La valle di Pocona vista dall'alto del cimitero incaico. |
Una cholita che porta al pascolo le vacche |
Sono tante le cose che avrei voluto scrivere, avrei voluto
raccontare del narcotraffico in Bolivia, avrei voluto narrare le carceri di Cochabamba,
avrei voluto dipingere a parole la festa di Urkupiña e le sue contraddizioni e
forse qualcos’altro ancora e non è detto che non giorno non si torni a scrivere
sul blog di MICASCEMI, ma per il momento questo è il post di fine servizio.
Un anno è lunghissimo, quando sta per incominciare non si
vede la fine e quando lo si vede dalla fine, quando si chiude la casa e si
imballano gli ultimi interminabili oggetti di casa (e chi ha traslocato almeno
una volta nella vita sa di cosa sto parlando), ci si rende conto che è stato un
anno lunghissimo, che si sono fatte molte cose, che si è vissuto un sacco di
esperienze. Ma mentre lo si vive, mentre si è dentro al momento, il tempo
scappa via dalle mani, è difficile trovare un istante per fermarsi a
riflettere, è difficile fermare momenti, immagini, emozioni e volti
semplicemente nella memoria.
La valle di Pocona vista dall'alto del cimitero incaico |
Per questo ho sentito il bisogno di comprare una macchina
fotografica, per necessità narrative, ma anche per avere delle immagini sulle
quali riflettere, dei ricordi miei, dei momenti che ho vissuto e che sono
riuscito a fermare in uno scatto. Vedere le foto mi aiuta a rendermi conto del
tempo passato in Bolivia, delle cose fatte e vissute.
Hermana Cherubina che porta la comunione agli infermi di Vacas |
Ma non è stato un anno facile, non è stato un anno che si
può riassumere semplicemente con la parola: “bello” o, passatemi il
francesismo, “figo”. Quando le
persone, amici, conoscenti, famigliari, compagni di squadra ti chiedono come è
andata, e ti dicono sorridendo: “chissà che bello, chissà che figata”, beh viene da sorridere difronte
a queste affermazioni e non si sa mai cosa rispondere, ma soprattutto come
rispondere. Si è stato un bell’anno, è stato un anno utile per tanti motivi ed è un’esperienza che se si pensa di essere
pronti raccomanderei, ma ciò non toglie che è stato un anno difficile, un anno
dove ho vissuto, dove tutti noi che eravamo in servizio civile abbiamo vissuto,
con tutte le cose belle, le difficoltà e le contraddizioni della vita, abbiamo
vissuto all’estero in mondi che non erano i nostri, ci siamo dovuti adattare e
cambiare qualcosa in noi.
Volti di campesinos |
Questo tepore è confortante e allo stesso tempo soffocante,
si ha come la sensazione che c’è qualcosa di più che casa propria, che la
quotidiana routine che sempre si ha vissuto. Eppure, eppure bisogna rientrare,
non si può vivere sempre lontani, non ci si può isolare. Dicendo che bisogna
rientrare intendo che bisogna rientrare anche con la testa, non solo
fisicamente. Ritengo di essere fortunato da avere l’università ancora da
finire, ciò ad un certo punto mi ha come fatto preparare al rientro a casa,
alla domanda: “sei dispiaciuto di andartene?” la risposta era: “no è il
momento”. Bisogna imparare a vivere con gioia ogni giorno, a vivere con
felicità le piccole cose di tutti i giorni e a rendere ogni attimo, ogni
momento speciale, senza aspettare le grandi occasioni, ma creandole dentro ogni
giorno, cercandole dentro quello che ci circonda. A tutti quelli che pensano di
essere troppo grandi o troppo fighi per
leggere storielle per bambini, io consiglio ugualmente di leggere “Lo Hobbit”, che si chiama anche: “Andata e ritorno”. Tolkien, volendo narrare una favola per bambini
alla fine ha raccontato la storia di una vita, mai titolo fu più azzeccato. Ogni
viaggio deve avere un inizio e una fine, bisogna sapere quando è il momento di
partire, ma così anche bisogna sapere quando è il momento di tornare, di
chiudere un capitolo, così da poterne aprire un altro e iniziare un altro
viaggio, iniziare una nuova strada.
La vita è fatta a tappe e tutte queste tappe penso che
debbano essere collegate da un filo conduttore, bisogna avere un mappa, sul
quale muoversi, improvvisare cambiare direzione, tornare indietro
eventualmente. La vita è fatta di rituali e bisogna saperli sfruttare, perché
aiutano e vanno presi con la giusta importanza leggera.
Boh i pensieri sono tanti e ci vuole tempo per riordinarli,
è esattamente un po’ come aver fatto un trasloco, i libri si mettono via nelle
scatole, ma una volta nella nuova casa, o una volta tornati (come è il mio
caso, dalla Bolivia mi sono portato via 46kg di libri) bisogna rimetterli sulla
libreria in maniera che siano fruibili. O è come con le foto di un viaggio,
mentre si è in viaggio si scatta finché si ha batteria, ma a fine giornata o
una volta tornati a casa si collega la macchina fotografica al computer, si
scaricano le foto e le si riordina.
Bene adesso la smetto di tediare, torno a mettere a posto le
mie foto e a continuare a percorrere la mia di strada. Comunque sulla strada
non si sa mai lo que puede pasar e io
penso sempre che un hasta luego es mejor
que un adios.
Viene il giorno in cui chiedi a te stesso
dove voli
viene il tempo in cui ti guardi e i tuoi sogni son caduti
E' il momento di rischiare di decidere da soli
non fermarsi e lottare per non essere abbattuti
RIT.viene il tempo in cui ti guardi e i tuoi sogni son caduti
E' il momento di rischiare di decidere da soli
non fermarsi e lottare per non essere abbattuti
Spingerò i miei passi sulla strada
passerò tra i rovi e l'erba alta
la gioia m'ha trovato la pienezza
non starò più seduto ad aspettare
Sulle spalle una mano che si spinge a trattenere
vuol fermare l'avventura ma ritorno a camminare
ho incontrato troppa gente che mi ha dato senza avere
voglio dare queste braccia non c'è molto da aspettare.
RIT.
E' parola come vento
tra le porte quella stretta
gli uni gli altri nell'amore
non avere che un canto
questo tempo non ha niente
da offrire a chi aspetta
prende tutto prende dentro
sai fin dove non sai quanto.
RIT.
Non è strada di chi parte
e già vuole arrivare
non la strada dei sicuri
dei sicuri di riuscire
non è fatta per chi è fermo
per chi non vuol cambiare
E' la strada di chi parte
ed arriva per partire.