domenica 6 agosto 2017

Capitolo 2 del "romanzo cantiere", Cantiere Georgia

"Dietro al muro, una sorpresa!"

Dal parabrezza della jeep di Giuseppe vediamo innalzarsi davanti a noi un muro di palazzi grigi e logorati dal tempo.
Non ci aspettavamo di trovare una Kutaisi così!






Tubature del gas a vista, finestre senza vetri e balconi senza ringhiera.
Da uno di questi, al secondo piano, una signora in bilico su una sedia si sporge pericolosamente per dipingere una persiana del suo appartamento.
Al quinto piano, una stanza di mattoni sporge abusivamente dal filo di facciata: qualcuno ha deciso di ampliare la propria abitazione.
    Alzando lo sguardo ulteriormente scorgiamo sul tetto delle cisterne blu, che danno la possibilità, ai     pochi che se lo possono permettere, di avere l’acqua anche nelle ore in cui viene staccata.




All’interno la situazione non è certo migliore.
Gli spazi comuni in realtà non sono di nessuno: chiunque può accedervi liberamente poiché le serrature non funzionano o spesso non ci sono proprio. I sottoscala sono pieni di cumuli di immondizia maleodoranti. La luce filtra da alcune feritoie illuminando i gradini consumati dal tempo. Qui dentro manca l’aria.




È da qui che provengono molti  dei bambini che frequentano il centro Caritas. Bambini gioiosi nonostante tutto. Bambini che con i loro sorrisi ci insegnano che basta poco per essere felici.


C'è un'ape che se posa 
su un bottone de rosa: 
lo succhia e se ne va... 
Tutto sommato, la felicità 
è una piccola cosa.
(Trilussa)

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