata, con una vista panoramica sulle zone sottostanti. Nulla fa pensare alle tragiche vicende che accomunano gli ospiti. Dopo qualche vicissitudine e una lunga attesa, incontriamo due profughi iracheni, fuggiti dalle persecuzioni insieme alla propria famiglia. "Chiedeteci tutto quello che volete". 
Così ci hanno detto, vedendo la nostra timidezza e il nostro timore di essere indiscreti. E questo è stato il primo pugno nello stomaco: l'umiliazione della fuga e la disperazione della loro condizione non cedono il passo alla vergogna; questi uomini vogliono condividere con noi, giovani, sconosciuti, privilegiati, i ricordi e i sentimenti di una vicenda tanto vicina e tanto dolorosa. Ci parlano così del loro viaggio alla volta del Kurdistan, a piedi e con l'indispensabile addosso in quanto molti dei loro passaporti sono stati bloccati, impedendo così loro di prendere l'aereo. Della differenza tra il periodo della dittatura, in cui c'era aria di guerra ma si sentivano protetti, e il periodo post dittatura, in cui la situazione è progressivamente peggiorata portando alla discriminazione dei cristiani, costretti alla fuga. Del fatto che l'unico modo per risolvere le cose sarebbe un deciso intervento internazionale, al momento ben lontano dall'essere attuato. Del fatto che nemmeno per difendere loro stessi e la propria famiglia avrebbero rinnegato la loro fede cristiana: "Siamo nati cristiani, viviamo da cristiani, vogliamo morire da cristiani". Secondo colpo nello stomaco: di fronte a una così grande testimonianza di fede, come si può reagire? Con ammirazione, con stupore, con incredulità? La nostra risposta è stata la preghiera: non c'è lingua che tenga di fronte alla potenza del Padre Nostro, recitato tenendoci per mano e guardandoci un po' negli occhi e un po' al cielo. Possiamo credere ancora che la religione unisca e non divida, che la fede porti la pace e non la guerra, che, anche quando non possiamo fare nulla per chi soffre attorno a noi, possiamo sentirci fratelli e portare nel cuore il dolore degli altri. Fratelli. Fratelli italiani, fratelli iracheni, fratelli siriani. Fratelli.


Elena,
Cantiere Libano 2014

lunedì 18 agosto 2014

NICA CDS 2014 Un regalo che viene dal cuore

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...SGUARDI, SORRISI, VOCI, ABBRACCI...
parole chiave che caratterizzano le giornate al Guis.
Possono sembrare banali, oppure ripetitive, ma le emozioni che lasciano sono sempre nuove e speciali.
Lavorare con bambini disabili ci fa capire quanto sia importante, ma soprattutto semplice, esprimersi! Nei loro sguardi, in una stretta di mano, nei super abbracci, percepisci tutti i dialoghi che neppure un libro può riportare, senti che quello che loro donano a te è un sentimento sincero... un regalo che viene dal cuore! 











Ma è nel momento in cui sono coinvolti nell'attività di qualche taller che la loro creatività traspare. Inizialmente con un po' di timore misto a imbarazzo, ma basta un sorriso, un po' di tempera a sporcare i vestiti o qualche goccia di colla di troppo sulle dita a far si che l'allegria prenda il sopravvento!













... e che dire della solidarietà che nasce quando, durante il gioco, le diverse "caratteristiche" di ogni bimbo non vengono evidenziate ma bensì rispettate dando a ognuno la possibilità di giocare secondo i suoi tempi.










E quindi ti chiedi, chi sta imparando?
Nonostante siano loro gli alunni del Guis, dovremmo essere noi a frequentare per un po' la scuola dell'umanità, imparando da loro un nuovo modo di vivere, di vedere il mondo con una trasparenza che ti attraversa il cuore. 

Francesca, Stefania, Matteo

sabato 16 agosto 2014

NICA CDS 2014: Il SUONO del Nicaragua vi aspetta

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Se si parla di Nicaragua non si può non parlare di musica: caratterizza ogni giornata riempiendola di note, di allegria e di passione. 
Anche se la musica latino americana è un genere musicale poco trasmesso dalle radio italiane, noi ci siamo abituate a questo ritmo, e non si può iniziare la giornata senza aver ascoltato "Tabaco y Chanel".. é diventata un po come il caffè!!!





Questa canzone è una bachata, genere originario delle classi più povere della Repubblica Dominicana. La musica ha un suono dolce e melodico e i testi delle canzoni trattano sempre il tema dell'amore in tutte le sue sfumature.
Ma la playlist della casa dei cantieristi e degli NicaSce 2014 non si ferma qui.. Ormai non passa minuto che qualcuno non canticchi in casa o per le strade una di queste canzoni:











Sappiamo già che queste canzoni vi hanno conquistato e le canterete anche voi nelle vostre case o negli altri cantieri. 

Ma per capire davvero l'anima di queste canzoni, vi consigliamo di catapultarvi qui con noi e ascoltarle dagli autoparlanti di un autobus stracolmo di gente, dalle radio delle pulperias o dai cellulari a tutto volume dei ragazzi fuori dalle scuole.
Ovviamente la nostra playlist non finisce così.. ma è giusto che pian piano scoprirete voi queste melodie, che vi entreranno nel cuore sia per le palabras che per il loro ritmo.

Il suono del Nicaragua vi aspetta... !


Chiara & Benedetta

giovedì 14 agosto 2014

NICA CDS 2014: NonostanteTutto

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E' difficile vedere un bambino imprigionato nel proprio corpo, senza poter esprimere i propri stati d'animo o semplicemente urlare.
E' difficile vedere giovani pieni di voglia di fare ma senza le possibilità e i fondi necessari per sviluppare le proprie idee, ostacolati dalla paura di essere additati come i "diversi" in un mondo che non vede via d'uscita dalla miseria.



"L'unica cosa che ti fa andare avanti nonostante le delusioni è la passione comune nella consapevolezza che il mondo si può cambiare, che la povertà non è un accidente della Storia, che tutti gli esseri uomini sono uguali davanti a Dio (a qualsiasi dio) e tutti hanno o meglio dovrebbero avere gli stessi diritti fondamentali davanti a qualsiasi Autorità civile.
Viaggiare nelle periferie del mondo significa vedere milioni di esseri umani sopravvivere di stento; significa vedere donne che muoiono di parto e bambini che muoiono di diarrea o di malaria; significa annusare il puzzo nauseabondo delle discariche degli slums (o favelas) delle grandi città del Sud del mondo, dove centinaia di migliaia di persone vivono ammassate lavandosi i denti nel liquido della fogna; significa sentire la polvere sporca delle strade sterrate prenderti alla gola e appiccicarsi sulla pelle e non vedere l'ora di tornare alla "Missione" per farti la doccia, consumando quel poco di acqua che c'è nei paraggi; significa, spesso, sentire tutta la tua impotenza davanti a Golia che si erge di fronte a te a rappresentare il "Sistema", impossibile da abbattere e impossibile da riformare. Allora sembrerebbe avere la meglio il pessimismo della ragione: "è tutto inutile, non si può fare niente".
E invece, forse (ma per fortuna) in maniera irrazionale, ti assale l'ottimismo della volontà: quella volontà che ti fa entrare in collegamento con altre persone che.."
                                                                       
("Manuale di Cooperazione allo sviluppo" di Raimndi e Antonelli)

... nonostante la loro situazione, le loro difficoltà ti accolgono con una "Sonrisa" che esprime la semplicità e la felicità... nel mettere il massimo nel poco che possono fare, ci insegnano quanto noi perdiamo tempo nel lamentarci delle poche possibilità che non abbiamo dimenticandoci delle infinite opportunità che invece ci vengono offerte ogni giorno e non sappiamo cogliere.
Dovremmo invece imparare a guardare il mondo con i loro occhi, occhi semplici, occhi puri non offuscati dalla competizione e dalla fretta.




NicaCantieristi

venerdì 8 agosto 2014

NICA CDS 2014 Mega arrivo

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... Uscire dall'aeroporto, accompagnati da stanchezza e tanto sonno, tutto completamente svanito dopo aver trovato facce amiche in una mega accoglienza che subito ci ha fatto percepire il calore nicaraguense! (calore in tutti i sensi) 


Chitarra, cappelli, colori, bandiere, abbracci, urla di felicità... questo è quello che ci ha travolto nell'aeroporto di Managua tra gli sguardi incuriositi dei presenti.

 

Arrivati a Linda Vista- Las Brisas , abbiamo subito avvertito l'ospitalità di una grande famiglia... ci siamo sentiti a CASA! Nonostante la stanchezza eravamo pronti a osservarci attorno, a captare i suoni che provenivano dalla calle.




Giunti a Nueva Vida ci siamo spostati sulla Trece e abbiamo scoperto che tutti gli autobus sono vecchi scuolabus gialli americani che qui vengono utilizzati per il trasporto cittadino. Saliti sulla Trece in effetti ci si sente un po' come uno studente che deve ancora imparare tutto... il primo giorno in Nicaragua come il primo giorno di scuola! Perchè guardando fuori dal finestrino tutto è nuovo, tutto da imparare.

Ogni strada, nome, colore, ogni volto è da scoprire... perchè dietro di esso si nasconde un sorriso, la forza e la voglia di ricostruire e migliorarsi.










Insomma tanta voglia di mettersi in gioco, ricominciare.
E perchè non farlo anche noi? Siamo pronti all'avventura.

El color de final de la noche
me pregunta dònde fui a parar, dònde estàs
que esto sòlo se vive un vez
dònde fuiste a parar, dònde estàs

Nica cantieristi

domenica 3 agosto 2014

Nicaragua: 6 mesi MICASCEMI!!!

1 commento:
E finalmente ho scritto questo post!!!

Sono già passati 6 mesi da quando ho varcato il cancello di via San Bernardino in qualità di SCE!
Il mio sogno si stava realizzando…
Queste potrebbero essere righe banali, forse ripetitive, però per me importanti, una sorta di resoconto scritto nero su bianco di questi 6 mesi, E CHE MESI!!!

6 mesi di Nicaragua: perché fin dal primo giorno abbiamo iniziato a parlare di quel Paese che mi/ci avrebbe accolto. 


6 mesi di Managua: una città che ancora oggi non amo particolarmente ma con cui sto cercando di fare amicizia!




mesi di Nicasa: dapprima disegnata di fantasia su un grande foglio bianco con un pennarello rosso fino ad arrivare a viverla e sentirla mia, non senza difficoltà (perché casa è anche dove la crei tu!!!)



6 mesi con gli altri SCE: lontani fisicamente ma vicini nell'esperienza che stiamo vivendo (scusami Cri mi serviva la primissima foto purtroppo non ci sei perché sei l’autrice)


6 mesi di El Guis: il centro dove opero tutti i giorni, ricco di sorrisi che ti riempiono l’anima ma anche contraddizioni che ti fanno arrabbiare.


6 mesi della mia famiglia nicaraguense: i MIEI COMPAGNI di vita, di viaggio, di avventure,  di discussioni, di incomprensioni, di chiarimenti, di crescita, di lotta sul luogo degli spazzolini da denti…


6 mesi di ME: di riflessione, di sperimentazione, di cambiamenti



E quindi vado avanti così, a volte seguendo le orme di chi sta un passo avanti a me, non per pigrizia ma come sostegno, a volte imprimendo la mia orma sulla terra fresca del mio cammino!
E quindi vado avanti così giorno dopo giorno, passo dopo passo.

Fede

P.S. da non dimenticare 6 mesi di Scheletri Nellarmadillo!!!LE nostre guide!!!

domenica 27 luglio 2014

Nicaragua a 1 peso

1 commento:
Nonostante si utilizzi anche il Dollaro Americano $, la moneta nazionale nicaraguense è il Cordoba.
Non lui, Ivan Ramiro, indimenticato "spaccagambe" della retroguardia nerazzurra ai tempi dello scudetto di cartone..




Ma loro





Un Cordoba, più spesso chiamato peso (al plurale pesos) equivale circa alla trentacinquesima parte di un euro (1 Cordoba = 0,0286 Euro) e alla venticinquesima di un dollaro (1 Cordoba = 0,0384 Dollari). Il mio è ovviamente un calcolo a spanne, se volete notizie più precise vi rimando a http://www.oanda.com/lang/it/currency/converter/




All’apparenza quindi, un Cordoba potrebbe avere un valore insignificante (o forse no), ma non per me.
Esiste tutto un mondo di prodotti che si possono comperare ad un peso e da quando l’ho scoperto, la mia vita è cambiata..




Con un peso si può comperare una scatola di fiammiferi, se ce ne aggiungi un altro ti prendi una sigaretta sciolta da fumare seduto tra le bancarelle del Mercado Oriental..mica male eh!

Oppure puoi comperarti una banana ed una busta di plastica con dell'acqua per lottare contro fame e calore mentre aspetti la 133, l'autobus che ti riporta a casa dopo un duro giorno di lavoro a Nueva Vida.



Sempre un peso è il prezzo di una tortilla di mais o di un santino che ti vende un ragazzo mentre passeggi per Avenida Bolivar. I sorrisi sdentati di Josè non hanno prezzo.


Ma più interessante (o forse no) è la quantità di sinonimi che si possono usare per definire il "vil denaro": Pesos, dinero, plata, reales, billetes etc etc etc
Forse è una riflessione banale (o forse no) ma credo che il numero di sinonimi che diamo ad una parola sia direttamente proporzionale all'importanza che ciò assume nelle nostre vite.

Penso quindi che ideerò un "Contatore di sinonimi" che dia un "Coefficiente di influenza del termine" che indichi il grado di importanza che gli oggetti assumono nella vita di una popolazione e quindi di civiltà di una cultura. O forse no.

Lele