sabato 15 marzo 2008

Tenastellen Ethiopia

Tempo effettivo etiope 4 mesi. Una stagione è una buona quantità di ore per fare la conoscenza. Fai in tempo a superare un sufficiente numero di step tipo scegliere come salutarla, guardarla negli occhi la prima volta, quasi di sfuggita, rincontrarla verificando la prima impressione, pensare a lei da lontano, ipotizzare come si comporterà in una certa situazione, entrarci in confidenza amicale toccandole il braccio quando le parli, vedere come si veste per la festa, starle vicino in un momento poco felice, stancarti di lei, allontanarti senza motivo, e poi tornare con una consapevolezza appena più profonda. In una stagione vissuta a pieno succede questo con uno dei personaggi delle mie storie, un personaggio importante, portante, la cui voce funge da colonna sonora di tutti i racconti fino ad oggi postati. Era giusto che ve la presentassi. Lettrici&lettori: l’Etiopia.


siccome il pezzo è un po’ pacco, spalmiamo almeno una foto un po’ frikkettona. ma poi il titolo della foto lo mostra tutto anke se è lunghissimo? cioè mi stai facendo credere ke po3i celare delle bonus track a mò d didascalie? eh, eh.. qsta era una cosa ke forse era meglio ke non scoprissi.. po3i anke mettere tutti i miei prossimi post come titoli d foto? ma avrà un limite? iniziamo così, poi si vede. ecco, così. ancora un po’… basta.
Lei è enorme: spaziosa come Francia, Germania, Polonia messe insieme[1]; via, mettici anche San Marino. Sta molto male, incontrarne la sofferenza (cosa ke io non ho fatto, se non superficialmente) è drammatico. Snocciolati, grani di un rosario laico (mistero del dolore), i dati recitano: Etiopia 169° su 177[2] per indice di sviluppo umano ma ULTIMA tra gli Stati popolosi (ne conta + d 74, forse 80, ness1 lo sa, ma pare cresca d DUE MILIONI all’anno[3]). Per quanto altro vi scriverò, questa appena riportata è secondo me l’indicazione più grave: ultima tra gli Stati popolati da + d 20 mln d persone, per indice di sviluppo umano, dato che incrocia attesa di vita, istruzione&alfabetizzazione E PIL procapite (a parità di potere d’acquisto), quest’ultimo il + basso del mondo[4]; l’81,9% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno. Molto meno: una famiglia povera d Addis, diciamo appartenente al 22% più basso (che però è rappresentativo del Paese fuori dalla capitale) si sfama con 20 centesimi d € a testa, non ha acqua corrente né servizi igienici[5]; ciò significa che una mia cena al ristorante la pago facciamo 60birr (meno d 4€), come il costo dell’alimentazione di 24 giorni di una persona etiope. Le buone cose? La crescita del PIL al 9.6% (ma si tratta di dati governativi, ridimensionabili al 5/6%, in piena media sub sahariana), gli investimenti diretti dall’estero, e, questo sì, il crescente numero di università (21, comprese le 8 in costruzione[6]).

Ovviamente c'è un sacco d altro, un sacco d'immondizia per la precisione: sostegni governativi nulli per le iniziative imprenditoriali dei privati; precipitazione libera della moneta locale[7]: l'inflazione sela sbrazza sul 20%, ma grano mais e sesamo --> 30 150 e 100%[8]. La prostituzione è talmente diffusa che al gradino + basso dell'offerta è possibile attirare le attenzioni di una ragazza a 5 birr. 30 centesimi d €. Aids all'8% 2° il ministro della sanità etiope[9]. E leggiti qsta: un governo ke pur d negare ufficialmente la presenza dell'epidemia di colera costringe i medici a denominarla epidemia di "acute water diarrhoea"[10].

Dai 3 ai 5 mln di malnutriti cronici[11]; una tesi interessante arriva da Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia 1998: “Nella spaventosa storia delle carestie non ce n’è mai stata una grave che abbia colpito un Paese indipendente e democratico, con una stampa relativamente libera”[12].

In Etiopia gli aiuti internazionali rappresentano 1\3 del bilancio dello Stato ed erano stati interrotti x le violenze governative (torture, pestaggi alla morte, strangolamenti, spari alla testa) con cui il 1° Ministro Meles Zenawi[13] azzittì le manifestazioni contro i brogli del 2005[14]; ripresero con l’impegno etiope a Mogadiscio. Corruzione interna, gestione del potere in mano a Zenawi e ai suoi amichetti (qdo ha proposto il cambio di alcuni ministri, questi l’hanno affettuosamente ricattato. Cosa sapevano?). Aspetta, lo riscrivo, ke anke qsto è decisivo, e tu te lo rileggi: M-E-L-E-S Z-E-N-A-W-I della stirpe di quelli che il potere politico gli rimane appiccicato come l’Unico Anello, ke gli permette d farla franca, ma ogni volta che lo USA corrompe un po’ d + il suo mondo. E ke sicuramente, mentre la fa  franca, ha dietro qcno (..) ke non compare mai, forse tale Svat, d cui però so moltopoco.


Un sanguinolento (quanto taciuto dai media[15]) conflitto nell’Ogaden tra governativi e ribelli di origine somala procede indisturbato da mesi tramutandosi in crisi umanitaria censurata; con l’Eritrea la prossima guerra viene presentata come inevitabile da un paio d’anni, ma 3 settimane fa le Nazioni Unite[16] sono state costrette a spostare le proprie truppe dal confine al territorio etiope a causa di scellerati boicottaggi dei rifornimenti di carburante da parte di Isaias Afewerki, criminale primo ministro eri3o[17]; lo scontro rischia di risultare violentissimo, e sarebbe dovuto al rifiuto etiope di accettare la delimitazione trai 2 Paesi tracciata da una commissione delle Nazioni Unite.

Agli occhi del mondo bene (del mondo male) Melès è schifosamente salvato dalle marchette che sta facendo agli statunitensi nella lotta contro le Corti Islamiche (finanziate e rifornite dall’Eritrea) a Mogadiscio, settimanalmente all’attenzione della MISNA come tomba di militari etiopi[18] e civili somali (per esempio, un’operazione di cannoneggiamento dei quartieri ritenuti più ostili, a fine aprile, ha ucciso 1700 persone[19]). Una guerriglia quotidiana che gli USA conducono per procura e che in un anno ha provocato almeno 6500 morti. E se il fratello di un mio amico vive ad Arba Minch, nel sud, vengo a sapere di scontri etnici tra universitari, e l’impressione è proprio che la cricca al potere sappia dove vuole andare. O quanto meno da dove non se ne vuole andare. E la gente non ce la può mandare. Neanke figurativamente.

La direttiva di Zenawi è stata, dall’inizio, quella di promuovere la fratturazione interna: nel 91 con la separazione dall’Eritrea, l’Etiopia si diede la forma di Repubblica federale a base etnica. Zenawi ha riportato i dialetti nelle scuole a discapito di inglese e amarico. La riforma non è stata malvista dalla popolazione, che finalmente può tornare a udire figli&nipotini imparare il dialetto nella aule; quelli ke c vanno. Divide et impera; scattano link mentali all’Impero romano, alla Torre di Babele, a Babel, film dove la sofferenza unisce gli uomini ma alla fine chi stava bene se la cava e chi stava male sta peggio. Conflitti tra etnie. Qdo il sangue del tuo vicino diventa lontano e accettabile se qc1, in anni e anni, riesce a convincerti ke qsto vuole il tuo male e quello dei tuoi cari. E tu non hai + un idioma in comune per potere parlare con lui, e chiederglielo. D’altronde le scienze politike insinuano il dubbio, ed io lo riporto non condividendolo, ke un Paese già di per sé frammentato (84 lingue, 200 dialetti) necessiti fatalmente di un uomo forte al potere[20], sia esso monarca, capo tribale o presidente.

Approssimativamente il 95% del mio tempo fin’oggi l’ho trascorso in città, a 2300m. Addis Abeba (= nuovo fiore) è una capitale travestita perennemente a festa, soprattutto quest’anno millenario, visto che la maggior parte dei ferengi (= stranieri) si ferma qua, alla soglia dell’Etiopia, e quasi tutti i turisti ci transitano. È un salvaschermo raffinato, da manager, ma appena si sposta il mouse (uscendo da Addis o anche scoccando qualche domanda calibrata) compare un desktop senza cartelle, solo cestini. La città esercita come molte metropoli africane un forte richiamo su giovani e adulti stremati dalla miseria agricola mai tecnicizzata o supportata dal governo, ma sembra che verso la primavera di quest’anno tutti i ragazzi di strada e i mendicanti siano scomparsi, che sta arrivando il Millennio e la polvere si mette sotto il tappeto. Non avevano abbastanza tappeti, qdi li han messi sottoterra. Che poi nel giro di pochi mesi i mendicanti ricompaiono, + numerosi, dormono buttati sui marciapiedi, fagotti d stracci ke non ci si accorge d loro.

La situazione carceraria è apparentemente pessima e non tragica, però si ritiene verosimilmente che nel Paese che ospiterebbe l’Arca dell’Alleanza accolga anke prigioni segrete per politici e avversari del regime, che nessuno dotato di buonsenso vorrebbe immaginare in un suo sogno notturno. La giustizia.. eh.. ci sto scrivendo un libro.. la giustizia.

Gli effetti della globalizzazione si riscontrano nelle giovani generazioni, alimentando i sogni con desideri che non appartengono alla realtà etiope, ma hanno buongioco sulla scarsa fiducia che si riversa nel proprio Paese e nelle sue possibilità: questi ragazzi han già vissuto una guerra e qualche crisi umanitaria, non capiscono molto perché i volontari italiani piangano quando lasciano l’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa. Le prime, eventuali, paghe, in Etiopia, finiscono in un vestito e una radio[21]. L’Arsenal, Prison Break e il cantante locale Teddy Afro i fari, dove&qdo l’elettricità arriva.

La capitale è in frenetica crescita architettonica, anche se gli scheletri di molti edifici fanno impietosa mostra di sé all’aria aperta: le banche ne hanno finanziato la costruzione, il furbetto di turno l’ha intrapresa, e tenendosi parte dei soldi è andato a reclamarne altri: incidenti, spese impreviste, crollo del valore del Birr. Che è poi quello che ha fatto la Salini col Governo italiano rispetto all’opera della colossale centrale idroelettrica d Gilgel Gibe II, lavoro misteriosamente assegnato al nostro Paese senza bandi internazionali né studio d fattibilità; a inizi lavori… oplà: guasti, un incendio, furti; assicurata, l’impresa fa valere i suoi diritti nel tribunale italiano, dove viene risarcita. La Salini non è nuova a questi exploit in Etiopia: negli anni80 era stata pagata 450 miliardi d lire dal governo italiano per un faraonico progetto di bonifica e reinsediamento di cui a inizio marzo ho potuto ammirare le rovine, in una visione postapocalittica degna delle vicende di Chiaverotti: la collaborazione non ha retto il cambio di regime. E c vorrebbe pokissimo (dal governo) a fare partire un sistema di canali da un’immensa diga già eretta. Ah, la cooperazione italiana[22].


a guardare bene di riconosce il resto d un distributore Agip, nei pressi della diga della Salini vicino a Mandura
I cinesi si occupano dell’asfaltazione delle strade, meno di quella davanti casa che rimane allegramente sterrata. Le persone si muovono e il loro mezzo di trasporto ne delinea una sorta di classificazione sociale[23], al picco della quale ci sono politici e ricchissimiii, ke si muovono con autisti privati. Sotto troviamo ricchi e stranieri (ferengi) della comunità internazionale ke sono i principali utenti dei contract taxi, macchinette blu e bianke simili ai taxi nostrani, non fosse per la dialettica iniziale di fissaggio della tariffa. Poi i benestanti ke possiedono macchine loro, + o meno conciate: qui il costo delle auto è altissimo: sono quasi tutte importate ed è fondamentale sceglierne una che hanno in molti, x essere sicuri d trovare prezzi d ricambio a costi accessibili. Al piano da basso troviamo una cerkia d persone che può affrontare la spesa del minibus (5 centesimi d € a tratta), ma che si fermano a prendere il caffé distanti dall’elegante bole road. Un’ampia fetta d popolazione urbana, invece, si muove con gli autobus governativi gialli e rossi il cui biglietto è economicissimo; le condizioni in cui viaggiano sono alquanto scomode per folla assiepata all’interno; le ragazze raccontano che la mano morta in queste situazioni è quotidiana. Alla base c’è chi cammina, anke qke ora, per arrivare a destinazione, al lavoro, chi non può permettersi d spendere x lo spostamento. Come nella maggioranza del continente africano. Ah, pokissimi bicicli, motorizzati o no.


contract taxi, qelli ke usavamo prima d avere la makkina.. togli il 25% del prezzo kel taxista t propone ed eviti d finire nei suoi aneddoti cogli amici i prossimi giorni
Stefania ha carpito qke informazione anke sul sistema pensionistico e scrive che sembra che solo gli statali e pochi altri abbiano il diritto ad una pensione dopo i 65 anni di età mentre, per il resto della popolazione, esistono assicurazioni private, numerosissime in città, e la speranza di avere la salute buona per lavorare tutta la vita. Sull’informazione già scrissi in correva il millennio e sulla sanità poco nel San Valentino: fondamentalmente, ribadisco l’osservazione d Stefania, la gente farebbe melio a non ammalarsi, un po’ come dovunque, un po’ d + come negli usa.

Qsto è ciò ke sto imparando a conoscere della nazione ke mi ospita da 5 mesi SCEmi (1 in Italia), nel bel mezzo del cammin di nostra[24] vita. + avanti scriverò qcsa d vagamente + sociologico sul Paese africano mai dominato dagli stranieri, solamente occupato dagli italiani dal 36 al 41. Cosa faccio, tronco così? sembra la maniera d kiudere? sì.

anzi no, grangrazie al team CdM Paola Tata Suor Maria (maria?), mega disponibili nell'affiancare le operazioni d reperimento della documentazione. kiudo.

pablo

[1] Fonte Ryszard Kapuscinski, da Un uomo in cammino. Internazionale, 1996 08 09, p18
[2] a differenza di quanto erroneamente sostiene l’impreparato corrispondente etiope di Radio Marconi in In carcere ad Addis Abeba domenica 17 febbraio 2008
[3] Fonte da A brittle Western ally in the Horn of Africa, The Economist, 2007 11 03, p28
[4] Fonte Emanuele Fantini, La cooperazione italiana allo sviluppo – Riflessioni alla luce dell’esperienza in Etiopia, Aggiornamenti sociali, 2005, p438. Ke poi lui lo conosco, anzi stasera dovevo cenare da lui invece d essere qua a pigiare tasti aspettando il mio piatto di lenticchie (che non ho scambiato per la mia primogenitura), avremmo mangiato la bagnacauda, quella che si studia in quinta elementari, quando fai le regioni; avrei finalmente capito cos’era. Poi non sono andato, ancora sott’effetto antibiotico, ciò freddo e vabbeh. Però lui è un tipo a posto. S’è battuto per anni sul fronte dell’acqua; no, non in spiaggia, per l’acqua come diritto. Ma è simpatico, cioè, guarda Friends, ascolta Nada. Non è un nerd x intenderc. Niente contro i nerd, anzi, ma uno avrebbe potuto pensare ke x scrivere su aggiornamenti sociali uno dovrebbe.. niente, scusate.
[5] Fonte Yohannes Edemariam, da La voce delle nuvole, Internazionale, 2007 11 02, p48
[6] Fonte Francois Misser, da Il risveglio, Nigrizia, 2007 11, p17
[7] 20 giorni fa Stefania ha trovato il costo della nostra pasta italiana aumentato da 10e80 a 14e15 birr
[8] Ibidem, p15
[9] Fonte Yohannes Edemariam, da La voce delle nuvole, Internazionale, 2007 11 02, p48-50
[10] Fonte Emanuele Fantini, da Terre di passaggio, Missioni Consolata, 2007 09, p66
[11] Fonte Emanuele Fantini, da Lo scontro che non c’è, Volontari per lo sviluppo, p18
[12] Fonte Emanuele Fantini, da Etiopia al bivio della democrazia, Popoli, 2005 10, p20
[13] confermato nel 2005 con elezioni così puzzolenti che la ferma denuncia degli osservatori internazionali poté essere superata solo con controdichiarazioni di marionette bushiane e uso omicida di repressione interna
[14] Fonte Vittorio Cavalli, da Fantasmi d’Abissinia, Left, 2006 10 27, p25-26
[15] tutti –tutti- governativi, dal 2001 è il Paese al 2° posto x giornalisti esiliati, la televisione locale imbottisce gli utenti di soap opere, calcio estero, musike classike con animali selvaggi e tg al cui confronto Emilio Fede fa telegiornalismo d’avanguardia e non d’avanspettacolo. E pensare ke L’Etiopia da quando nel 615d.C. accolse i seguaci d Maometto, lei già cristiana per religione di Stato prima di gran parte dell’Europa, è considerata simbolo di tolleranza e libertà d’espressione; alla faccia dei 21 giornalisti in carcere, dei blog oscurati e delle centinaia di spie tra la gente comune pagate dal Governo per riportare voci dissidenti. Fonte Emanuele Fantini, da Lo scontro che non c’è, Volontari per lo sviluppo, p17
[16] L’Etiopia è uno dei Paesi fondatori dell’ONU. Così, giusto per.
[17] amico fraterno di Pier Gianni Prosperini e facilitatore degli investimenti di Paolo Berlusconi: l’Italia tace sulle torture e gli affari filano. Fonte Marina Rini, da “La guerra con l’Etiopia è inevitabile”, Diario, 2005 05 13, p62-63
[18] in appoggio al debole Governo federale di transizione
[19] Fonte Philippe Leymarie, da Quando Washington gioca col fuoco in Somalia, Le Monde Diplomatique, 2007 11, p8
[20] Fonte Enzo Romeo, da Il leone assediato, Jesus, 2007 04, p44
[21] Fonte orale Sara Carcatella
[22] Questo comportamento è forse un’eredità coloniale, ma le prossime settimane mi piacerebbe mettervi al corrente di una serie di parallelismi tra il mio sguardo sull’Etiopia e 1 sguardo statunitense (che diventa più d uno se gli occhi appartengono al volto dell’inviato del Time in Italia) sulla nostra penisola
[23] acutamente tratteggiata da Stefania
[24] scelta ke ti cambia la

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