venerdì 18 agosto 2017

Cristiana, Socialista, Solidaria: Incontri per capire il Nicaragua

CRISTIANA, SOCIALISTA, SOLIDARIA


Cristiana, socialista, solidaria;
cristiana, socialista, solidaria;
cristiana, socialista, solidaria.



Sono queste le parole che, viaggiando per Managua e per il Nicaragua, si leggono sui muri delle case, dalle vie piu remote a quelle piu trafficate, dai piccoli aereoporti e porti navali ai grandi luoghi di aggregazione e di passaggio. Frasi che compaiono su uno sfondo rosa e blu elettrico affiancate da uno foto trionfante del presidente Ortega , rieletto per la terza volta, e di sua moglie Rosario Murillo, anche detta “Chayo”.

rosso e nero, rosso e nero;
rosso e nero, rosa e blu eletrico;
rosa e blu elettrico, rosa e blu elettrico.

Questi i colori che dominano il Nicargua. Rosso e nero per la bandiera del FSLN  (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale), partito fondato negli anni ’60 da Fonseca e da Ortega stesso. Invece, sono il rosa e blu elettrico i colori scelti dalla Chayo per la campagna elettorale del 2016. Tinte che riempiono gli spazi vuoti lasciati sui muri pubblici, gli autobus, le lamiere di Nueva Vida[1], i parchetti pubblici, i parco-giochi, gli alberi della vita[2] in Managua.

Frasi e colori che invadono tutto il Nicarauga, colori che risaltano, colpiscono e si memorizzano. Colori che si votano.

Nel dicembre del 2016 il presidente Ortega é stato confermato alla guida del paese per il terzo mandato consecutivo, nominando sua moglie come vice–presidente. Vinse le elezioni con delle manovre pre–elettorali connesse, dapprima, con la riforma nel 2014 dell’articolo 147 della costituzione nicaraguense che, eliminando il comma a e il comma b, ha permesso la rielezione indefinita del presidente della repubblica e, poi, con l'attivita della Corte Suprema che nel luglio del 2016 ha commissariato il principale partito di opposizione (PLC[3]) imponendogli un leader non riconosciuto dai suoi dirigenti ed espellendo dal parlamento i deputati che non hanno accettato questa decisione.

Per capire meglio la situazione odierna , iniziamo piú o meno dal principio.

Nel 1926 il Nicaragua era militarmente occupato dalle forze armate statutinensi ed Augusto Cesar  Sandino, un campesino[4],  si oppose a questa situazione creando un esercito popolare di tremila uomini armati con cui inizió una guerriglia che per piú di 6 anni tenne testa alla milizia statutinense. Nel 1933 si giunse alla pace, le truppe statunitensi lasciarono il territorio e l’esercito popolare fu disarmato. Nel mentre venne crearsi un apparato interno allo stato, chiamato Guardia Nacional, finanziato dal governo statunitense, il cui compito principale fu quello di salvaguardare la difesa nazionale.  Questo gruppo di nicaraguensi, che, durante la opposizione di Sandino, combatté con forza l’esercito popolare, continuó a compiere atrocitá anche successivamente alla pace. Questa situazione continuó fino al 1934 quando Anastasio Somoza, leader della Guardia Nacional, assisinó Sandino durante un incontro con l’allora presidente Sacasa ed instauró un regime dittatoriale che duró per piú di venti anni.

Di Sandino rimase l’esempio e i valori promossi durante l’opposizione. Quei valori sociali della sovranitá polare, di una educazione accessibile a tutti[5] e del sacrificio che crearono un eco destinato a rimbombare in Nicaragua e in tutta l’America Latina per venti anni e piú .

“La soberanía de un pueblo no se discute, sino que se defiende con las armas en la mano. La resistencia armada traerá los beneficios a que usted alude, exactamente como toda intromisión extranjera en nuestros asuntos trae la pérdida de la paz y provoca la ira del pueblo.”
(Augsto C. Sandino)



Essi divennero  anche poesia:

Sandino

Fue cuando en tierra nuestra
se enterraron
las cruces, se gastaron
inválidas, profesionales.
Llegó el dólar de dientes agresivos
a morder territorio,
en la garganta pastoril de América.
Agarró Panamá con fauces duras,
hundió en la tierra fresca sus colmillos,
chapoteó en barro, whisky, sangre,
y juró un Presidente con levita:
«Sea con nosotros el soborno
de cada día.»
Luego, llegó el acero,
y el canal dividió las residencias,
aquí los amos, allí la servidumbre.
Corrieron hacia Nicaragua.
Bajaron, vestidos de blanco,
tirando dólares y tiros.
Pero allí surgió un capitán
que dijo: «No, aquí no pones
tus concesiones, tu botella.»
Le prometieron un retrato
de Presidente, con guantes,
banda terciada y zapatitos
de charol recién adquiridos.
Sandino se quitó las botas,
se hundió en los trémulos pantanos,
se terció la banda mojada
de la libertad en la selva,
y, tiro a tiro, respondió
a los «civilizadores.»
La furia norteamericana
fue indecible: documentados
embajadores convencieron
al mundo que su amor era
Nicaragua, que alguna vez
el orden debía llegar
a sus entrañas soñolientas.
Sandino colgó a los intrusos.
Los héroes de Wall Street
fueron comidos por la ciénaga,
un relámpago los mataba,
más de un machete los seguía,
una soga los despertaba
como una serpiente en la noche,
y colgando de un árbol eran
acarreados lentamente
por coleópteros azules
enredaderas devorantes.
Sandino estaba en el silencio,
en la Plaza del Pueblo, en todas
partes estaba Sandino,
matando norteamericanos,
ajusticiando invasores.
Y cuando vino la aviación,
la ofensiva de los ejércitos
acorazados, la incisión
de aplastadores poderíos,
Sandino, con sus guerrilleros,
como un espectro de la selva,
era un árbol que se enroscaba
o una tortuga que dormía
o un río que se deslizaba.
Pero árbol, tortuga, corriente
fueron la muerte vengadora,
fueron sistemas de la selva,
mortales síntomas de araña.
(En 1948
un guerrillero
de Grecia, columna de Esparta,
fue la urna de luz atacada
por los mercenarios del dólar.
Desde los montes echó fuego
sobre los pulpos de Chicago,
y como Sandino, el valiente
de Nicaragua, fue llamado
«bandolero de las montañas.»)
Pero cuando fuego, sangre
y dólar no destruyeron
la torre altiva de Sandino,
los guerreros de Wall Street
hicieron la paz, invitaron
a celebrarla al guerrillero,
y un traidor recién alquilado
le disparó su carabina.
Se llama Somoza. Hasta hoy
está reinando en Nicaragua:
los treinta dólares crecieron
y aumentaron en su barriga.
Ésta es la historia de Sandino,
capitán de Nicaragua,
encarnación desgarradora
de nuestra arena traicionada,
dividida y acometida,
martirizada y saqueada
(Pablo Neruda)

Somoza venne assasinato nel 1956 ma il poetere passó di padre in figlio continuando l’oppressione del regime nei confronti degli oppositori politici e controllando l’economia del paese.

Nel 1960 Carlo Fonseca Amador, che morí nel 1976 a seguito di una imboscata, fonda il FSLN che rimanendo nella clandestinitá inizió ad organizzare azioni di guerriglia armata contro il potere somozista. Nel corso degli anni la violenta opposizione al governo venne appoggiata dapprima da Cuba[6] ed in seguito dall’Unione Sovietica. Nel 1979 l’offensiva contro il governo terminó con la formazione di un nuovo assetto istituzionale provvisorio con a capo Ortega, l’odierno presidente della Repubblica. Tutte le terre di proprietá della famiglia Somoza, pari al 40% dell’economia nazionale, vennero nazionalizzate. I sostenitori del governo Somozista, i “contras”, si rifugiarono al confine con l’Honduras dove, grazie all’appoggio militare ed economico degli Stati Uniti, organizzarono numerosi attentati. Il conflitto raggiunse proporzioni cosí ampie che terminó solo grazie all’intervento degli altri stati del centro America che avviarono delle trattive diplomatiche per risolvere lo scontro. Nel 1984 si decretatono le prime elezioni che videro vincitore il FSLN con  un conseguente embargo da parte del governo di Reagan.

I valori sociali di questo nuovo governo emergono dalla costituzione pubblicata nel 1987. I Valori cristiani, gli ideali socialisti e le pratiche di solidarietá si fusero con la cultura nicaraguense.

Bene comune; societá inclusiva; difesa della proprietá pubblica, privata, associativa, cooperativa, comunale e familiare; pluralismo politico; libera espressione e manifestazione; nessuna pena disumana e degradante.

Questi sono solo alcuni dei principi che emergono dalla costituzione, frutto di anni di oppressione e di rivoluzione.

Nonostante questo, il popolo nicaraguense deluso dal primo governo del FSLN apoggió dal 1990 al 2006 governi centristi e di destra allontananosi da Ortega e dalla loro storia rivoluzionaria.

Nel 2006 Ortega riuscí ad essere eletto. Lo stesso risultato si ebbe anche nel 2011 e nel 2016 successivamente alle manovre elettorali spiegate precedentemente.

I valori proposti da Sandino, incarnati da Fonseca nel FSLN, a Ciudad Sandino non si trovano piú. Non si trovano piú a Managua. Non si trovano piú in tutto il Nicaragua.

 Lo stato sociale individuato nella costituzione, con tutti i suoi i principi e i suoi valori, é deformato dalla ultima modifica dalla costituzione, dal ruolo strumentale della corte costituzionale e dalle leggi votate da parlamentari che compiono solo i propri interessi personali, cosí come viene descritto dalla maggioranza dei cittadini. La lotta alla fame, all’educazione gratuita ed accessibile per tutti, alla salute, al machismo ed alla sovranitá popolare sono solo una facciata elettorale incantevole. Nei fatti la politica di Ortega sembra essere andata completamente in altra direzione.

Nei confronti del machismo la Ley 779 sembra fare un passo indietro, ritornando alla depenalizzazione della violenza sessuale e alla esaltazione della famiglia tradizionale patriarcale dove il dovere della donna é solo quello di prendersi cura dei suoi figli e di suoi marito. 

Nei giorni della nostra permanenza in Nicaragua l’opinione pubblica continua a discutere sempre piú violentemente di una concessione gratuita di diritti ad una compagnia cinese per la costruzione di canale interoceanico. Patto firmato nel 2013 tra Ortega e Wang Jing, presidente del gruppo HKND, che consiste nella concessione cinquantennale dei diritti per la costruzione e per la gestione di questo grande canale e di tutti i progetti ad esso collegati. Questo progetto, oltre a tagliare a metá il Nicaragua, avrebbe certamente un impatto ambientale molto forte sui territori coinvolti (per intenderci, una delle mete turistiche piú famose, l’isola di Ometepe, perderebbe tutto il suo fascino e la sua bellezza in quanto la costruzione del canale conivolgerebbe anche una parte dell’isola e del lago Nicaragua) . Inoltre, la concessione dei diritti al gruppo di Hong Kong lascerebbe carta bianca all’espropriazione di quei territori che, non solo, sono direttamenti coinvolti dalla costruzione, ma anche, di quei territori che sono interessati da progetti inerenti alla costruzione del canale stesso, come strade, ferrovie, porti. Un potere immenso lasciato nelle mani di un gruppo privato che compirá, secondo gli esponeneti del movimento campesinos[7], i propri interessi economici, calpestando i diritti del popolo Nicaraguense interessato dalla costruzione del canale. Una perdita di sovranitá nazionale evidente, una sovranitá conquista da Sandino e dai Sandinisti a scapito della propria vita.

Un processo di perdita di sovranitá giá iniziato da parecchi anni. Il fenomeno delle zone franche, aziende a cui vengono concessi i diritti sulla gestione e sulla costruzione di intere fasi della produzione a prezzi bassissimi in cambio di lavoro per i cittadini di questi territori, é ormai diffuso in tutta l’america latina. In queste zone il diritto del lavoro viene deformato, plasmato, modellato per le esigenze economiche dell’azienda in cambio di salari bassissimi che non corrispondono con l’orario di lavoro realmente compiuto.

Una salute pubblica gratuita per tutti che, in fin dei conti, non é piú gratuita. Un intero sistema ibrido. Ospedali totalmente privati,  ospedali pubblici e privati, farmacie completamente private. Un sistema che costringe la popolazione a pagare prezzi folli per il loro stile di vita per esami e farmaci che sulla carta dovrebbero essere gratuite ma che in pratica, per i continui tagli, non lo sono.

Ortega si sta trasformando in Somoza nascondendosi dietro i valori individuati da Sandino. Il FSLN che sta progressivemnte diventando il suo opposto. Una rivoluzione che si trasforma nel suo opposto. Una involuzione evidente, involuzione dovuta alla sottomissione dei valori sociali per conseguire gli interessi economici.

Peró Sandino e i suoi valori vivono ancora.  




Sandino vive negli occhi gonfi di rabbia di Juan, un ragazzo di trent’anni conosciuto grazie alle nostre coordinatrici, che per primo mi ha parlato della storia del Nicaragua. Mi ha descritto la rivoluzione, mi ha indicato i valori della rivoluzione, mi ha mostrato le atrocitá di Somoza e mi ha mostrato le diseguaglianze causate da Ortega.

Sandino vive nella lotta dei campesinos per la salvaguardia dei loro diritti, nella loro crociata per la sensibilizzazione dei diritti, nei loro valori sociali e nella loro autonomia.

Sandino vive, ma quando risorgerá?




 Filippo V.
















[1] Nueva Vida: quartiere di Ciudad Sandino, costruito dopo l’avvento dell’uragano Mitch nel 1998, dove svolgiamo la nostra esperienza di volontariato.
[2] Alberi della vita: strutture di ferro che rappresentano alberi presenti nelle vie principali di Managua

[3] PLC: Partido Liberal Costitutionalista
[4] Campesinos: termine usato per indicare gli abitanti delle zone rurali del Nicaragua.
[5] Sandino viene considerato il precursore dell’educazione poplare. Nelle montagne della Segovia, dove venne a costituirsi uno dei princiali accampamenti della resistenza Sandinista, promosse un dipartimento docente con il compito di insegnare a leggere e a scrivere ai componenti del suo esercito. Nel 1980 il FSLN diede impulso alla “Cruzada de alfabetización” che insegnó a 406.056 persone a leggere e a scrivere.
[6] Cuba: Sui muri, in alcune chiese e sulle bandiere di Nueva Vida, di Managua e delle principali cittá del Nicarauga, compaiono molto spesso murales che rappresentano l’immagine di Sandino e di Fonseca a fianco a Ernesto “Che” Guevara.
[7] Movimento Campesinos: movimento di “contadini” che abitano le zone rurali interessati dalla costruzione del canale. Dal 2013 ad oggi organizzano marce di protesta  contro il governo per difendere i propri diritti di proprietá su quelle terre da espropriare. Nella stragrande maggioranza dei casi le manifestazioni finiscono con violente repressioni da parte di polizia ed esercito.

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