Un mese fa ho scritto qsto pezzo per lo Unity, il mensile del Segretariato Cattolico Arcidiocesano. Ho buttato delle idee italiane, le ho infilate in una vestaglia inglese, Sara ne ha ricamato un abito dublinese e Eyenaddis le trascrive in un Gabi amarico. Poi mi son detto “Beh, già che l’ho scritto, lo posso girare in Italia, per certi versi ha a ke fare colla storia d “Acque Etiopi” quella tra ottobre e novembre, dài, qdo trovo 1\2 pomeriggio”. Il 1\2 pomeriggio l’ho trovato, non ho trovato la bozza originale, qdi l'ho ritradotto in italiano, un po’ ragionandolo d nuovo. L’esito qua sotto, the result here below below.
“Perché sei qua?”
Ehilà, ciao, buongiorno, tenayasatallana, o tenèstlì. Sono Paolo, il ragazzo italiano, volontario di Caritas Ambrosiana... yeah, lui. Lavoro colla ***** **** ****** ********** e qualcheduno mi ha chiesto di scrivere un articolo su questo giornale, e magari tu sei interessato a leggere del perché io sono in Etiopia.
Credo che per me essere qua sia una micidiale opportunità di crescita, conoscendo un po’ un’altra cultura, con i suoi aspetti positivi e negativi. Ma per spiegarmi bene, è meglio partire da un’altra sponda: ho avuto la fortuna di andare in Africa quando ero più giovane e da tutti i viaggi sono tornato un po’ cambiato, e mi piaceva come cambiavo.
Non è facilissimo comprendere una decisione come la mia, ma è possibile. Quando sono partito, mia sorella mi scrisse che lei non riusciva a capire perché io lasciassi casa: se fosse stato per lei mi avrebbe incatenato alla tazza del cesso fino a quando non mi passava l’idea; anche qui ho visto che un po’ di persone erano stupefatte quando hanno scoperto che volevo vivere per un anno in Etiopia come servizio civile. Perché? Così tanti di noi vogliono vivere in Italia, e tu vieni qua?
Ok, alla base della mia scelta c’è un credo politico (in senso ampio): l’ingiustizia vige sulla Terra e l’economia guida tutto; mi piacerebbe che la politica e l’etica si sposassero (nascerebbe la “poletica”), ma non sembra realistico in un mondo del genere. Non importa: io credo che un altro mondo sia possibile (non solo dopo la morte), e per realizzarlo ciò che posso fare è prima di tutto cambiare me stesso. Spesso sogni e realtà sono lontani; per renderli comunicanti io voglio che gli ideali guidino la mia vita e allora decido di venire qui. Il passaggio non è matematico, hai ragione: lo stesso ragionamento potrebbe portare un altro a non muoversi dalla sua tana. Perché pure in Italia ci sono molte povertà, non solo in senso stretto, economico, ma soprattutto collegate ad una pochezza spirituale e morale. E allora? È per liberarmi da alcune di queste miserie che sono qua, a vedere un po’ come si vive in un’altra maniera, da un’altra parte, sebbene sappia bene che non sarà sufficiente.
Venir su nel benessere spesso porta a crescere bisogni disumani, che non appartengono all’uomo, e ci si ritrova inquinati di desideri di polistirolo, conseguenze del materialismo bombardante. Nel mondo Occidentale il lavoro è strettamente connesso allo stipendio: più prendi, più consumi, più 6 felice. E così, senza ke necessariamente ce ne si renda conto, l’“avere” diventa + importante dell’“essere”.
Stare un po’ in Africa mi può insegnare alcune cose: vi riconosco una sensibilità + affinata di quella europea nel campo della relazionalità, della spiritualità, della conseguente gestione del tempo. Certo, la difficoltà finora maggiore è quella di mancare nelle relazioni italiane (familiari e amicali) e lavorare al computer nell’ufficio di una metropoli non è esattamente l’idea che ho di Africa, ma, si sa, è difficile che la vita (o Chi per essa) ti dia quello che ti aspetti. Talvolta ti dà di +, e quasi sempre per altre strade.
Paolo Dell’Oca
“Why are you here?”
Ehilà, ciao, buongiorno, tenayasatallana, or tenèstlì. I am Paolo, the Italian guy, caritas ambrosiana’s volunteer... yeah. I work with ***** **** ****** ********** and someone asked me to write an article on this fanzine, so perhaps you might be interested to hear the reasons of my presence in Ethiopia.
I think to be here is for me an amazing possibility to grow up, knowing a bit another culture, with its positive and negative points. But, to explain well, it’s better to start from a different part: I had the luck to go to Africa when I was younger and from all my journeys I came back a bit changed, and I like the way I changed.
It’s not easy to understand a decision like mine, but it’s possible. When I left Italy my younger sister wrote to me that she could not understand why I left home and that she would have liked to chain me at the toilet bowl until my idea to go in Ethiopia had passed; also here I see that some people were astonished when I told them that I left Italy to live for one year in Ethiopia. Why? So many people want to live in Italy, and you come here?
Ok, at the basis of my choice there is the belief that this world is not right and the economy (and not the ethic) rules everything; I’d like that politics and ethics get married (so we can create the “polethic”), but it doesn’t seem possible in such a world. I believe that another world is possible (not only after death), but to make it real the first step is to change myself. Many times dreams and reality are far and to connect them I want that my ideals will lead my life, therefore I have decided to come here. I think that also in Italy there are a lot of poverties, different types, not only economic ones, but above all linked to spiritual and moral poverty. It’s also to free myself from some of these poverties that I have decided to live one year here, although it will not be sufficient.
To grow in a rich country often means to develop needs and desires that have nothing to do with nodal values and real necessities of the human beings but are just consequences of the materialistic world that is around us. In Italy and in the rest of Western Countries the job is strictly connected to the salary that is the more people are paid the more they are able to consume goods, the more they will be happier. And slowly “to have” becomes more important than “to be” in terms of happiness, as if happiness is a consequence of possession and not of relations with ourselves, with the others, with God and with the creation.
Certainly Africa and therefore Ethiopia are more sensitive and more concerned about spirituality and relationships than Europe (the Western world). The most difficult thing about leaving Milan was to miss my usual relationships, but up to now I am quite serene. Working at the computer in an office in a big city was not my exact idea of Africa, but, we know, it’s difficult that life is what we wait for, and sometimes it can give more than our expectations; usually through other ways.
“Perché sei qua?”
Ehilà, ciao, buongiorno, tenayasatallana, o tenèstlì. Sono Paolo, il ragazzo italiano, volontario di Caritas Ambrosiana... yeah, lui. Lavoro colla ***** **** ****** ********** e qualcheduno mi ha chiesto di scrivere un articolo su questo giornale, e magari tu sei interessato a leggere del perché io sono in Etiopia.
Credo che per me essere qua sia una micidiale opportunità di crescita, conoscendo un po’ un’altra cultura, con i suoi aspetti positivi e negativi. Ma per spiegarmi bene, è meglio partire da un’altra sponda: ho avuto la fortuna di andare in Africa quando ero più giovane e da tutti i viaggi sono tornato un po’ cambiato, e mi piaceva come cambiavo.
Non è facilissimo comprendere una decisione come la mia, ma è possibile. Quando sono partito, mia sorella mi scrisse che lei non riusciva a capire perché io lasciassi casa: se fosse stato per lei mi avrebbe incatenato alla tazza del cesso fino a quando non mi passava l’idea; anche qui ho visto che un po’ di persone erano stupefatte quando hanno scoperto che volevo vivere per un anno in Etiopia come servizio civile. Perché? Così tanti di noi vogliono vivere in Italia, e tu vieni qua?
Ok, alla base della mia scelta c’è un credo politico (in senso ampio): l’ingiustizia vige sulla Terra e l’economia guida tutto; mi piacerebbe che la politica e l’etica si sposassero (nascerebbe la “poletica”), ma non sembra realistico in un mondo del genere. Non importa: io credo che un altro mondo sia possibile (non solo dopo la morte), e per realizzarlo ciò che posso fare è prima di tutto cambiare me stesso. Spesso sogni e realtà sono lontani; per renderli comunicanti io voglio che gli ideali guidino la mia vita e allora decido di venire qui. Il passaggio non è matematico, hai ragione: lo stesso ragionamento potrebbe portare un altro a non muoversi dalla sua tana. Perché pure in Italia ci sono molte povertà, non solo in senso stretto, economico, ma soprattutto collegate ad una pochezza spirituale e morale. E allora? È per liberarmi da alcune di queste miserie che sono qua, a vedere un po’ come si vive in un’altra maniera, da un’altra parte, sebbene sappia bene che non sarà sufficiente.
Venir su nel benessere spesso porta a crescere bisogni disumani, che non appartengono all’uomo, e ci si ritrova inquinati di desideri di polistirolo, conseguenze del materialismo bombardante. Nel mondo Occidentale il lavoro è strettamente connesso allo stipendio: più prendi, più consumi, più 6 felice. E così, senza ke necessariamente ce ne si renda conto, l’“avere” diventa + importante dell’“essere”.
Stare un po’ in Africa mi può insegnare alcune cose: vi riconosco una sensibilità + affinata di quella europea nel campo della relazionalità, della spiritualità, della conseguente gestione del tempo. Certo, la difficoltà finora maggiore è quella di mancare nelle relazioni italiane (familiari e amicali) e lavorare al computer nell’ufficio di una metropoli non è esattamente l’idea che ho di Africa, ma, si sa, è difficile che la vita (o Chi per essa) ti dia quello che ti aspetti. Talvolta ti dà di +, e quasi sempre per altre strade.
Paolo Dell’Oca
“Why are you here?”
Ehilà, ciao, buongiorno, tenayasatallana, or tenèstlì. I am Paolo, the Italian guy, caritas ambrosiana’s volunteer... yeah. I work with ***** **** ****** ********** and someone asked me to write an article on this fanzine, so perhaps you might be interested to hear the reasons of my presence in Ethiopia.
I think to be here is for me an amazing possibility to grow up, knowing a bit another culture, with its positive and negative points. But, to explain well, it’s better to start from a different part: I had the luck to go to Africa when I was younger and from all my journeys I came back a bit changed, and I like the way I changed.
It’s not easy to understand a decision like mine, but it’s possible. When I left Italy my younger sister wrote to me that she could not understand why I left home and that she would have liked to chain me at the toilet bowl until my idea to go in Ethiopia had passed; also here I see that some people were astonished when I told them that I left Italy to live for one year in Ethiopia. Why? So many people want to live in Italy, and you come here?
Ok, at the basis of my choice there is the belief that this world is not right and the economy (and not the ethic) rules everything; I’d like that politics and ethics get married (so we can create the “polethic”), but it doesn’t seem possible in such a world. I believe that another world is possible (not only after death), but to make it real the first step is to change myself. Many times dreams and reality are far and to connect them I want that my ideals will lead my life, therefore I have decided to come here. I think that also in Italy there are a lot of poverties, different types, not only economic ones, but above all linked to spiritual and moral poverty. It’s also to free myself from some of these poverties that I have decided to live one year here, although it will not be sufficient.
To grow in a rich country often means to develop needs and desires that have nothing to do with nodal values and real necessities of the human beings but are just consequences of the materialistic world that is around us. In Italy and in the rest of Western Countries the job is strictly connected to the salary that is the more people are paid the more they are able to consume goods, the more they will be happier. And slowly “to have” becomes more important than “to be” in terms of happiness, as if happiness is a consequence of possession and not of relations with ourselves, with the others, with God and with the creation.
Certainly Africa and therefore Ethiopia are more sensitive and more concerned about spirituality and relationships than Europe (the Western world). The most difficult thing about leaving Milan was to miss my usual relationships, but up to now I am quite serene. Working at the computer in an office in a big city was not my exact idea of Africa, but, we know, it’s difficult that life is what we wait for, and sometimes it can give more than our expectations; usually through other ways.
Paul Of The Goose
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