Siamo appena scesi dall’aereo nell’areoporto
di Kutaisi, da dove viene tutta questa umidita'? Perche’ siamo gia’ tutti appiccicosi? Vediamo Giuseppe e Suor
Loredana, e saliamo sulla gip. Perche’ questa strada e’ cosi’ buia, dritta e
dispersa nel nulla? Perche’ in Georgia
le macchine ti sorpassano sia a destra sia a sinistra, senza rispettare alcuna
regola?
In realta’… Perche’ no?
I primi due giorni ci guardiamo
attorno per le strade della citta’. Perche’ in Georgia le case sono enormi
palazzoni grigi e decadenti, e i fili della corrente si intrecciano per
le strade del centro ad altezza uomo? Perche’ ci sono tutti questi cani randagi
che ti seguono in continuazione?
In realta’… Perche’ no?
Oggi e’ il primo giorno di campo e
iniziamo a conoscere tutti i bambini con cui staremo le prossime settimane.
Perche’ molti di loro non hanno le scarpe? Perche’ alcuni hanno vestiti
stracciati? Perche’ tornano a casa da soli scavalcando recinti e attraversando i binari del treno con le ciabatte ai piedi?
In realta’… Perche’ no?
Giuseppe ormai risponde sempre cosi’
alle nostre domande: ''perche’ no''? E abbiamo iniziato a capirne il motivo.
Oggi e’ solo il secondo giorno di
campo e molte domande non ce le poniamo gia’ piu’: i bambini ci cercano, ci
parlano, giocano con noi, ci baciano. Sono come tutti i bambini che abbiamo
sempre incontrato.
La sera le domande ritornano, ma
non siamo da soli: magari qualche risposta la troveremo insieme e la Georgia ci
sembrera’ meno sconosciuta.
Irene e Marta
Concordo tutti i bambini del mondo sono uguali
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