giovedì 3 settembre 2015

MOLDOVA: i bambini moldavi sono neri?

18 agosto, Milano. Casa mia.
Pomeriggio con i nipoti raccontando la Moldova.
"Zia, ma i bambini moldavi sono neri?"

Una domanda semplice, spontanea, la più naturale del mondo. La piccola M. conosce bene la storia dei tanti bambini della Guinea Bissau, dove ormai da molti anni è missionario un amico di famiglia. Conosce la loro giornata, i loro riti, le loro abitudini, i frutti strani che mangiano, quanta strada fanno al mattino per andare a scuola, che a volte non hanno tutti i giochi che vorrebbero e nemmeno tutti i materiali per la scuola che gli servirebbero. Mentre racconto, alcune storie di acqua dal pozzo, di bambini con genitori emigrati lontani, di fratelli piccoli che badano a quelli ancora più piccoli risvegliano in lei quelle stesse storie che la mamma gli racconta sui bambini della Guinea Bissau. I bimbi della Guinea sono neri però, quindi la domanda è davvero spontanea: "i bambini moldavi sono neri?".


Quello di M. è un collegamento spontaneo, naturale, tra le sue esperienze di vita, innocente però. Per molti adulti, invece, il fatto che la povertà e le problematiche sociali siano solo un problema del Sud del mondo è una convinzione radicata nella mente, quasi scontata. Siamo "abituati", anche se questo aggettivo non dovrebbe mai essere utilizzato per questo, alle "storie" dell'Africa, del Sud America e di qualche altro paese lontano che vive le sue profonde difficoltà. Sono notizie di ogni giorno, a cui il nostro orecchio ha iniziato a farci l'abitudine. Ma sono storie così lontane, così distanti dalla nostra esistenza europea, la quale, nonostante crisi economiche e difficoltà quotidiane, continua a scorrere veloce e perché no anche felice.

Da un certo punto di vista è quasi rassicurante che queste "storie" provengano da terre così lontane. Questo ci consente di poter prendere le distanze, di sentirci "altro", diversi, di convincerci che qui da noi tutto ciò non accadrebbe mai. La diversità di razza, etnia, colore della pelle, lingua, costumi, riti ci permette di instaurare una distanza rassicurante tra noi e "loro". Quasi un sentimento di superiorità, ma soprattutto di convinzione che siano dinamiche, problematiche, necessità, difficoltà che non ci appartengono, che non potranno mai accadere a noi.

I bambini moldavi di Costuleni e Coscalia sono bianchi però, esattamente come noi. Hanno sì quei stupendi occhi azzurri e capelli biondi che a una "morettona" come me mancano, ma ci sono anche bambini con capelli scuri e ricci come i miei e la differenza allora è praticamente inesistente. Sono bambini, all'apparenza, come quelli di Rho, Garbagnate, Erba e via dicendo, sono esattamente come loro con gli occhi grandi che guardano sempre in alto capaci di stupirsi e meravigliarsi ad ogni più piccolo rumo re.


E questa somiglianza a volte fa paura, non c'è più possibilità di porre una distanza tra noi e loro, non c'è possibilità di dire che sono diversi da noi, che i loro problemi sono di un altro "mondo".

La Moldova è Europa, forse non politicamente, ma pur sempre Europa. La richiesta di ingresso nell'Unione Europea giace ancora sul tavolo di qualche burocrate. E l'Unione Europea non è poi così lontana, i confini della Romania, membro UE, sono oltre il fiume Prut che costeggia proprio la città di Costuleni. Basta allungare il braccio per sentirla già più vicina.

Siamo vicini di casa. Siamo così vicini eppure così lontani.
La Moldova ricorda un po' l'Italia di 50 anni fa. Fortemente rurale, con una campagna piena di animali, con i pozzi dell'acqua, con il vino fatto in casa, con uomini e donne che si rimboccano le mani negli orti, con bambini che corrono nelle vie sterrate giocando a piedi nudi e con la faccia sporca di terra, con una generosità contadina che viene dal cuore capace di offrirti tutto ciò che possiede e anche di più, con molti cari emigrati all'estero in cerca di un lavoro e di maggiori opportunità.


La Moldova è una terra senza generazione intermedia perché tutta all'estero a lavorare. E' un popolo di anziani e di bambini, tanti bambini. E' un paese dove si è costretti a crescere in fretta, ad assumere responsabilità, a prendersi cura dei propri cari e di sé stessi.

E' un paese con una vasta campagna da cui i giovani scappano perché non è in grado di offrirgli tante opportunità. E' un paese dove gli anziani rimpiangono il blocco sovietico, perché "si stava meglio quando si stava peggio", ma per lo meno una buona condizione di vita era garantita a tutti. 


La Moldova mette in crisi un po' la certezza che in Europa si stia tutti bene, che tutti abbiano pari opportunità, che sia un "mondo felice", dove le difficoltà e le problematiche siano minime.

La Moldova ti costringe a guardarti intorno, ad aprire gli occhi, a renderti conto che di situazioni, difficoltà, problematiche, bisogni è pieno il mondo, anche in Europa, anche in Italia, anche a Milano, anche nel tuo quartiere, anche nella tua strada, anche nel tuo palazzo, anche nella vita del tuo vicino.

E mentre apro gli occhi e mi guardo intorno, mi ricordo.
Maggio 2014, Oratorio. Gruppo Adolescenti.
"Giulia, c'è tutta questa gente che va ad aiutare in Africa, in Sudamerica, bello, ma a noi chi ci pensa? Anche qui ci sono tanti problemi, cose che non vanno, e a noi chi viene ad aiutarci?"

Con l'arroganza che solo un adolescente può avere mi costringe a pensare e a guardare a tutto quello che ancora c'è da fare. Anziani in difficoltà, giovani famiglie in ristrettezze economiche, persone di tutte le età che affollano le mense della Caritas, adolescenti in cerca di qualcosa, senza sapere bene cosa. Queste sono difficoltà di qui, delle nostre città, del nostro oggi.

E la Moldova è stata questo. E' stata una botta forte in testa, un invito ad aprire gli occhi, ma soprattutto il cuore; a guardare tra la mia gente, nella mia città, nelle mie strade; a capire che la povertà e la ricchezza hanno più di una faccia e a volte è difficile riuscire a scorgerle nel tram-tram delle nostre vite; a donarsi e anche un po' ricevere, per donare ancora, sempre di più; a farsi avanti e metterci la faccia per fare qualcosa, anche una cosa piccolissima, come piantare un cestino in mezzo a una grande strada. Un invito ad AMARE.

Si riparte da qui.                                                                                                                            
Grazie Moldova!

Giù :)

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