sabato 18 giugno 2011

Un Paese per Vecchi


Ho assimilato l'idea di “casa” il mattino dell'undici Giugno, quando ancora rintronata dalla sveglia ho
sorseggiato il primo caffè del mattino e preso fra le mani il giornale: una piccola routine che mancava alle mie giornate ormai vissute nel web.

..E come spesso accade alienandosi dalla realtà che “ci” vive, sono i nostri stessi pensieri a prenderci alla sprovvista.

Riflessioni che migrano anch'esse assieme a noi e che, catapultate in una realtà che non le riguarda, si fanno più intense , disgreganti : mandando in frantumi ogni convincimento.

E' complicato visualizzare qualcosa di cui non si ha conoscenza: la prima volta che ho sentito il termine “ internat” non ho pensato a niente, la prima volta che ho visto un “internat” , ho capito tutto.


Eredità del regime sovietico, gli Internat nascono come centri di accoglienza per bambini dotati, ma presto diventano mezzo utile alle famiglie che decidono di migrare per lasciarvi i figli . Con la promessa (un giorno) di tornare, queste famiglie non fanno che determinare una nuova generazione di orfani sociali.

Un quarto di popolazione in età lavorativa emigra , più del 50 % dei bambini residenti nei villaggi subiscono l'assenza di uno o di entrambi i genitori, rimanendo spesso alle cure degli anziani . Le difficili situazioni di vita spingono queste persone ad intraprendere il viaggio anche sprovviste dei documenti necessari, diventando frequentemente vittime della tratta degli essere umani.

E come un “cane che si morde la coda”, molti dei dei genitori che rimangono in patria sono alcolizzati ed è la violenza domestica un' altro fattore determinante che spinge i bambini ad allontanarsi da casa, diventando facili prede delle organizzazioni criminali.

Passeggiando fra gli stretti corridoi degli internat, mi rendo conto della minaccia intrinseca di questo luogo. Se rifletto sul mondo conoscibile, di cosa questi bambini hanno esperienza?


.. Di 4 mura, 50 persone in tutto, abiti smessi e di qualche nozione di matematica...


«...alla dimora della prigione, e la luce del fuoco che vi è dentro al potere del sole. Se poi tu consideri che l'ascesa e la contemplazione del mondo superiore equivalgono all'elevazione dell'anima al mondo intelligibile, non concluderai molto diversamente da me . Nel mondo conoscibile, punto estremo e difficile a vedere è l'idea del bene; ma quando la si è veduta, la ragione ci porta a ritenerla per chiunque la causa di tutto ciò che è retto e bello, e nel mondo visibile essa genera la luce e il sovrano della luce, nell'intelligibile largisce essa stessa, da sovrana, verità e intelletto.»


Noi sappiamo aggirare il pericolo perché ne abbiamo coscienza, ma loro no e spesso ( per volontà di riscatto) , è dello stesso pericolo che si nutrono.

Troppo piccoli per rimanere soli, troppo arrabbiati per sognare: li immagino chiudere gli occhi per inventare un posto che non c'è..

1 commento:

  1. R.MOLDOVA ARE NEVOE DE VOLUNTARI!

    Bravo Elisa.

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    Tatiana Nogailic

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