Strategicamente parlando:
- emigrare conviene;
- il governo ci aiuta ad andare via;
- domani finalmente saremo attori e non spettatori del mercato;
- nel frattempo abbelliscono la nostra terra.
Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) negli Stati Uniti ci sono circa 600.000 immigrati messicani e il governo statunitense stima circa 10 milioni di indocumentati sul suo territorio (immigrati illegali provenienti da tutta l’America Centrale).
Per la Banca Mondiale “è chiaro che la migrazione e le rimesse in valuta pregiata hanno un ruolo importante nella riduzione della povertà degli stati del sud del Messico”.
Secondo gli esperti, infatti, i vantaggi delle rimesse sono molteplici:
* capitali freschi per chi non ha accesso al credito,
* via d’uscita da periodi di crisi dovuti a siccità e crollo del raccolto,
* oscillazione dei prezzi dei mercati,
* eccetera...
Questo, insieme agli interventi del governo messicano (PROCAMPO, PROGRESA, FISM), permetterà di alleviare “i costi sociali” sostenuti dalle famiglie quali la separazione dei coniugi, i bambini che abbandonano le scuole per i campi, ecc.
Si dice che ogni scelta comporti un’attenta valutazione dei costi e dei benefici. La scelta di emigrare è certamente razionale dal punto di vista economico: “sono povero perché vivo con meno di un dollaro al giorno, quindi vado dove me ne danno almeno otto”. Improvvisamente non sono più povero perché con i soldi non si può essere poveri.
Abbandonare la propria casa conviene.
Le statistiche insieme ai policymaker sorridono.
La BM ha ragione: bisogna andare via.
A rendere più difficile la mia scelta c’è la famiglia, il figlio piccolo, la moglie che dovrà curare il campo al posto mio.
Ci vorrà un po’ di tempo perché io riesca a mandare soldi a casa. Fortunatamente per ogni ettaro di terreno il governo mi da un po’ di pesos ogni anno (sussidio all’agricoltura per migliorare i livelli di produzione in barba a tutte le regole sul libero commercio), in più alle donne con figli garantisce una paga mensile e visite ginecologiche gratuite.
La scelta è più facile.
Il governo rassicura: si può andare via.
I soldi generano un circolo virtuoso e, poco a poco, un ”inserimento” di fasce disagiate della popolazione all’interno del mercato produttivo.
“Inserimento” è, da un lato, capacità di produzione di altri soldi e, dall’altro, capacità di spesa. In altre parole significa apprendere il funzionamento del mercato o anche apprenderne la bellezza.
Il vicino è stato negli Stati Uniti. Ora ha una casa di mattoni e una macchina.
Ci provo anche io.
Mercato significa anche capacità di consumo per aumentare la percezione (sociale) del proprio benessere.
La BM, nello stesso testo, avanza alcuni consigli al governo messicano per migliorare gli effetti benefici del processo (tutti i + nel sistema decisionale).
Perché il mercato funzioni occorrono “diritti di proprietà” ben definiti e un sistema giudiziario che li garantisca.
La struttura ejidal delle comunità messicane (un incomprensibile miscuglio di proprietà privata e comunitaria) non aiuta ad agilizzare il processo. Il governo messicano interviene con un nuovo programma, il PROSEDE. Improvvisamente si diventa proprietari della terra che la comunità aveva affidato in gestione.
Ora un documento certifica in modo indubitabile il diritto di proprietà. L’alienazione o l’alterazione del bene in questione (la terra) è una scelta che spetta al singolo individuo e non più alla comunità. Certamente il singolo valuterà la profittabilità economica della sua scelta [+ o -] ma la comunità (in senso ejidal) non esiterà più.
Nel frattempo il governo del Chiapas firma un accordo diretto con la Unione Europea (primo caso in cui la UE firma un accordo con un governo locale) per lo sviluppo sostenibile della Selva Lacandona ricca di petrolio e uranio e casa di quelli che non tanto sono d’accordo.
Vivere la selva è la missione del progetto, scoprire al mondo le incredibili bellezze che possiede è lo scopo.
Riassumendo.
I giovani chiapanechi si vanno a formare alla bellezza del mercato negli Stati Uniti, nel frattempo il governo prepara il loro ritorno. La terra è loro e non più della comunità cosicché, pieni di “iniziativa imprenditoriale”, potranno lanciarsi in attività economiche individuali o familiari. La comunità non esiste più quindi non esistono più tutti i diritti che i contadini possono ancora vantare sul governo nazionale.
Nel frattempo c’è da controllare l’annosa questione zapatista.
I militari sono già intorno alla selva ma non possono più entrarci (ufficialmente), così entrano i progetti dell’UE di sviluppo sostenibile. Con i soldi arrivati ci diranno che la povertà si è ridotta mentre la gente si è abituata a ricevere denaro: il governo non è più così male. I giovani rientrando non saranno più disposti a fomentare un gruppetto di gente che si oppone alle politiche centrali; hanno visto con i loro occhi che si può vivere bene con la televisione via cavo e i fast food.
Così gli zapatisti non esisteranno più per insufficienza di zapatisti e il Chiapas sarà il motore dell’economia messicana nel terzo millennio.
Rocco
dal sud del Chiapas
- emigrare conviene;
- il governo ci aiuta ad andare via;
- domani finalmente saremo attori e non spettatori del mercato;
- nel frattempo abbelliscono la nostra terra.
Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) negli Stati Uniti ci sono circa 600.000 immigrati messicani e il governo statunitense stima circa 10 milioni di indocumentati sul suo territorio (immigrati illegali provenienti da tutta l’America Centrale).
Per la Banca Mondiale “è chiaro che la migrazione e le rimesse in valuta pregiata hanno un ruolo importante nella riduzione della povertà degli stati del sud del Messico”.
Secondo gli esperti, infatti, i vantaggi delle rimesse sono molteplici:
* capitali freschi per chi non ha accesso al credito,
* via d’uscita da periodi di crisi dovuti a siccità e crollo del raccolto,
* oscillazione dei prezzi dei mercati,
* eccetera...
Questo, insieme agli interventi del governo messicano (PROCAMPO, PROGRESA, FISM), permetterà di alleviare “i costi sociali” sostenuti dalle famiglie quali la separazione dei coniugi, i bambini che abbandonano le scuole per i campi, ecc.
Si dice che ogni scelta comporti un’attenta valutazione dei costi e dei benefici. La scelta di emigrare è certamente razionale dal punto di vista economico: “sono povero perché vivo con meno di un dollaro al giorno, quindi vado dove me ne danno almeno otto”. Improvvisamente non sono più povero perché con i soldi non si può essere poveri.
Abbandonare la propria casa conviene.
Le statistiche insieme ai policymaker sorridono.
La BM ha ragione: bisogna andare via.
A rendere più difficile la mia scelta c’è la famiglia, il figlio piccolo, la moglie che dovrà curare il campo al posto mio.
Ci vorrà un po’ di tempo perché io riesca a mandare soldi a casa. Fortunatamente per ogni ettaro di terreno il governo mi da un po’ di pesos ogni anno (sussidio all’agricoltura per migliorare i livelli di produzione in barba a tutte le regole sul libero commercio), in più alle donne con figli garantisce una paga mensile e visite ginecologiche gratuite.
La scelta è più facile.
Il governo rassicura: si può andare via.
I soldi generano un circolo virtuoso e, poco a poco, un ”inserimento” di fasce disagiate della popolazione all’interno del mercato produttivo.
“Inserimento” è, da un lato, capacità di produzione di altri soldi e, dall’altro, capacità di spesa. In altre parole significa apprendere il funzionamento del mercato o anche apprenderne la bellezza.
Il vicino è stato negli Stati Uniti. Ora ha una casa di mattoni e una macchina.
Ci provo anche io.
Mercato significa anche capacità di consumo per aumentare la percezione (sociale) del proprio benessere.
La BM, nello stesso testo, avanza alcuni consigli al governo messicano per migliorare gli effetti benefici del processo (tutti i + nel sistema decisionale).
Perché il mercato funzioni occorrono “diritti di proprietà” ben definiti e un sistema giudiziario che li garantisca.
La struttura ejidal delle comunità messicane (un incomprensibile miscuglio di proprietà privata e comunitaria) non aiuta ad agilizzare il processo. Il governo messicano interviene con un nuovo programma, il PROSEDE. Improvvisamente si diventa proprietari della terra che la comunità aveva affidato in gestione.
Ora un documento certifica in modo indubitabile il diritto di proprietà. L’alienazione o l’alterazione del bene in questione (la terra) è una scelta che spetta al singolo individuo e non più alla comunità. Certamente il singolo valuterà la profittabilità economica della sua scelta [+ o -] ma la comunità (in senso ejidal) non esiterà più.
Nel frattempo il governo del Chiapas firma un accordo diretto con la Unione Europea (primo caso in cui la UE firma un accordo con un governo locale) per lo sviluppo sostenibile della Selva Lacandona ricca di petrolio e uranio e casa di quelli che non tanto sono d’accordo.
Vivere la selva è la missione del progetto, scoprire al mondo le incredibili bellezze che possiede è lo scopo.
Riassumendo.
I giovani chiapanechi si vanno a formare alla bellezza del mercato negli Stati Uniti, nel frattempo il governo prepara il loro ritorno. La terra è loro e non più della comunità cosicché, pieni di “iniziativa imprenditoriale”, potranno lanciarsi in attività economiche individuali o familiari. La comunità non esiste più quindi non esistono più tutti i diritti che i contadini possono ancora vantare sul governo nazionale.
Nel frattempo c’è da controllare l’annosa questione zapatista.
I militari sono già intorno alla selva ma non possono più entrarci (ufficialmente), così entrano i progetti dell’UE di sviluppo sostenibile. Con i soldi arrivati ci diranno che la povertà si è ridotta mentre la gente si è abituata a ricevere denaro: il governo non è più così male. I giovani rientrando non saranno più disposti a fomentare un gruppetto di gente che si oppone alle politiche centrali; hanno visto con i loro occhi che si può vivere bene con la televisione via cavo e i fast food.
Così gli zapatisti non esisteranno più per insufficienza di zapatisti e il Chiapas sarà il motore dell’economia messicana nel terzo millennio.
Rocco
dal sud del Chiapas
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