Dopo la bellezza di tre settimane “kegnane” (in dellokese si dice così) forse era anche l’ora di mettere la testa in quel di Nairobi-town (che poi, tradotto, vuol dire: dopo tre settimane di durissimo e intensissimo lavoro finalmente siamo riusciti a prendere una giornata di riposo e svago! Eh eh…si scherza ovviamente…). Giusto per fare chiarezza…non è che io e Stefano, ops…io e “Teto” viviamo fuori Nairobi…semplicemente c’è la town (centrocittà) e al di fuori i suburbs (quartieri periferici, tra cui il nostro…KAHAWA!!!).
Assistiti dall’autista/amico/babysitter Ambros (si DEVE leggere con pronuncia alla milanese), unico africano nella storia a prensentarsi in anticipo a un appuntamento, prendiamo, per la prima volta nella vita, il mezzo di trasporto per eccellenza a Nairobi…il matatu (una sorta di minibus da 14 posti), ovviamente sempre stracolmo e mai troppo affidabile in quanto a tenuta (il nostro, dopo cinque minuti, si è improvvisamente fermato: non c’era più benzina…dopo la giusta attesa –ricordiamoci che siamo in Africa- l’autista è tornato con una tanica che ci ha permesso di ripartire…ma è normale così, per ogni matatu che funziona ce n’è sempre uno sul ciglio della strada in fase di riparazione con cinque o sei kegnani impegnati a tamponare le numerose falle del veicolo). Per non parlare dei veri e propri numeri dei conducenti nel pauroso traffico cittadino.
Insomma…giungiamo in town. Avevamo alcune impellenze da sbrigare, tra cui acquistare un libro per l’apprendimento del kiswahili e…una chitarra per il sottoscritto (un invito per l’esimio collega Dell’Oca: quando passi da Nairhobi porta palline e palloni da giocoliere…io con la chitarra e tu con i tuoi numeri, calcistici e non, sbanchiamo la piazza!!!). Ma per il resto ci siamo proprio goduti una bella giornata da turisti. E tutto sommato la città si presta a questo scopo.
Merita una citazione l’argomento-sicurezza. Nairobi è detta anche “Nairobbery” (solo per Paolo: robbery means “rapina”) per l’elevato tasso di furti e truffe ai danni dei turisti. Proprio oggi, in un incontro-scambio avuto con alcuni comboniani, abbiamo conosciuto due volontarie italiane reduci, alla loro prima visita in town, da una mega-truffa con alcuni locali che si sono finti poliziotti (secondo ben informati forse erano veri poliziotti) che, intimando di arrestarle, hanno poi preso loro tutti i soldi. Ebbene…date le tante avvisaglie, io e Stefano eravamo assolutamente preparati a fronteggiare qualsiasi tentativo di raggiro. E, a dir la verità, in tanti ci hanno, più o meno, provato…ma non c’è stato proprio verso. Eh eh…curioso come, di fronte al tentativo di un uomo che, sostenendo che ci fossimo già conosciuti (forse in un’altra vita…), voleva che lo seguissimo, non so bene dove, per aiutarlo a riparare la sua auto (?!?!?!?!?!), e, dopo tanta insistenza, tanti tentativi, tante argomentazioni, ma soprattutto, dopo l’assoluta noncuranza mia e di Stefano, se ne sia andato lanciandoci un sonorosissimo “VAFF…beeeeeeeep…LO” in perfetta lingua italiana!!!
Saluti a todos, Ema
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