Ormai sono passate diverse settimane dal nostro rientro anticipato, e dalle notizie che ci arrivano da quella che solo dopo la minaccia dell'intervento USA si chiama guerra in Siria, forse è stato davvero meglio così.... è passato abbastanza tempo si, o almeno abbastanza per abituarsi di nuovo a una colazione con il caffè, a sentire intorno parlate comprensibili, a riprendere i ritmi sui libri, a non notare più quanto sia comodo un cuscino e per cercare di sentirmi di nuovo a mio agio nella dimensione della "normalità". Già sicuramente 20 giorni sono un tempo sufficiente... eppure qualcosa di strano in me lo sento, una dimensione nuova che mi fa un po' paura indagare. Spunta quando sento una delle colonne sonore delle nostre attività allo shelter, quando per caso qualcuno urla "yalla" per le vie della mia città o quando un pensiero di quello che ho conosciuto laggiù fa capolino in questa routine a cui ci si deve riabituare..... Troppe sono le questioni che ho lasciato in sospeso in me salutando Rayfoun che non potevo non sentirne un contraccolpo! Sono interrogativi forse un po' retorici che però, quando si associano al volto e al nome di chi ho conosciuto, perdono tutta la loro retorica e mostrano solo la desolazione che ci sta dietro.
Se c'è una cosa che ho imparato dal cantiere in Libano è la tenacia di ritrovare sempre il coraggio e la speranza, me l'hanno insegnato le storie delle molte donne che ho incontrato. Una sera, prima che le ragazze dovessero ritirarsi nelle loro stanze, ci siamo salutate con la canzone "where is the love". Urlavano questo ritornello chi con la mano sul cuore, chi guardando il cielo e chi solo abbracciando la sua vicina. Non sembravano smarrite in quella domanda. Magari spaventate, deluse, incavolate con la vita così come è stata fino adesso, ma non smarrite. Sono sicura che ognuna di loro ha la sua risposta, o che solo la speranza di trovarla sia comunque un buon motivo per dare loro la forza. Allora ogni volta che penso quanto tutto questo casino di pensieri che mi sono portata a casa dal Libano mi spaventa, cerco di ricordare quella sera, in cui la questione di "dove sia l'amore" non le confondeva ma faceva nascere unione e speranza. Qua sembra più difficile. Lo so, è paradossale, con tutte le infinite possibilità che abbiamo sembra incredibile ma smarrirsi è molto più facile. Forse però la mia confusione serve proprio a questo: a continuare a farsi domande e a cercare, perchè la strada che le donne dello shelter mi hanno fatto vedere che esiste, nonostante tutto, si esiste, merita di essere trovata!
Con un misto strano di gioia e malinconia voglio ringraziare per ogni istante vissuto nel nostro cantiere, sperando che tutti i volti, i sorrisi, le urla e gli abbracci siano sempre pronti a ricordarmi "where is the love".
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