giovedì 31 agosto 2017

Bolivia: Incontrarsi in un altro continente


E’ una settimana che sono in Italia, sette giorni di immagini che scorrono davanti ai miei occhi, di abbracci con i miei amici, con i miei cari genitori… appena ti incontri la frase fatidica :
Allora Boliviana, raccontaci il tuo viaggio”
Dopo questa frase ogni volta appare un sorriso sulla mia bocca, gli occhi viaggiano, forse il mio sguardo si fa lontano e assente, o forse è semplicemente “pieno”.
SI’ E’ PIENO, perché certe cose non si possono raccontare fino in fondo, certe emozioni che ti fanno vibrare l’anima non possono riassumersi in una risposta ad una domanda.
A Cochabamba tutto era diverso: colori, odori, mezzi di trasporto...gli incontri iniziavano proprio sui “trufi”, mi piaceva osservare le persone attorno a me, catturare i loro spostamenti, le loro piccole abitudini che scaldano il cuore.
Ricordo un ritorno verso casa, dopo una giornata di servizio impegnativa, dove le domande nella mia testa erano sempre troppe, e lì davanti a me un papà con in braccio la sua bambina, tantissime coccole per quel genitore con sua figlia, baci ed abbracci che mi avevano scaldata e fatto sentire un pochino meno triste ed impotente.
Impotenza … sì, a volte, quando ti ritrovi con 30 bambine che vivono in un hogar, spesso abbandonate dai loro genitori, con storie difficili alle loro spalle, magari a soli 3 anni, con ferite profonde, che certe volte non permettono di mettere in moto quella solidarietà e aiuto, che ti aspetti di trovare da bambine accomunate da un destino simile. Mi sono sentita disarmata e impotente; in quei momenti mi hanno aiutata i piccoli gesti.. aiutarle a lavare i panni, stenderli e dopo la fatica ,“rubare” un mandarino e assaporarlo al sole, in un angolino, lontane da tutto. Io sola con quelle bambine, ascoltarle e sorridere mentre accarezzavo i loro capelli era un gesto bello, che ridava tranquillità e serenità.
Nella mia valigia non mi porto le coloratissime stoffe Boliviane, lì dentro ho chiuso voci, occhi, storie di vita che Natalia, Jasmina, Andres, la Duena de la cocina e i venditori della cancha in quel momento hanno deciso di condividere con me. Lì dentro ho chiuso storie di preti e suore missionarie, che dedicano la loro vita a persone in difficoltà, gente, a volte, incapace di dire GRAZIE, custodisco la fatica di una terra contraddittoria, che però ha la magia di entrarti dentro, di creare appartenenza anche in poche settimane di servizio.
In Bolivia ho toccato con mano il significato di questa frase:

Un sorriso è spesso l’essenziale.
Si è pagati da un sorriso.
Si è ricompensati da un sorriso.
Si è animati da un sorriso”


GRAZIE BOLIVIA!

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