"Più le cose cambiano, più restano uguali" era scritto in qualche romanzo
classico, ed è proprio così che mi sembra sia in questo momento, in cui inizio a
tirare le fila di questo anno trascorso in servizio civile a Bucarest. Bogdan
è un ragazzo di strada diciassettenne, vissuto nei canali sotterranei della
capitale, da quando all'età di sette anni scappò dall'orfanotrofio, in cui lo
aveva portato la madre, che non aveva la possibilità di mantenerlo. L'ho
conosciuto al centro diurno che offre aiuto e sostegno ai tanti ragazzi che
ancora popolano le strade della città. Dopo tante giornate passate insieme a
chiacchierare e giocare, che gioia vederlo cercare un lavoro tra gli annunci del
quotidiano e poi venire a sapere che, finalmente, aveva un tetto sulla testa e
dei vestiti puliti e della taglia giusta. Che gioia vedere uno che ce la fa, che
riesce a cambiare, a fare la svolta.
Finché un giorno lo ritrovo al centro, che sonnecchia con la testa appoggiata al termosifone, la faccia sporca e i vestiti troppo grandi. E' bastato un errore e ha perso tutto.
Non siamo qui per cambiare il mondo e salvare i popoli e forse nemmeno riusciremo a salvare una sola persona, ma possiamo starle vicino, farla sentire accolta e amata. Farsi prossimo di chi soffre, di chi vive nel disagio e nel fallimento, condividere le fatiche, gli ostacoli, ma anche i momenti fugaci di gioia e serenità. E' questo che significa per me essere una volontaria in servizio civile.
Finché un giorno lo ritrovo al centro, che sonnecchia con la testa appoggiata al termosifone, la faccia sporca e i vestiti troppo grandi. E' bastato un errore e ha perso tutto.
Non siamo qui per cambiare il mondo e salvare i popoli e forse nemmeno riusciremo a salvare una sola persona, ma possiamo starle vicino, farla sentire accolta e amata. Farsi prossimo di chi soffre, di chi vive nel disagio e nel fallimento, condividere le fatiche, gli ostacoli, ma anche i momenti fugaci di gioia e serenità. E' questo che significa per me essere una volontaria in servizio civile.
Chiara