Caro Amico,
ti scrivo perchè sono tornata. Il mio mese in Perù è terminato e io, beh, io mi sento svuotata e ricolma al tempo stesso. È già passato qualche giorno dal mio rientro a casa e ora posso scriverti. Posso scriverti del piccolo Sharon, o della dolce Jeimy. Posso scriverti del giovane Ricardo e di Giovanni e Chiara. Posso parlarti a lungo di luoghi, volti, emozioni, paure, sorrisi e pianti. Posso descriverti la fatica di quei momenti e la gioia dopo una lunga giornata corsa da un posto all'altro, con pochi momenti di pausa... posso, potrei.... ma non voglio. Oggi in questa lettera voglio parlarti di un'Amica speciale, che incontrai per la prima volta domenica 8 agosto quando io e le mie compagne cantieriste mettemmo piede sul suolo di Agua Dulce, dove da qualche tempo sono iniziate le invasioni, ossia stanziamenti e assembramenti umani. Le persone ad Agua Dulce vivono in casa di estera o di adobe, patendo la calura estiva e soffrendo il gelido vento umido che soffia dall'oceano nei mesi invernali. Qui La vidi la prima volta. Era fuori e bussava incessantemente a tutte le porte, la gente non voleva che entrasse a sporcare una casa nata già polverosa e misera. Tutti la rifiutavano, ma Lei imperterrita tornava giorno dopo giorno, istante dopo istante e bussare a tutte le porte fisiche e mentali che ogni persona erige a protezioni dei propri possedimenti. Essa vide che La stavo scrutando e scaltra e maligna si avvicinò a me. Io non La riconobbi per quella che era subito alla prima occhiata. Allora Lei, indignata, soffiò contro di me e io finalmente La percepii..... sentii la Povertà come mai prima di allora. Sentii il suo odore portato dal vento fino alle mie narici. Il suo odore forte e acre misto alla polvere, sua eterna compagna. Polvere e Povertà due parole simili che da quel giorno la mia mente ha reso inscindibili. Insomma, caro amico, la Povertà mi scorse e corse ad abbracciarmi. Io mi pietrificai, cercai di scacciarLa di allontanarLa da me, ne ebbi paura e cercai di costringere i miei occhi verso il cielo. Non volevo vederLa, toccarLa o sentirLa in alcun modo. Poi ad un certo punto, non so come, non so perchè, mi accorsi che ero io ad abbracciare la Povertà, a volerLa vicina al mio cuore, iniziai ad amarLa e a comprenderLa. E in quell'istante i miei occhi videro attraverso di Essa, e videro la vita, la realtà e la ricchezza. Fu come indossare gli occhiali per la prima volta e notare la moltitudine di foglie che popolano i rami degli alberi, distinguendole una dall'altra. E vedendo Essa ed attraverso Essa vidi volti, sguardi, mani, carezze, abbracci, amore, curiosità, amicizia e tanta ricchezza. Quelle misere baracche per un istante mi parvero regge splendenti e la polvere si tramutò in una soffice erba smeraldina.
Scoprii la ricchezza dove inizialmente vidi la povertà e scoprii povertà dentro di me, i falsi miti di una vita, le fatue ambizioni di gloria e riscatto sociale... oh che orizzonti mi sono sempre prefissa? Cosa ho inseguito? Cosa sto inseguendo? Chi sono stata? Chi sono e sarò? Caro Amico, tu non hai visto e per questo forse ti sembro strana, ti sembro diversa. Non hai avuto l'immensa fortuna di abbracciare piccoli bambini con occhi da adulto, non sai come ci si sente dopo una giornata passata a cercare di donare qualcosa di te agli altri e non sai quanto invece di dare ho ricevuto. Per questo i miei nuovi orizzonti ti sembrano vane utopie. Mai io ho visto, ho respirato Polvere, mi sono vestita, anche se solo per un breve momento, di Povertà; io non posso continuare a chiudere gli occhi ora che per la prima volta ho potuto vedere oltre i confini del mio essere finito. Ho incontrato il Mondo Altro e scoperto un'Amica inaspettata. Per questo ti scrivo per l'ultima volta e per l'ultima volta ti chiamo Amico perchè è tempo di camminare verso un'altra direzione, magari non sarà quella giusta, ma io la percorrerò lo stesso e so che devo abbandonarti, devo cambiare e tu per una questione di estrema logica non puoi venire con me, non capiresti. Per questo di saluto. Addio vecchio Amico, addio a te che sei stato il compagno di questi anni, addio mio vecchio IO.
Letizia Rivolta, Elisa Gritti e Irene Raso
Questa "storia" è la vincitrice (ex aequo) del concorso "Che storia!" indetto dal Settore Internazionale di Caritas Ambrosiana tra i partecipanti all'edizione 2010 dei Cantieri della Solidarietà.
Grazie
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