lunedì 19 novembre 2007

KOROGOCHO E KIBERA...

Ciao a tutti! Oggi vi racconterò dell'incontro e della visita a Korogocho e Kibera. Qualcuno si domanderà: “Ma chi sono sti due?”. Altri mi sembra già di sentirli diranno: “Ah i Renzo e Lucia del Kenya oppure forse Al Bano (ma come si scrive?!?!) e Romina?”. Altri ancora, i più esperti avranno invece già capito di chi parlo.

Diciamo che entrambi hanno ormai una trentina d'anni e mentre Korogocho è un po' più basso e tozzo (come si dice...fai prima a saltarci sopra che girarci intorno), Kibera è veramente enorme tant'è che se sapesse giocare a Basket sarebbe stata il primo acquisto nella mia squadra durante il mercato di Gennaio...

In comune hanno due caratteristiche per le quali direi non vado pazzo...:1)Non hanno un gran cura per l'igiene personale e l'odore che emanano standoci vicino non è sicuramente dei migliori...;2)Il tono di voce è un continuo alto e basso, piano e forte, alcune volte gradevole altre volte assordante...insomma avete presente Serse Cosmi...

Bene queste due baraccopoli o slum...ah mi ero dimenticato di dirvi che non si trattava di due persone...sono le più “importanti” del Kenya.

Kibera è sicuramente la più grande e contiene 700/800 mila persone, mentre Korogocho è la più famosa e in un' area di circa un Km quadrato ne “ospita” circa 180 mila...

Le nostre guide all'interno di questi immensi labirinti sono stati Sr Emilia (Missionaria della Consolata) che dal 2003 segue un progetto all'interno dello slum di Kibera e Padre Daniele (Missionario Comboniano) che da ormai qualche anno vive a Korogocho.

Ora potrei mettermi a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che ho visto ma sarebbe come dire...un po' lunghetto...perciò vi mostrerò solo alcune diapositive di quanto osservato.

Allora all'ingresso di una baraccopoli sembra di essere al mercato, ci sono “negozietti” ovunque dove puoi trovare frutta, verdura, carbone, pezzi di ricambio, polli più o meno allo spiedo, scarpe, magliette...

Man mano che vai all'interno, a fianco della “via principale” iniziano ad aprirsi delle porte sospette e spiando vedi dei vicoli scuri e interminabili...è li che vivono gli abitanti degli slum.

Ci addentriamo in una di queste viette per andare a visitare una famiglia, ma prima di incontrarla faccio conoscenza con qualcosa di più doloroso...infatti distratto da un bambino mi giro per salutarlo e quando mi rimetto sulla retta via...BANG!!..tiro una clamorosa testata contro qualcosa che spunta, alzo la testa e per fortuna era solo un pezzo di legno e non il tetto di lamiera....mi tocco la testa ma non sembra nulla di grave, solo un graffietto e qualche goccia di sangue...mamma tranquilla sono sano e salvo...l'acqua ossigenata delle suore, scaduta dal 1998, ha fatto miracoli!!!

Finalmente entriamo in “casa” e appena metto la mia testa dentro rimango accecato dal buio...dopo qualche secondo incomincio a vedere qualcosa e mi accorgo di essere in una stanza (3mt x 3 all'incirca), senza finestre e dove l'unica presa d'aria è la porta d'ingresso.

Non ho capito bene di quanti elementi fosse composta la famiglia ma il pensiero che anche una sola persona potesse vivere dentro a quella cosa mi ha lasciato senza parole...

Ma lo sapevate che a Kibera passa la ferrovia?

E si, nel bel mezzo dello slum ecco presentarsi un bel binario...io penso:“Vabbè sarà un binario morto!”. Ma Sr. Emilia mi smentisce subito, infatti dopo un  po' di tempo ecco passare due vagoni carichi di terra e persone. La gente e i bambini vedendoli in lontananza si alzano dal binario sul quale erano seduti o avevano riposto la loro mercanzia e una volta passato il convoglio, come se niente fosse ritorna tutto al suo posto.

Proseguiamo la nostra passeggiata lungo il binario e ad un cero punto voltando la mia testa a destra cosa vedo...un bel campo da golf, tutto verde e con gli alberi in fiore che confina con la barricata dello slum...lascio a voi ogni commento.

La messa domenicale a Korogocho è spettacolare e nonostante in vita mia non mi fossi mai alzato alle 6 di mattina per andare ad una messa delle 8 devo dire che ne è valsa la pena. Se si pensa alle loro condizioni di vita è incredibile l'energia che viene sprigionata da quelle persone.

Molto bello è stato l'incontro con Padre Daniele che in 2 ore ci ha fatto una panoramica su Nairobi, sul Kenya e sul mondo in generale che mi ha lasciato senza parole. Raramente mi è capitato di incontrare gente con tale forza e convinzione che porta avanti un certo tipo di discorso e soprattutto in un certo modo.

Li ho lasciati alla fine ma sono senza dubbio la cosa che più ti colpisce in una baraccopoli e cioè i bambini. Ne avrò visti centinaia, migliaia...e tutti o quasi sorridendo mi chiedevano “Auaiu?” che in realtà sarebbe How are you ? ma che detto da un bambino Keniano di 5-6 anni in giù suona appunto un po' diverso...

Diverso è anche l'approccio al How are you?. C'è chi lo dice di sfuggita perchè un po' si vergogna, chi invece più sfacciato te lo dice da lontano e si avvicina bello sicuro con la mano in vista per stringere la tua. Abbiamo poi l'effetto disco incantato dove fino a quando non ti giri e lo saluti l'Auaiu continua e infine gli ultimi due, quello sportivo che ti rincorre e ti salta addosso e quello cannibalesco che dopo averti dato la mano cerca di staccarti a morsi un dito!

Coi bambini la carrellata delle diapositive finisce qui. Ci sarebbe tanto altro da scrivere anche di più forte ma direi che può bastare...

Un commento finale dopo queste visite non c'è...i dubbi sono più delle certezze, perciò ad ognuno le sue conclusioni...

Vi saluto regalando anche a voi un po' di AUAIU e alle prossime news!!!


 

Stefano

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