martedì 26 novembre 2013

Il Cantiere di Fetesti non finisce qui

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Occhei la formazione, i progetti, le rendicontazioni.
Una missione però è anche viaggio, kilometri macinati a guardare il paesaggio e a chiacchierare ore e ore (e a me e Igor riesce piuttosto bene...). E' fermarsi per strada a recuperare borse piene di prodotti della terra da portare a casa: quelli comprati in capitale hanno un altro sapore.
E continuare a stupirsi perchè quella macchina appesa lassù, serve come richiamo per la  scuola guida (che si fa sullo sterrato, perchè qui le strade non è che siano proprio piene di incroci).


Parinte Igor ci aspetta da un po'. "Ho già stappato una bottiglia di vino, quando arrivate?".
In effetti sono le 14:30 e l'ora di pranzo è passata da un po'. 
Suo figlio si è appena svegliato ma non sembra essere intimorito da presenze straniere. Probabilmente il ricordo degli 11 + 2 cantieristi 2013 non è poi così lontano e la lingua italiana non così ostile.



E' felice parinte, e anche i volontari che oggi, come tutti i giorni, accolgono una ventina di bimbi a cui offrono un pasto caldo e un pomeriggio di compiti e giochi. 
I volontari sono una trentina, il più giovane ha 11 anni. Come il più vecchio degli ospiti del doposcuola.
Fa freddo a Fetesti e la casetta, piccola piccola, che accoglie i bambini, è poco illuminata, ma riscaldata da una bella stufa tradizionale appena rinnovata per prepararsi a combattere l'inverno. "Parinte, ma ci sono più volontari che beneficiari, che bello!"



"Si, Sergio. I volontari si turnano durante la settimana perchè c'è poco spazio e perchè per poter aiutare i più piccoli devono arrivare quando ancora non sono finite le lezioni al liceo. Turnandosi, perdono meno giorni di scuola. A dire il vero vorremmo accogliere più bambini, ce ne sarebbe bisogno, ma non abbiamo abbastanza risorse per dar da mangiare a tutti ogni giorno".

"Ragazzi, grazie per la bella esperienza di questa estate! Vi porto i saluti di tutti i cantieristi, ma proprio tutti!"
E vi cito uno ad uno. I loro volti si riempiono di sorrisi, ripetono i nomi dei volontari italiani senza dimenticar nessuno. Ringraziano. E vi mandano un bel saluto.



L'anno prossimo, a Fetesti, ci torniamo di sicuro!



lunedì 25 novembre 2013

(ancora) In Moldova con Matteo

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Stavolta la sveglia suona prima del solito. Il nostro aereo parte alle 7 da Malpensa e così capita di trovarsi a chiacchierare alle 4 del mattino con Guido a Cadorna.  Lui è preoccupato: gli omoni della vigilanza notturna della centrale stazione milanese, gli hanno intimato di non importunare i viaggiatori in attesa del primo treno x l'aeroporto. "Scusa! Guido non disturba. Guido ascolta la musica al telefono ma ora è scarico.  Se sali sul treno posso collegare il caricatore. Se salgo con te non mi cacciano: sei mio amico? Ti disturbo? Guido non disturba!"

L'aereo è mezzo vuoto e la signorina al check-in ci piazza quasi in prima fila: giornata fredda e cielo terso: Matteo mi può raccontare, con dovizia di particolari,  l'orografia dell'intero arco alpino.
Il monte Rosa,  il Verbano,  Varese e il Sacro monte,  Como, il monte Generoso,  Erba e i laghetti, Lecco, il Legnone e poi piú avanti, finalmente le dolomiti.
Turbolenze, biscottini e succo, turbolenze, atterraggio un po' lungo, che l'aereo deve fare inversione per imboccare la strada x il terminal e poi Oleg.  Siamo arrivati a casa!

Le porte della città ci accolgono ancora, imponenti, forse un po' opprimenti ma sempre a braccia aperte.

"Sergio,  fra 20 minuti iniziamo la prima plenaria.  Nell'attesa riguardiamo insieme il programma di questi giorni."


Igor sa che dobbiamo sfruttare ogni minuto possibile e poi ci invita a scendere in sala riunioni.



La multi ani Viktor! Quando un collega compie gli anni,  in Diaconia si fa festa, ci si siede intorno alla tavola e si condivide. Non solo le preoccupazioni, i progetti, le storie faticose degli ospiti dei servizi.
Si condivide e si ringrazia.  E poi si torna al lavoro.


Pronti? Via! 
Ora è tempo di iniziare: Matteo con l'equipe del Centro Maternale, io e Igor a fare il punto sui progetti.

domenica 13 ottobre 2013

isole.

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Lampedusa è un'isola in mezzo al Mar Mediterraneo.

Haiti è un pezzo di isola in mezzo al Mar dei Caraibi.

Lampedusa è la destinazione di centinaia di migranti che dall'Africa cercano di entrare in Europa.

Haiti è la partenza di centinaia di Migranti che dall'America cercano di entrare in America.

Il Mar Mediterraneo è la tomba di migliaia di migranti.

Il Mar dei Caraibi è infestato dagli squali, quindi più che tomba è un banchetto.

Un detto siciliano dice: A megghiu parola è chidda ca nun si dici. 

Un detto haitiano dice: "Pito mouri anba nan reken pase mouri grangou", meglio essere mangiati dagli squali che morire di fame.

In Italia c'è ancora la legge Bossi-Fini.

Da Haiti moltissimi scappano nella vicina Repubblica Dominicana dove ci sono leggi severissime per gli immigrati, specialmente se haitiani. 

A Lampedusa c'è il CIE.

In Repubblica Dominicana ti discriminano e ti riempiono di botte appena possono se sei haitiano.

L'Italia è un Paese "unito" dal 1861.

L'America è stata "scoperta" oggi di 521 anni fa e Cristoforo Colombo è sbarcato ad Haiti. 

L'immigrazione clandestina è nata quel 12 ottobre 1492.

Oggi combattiamo l'immigrazione clandestina.

Conosco italiani che sono emigrati in America per cercare lavoro.

Conosco un haitiano che è andato da Haiti alle Bahamas su un barcone senza motore. per cercare lavoro.

Conosco storie di migranti.


Conosco migranti. 

Sono migrante.

venerdì 11 ottobre 2013

Scatta il Cantiere 2013: "Tagga l'armadillo"

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Lo sport ufficiale dell'anno.
L'hanno messo in frigorifero, a pascolare insieme alle mucche, a lottare con uno scorpione.
Ha giocato, condiviso, ha ascoltato storie, si è commosso e ha saputo sorridere davanti alle difficoltà.
E' l'amico che tutti vorremmo: ascolta silente le difficoltà e sa stare in disparte quando serve...

Per i risultati del concorso quantitativo rimandiamo alla visione delle foto che si trovano nel profilo FB  di Scheletri www.facebook.com/scheletri.nellarmadillo

La commissione, commossa per la partecipazione di critica e pubblico, ha deciso di premiare la foto più simpatica. Ecco la classifica:

1° classificata
Marco Povero (Moldova) - ritira il premio...il cupido ritratto
(alias Mariarosa Bettiga)

2° classificata
Marco Povero (Moldova)

3° classificata
Daniele Maldera (Gibuti)

giovedì 10 ottobre 2013

Scatta il Cantiere: Primi piani

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1° classificata
La palla è mia e decido io..., Daniele Maldera (Gibuti)


2° classificata
Sorrisi contagiosi, Anna Pulici (Libano)


3° classificata  - ex aequo
Chiedimi se sono felice, Andrea Bianchessi (Etiopia)


3° classificata  - ex aequo
Lezioni di vita, Desiree Luini (Gibuti)


3° classificata  - ex aequo
Battaglia di tempera, Marco Povero (Moldova)

mercoledì 9 ottobre 2013

Scatta il Cantiere 2013: "Se ognuno fa qualcosa"

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"Se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto"
[Padre Pino Puglisi]

Il tema dell'anno, l'essenza del Cantiere. Ecco i vincitori.

1° classificata
La gioia in un palmo, Chiara Colombo (Bolivia)





2° classificata
Salvataggio, Marta Galimberti (Teggiano)



3° classificata
Insieme si fa meno fatica, Letizia Arosio (Moldova)

martedì 8 ottobre 2013

Scatta il Cantiere 2013: "Contesto"

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Oh, cosa hai capito? Tutti sereni, nessun contestatore: sono i luoghi del Cantiere!

1° classificata
La Chureca, Anna Dighera (Nicaragua)


2° classificata
La fatica di vivere, Letizia Scaccabarozzi (Perù)


3° classificata - ex aequo
A La Paz come i pazz, Lorenzo Lunati (Bolivia)


3° classificata - ex aequo
L'amore allo shelter, Anna Pulici (Libano)

lunedì 7 ottobre 2013

Scatta il Cantiere 2013: "Attività"

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Archiviata l'edizione duemilaetredici del Cantieri della Solidarietà, pubblichiamo le foto vincitrici del 7° Concorso fotografico "Scatta il Cantiere", del 1° concorso bloggistico quantitativo "Mi piaci un bel post!" e del 1° concorso FB "Tagga l'armadillo".
Un post al giorno, per non intasare troppo.
E visto che quest'anno abbiamo anche dato una svecchiata ai premi, presentiamo con orgoglio il nostro dono TecnOntologico destinato agli abilissimi vincitori!!!

 


1° classificata

Tiro al cantierista, di Marco Povero (Moldova)

2° classificata

Lasciamo il segno, di Marta Galimberti (Teggiano)

3° classificata

Artisti per un giorno, di Eleonora Pisano (Nicaragua)


giovedì 19 settembre 2013

Nicaragua- La semana della descapacidad

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19-25 agosto, il Guis apre le porte e spiega le ali! sette giorni per divertirsi e divertire, coinvolgere le famiglie, sensibilizzare la comunità al rispetto dei diritti del disabile e favorirne l’integrazione.

Le proposte sono tante, i ragazzi che frequentano il centro sono entusiasti, e forse lo siamo ancora di più noi, volontari e profe, che dobbiamo cimentarci in giochi e svariate performance.

Il primo grande evento della settimana è la “mañana deportiva”. La mattinata inizia con due partite del Guis contro Redes, prima calcio e poi basket. le squadre appaiono molto variegate; ragazzi, profe nonché i mitici direttori si sfidano. E anche se il motto è “l’importante è partecipare” alla fine tutti vorrebbero vincere e sebbene lo scontro non sia proprio equo, nessuno vuole mollare! Alla fine redes vince entrambe le partite ma i nostri ragazzi sembrano più che soddisfatti.

Segue una miniolimpiade con percorso ad ostacoli e bandiera. la mattina si conclude con una bella medaglia (di carta!!!) per tutti.

 
 
 
 
 
Alle fatiche sportive segue una bella gita al mare, destinazione Pochomill, sull’oceano pacifico.

un, due, tre e…splash! Neanche il tempo di arrivare e siamo già tutti in mare, i bambini e i ragazzi con un misto di euforia e paura si lanciano sulle onde. Dopo un leggerissimo pranzo nica (riso, pollo fritto, fagioli, insalatina e pane…) non può mancare la classica gara di castelli di sabbia. non ci sono palette e secchielli, ma questo non sembra essere un grande problema; mani e bicchieri sono sufficienti per costruire fortezze.


 La settimana procede con il circo. per l’occasione vengono in nostro aiuto due pagliacci, i ragazzi di una scuola di danza moderna e di un gruppo di balli folkloristici. Anche i profe e il direttore diventano clown e attori per un giorno...e il divertimento non manca tra sketch, spettacolini, e danze.
 
 
  

Proprio perché è una settimana speciale il centro rimane aperto anche domenica per la convivencia familiare. Vengono proposte tante attività per grandi e piccini, anche noi pensiamo a un paio di laboratori: “disegna il guis con gli elementi naturali” e “costruzione di maracas” , e un improvvisato ma molto, molto gradito stand dove si colora (…eh sì, un’attività che per noi e i bambini italiani potrebbe essere priva di qualsiasi attrattiva, noiosa,  diventa, forse perché inusuale, una delle più apprezzate). Anche i genitori si impegnano e alla fine diventano nostri maestri nel decorare gli strumentini. La mattinata si conclude con un pranzo tutti insieme. E così assaggiamo un’atra specialità nica: il riso alla valenciana, què rico!!!



 
 


mercoledì 18 settembre 2013

Le 3 P.

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Stavo cercando ancora lavoro in Africa, dopo aver lavorato qualche anno tra Kenya e Zambia, ero pronto a tutto (o quasi) e mi dicevo: "dovunque, ma non in posti pericolosi, non ad Haiti", commettevo l'errore di mettere questo paese sullo stesso piano della pericolosità di Mali, Somalia, Congo. 

Tempo qualche giorno e ricevo la proposta di Caritas Ambrosiana, non per l'Africa, ma per Haiti, un pezzo di Africa in America. Non potevo rifiutare. 

Ed ora eccomi qui, in questo Paese incredibile. 

Ed eccomi qui, a lavorare con Caritas Ambrosiana, nel nord-ovest del Paese, dove seguiamo tra gli altri progetti un progetto con la Caritas Diocesana per il rafforzamento delle singole Caritas Parrocchiali, per cercare di cambiare la mentalità di fare cooperazione, per far sì che le idee progettuali e i bisogni della popolazione vengano dal basso, dalle comunità locali, dalle associazioni di base, dalle parrocchie, e non calati dall'alto, come molte volte, troppo spesso, succede in progetti di cooperazione internazionale. 

Un progetto grosso, ambizioso, nato qualche mese fa, che sta avanzando lentamente, piano piano, con i suoi tempi, con le sue idee, con le sue modalità, con i suoi imprevisti, con la sua cultura, proprio come tutta la vita quotidiana haitiana. 

Pazienza. Pazienza e Pazienza. tutti quelli che ho incontrato per la prima volta qui ad Haiti mi dicevano così. 

Per vivere "bene" ad Haiti ci vogliono le 3 P. 

Dopo 4 mesi qui su questa isola, o meglio in questa parte di isola, mi sono reso conto che è proprio vero. 

Andavo cercando l'Africa, ho trovato l'America!

martedì 17 settembre 2013

NICARAGUA- Ti accorgi di essere in Italia quando…

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•             La gente ti saluta dandoti la mano, non ti abbraccia!


•             Se l’appuntamento è alle 8.00, e tu arrivi alle 8.05… sei in clamoroso ritardo!

•             Ti ritrovi con la carta igienica in mano mentre cerchi un cestino che non c’è…


             Sali sul Bus e regna il silenzio, né musica né strombazzi casuali né qualcuno che ti chiede “donde vàs?”


•             Crisi di astinenza da “frittino quotidiano”


•            Se vai in giro da sola, sei in giro da sola; se in Nica vai in giro da sola, sei in giro con tutti gli altri  che sono in giro da soli…

•             Quando senti le mamme urlare: “tesoro non correre”, “tesoro ti fai male”, “tesoro stammi vicino”…

•             Quando ti viene l’istinto di “fare un salto alla Venta”, ma poi ti accorgi che la Venta  è l’Iper!

•             Quando le 19.00 sono pomeriggio tardi, non notte!


•             Quando sul Bus devi prenotare le fermate con un… pulsantino!

•             Noti i cani, ciccioni all’inverosimile…

•             Assolutamente No il bagno dopo mangiato…

•             Le persone camminano a velocità supersonica con lo sguardo perso nel vuoto e tu cerchi disperatamente di incontrare gli sguardi altrui senza grande successo

•             La zia ti dice: “ma sei dimagrita?” (????)


•             Ti mancano il riso e fagioli di Chayo

•             Per strada, sull’autobus, ovunque, non vedi  venditori.

•             Abbiocco post pranzo: ma L'AMACA dov'è?????????

•             I clacson non sono suonati ritmicamente come per produrre qualche melodia.

•             L'unico colore che vedi è il grigio, non il verde, il giallo degli autobus, l'azzurro, il rosa, l'arancione che accendono le pareti delle case.

•             Non trovi i venditori che ti lanciano sugli autobus i sacchettini riempiti d'acqua.


•             Se l'autobus o i tram fossero pieni nessuno si offrirebbe di tenere il tuo zaino sulle proprie gambe, e nessuno si stringerebbe per far posto anche a te.

•             La sera devi tirare giù le tapparelle prima di andare a dormire.


•             Non c'è bisogno di regolare il ventilatore per la notte.


•             Prima di addormentarti non pensi agli scorpioni.





...Poi ti accorgi di essere stata/o in Nicaragua quando…


•             Non sopporti più la frase: “Dai, sbrigati che siamo in ritardo!”

•             Ti sei appena svegliata ma l’ora del tuo cellulare segna ancora le 00.47...


•             L’odore di bruciato sprigiona grandi ricordi

•             Il Clacson diventa lo strumento più utilizzato in macchina

•             La doccia calda… il paradiso!

•             Mentre gli altri si disperano tu pensi: “Qué pasa?”…

•             Sorridi a sconosciuti, così d’istinto!

•             Quando senti dire “Centro America” parte il brivido!

•             Nell’affresco dietro l’altare della chiesa cerchi Che Guevara e Sandino

•             Entri in casa e la prima cosa che fai è mettere della musica

•             Guardi il cielo ed è azzurro, solo azzurro. Niente arancione, giallo, blu o viola…

•             Sali sull'autobus e se è mezzo vuoto e trovi subito posto  a sedere non sei contento, senti la   mancanza di pance e sederi altrui addosso!


•             Camminando per le strade ti senti invasa dal silenzio...niente venditori che urlano, niente musica, nessuno che si ferma a parlare con gli sconosciuti.

•             Cominci ad ascoltare musica a cui non hai mai pensato prima.


•             Ti accorgi che un cantiere, almeno un po', ti cambia. Ed è bello così!

lunedì 16 settembre 2013

Libano: "Where is the love?"

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Ormai sono passate diverse settimane dal nostro rientro anticipato, e dalle notizie che ci arrivano da quella che solo dopo la minaccia dell'intervento USA si chiama guerra in Siria, forse è stato davvero meglio così.... è passato abbastanza tempo si, o almeno abbastanza per abituarsi di nuovo a una colazione con il caffè, a sentire intorno parlate comprensibili, a riprendere i ritmi sui libri, a non notare più quanto sia comodo un cuscino e per cercare di sentirmi di nuovo a mio agio nella dimensione della "normalità". Già sicuramente 20 giorni sono un tempo sufficiente... eppure qualcosa di strano in me lo sento, una dimensione nuova che mi fa un po' paura indagare. Spunta quando sento una delle colonne sonore delle nostre attività allo shelter, quando per caso qualcuno urla "yalla" per le vie della mia città o quando un pensiero di quello che ho conosciuto laggiù fa capolino in questa routine a cui ci si deve riabituare..... Troppe sono le questioni che ho lasciato in sospeso in me salutando Rayfoun che non potevo non sentirne un contraccolpo! Sono interrogativi forse un po' retorici che però, quando si associano al volto e al nome di chi ho conosciuto, perdono tutta la loro retorica e mostrano solo la desolazione che ci sta dietro.
Se c'è una cosa che ho imparato dal cantiere in Libano è la tenacia di ritrovare sempre il coraggio e la speranza, me l'hanno insegnato le storie delle molte donne che ho incontrato. Una sera, prima che le ragazze dovessero ritirarsi nelle loro stanze, ci siamo salutate con la canzone "where is the love". Urlavano questo ritornello chi con la mano sul cuore, chi guardando il cielo e chi solo abbracciando la sua vicina. Non sembravano smarrite in quella domanda. Magari spaventate, deluse, incavolate con la vita così come è stata fino adesso, ma non smarrite. Sono sicura che ognuna di loro ha la sua risposta, o che solo la speranza di trovarla sia comunque un buon motivo per dare loro la forza. Allora ogni volta che penso quanto tutto questo casino di pensieri che mi sono portata a casa dal Libano mi spaventa, cerco di ricordare quella sera, in cui la questione di "dove sia l'amore" non le confondeva ma faceva nascere unione e speranza. Qua sembra più difficile. Lo so, è paradossale, con tutte le infinite possibilità che abbiamo sembra incredibile ma smarrirsi è molto più facile. Forse però la mia confusione serve proprio a questo: a continuare a farsi domande e a cercare, perchè la strada che le donne dello shelter mi hanno fatto vedere che esiste, nonostante tutto, si esiste, merita di essere trovata!
Con un misto strano di gioia e malinconia voglio ringraziare per ogni istante vissuto nel nostro cantiere, sperando che tutti i volti, i sorrisi, le urla e gli abbracci siano sempre pronti a ricordarmi "where is the love".

mercoledì 11 settembre 2013

Foto ricordo (Kampala, Settembre 2013)

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Una foto ricordo al termine del Summit della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (CIRGL) tra rappresentanti internazionali e capi di stato africani coinvolti nella difficile mediazione tra il governo di Kinshasa e i ribelli (filo rwandesi) dell’ M23, che si è tenuto lo scorso 5 settembre a Kampala.

Questa foto ha dell’incredibile per tanti motivi,  di cui ne elencherò un paio.

1) Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, il cui Paese ha sperimentato, nella sua parte orientale,  un’escalation di violenza e di scontri nelle ultime settimane, se la ride di gusto accanto a coloro che sono accusati dalle Nazioni Unite di violare e destabilizzare i confini congolesi minandone la pace.

2) Il presidente della Repubblica Democratica del Congo è uno dei rarissimi esempi di Congolese a sfoggiare i suoi denti bianchissimi davanti all’obiettivo di una macchina fotografica. Infatti, uno degli strascichi della colonizzazione belga in RDC, ahimè, è che i sorrisi smaglianti (protagonisti indiscutibili delle giornate tipo di questa popolazione africana) si trasformano in espressioni serie e da duri quando c’è da mettersi in posa. 

(Per chi non lo conoscesse, il Presidente Kabila è quello accanto all’uomo con il cappello, nonché presidente dell’Uganda, Museveni)

Chiara B.

domenica 8 settembre 2013

NICARAGUA- L'altra faccia a Managua... in 45 minuti di bus!

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Mezzoretta di autobus e un quarto d’ora di taxi,  in un lampo passiamo dall’Agua Negra di una bollente e polverosa Nueva Vida all’aria condizionata pesante di un’aula tirata al lucido dell’università di ingegneria di Managua.

Partenza da Nueva Vida ore 8.45 circa...
Managua, quasi a destinazione, ore 9.15 circa!
Oggi, 15 agosto è la giornata nazionale del fisioterapista e la nostra mitica fisio Elda, ha deciso di portarci con lei al congresso nazionale dei fisioterapisti. Sembra quasi di essere state catapultate in un altro mondo, uomini in giacca e cravatta, donne adornate dei gioielli migliori. Il Nicaragua è anche questo, grandi contraddizioni e grandi differenze. In tutto. La musica e il ritmo però fanno da sottofondo ad ogni evento, di qualunque angolo del paese. Anche le relazioni scientifiche, infatti sono inframezzate da balli e danze nicaraguensi.


...Gli immancabili!

Si pesca il vincitore dell'elettrostimolatore...
 Improvvisamente ci troviamo catapultate in una nuova faccia del Nicaragua. Conosciamo ex profe, ex compagni, ex colleghi di Elda, passiamo in mezzo a decine di studenti seduti per terra che ansiosi ed angosciati aspettano il loro turno d’esame.
 Fuori dall'aula i rappresentanti espongono un paio di modelli di sedie a rotelle a prezzi improponibili per il contesto. E poi il concorso ad estrazione di alcuni premi per tutti i fisioterapisti presenti, e le tre italiane tra la platea che vengono chiamate sul palco ad estrarre i bigliettini per i premi…








Arriva l'ora di pranzo e ci offrono una scatoletta con gallo pinto, maduro, insalata, tortilla, bistecca, pollo fritto… e un cucchiaio! Sedute sotto una palma nel giardino dell’università, ascoltando i racconti Nicaraguensi di Elda, riscopriamo il gusto di mangiare con le mani!

Que linda serìa la tierra, si la tierra, tierra fuera.
E poi il viaggio di ritorno, come ogni viaggio in Nicaragua è ricco di sorprese. Galline portate nelle borsette come cagnolini viziati italiani, opere d’arte sotto forma di murales su muri di Ciudad Sandino, nuova  musica sulla Trece, scorci di città mai visti prima e poi… la grande scoperta: il fresco di Mary!






Il Fresco di Mary e la mitica Fisio Elda

Elda ha deciso che non potevamo perderci tale prelibatezza, quindi dopo aver violentemente interrotto il sonno fondo di Eleonora, siamo scese al Gallo màs Gallo e ci siamo sedute sotto la palma di un piccolo baracchino. Fresco di Melone, Ananas, Papaya, Mango e Banana in succo di Calàla. Quasi un litro di fresco di ineguagliabile bontà, che non essendo riuscite a finire prima dell’orario di rientro previsto, Mary ci ha travasato nel classico sacchettino di plastica... il nostro primo sacchettino Nica! 

Certo che col sacchettino di plastica in viaggio sulla Trece, ci si sente davvero un po’ più Nica!