giovedì 1 novembre 2007

Cochabamba, Bolivia, primi passi da occidentali (Europei).

4 ottobre 2007, Marco (25, ingegnere gestionale) e Giulia (27, scienze della comunicazione), SCE in erba, giungono a Cochabamba, BOlivia.

Un po' di più della città e della cultura boliviana, i due l'hanno conosciuta grazie a una Cochabambina incontrata durante il viaggio: lei, Miranda, faceva ritorno alla terra natìa dopo sette anni vissuti a Bergamo insieme alla famiglia di cinque figli.

Scesi dall'aereo, frastornati, ci togliamo in fretta gli strati di abiti autunnali italianissimi per sentirci un po'più locali: 2600 metri di altezza, sì, ma con il secco e il caldo di un luglio siciliano.

Pochi minuti di attesa e arriva Padre Eugenio: bergamasco, direttore e uomo tutto fare della Caritas di qui, nostro primo essenziale punto di riferimento. Saliamo sul suo furgone nero e vissuto (alla A-team), una corazza che nesconde andinissime fantasie interne, e arriviamo al nostro alloggio.

Beh, in questo primo periodo, vivremo niente-po-po-di-meno-chè presso il Vescovo di Cochabamba, Monsignor Tito: lui, impegnatissimo, c'è poco, lo incontriamo solo durante qualche pasto; ma la sua casa è grande e accoglie altre volontarie italiane - Ester e Alessandra - qualche Padre e due studenti di teologia con cui sperimenteremo il nostro tentennante spagnolo..e poi c'è l'immancabile "perpetua" Luisa, che cucina come le nostre nonne quando i quattro salti in padella non entravano nelle nostre TV..

La giornata si conclude alla pizzeria "Sole Mio", di origine napoletano - ligure, dove ci sbaffiamo una gustosa pizza cucinata a forno a legna. Padre Eugenio non manca di spiegarci perchè ci abbia portato lì: pare che le altre cucine locali avrebbero avuto standard igenici poco tollerati dal nostro stomaco immacolato.."mah, sperimenteremo" ci siamo detti io e il Marco.

Quella notte abbiamo provato a dormire, ma il fuso orario ha svegliato alle 3 e 30 la Giulia!

più fortunello il Marco: il gallo sotto la sua finestra gli ha cantato il buongiorno alle 4..

Ora dice che si è abitauto (ma non escludo che, al gallo, gli abbia tirato il collo)

Altre:

Nei giorni seguenti, scopriamo che i panni ce li dovremo lavare perchè la lavatrice della casa funge solo da mobile. Per questo, al momento, è in corso un'azione diplomatica volta a spingere il Padre-Amministratore della casa di MOnsignor a fare il grande acquisto per i giovani volontari (che forse esportano un po'di bamboccianesimo): d'altra parte siamo ormai una forza numerica piuttosto nutrita e, anche per questo, potremmo spuntarla...

INoltre e perfortuna, le volontarie conosciute, hanno ben presto pensato di aggiornarci sui costumi toilettistici locali. Data la precarietà delle fogne della città, dovremo ricordarci di gettare la carta igenica - piuttosto ruvida - nei cestini e non nel water: se facciamo il contrario i cessi si intasano.. e sturarli non è molto piacevole (parola di Ester, la volontaria)..

Infine, abbiamo iniziato sin dal giorno successivo al nostro arrivo, a visitare qualche realtà in cui potremmo iniziare a lavorare a partire da gennaio: le carceri. Questa esperienza "diversa", però, la raccontiamo un'altra volta!

UN saluto
Giulia

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