Discorso tra un’americana e una boliviana.
Whitney è americana, ha 21 anni e studia scienze politiche all’università di Madison, Wisconsin. Dice che adesso fa freddo e dovrebbero esserci qualche decimetro di neve per le strade.
Rosa è boliviana, lavora nella parrocchia di Villa Tunari aiutando Padre Mauro, il parroco. Ha 21 anni anche lei. Le nostre magliette sono fradice di sudore, abbiamo camminato per almeno due ore nella foresta del Chapare e l’umidità è imbarazzante.
Il Chapare è la regione boliviana dove si coltiva la “Hoja de Coca”, ossia la foglia di Coca. Questa pianta è sempre stata usata dalle popolazioni indigene sud americane come medicamento e come sostento nel lavoro. Come se usa: si mettono in bocca, tra la guancia e i denti, le foglie di coca e si inizia a masticare.
In Bolivia è legale coltivare fino a 1 Cato ( 40X40 metri) per affiliato al sindacato. Ma non è difficile capire che di “Cati” ce ne siano molti di più in Chapare, e che la produzione non è solo destinata al consumo tradizionale. Qui si prepara la “Pasta Base” macerando le foglie con benzina ed aggiungendo altri additivi chimici. Una volta nelle città più grandi viene trasformata in cocaina e preparate per il viaggio nel Nord del mondo.
Chiedo a Rosa se ci sono ragazzi a Villa Tunari che fanno uso di cocaina. Mi dice di no con una faccia un po’ perplessa. Mi sembrava di capire che il concetto di Cocaina le fosse estraneo e ne ho la conferma dalla sua espressione quando gli spiego come se ne fa uso: si preparano delle strisce di polvere e si sniffa. Dopo un momento di silenzio mi racconta che due suoi amici hanno provato a portarla in Chile ingoiando delle “uova” ripiene di cocaina. Uno dei due è riuscito a passare mentre l’altro adesso si trova in carcere. Tutto sommato è andata bene a tutti e due, non capita raramente che le “uova” si rompano nello stomaco provocando la morte della “Mula” - il trasportatore.
Negli Stati Uniti invece - lo si capisce dai discorsi di Whitney - tutti sanno come è fatta, e come si consuma, la cocaina. La maggior parte dei suoi amici ne faceva uso per la prima volta nelle feste all’inizio dell’università. Le dicevano che bisogna provare tutto nella vita e che tutto sommato con era male. Il suo vicino di casa adesso ne è diventato dipendente. “Cosa se ne fa un ragazzo diciassettenne di 100 dollari di mancia dei genitori per passare il week end? E’ ovvio che poi questi iniziano a drogarsi!” ci racconta Whit provocando un certo stupore in Rosa.
La popolazione americana rappresenta il 5% della popolazione del globo terrestre e consuma il 50% della produzione mondiale di cocaina.
E’ così che nasce questo post…
…dopo una camminata nella foresta pluviale del Chapare, quando due mondi diversi uniti dal commercio della droga si incontrano attraverso l’ingenuità di due ragazze che, insieme ad un italiano, si riposano attorno ad un tavolino all’ombra di una palma.
Una donna gira le folgie di coca
che stanno seccando al sole
In Europa, cocaina pronta per l'uso
Bravo! Bene! Bis!
RispondiEliminaScritto bene e interessante.
Aspettiamo altre notizie e riflessioni boliviane!!
sottoscrivo
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