18 agosto, Milano. Casa mia.
Pomeriggio con i nipoti raccontando la Moldova.
"Zia, ma i bambini moldavi sono neri?"
Una domanda semplice, spontanea, la più naturale
del mondo. La piccola M. conosce bene la storia dei tanti bambini della Guinea
Bissau, dove ormai da molti anni è missionario un amico di famiglia. Conosce la
loro giornata, i loro riti, le loro abitudini, i frutti strani che mangiano, quanta
strada fanno al mattino per andare a scuola, che a volte non hanno tutti i
giochi che vorrebbero e nemmeno tutti i materiali per la scuola che gli
servirebbero. Mentre racconto, alcune storie di acqua dal pozzo, di bambini con
genitori emigrati lontani, di fratelli piccoli che badano a quelli ancora più
piccoli risvegliano in lei quelle stesse storie che la mamma gli racconta sui
bambini della Guinea Bissau. I bimbi della Guinea sono neri però, quindi la
domanda è davvero spontanea: "i bambini moldavi sono neri?".
Quello di M. è un collegamento spontaneo, naturale, tra le sue
esperienze di vita, innocente però. Per molti adulti, invece, il fatto che la
povertà e le problematiche sociali siano solo un problema del Sud del mondo è
una convinzione radicata nella mente, quasi scontata. Siamo "abituati",
anche se questo aggettivo non dovrebbe mai essere utilizzato per questo, alle
"storie" dell'Africa, del Sud America e di qualche altro paese
lontano che vive le sue profonde difficoltà. Sono notizie di ogni giorno, a cui
il nostro orecchio ha iniziato a farci l'abitudine. Ma sono storie così lontane,
così distanti dalla nostra esistenza europea, la quale, nonostante crisi
economiche e difficoltà quotidiane, continua a scorrere veloce e perché no
anche felice.
Da un certo punto di vista è quasi rassicurante che queste
"storie" provengano da terre così lontane. Questo ci consente di
poter prendere le distanze, di sentirci "altro", diversi, di convincerci
che qui da noi tutto ciò non accadrebbe mai. La diversità di razza, etnia, colore
della pelle, lingua, costumi, riti ci permette di instaurare una distanza
rassicurante tra noi e "loro". Quasi un sentimento di superiorità, ma
soprattutto di convinzione che siano dinamiche, problematiche, necessità,
difficoltà che non ci appartengono, che non potranno mai accadere a noi.
I bambini moldavi di Costuleni e Coscalia sono bianchi però, esattamente come noi. Hanno sì quei stupendi occhi azzurri e capelli biondi che a una "morettona" come me mancano, ma ci sono anche bambini con capelli scuri e ricci come i miei e la differenza allora è praticamente inesistente. Sono bambini, all'apparenza, come quelli di Rho, Garbagnate, Erba e via dicendo, sono esattamente come loro con gli occhi grandi che guardano sempre in alto capaci di stupirsi e meravigliarsi ad ogni più piccolo rumo re.
E questa somiglianza a volte fa
paura, non c'è più possibilità di porre una distanza tra noi e loro, non c'è
possibilità di dire che sono diversi da noi, che i loro problemi sono di un
altro "mondo".
La Moldova è Europa,
forse non politicamente, ma pur sempre Europa. La richiesta di ingresso
nell'Unione Europea giace ancora sul tavolo di qualche burocrate. E l'Unione
Europea non è poi così lontana, i confini della Romania, membro UE, sono oltre
il fiume Prut che costeggia proprio la città di Costuleni. Basta allungare il
braccio per sentirla già più vicina.
Siamo vicini di casa.
Siamo così vicini eppure così lontani.
La Moldova ricorda un po' l'Italia di 50 anni fa. Fortemente rurale,
con una campagna piena di animali, con i pozzi dell'acqua, con il vino fatto in
casa, con uomini e donne che si rimboccano le mani negli orti, con bambini che
corrono nelle vie sterrate giocando a piedi nudi e con la faccia sporca di terra,
con una generosità contadina che viene dal cuore capace di offrirti tutto ciò
che possiede e anche di più, con molti cari emigrati all'estero in cerca di un
lavoro e di maggiori opportunità.
La Moldova è una terra senza
generazione intermedia perché tutta all'estero a lavorare. E' un popolo di
anziani e di bambini, tanti bambini. E' un paese dove si è costretti a crescere
in fretta, ad assumere responsabilità, a prendersi cura dei propri cari e di sé
stessi.
E' un paese con una vasta campagna da cui i
giovani scappano perché non è in grado di offrirgli tante opportunità. E' un
paese dove gli anziani rimpiangono il
blocco sovietico, perché "si stava meglio quando si stava peggio",
ma per lo meno una buona condizione di vita era garantita a tutti.
La Moldova mette in crisi un po' la certezza che in Europa si stia
tutti bene, che tutti abbiano pari opportunità, che sia un "mondo
felice", dove le difficoltà e le problematiche siano minime.
La Moldova ti costringe a
guardarti intorno, ad aprire
gli occhi, a renderti conto che di situazioni, difficoltà, problematiche,
bisogni è pieno il mondo, anche in Europa, anche in Italia, anche a Milano,
anche nel tuo quartiere, anche nella tua strada, anche nel tuo palazzo, anche
nella vita del tuo vicino.
E mentre apro gli occhi e mi guardo intorno, mi ricordo.
Maggio 2014, Oratorio. Gruppo
Adolescenti.
"Giulia, c'è tutta questa gente che va ad aiutare in Africa,
in Sudamerica, bello, ma a noi chi ci pensa? Anche qui ci sono tanti problemi,
cose che non vanno, e a noi chi viene ad aiutarci?"
Con l'arroganza che solo un adolescente può avere mi costringe a
pensare e a guardare a tutto quello che ancora c'è da fare. Anziani in
difficoltà, giovani famiglie in ristrettezze economiche, persone di tutte le
età che affollano le mense della Caritas, adolescenti in cerca di qualcosa,
senza sapere bene cosa. Queste sono
difficoltà di qui, delle nostre città, del nostro oggi.
E la Moldova è stata questo. E' stata una botta forte in testa, un
invito ad aprire gli occhi, ma soprattutto il cuore; a guardare tra la mia
gente, nella mia città, nelle mie strade; a capire che la povertà e la
ricchezza hanno più di una faccia e a volte è difficile riuscire a scorgerle
nel tram-tram delle nostre vite; a donarsi e anche un po' ricevere, per donare
ancora, sempre di più; a farsi avanti e metterci la faccia per fare qualcosa,
anche una cosa piccolissima, come piantare un cestino in mezzo a una grande
strada. Un invito ad AMARE.
Si riparte da qui.
Grazie Moldova!
Giù :)
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