giovedì 10 agosto 2017

Milano: L'INCONTRO CON L'ALTRO (capitolo 4)

Incontri, sensazioni, esperienze, volti e storie dal "Cantiere Meneghino"





« Un nome, un volto, una grande fragilità. M. è seduto a un tavolo e ha davanti a lui un atlante. Mi avvicino. Mi dice di non amare la geografia, preferisce la fisica. Ha quasi 50 anni, ma vorrebbe studiarla, la fisica. Mi dice che il suo sogno è andare in un luogo ben preciso sulla cartina di quell'atlante e me lo indica col dito: New York. M. è timido e solo. Vorrebbe solo essere ascoltato. Si sente diverso dagli altri, eppure non vuole perdere la speranza.
Stare.
Ascoltare.

Questi sono i verbi che hanno scandito in gran parte queste giornate di cantiere della solidarietà a Milano.
"Stare", perché nessuno ha chiesto a me e ai miei compagni di viaggio di "fare" qualcosa di particolare, ma ci è stato chiesto semplicemente di entrare in punta di piedi nella vita di queste persone.
"Ascoltare", o meglio "auscultare", termine tecnico del linguaggio medico che indica un ascolto profondo e intimo. Perché in questi giorni ho sperimentato davvero cosa significa un ascolto alla pari, senza pregiudizi e pretese.
"Sperare". Perché M. mi ha aiutato a capire l'importanza del continuare a sognare e a sperare, nonostante le grandi difficoltà che talvolta oscurano il cammino. »

«Di questa esperienza porto nel cuore una simbologia presente al Refettorio Ambrosiano, spiegataci da Carlo, uno dei volontari presenti sin dalla sua apertuta nel 2015. la grossa canna fumaria della cucina che ricorda, nella forma, una tenda e la presenza di una pagnotta all'ingresso rimandano all'episodio della Genesi (Gn 18, 1-8) in cui Abramo, seduto all'ingresso della sua tenda, si rivolge così al Signore presentatosi come tre uomini forestieri: "Signore, non passare oltre senza fermarti. si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere il pane e ristoratevi, dopo potrete proseguire, perchè è en per questo che voi siete passati dal vostro servo."
Ecco il nostro servizio in questo Cantiere, ecoo cosa voglio portare a casa: uno spirito accogliente, di un'accoglienza che non si limita a farsi carico del bisogno materiale della persona in difficoltà, ma che ci chiede di metterci completamente in gioco, di creare relazioni positive, di farsi prossimo della persona che abbiamo davanti in tutta la sua intensità.
Abramo infatti, dopo aver fatto preparare acqua focacce e un vitello, rimane con i tre uomini e da loro apprende che di lì a un anno avrà un figlio dalla moglie Sarah.
Testimone di un'accoglienza, che fa nascere una vita nuova.
Nel caso del nostro Cantiere, una vita che (ri)nasce. »

« Un famoso detto dice: "chi trova un amico trova un tesoro!" e che dire... Credo sia proprio così!
Questa stupenda esperienza mi ha ricordato come, nonostante le diferenze di ognuno di noi, portatore di un tesoro di inestimabile valore, ciò che conta nella vita non sono tanto i beni materiali quanto piuttosto le relazioni e i rapporti che si vengono a creare durante il viaggio.
in una società in cui si tende a nascondere il nostro vero volto dietro delle mascere, appiattendo la nostra vera identità per uniformarci alla massa, è invece bello distinguersi muovendosi controcorrente.
la diversità sta solo negli ochhi di chi la guarda! dobbiamo imparare ad essere solidali verso il prossimo, a comprenderlo, ad ascoltarlo e ad amarlo perchè dietro alle sue difficltà e al suo malessere si nasconde in reltà quel tesoro tanto prezioso che solo aprendo realmente gli occhi possiamo imparare a vedere.
E... Alla fine del viaggio ritroviamo anche un po' più di noi stessi o una piccola parte di noi che con il tempo avevamo perso... »

« Nove giorni sono pochi per riuscire a capire una realtà nuova ma sono sufficienti per farsi un'idea di ciò che ci circonda e a cui spesso non facciamo caso o diamo poco peso.
All'inizio non è stato semplice. Eravamo degli sconosciuti che dovevano inserirsi in un gruppo già formato, con loro abitudini, regole e ruoli.
Da parte mia c'era una sorta di "stare sull'attenti", cioè quel fare attenzione ad ogni cosa, a come mi comportavo nei confronti delle persone che avevo di fronte, alle parole che utilizzavo, alle domande che facevo. Non che questa attenzione sia sbagliata, anzi, però mancava di quella spontaneità necessaria per costruire rapporti più naturali e veri.
Con il passare dei giorni alcune di queste "resistenze" sono andate scomparendo perché mi sono trovata nelle condizioni di conoscere meglio degli ospiti della piazzetta e del rifugio, come alcuni volontari del refettorio e ciò è stato possibile attraverso l'ascolto.
In queste relazioni è importante essere se stessi, cercando di non avere pregiudizi, ma, nel caso questi ultimi comparissero ugualmente, trovare ciò che di positivo portano le persone che ti trovi di fronte, le loro capacità, i loro punti di forza.
Questo cantiere mi ha permesso  di capire ancora di più l'importanza dell'ascoltare. Quando qualcuno si racconta non è necessario dargli delle risposte o dei suggerimenti, ciò di cui in quel momento ha bisogno è soltanto di sfogarsi, renderti partecipe di alcuni eventi della sua vita, sentirsi compreso e sostenuto. Non sempre una persona si apre subito, in alcuni casi è necessario aspettare del tempo, rendersi disponibili, far capire di essere davvero interessati a lei.
Il sentirsi ascoltati è qualcosa di davvero importante per tutte le persone, più o meno fortunate che siano, e dall'altra parte permette di capire situazioni e comportamenti che prima potevano risultarci incomprensibili o senza senso. »

« 'Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo' (Mt 13,44).
Questo il brano di Vangelo che mi è venuto alla mente quando mi è stato chiesto di scrivere due righe a conclusione della settimana di cantiere milanese. Un tesoro ho trovato. Anzi molti. I miei compagni d'avventura: 6 ragazzi tutti più giovani di me, in gambissima, simpaticissimi (più volte ho detto che se ridire allunga la vita, dopo questa esperienza campero' fino a cent'anni), buoni e generosi da scaldare e allargare anche i cuori più freddi e rattrappiti.
Tesoti sono stati anche i diversi volontari incontrati alla Piazzetta, al Refettorio ambrosiano e al Rifugio: una ricarica di amicia, ospitalità, energia e segni di speranza. E tesori sono stati anche i senza dimora conosciuti in questi giorni. Loro in particolare, gratuitamente mi hanno regalato tempo, storie, verità, dolori, ferite, fragilità, ma anche amicizia, sogni, speranze, ...
E il risultato: un cuore gonfio di gioia. La gioia è infatti il primo tesoro che il Tesoro regala, è il movente che fa camminare, correre, volare. Rientrado a casa desidero comunicare a chiunque incontrero' questa grande gioia! A chi mi chiederà: "Perché l'ho fatto?", rispondero': "per essere felice!". »
I Cantieristi Milano 2017



Nessun commento:

Posta un commento