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venerdì 1 febbraio 2013

La palabra más sencilla del mundo - Italiano y español

1 commento:
LA PAROLA PIU' SEMPLICE DEL MONDO


A un anno esatto dall'inizio di questa avventura, proprio quando vorrei scrivere un ultimo pensiero intelligente, tutte le parole che potrei spendere battono in ritirata. Neanche le immagini, quelle migliaia di volti, situazioni, panorami collezionati in questo tempo, mi vengono in aiuto. Sembra tutto superfluo. Niente essenziale o così significativo.
E quindi, con una delle più semplici parole mai esistite mi esprimo e dico GRAZIE.



Ai miei responsabili-armadilli di Caritas Ambrosiana, per aver creduto in me, regalandomi questa opportunità.

Al personale, ai ragazzi e alle famiglie del Guis, che mi hanno accolto con un sorriso e dato libertà di sperimentare, proporre, sbagliare, imparare.

Alle compagne Nica-SCE, con le quali ho creato e vissuto la nostra piccola e loca comunità, per tutte le risa, i litigi e le esperienze che ci hanno fatto crescere insieme.

A tutti gli altri compagni di servizio sparsi in giro per il mondo, che hanno condiviso con me momenti importanti e racconti esotici dai quattro punti cardinali.

A tutti i volti incontrati in Nicaragua, le persone appena conosciute e quelle diventate amiche dell'anima, che per un momento o mille mi hanno tenuto compagnia riempiendomi i giorni e la valigia.

A chi, famiglia o amici, ha saputo starmi vicino, nonostante un oceano nel mezzo, per poi riaccogliermi e riscaldarmi in questo inverno italiano d.o.c.




E a tutte le persone a cui questo grazie è rivolto, mi sento di fare un augurio, uno tra i tanti che si potrebbero fare. Il mio oggi è questo:

Ti auguro tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi.
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno:
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere,
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per poter essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo.
Ti auguro tempo che te ne resti
per stupirti e per fidarti,
e non soltanto per guadarlo sull'orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle,
e tempo per crescere, ovvero per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
non ha senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni giorno, ogni ora con gioia.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di: avere tempo per la vita!
Elli Michler
© Don Bosco Medien GmbH, München

www.ellimichler.de 





C'è tempo, Fossati - musica e testo



martedì 8 gennaio 2013

Very Important SCE

1 commento:
Per completare la selezione di SCE che diventano famosi, ecco qui la mia ultima fatica in campo cinematografico.
Dopo un'ardua selezione sono stato scelto come il più "Italiano Vero" (mi hanno lasciato cantare) presente nel paese. Poi viste le mie passate esperienze in famosi videoclip quali "Un salto in Romania" o "Trei gusti is megl che one" o ancora la partecipazione nel documentario internazionale "Aproape de tine" il ruolo non poteva che essere mio.

Quindi eccomi qui, a fare l'italiano in viaggio per la Moldova, a cercare una nonnina che suona il tamburo, a vivere e vedere un po' tutto quel che di tipico c'è in questo paese. Senza scherzare, in 4 minuti si condensa molta di quella che è la Moldova e di quello che è viverla.

Loro poi sono gli Zdob si Zdub, un gruppo folk rock famosissimo qui in Moldova e in generale nell'Europa dell'Est.

Quindi vi invito a scoprire loro e un pezzettino di Moldova in viaggio con quel cane di attore che è Marco Polo. Buona visione!


venerdì 25 febbraio 2011

DANZA KUDURO -il ritmo boliviano-

5 commenti:
..per allietare queste lunghe giornate di pioggia ecco la hit cochabambina..
.
Alè alè vàmonos a bailar:-)

"Las manos arriba
cintura sola
Da media vuelta
danza kuduro
No te canses ahora que esto solo empieza
Mueve la cabeza danza kuduro "

martedì 18 gennaio 2011

E partiva l'emigrante....

7 commenti:
Ad esempio a me piace la strada, col verde bruciato, magari sul tardi…..
…."magari" a me piace, come concetto, come idea, come parola jolly che dici quando non hai proprio una risposta o quando hai tutto in testa ma non riesci a dirlo. Come quando ti chiedono -ma se ti prendono e poi parti? Io rispondo -Magari! e poi magari parti davvero e magari parti per un anno e poi magari non te l’immaginavi per niente che fra tutti quanti avrebbero scelto te. E poi magari pensi agli amici da salutare, alla valigia da fare, alle cose da portare e magari realizzi che tutto il tuo mondo dentro una valigia non ci sta e che ci sono scelte da fare e che scegli quello che ti piace e a me piace leggere, ma il peso della cultura un check-in non lo regge e magari pensi ad altro che devi portare e che magari non ti piace e a me non piace la novalgina , ma so che quella dovrò portarla. E magari potessi portare anche tre amici stretti stretti in una valigia, che magari occuperebbero i vuoti che non si riempiono e i sorrisi che ti mancano, ma magari porterò un pc che non mi piace tantissimo, ma che sicuramente mi servirà molto. Magari porterò anche pazienza e allegria, che sicuramente potrebbero servirmi, arroganza e presunzione le lascio a casa che occupano troppo spazio e poi litigherebbero con voglia di stupirsi e curiosità. Magari, ad esempio, a me piacerebbe riuscire a far vedere le cose che io vedo e guardare con altri occhi e poi questa incontinenza comunicativa che mi piace come concetto, ma che forse rischia di inondare troppo….
……Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me……ma, magari, anche no!


mercoledì 28 gennaio 2009

Il passo silenzioso della neve

1 commento:
leggevo i vostri post, indagavo le vostre vite SCE. mi sono sentita accarezzare per certe delicate parole o immagini. e pensavo di scrivere qualcosa che ho sentito oggi, commenti freddi sui "miei" palestinesi di Dbayeh. e uso l'aggettivo non per possesso ma perchè li sento. vicino a me. Sono la mia famiglia ora. e mi rendo conto che se sento commenti su di loro da parte dei libanesi è come se offendessero e parlassero male dei miei genitori o delle mie sorelle. e di me. Tuttavia mentre osservavo lo schermo del computer il mio mp3 mi ha offerto un dono facendomi riascoltare "Il passo silenzioso della neve" di Valentina Giovagnini. Un piccolo pugno al cuore e ora non mi va più di scrivere. Il 3 gennaio ero in Italia sul treno per andare in quel di Torino a salutare gli amici mentre leggevo sul giornale della Sua scomparsa.

"...il tuo nome mai, i tuoi occhi mai, la tua voce mai più...come sabbia sei nel mio pensiero aquila che ormai non ha più cielo...il cuore è il passo silenzioso della neve ormai" .

mercoledì 10 dicembre 2008

La chanson des vieux amants

1 commento:
La pioggia mi rende malinconica e sulle note di Jacques Brel questo malumore si radica nel profondo. Domenica tornerò alla casa di origine e i giorni di formazione mi chiederanno di "tirar fuori", mi svuoteranno. Un'analisi della situazione vissuta fino ad ora sarà doverosa. Genero l'impressione di temere questo momento? Ebbene un po' è così. Ora, è troppo presto tornare e raccontare un vissuto ancora incompreso, a partire dalla questione di base: qual è il mio ruolo? Esiste un ruolo? Sono Oriana là e qui...qui ogni tanto sono anche Soraya, Rania per gli adorabili distratti o Rura per le ragazze palestinesi incontrate a Siblin durante l'evento sportivo delle "Palestiniadi" (eh, eh post ancora in itinere).
Prima di partire, su un cartellone bianco caro a Matteo (a proposito il limite di tre fogli a giorno è ancora valido?), avevo scritto nella metà dei soggetti discussi ma che destavano ancora dubbi la parola SVILUPPO. Dopo un mese e mezzo di presenza nel campo, tuttavia, questo argomento non si è chiarificato e anzi ha sollevato maggiori perplessità.
Penso a loro e a come li ritroverò: forse già inseriti, "imparati", convinti, decisi, consapevoli. Questo pensiero mi fa sentire manchevole. Sospetto di non essermi spinta al di là degli umani limiti, luogo dove sono normalmente condotta dalla mia curiostià. O forse, i miei compagni di viaggio, saranno complici del mio stato d'animo, ancora una volta con loro non mi sentirò sola e tirerò un gran sospiro di sollievo.
"Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai." Francesco De Gregori, Compagni di Viaggio.

martedì 9 dicembre 2008

Rachel...

1 commento:
Vi propongo il testo di una canzone della Casa del Vento, ispirata da una poesia che Rachel scrisse alla madre pochi giorni prima di morire.
Rachel Corrie, ragazza pacifista statunitense di 23 anni, voleva impedire, facendo scudo col proprio corpo, che i alcuni bulldozer abbattessero degli insediamenti lungo la striscia di Gaza, Palestina. Si adagiò in traiettoria del Bulldozer di 9 tonnellate, disarmata e chiaramente visibile. La ruspa guidata da un soldato, sotto gli ordini del suo comandante, la travolse. Era il 16 marzo del 2003.



Rachel and the Storm
(Casa del Vento feat Elisa)

È arrivato il momento
Io non posso aspettare
È un momento perfetto
Per decidere di andare.

Vorrei farvi vedere
L'arida terra su cui cammino
Tutti i segni del fuoco
E dove crescono i loro bambini.

Not in some distant place
Not a far away day
If I stuble and fall down
I will stand up again.

In the light of the dawn
I'll see the birds soar beyond the wall
I'll give them my strenght
I cannot believe in the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Come il cielo e la terra
Noi ci incontreremo
Dopo il sogno e la veglia
Noi ci incammineremo.

We dance on the edge
We challenge the fear of the void
We cannot allow
This fall towards the end of the world.

And so I shall go
In the rage of the storm
'cos only on earth
I find heaven.

Rachel hold her head high
Against the storm.

Rachel hold her head high
Against the storm.


Un abbraccio.

lunedì 8 dicembre 2008

Canzone popolare

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Abbiamo assistito a un bello spettacolo in teatro.

Vi lascio uno scorcio di musica popolare. Spero sia capibile nonostante la bassa qualità di video.

sabato 22 novembre 2008

Paradossi...

1 commento:
Avrei voluto inaugurare questo blog con un post dedicato al Libano, alla vita in Libano, a qualche episodio curioso, qualche aneddoto divertente. Oppure per condividere qualche ricetta, un buon sughetto o un antipasto, o un libro, una foto, una canzone, un film. E sono cose che farò. Ma non oggi.
Oggi vi dico di tre morti.
Tre morti, tra le tante di questo mese di novembre. Tre morti che mi hanno emozionato, arrabbiato, toccato, sconvolto.


Miriam Makeba. Cantante sudafricana e cantante del mondo, per via di un lungo esilio e perché riconosciuta da tutti come una grande artista. Voce stupenda, soave, un po’ delicata, che rilassa, un po’ potente, che scuote. Son belli, a volte, i paradossi. “Mama Africa” era il suo soprannome, perché cantava dell’Africa intera, e cantava di giustizia, libertà, amore, speranza. Cantava contro l’apartheid sudafricano, e per questo ha avuto non pochi problemi. L’ultimo canto, impegnato come sempre, l’ha fatto proprio in Italia, qualche giorno fa, a Castelvolturno, durante un concerto in solidarietà di Saviano e delle vittime di camorra. Un attacco di cuore ha attaccato il suo cuore a fine concerto. E’ la natura che fa il suo corso? Sì, però a volte è difficile non pensare che anche la natura, fa attentati.
Se avete voglia guardate questo video, Miriam che canta una canzone di Paul Simon, con lui.
Brividi.
http://www.youtube.com/watch?v=MB26L8nbRiw


L’evidenza, e la democrazia. Basta una sentenza. Che assolve gli ufficiali presenti al massacro avvenuto alla scuola Diaz, Genova 2001, durante i giorni del G8. E che condanna poche persone, quattro gatti, tutti “manovali”. Del manganello, ma sempre manovali. Nessuna responsabilità, nessun disegno, nessun progetto, nessun ordine, nessun ordine, niente ordini, solo iniziativa personale. Un po’ strano, quando gli unici posti della società in cui esiste lo scarico delle responsabilità davanti ai crimini, in cui ci si può appellare alle frasi “ho eseguito gli ordini”, “ho fatto il mio dovere” sono le forze armate e di polizia. Significa far morire l’evidenza, negarla. Fanno schifo, a volte, i paradossi.
Significa anche, secondo me, un po’ di democrazia in meno. Come una bella forma di formaggio, che ne so, il Grana, da cui piano piano si staccano dei pezzettini. E poi? Aspettiamo che rimanga solo la buccia? Come un contenitore vuoto?


Oggi, 22 novembre, a Torino. Non so il nome, probabilmente a breve lo saprò, ma anche senza nome, sconvolge. Magari so chi è, magari qualche mio amico lo conosce, magari no.
Il tetto di una scuola, il Liceo scientifico Darwin di Rivoli, presso Torino, crolla a causa del forte vento. Muore un ragazzo di 17 anni, quarta G. Un altro ragazzo ferito grave, altri feriti.
Non so più che dire. Vi chiedo di pensare a lui, e se qualche volta lo fate, di dedicare lui una preghiera, alla sua famiglia, ai suoi compagni, alle persone che gli volevano bene.
A volte mi vien da dire “Basta vi prego! Coi paradossi…”

Daniele

sabato 1 novembre 2008

Titoli d coda

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è justo kiudere. 1 mese da liberto civile. Moderato, sparso, spensierato, vulnerabile, riscoprente, egocentrato. Ma qste sono già altre storie, le racconterò, ma non qua: il tempo d sto blog è finito e l'urgenza comunicativa è rientrata. Riaffiorerà, come fa da sempre.

E magari, per completezza, fikkerò post incompleti nel blog, è il loro post(o). Bello scrivere, e bello leggere commenti via sito e via mail. Molto, se vero, fa compagnia.



Stefania, Sara, Zeriuhn, Marta, Nigist, Girma, Eyenaddis, Teddy, Core, Nigist, Teddy, Sonia, Tesemma, Lessane, Megdes, Ashennafi, Samson, Fita, Macdem, Belaynesh, Fizzom, Abiot, Dereje, Dereje, Filimon, Eskyas, Misgana, Kidane, Johni, Johni, Betti, Kalkidan, Yetennayet, Gizachew, Mr. Di, Belachew, Carmelita, Carmel, Magdalene, Mera, Emanuele, Valeria, Gianfranco, Emanuele, Mario, Francesca, Luca, Marco, Matteo, Marialaura, Michele, Radio, Chiara, Daniela, Olga, Martina, Gigi, Chiara, Paolo, Lucia, Dino, Tolde, Trungo, Laura, Laura, Maru, Tilde, Tolcia, Adelaide, Dereje, Misgana, Ashennafi, Masa, Tamrat, Masaja, Joseph, Marco, Marco, Fabio, Chiara, Mauro, Luca, Michela, Roberta, Salvatore, Silvia, Federica, Alessandra, Giovanna, Riccardo, Chiara, Lorenzo, Raffaele, Giuseppina, Severina, Raul, Renzo, Pacifico, Adriano, Elena, Michelu, Maria, Mary, Francesca, Fulvia, Sebastiano, Conie, Zerihun, Brainajesus, Federico, Federica, Tina, Giovanni, Maurizio, Roberto, Roberto, Faradar, Worknat, Iginio, Nicole, Michele, Graziella, Brooke, Stefano, Italo, Adane, Ebit, Sara, Stefano, Emanuele, Mulu, Bignam, Martin, Gocce, Vittorio, Walter, Celso, Gianna, Sophia, Wally, Girmaccho, Clio, Solomon, Mulualem, Simona, Francesca, Sisai, Masay, Luigi, Luca, Marco, Gabriele, Helen, Melkisedek, Seyoum, Kirugel, Afork, Misrak.


Non è per dire che siete tanti, è per dire grazie.

Meglio, ameseghenallo.

Mano nella mano e spalla dx contro spalla dx.

paolo

oggi è domenica, domani lunedì. Zed.. palestra?


THE END


Colonnato sonoro dell'anno

    Lorenzo Cherubini - Quando sarai lontana --> 9
    Velvet Uderground - Sunday Morning --> 10
    Fabrizio De Andrè - Il Gorilla --> 11
    Vinicio Capossela - Ultimo Amore --> 12
    Meg - Simbiosi --> 1
    Bob Marley - Three Little Birds --> 2
    Giorgio Gaber - Il sospetto --> 3
    Baustelle - Un romantico a Milano --> 4
    Huey Lewis - The Power of Love --> 5
    Max Pezzali – Io ci sarò --> 6
    Matrioska – Ci vuole serietà --> 7
    Annacati --> 8
    John Denver - Leaving on a Jetplane --> 9
    Mia Martini – Minuetto --> 10

mercoledì 16 aprile 2008

"Live Music" made in Kenya

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Propongo qui i link a quattro canzoni, musicate e scritte (per 3/4) da un grande cantante: Antony.

Una delle canzoni (l'ultima, di cui propongo una parte del testo in kiswahili con traduzione a fronte) è l'inno della Cafasso House. Le altre sono tutte in lingua kikuyu.

In tutte, da un lato, il racconto della sua vita e delle persone incontrate (Antony viene da Karatina, non lontanissimo da Nairobi - arrestato, di fatto, per niente - a seguire il periodo nel carcere minorile e nella Cafasso House) e un profondo significato religioso, di ringraziamento a Dio (in kiswahili "Mungu" - in kikuyu "Gai").

1a canzone-Mungu awe...(non ricordo il resto del titolo - chiedo scusa!)
vedi e ascolta

2a canzone
-Mungu hakuna kamawewe (=Dio nessuno è come te)
vedi e ascolta

3a canzone
-Nigakena dona Gai (=sono contento di vedere Dio)
vedi e ascolta

4a canzone
-Cafasso Song (kiswahili)
vedi e ascolta

KAFASSO NI NYUMBA YETU (Cafasso is our house)
TUNA FURAHI KUWAPAMOJA (we are happy to be together)
TUKIWA NA SISTA RACHEL (together with sister Rachael)
MWANZILISHI WETU NYUMBA KAFASSO (and the founder of Kafasso)

MAMBO MENGI TUME JUWA (Many things we have known)
HATUKUJUWA KUSOMA NASASA (we did not know how to read)
TUMEJUWAKUSOMA NA KUANDIKA. (now we know how to read and write)
MAMBO NI SAWA (things are ok)
MUNGU BABA TWA OMBA BARIKI SISTA RACHAEL NA VIONGOZI WENGINE WA KAFASSO. (God bless sister Racheal and other leaders of Kafasso)

Saluti,
Ema

martedì 12 febbraio 2008

parlare con gli occhi...

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"ma un solo modo perchè il mondo salvi me
che io voglia star con te
che tu voglia star con me"
sono i versi di una canzone di quelle
forse un po' troppo mielose e che tu vorresti
incontrare chi le ha scritte e chiedere spiegazioni
che però alla fine ti stanno in mente
e non le dimentichi più

non le dimentichi più come il modo che ha baba joan
(87 anni e cieco) di stringerti la mano e di portarsela davanti alla faccia
per sentire che profumo fai.. e per tenerti lì ancora un po' con lui.. che si
sente tanto solo..

come il modo che il signor jacob musicista e pittore ormai paralizzato dalla vita in giù
ha di guardare sua moglie e di indicarti gli affreschi sul muro.. li ha fatti lui da giovane, per la loro casa
per renderla accogliente.. sua moglie lo guarda e sorride, ne va ancora fiera..

come il modo in cui Irina in una delle attività del centro sociale
disegna un cuore da portare alla sua mamma

come l'anziana madre di olga che appena ti vede apre la bottiglia di vino delle feste
o il professore allettato che non parla ma non smette un attimo di sorridere
a te proprio a te che sei lì senza dire o poter fare niente
ma ci sei

è così che mi ritrovo a camminare per le strada fangose di rosu, un villaggio al sud della moldova
rido perchè anche qui due vecchine stanno discutendo su chi delle due ha un'artrite più grave
intanto però si tengono compagnia
e mi viene in mente la mia nonna e le sue amiche
stesso strano modo di stare insieme

così penso che c'è qualcosa di strano
se forse più che la povertà estrema
mi colpiscono gli incontri
gli sguardi scambiati
mi colpisce la stretta di mano di baba joan
che prima di dirti che non
ha da mangiare ti dice che non c'è nessuno
che stia con lui a tenergli compagnia

allora quel cantante forse un po' c'aveva ragione..
chiaro che non è sufficiente
eppure a rosu
è stato un po' come trovare
un tesoro
qualcosa da "sarvare"
direbbe la mia nonna in sicilia...
vuol dire conservare, però a me piace pensare
che "sarvare" sia anche "salvare"
e a rosu mi sono sentita salvata