Avrei voluto inaugurare questo blog con un post dedicato al Libano, alla vita in Libano, a qualche episodio curioso, qualche aneddoto divertente. Oppure per condividere qualche ricetta, un buon sughetto o un antipasto, o un libro, una foto, una canzone, un film. E sono cose che farò. Ma non oggi.
Oggi vi dico di tre morti.
Tre morti, tra le tante di questo mese di novembre. Tre morti che mi hanno emozionato, arrabbiato, toccato, sconvolto.
Miriam Makeba. Cantante sudafricana e cantante del mondo, per via di un lungo esilio e perché riconosciuta da tutti come una grande artista. Voce stupenda, soave, un po’ delicata, che rilassa, un po’ potente, che scuote. Son belli, a volte, i paradossi. “Mama Africa” era il suo soprannome, perché cantava dell’Africa intera, e cantava di giustizia, libertà, amore, speranza. Cantava contro l’apartheid sudafricano, e per questo ha avuto non pochi problemi. L’ultimo canto, impegnato come sempre, l’ha fatto proprio in Italia, qualche giorno fa, a Castelvolturno, durante un concerto in solidarietà di Saviano e delle vittime di camorra. Un attacco di cuore ha attaccato il suo cuore a fine concerto. E’ la natura che fa il suo corso? Sì, però a volte è difficile non pensare che anche la natura, fa attentati.
Se avete voglia guardate questo video, Miriam che canta una canzone di Paul Simon, con lui.
Brividi.
http://www.youtube.com/watch?v=MB26L8nbRiw
L’evidenza, e la democrazia. Basta una sentenza. Che assolve gli ufficiali presenti al massacro avvenuto alla scuola Diaz, Genova 2001, durante i giorni del G8. E che condanna poche persone, quattro gatti, tutti “manovali”. Del manganello, ma sempre manovali. Nessuna responsabilità, nessun disegno, nessun progetto, nessun ordine, nessun ordine, niente ordini, solo iniziativa personale. Un po’ strano, quando gli unici posti della società in cui esiste lo scarico delle responsabilità davanti ai crimini, in cui ci si può appellare alle frasi “ho eseguito gli ordini”, “ho fatto il mio dovere” sono le forze armate e di polizia. Significa far morire l’evidenza, negarla. Fanno schifo, a volte, i paradossi.
Significa anche, secondo me, un po’ di democrazia in meno. Come una bella forma di formaggio, che ne so, il Grana, da cui piano piano si staccano dei pezzettini. E poi? Aspettiamo che rimanga solo la buccia? Come un contenitore vuoto?
Oggi, 22 novembre, a Torino. Non so il nome, probabilmente a breve lo saprò, ma anche senza nome, sconvolge. Magari so chi è, magari qualche mio amico lo conosce, magari no.
Il tetto di una scuola, il Liceo scientifico Darwin di Rivoli, presso Torino, crolla a causa del forte vento. Muore un ragazzo di 17 anni, quarta G. Un altro ragazzo ferito grave, altri feriti.
Non so più che dire. Vi chiedo di pensare a lui, e se qualche volta lo fate, di dedicare lui una preghiera, alla sua famiglia, ai suoi compagni, alle persone che gli volevano bene.
A volte mi vien da dire “Basta vi prego! Coi paradossi…”
Daniele
Grazie per aver condiviso con noi...Un abbraccio fortissimo!
RispondiEliminaEli