Il mio “incontro con l’altro” ha avuto luogo durante una
messa a Vale, un piccolo paesino dove ci siamo recati per un weekend.
In particolar modo, vorrei condividere quello con una
vecchia signora che mi verrebbe da descrivere come una “perfetta befana”: naso
adunco, mento sporgente, volto rugoso e un foulard che le avvolgeva la testa;
unico vezzo nel suo abbigliamento, un paio di scarpe con i lustrini.
Una volta entrati in chiesa, abbiamo cercato dei posti
liberi sulle panche e, con la mia solita fortuna, mi sono ritrovata seduta
dietro una grande colonna di pietra che mi copriva buona parte della visuale.
Accanto a me, la sopracitata signora ci stava squadrando da capo a piedi. In
realtà, dopo una breve occhiata intorno a noi, capii che non era la sola: avevamo
addosso gli occhi di tutti. Inizialmente interpretai la cosa in modo negativo,
pensavo esprimessero malevolenza e diffidenza. Compresi solo in seguito che la
loro era semplice curiosità. La signora accanto a me, infatti, cominciò ben
presto a parlarci in georgiano; dopo averle spiegato che non riuscivamo a
capirla in quanto italiani, ci ha riservato un bellissimo sorriso e si è
stretta maggiormente verso l’esterno della panca, in modo da farmi vedere al di
là della colonna. In seguito, a messa iniziata, si è addirittura alzata e ha
cambiato posto per farci stare tutti più comodi.
A fine messa, invece, ci ha rivolto ancora qualche parola in
georgiano, che purtroppo non siamo riusciti a capire, ma i suoi sorrisi
benevoli ed i suoi gesti mi sono rimasti impressi. Atti semplicissimi, cui
forse non tutti avrebbero riservato la stessa attenzione che vi ho prestato io,
ma che riassumono quella che per me è stata la Georgia: una summa di piccoli
gesti. Dal bambino che ci abbraccia prima di tornare a casa, alle parole, ai
sorrisi e ai frutti che ci hanno regalato come ringraziamento alcune delle
persone a cui abbiamo portato i pasti. Azioni inaspettate per me, ma così
candide e spontanee da parte loro da essermi rimaste nel cuore, perché sono
state proprio queste a darmi la certezza di aver fatto qualcosa di giusto.
Costanza
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